1. Anima e libertà

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New York, 2024

Macarena

Il caos, il traffico, la folla.

Odio questa città.

Alzo lo sguardo verso il cielo, notando persino il sole sorgere a fatica, nascosto dalle nuvole che gli impediscono di rischiarare l'ennesima giornata di settembre.

Mi manca il calore tipico della California.

Sono abituata a viaggiare di continuo, a seconda di dove sono richieste le mie mansioni da agente segreto indipendente.

Dopo essermi trasferita da Madrid, non appena ne ho avuto l'occasione, ho lavorato per varie organizzazioni di sicurezza in giro per gli Stati Uniti, con l'obiettivo di iniziare a farlo in proprio un giorno.

Quel giorno è arrivato, cinque anni fa.

Da allora mi sono stabilita a Los Angeles, dopo aver acquistato un'appartamento a qualche passo dalla spiaggia.

Non è solo una casa, non lo è mai stato.

È il mio centro operativo.

Ogni contatto e ogni missione, partono dal mio ufficio con finestra sul mare.

Tuttavia, non ci spendo mai più di qualche giorno consecutivo.

Arrivo davanti all'edificio dove ho appuntamento con l'agente Vargas con un quarto d'ora di anticipo, ma la trovo già ad aspettarmi.

"Ferreiro, finalmente ci conosciamo. È un piacere vederti di persona"

Stringo la mano che mi porge cordiale, ricambiando il suo sorriso con un'alzata di mento.

"Piacere mio, Vargas"

Nota la fermezza e la serietà nella mia voce, che quasi stonano con il suo entusiasmo travolgente.

La vedo cambiare espressione per un istante appena percettibile, per poi voltarsi e indicarmi la porta di vetro temperato.

"Ho l'ordine di accompagnarti direttamente da Zulema, per cui meglio affrettarsi. Seguimi, ti faccio strada"

Le resto accanto mentre entriamo e raggiungiamo l'ascensore, che lei si affretta a chiamare al piano.

"Zulema?"

"Zulema è il suo nome, l'unico modo in cui ci è permesso chiamarla all'interno della società. Mi ha dato il compito di reclutare l'agente più adatto alle sue necessità attuali, e così ho fatto. Lei ti spiegherà il resto"

Annuisco, notando l'assoluto rispetto che riserva nei suoi confronti.

L'ascensore nel frattempo ci porta all'attico, e non riesco a trattenere una smorfia infastidita nell'intuire quanto megalomane debba essere la tipa di cui parla.

Mi ha fatta chiamare dalla sua vice, perché si ritiene troppo importante per farlo lei.

Le porte scorrevoli si aprono davanti ad un corridoio dalle pareti chiare che accentuano ancora di più la luminosità del posto, completamente rivestito da vetrate.

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