Prologo

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Madrid, 2016

Macarena

In molti credono che gli occhi siano l'unica via diretta a conoscere l'anima delle persone.

L'iride umana è di per sé unica ed assume sfumature di colore differenti, a volte impercettibili o persino incomprensibili, proprio a causa dell'anima della quale si ritrova a dover tracciare la forza, le fragilità, la luce, l'oscurità.

Nell'antica Grecia, Iride era la personificazione dell'arcobaleno, vestita di iridescenti gocce di rugiada in grado di assumere qualsiasi gradazione di colore.

Nei secoli, abbiamo utilizzato questa credenza per dare un senso all'unicità dell'iride umana, attribuendole la responsabilità di dover assumere l'esatta combinazione di sfumature in grado di rappresentare al meglio ogni più sincera sfaccettatura dell'anima dell'individuo a cui appartiene.

Secondo altre culture, il termine "anima" è riconducibile alle parole "respiro" o "respirare".

Sulla base di una tale considerazione l'anima assume il ruolo di respiro vitale, quella forza impercettibile ma letale nel caso venisse a mancare, in grado di donarci la vita come di privarcene.

È ritenuto che la spontanea reazione di brividi che si presenta quando i respiri di due amanti entrano in contatto, sia dovuta proprio all'interazione delle loro anime che, riconoscendosi, riescono a trovare il coraggio di sfiorarsi.

"Fallo, Macarena"

La voce di mio padre rimbomba nel silenzio, mentre ascolto il mio battito cardiaco interrompersi per poi riprendere, forte e irregolare come non è mai stato.

Mi volto verso la ragazza sulla quale mio padre crede di avere un'autorità tale da dare a me l'autorizzazione di porne fine all'esistenza.

I suoi occhi sono subito nei miei, pieni di un verde talmente intenso da scurirsi quasi al nero, che invece le contorna il viso e le veste il corpo.

Cosa sta gridando la sua, di anima?

"Macarena, premi il grilletto"

Le sue parole ora mi arrivano ovattate, a causa del caotico rumore causato dalla mia mente.

Mi ha cresciuta affinché diventassi la sua arma più letale, l'esatta rappresentazione del prototipo che mi ha associato sin dalla nascita.

"Ci hanno scoperti, sanno dove ci nascondiamo. È arrivato il momento di assecondare il tuo destino figlia mia, e che lei incontri il suo"

L'espressione della ragazza dai capelli d'ossidiana si fa più dura, gelida quasi.

Non lascia trasparire alcuna emozione.

"Spara, Macarena"

Sento un brivido percorrermi la linea della schiena, mentre mi accorgo di non star respirando.

Sono un soldato, un'agente.

Non sarò mai l'ennesima pedina del suo sporco gioco criminale, né tantomeno ne prenderò il comando.

La pistola che stringo tra le mani ha il peso della vita addosso, ma io non ho alcuna intenzione di farmene carico.

È in un istante che faccio dono a lei del suo futuro, e a me, della mia libertà.

Sparo.

L'arma mi trema violenta tra le mani, mentre il buio più totale si impadronisce del sotterraneo.

Non c'è più alcuna luce.

Corro.

Sparisco tra i corridoi di questo buco dell'inferno, imprescindibile tomba dell'anima.

Quando sono abbastanza lontana mi volto di scatto, sentendo l'aria deformarsi appena sul mio viso.

Trattengo il respiro, mentre attorno a me regnano l'oscurità e il caos tipici di ogni finale.

Poi è questione di un secondo, forse anche meno.

Torno a sprofondare in quel verde che delinea l'iride di un'anima che forse non avrò mai modo di conoscere, e sento una stretta sul braccio provocarmi brividi in tutto il corpo.

Lei svanisce nella notte, senza lasciare alcuna traccia.

Come non fosse mai stata qui, quasi non fosse mai esistita.

A convincermi del contrario resta solo il suo profumo, ancora impresso nell'aria.

Riprendo a correre verso la libertà che non ho mai avuto, pronta a tutto pur di non perderla di nuovo.

È la fine di una condanna, e l'inizio di una storia.

Una nuova vita.

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