8. Nefasta delicatezza

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Macarena

"Non gli permetterò di riaverti, Macarena"

Le parole di Zulema continuano a tuonarmi nella testa mentre cammino avanti e indietro per il suo ufficio, toccandomi nervosamente i capelli di continuo.

Non distoglie lo sguardo da me neanche per un millesimo di secondo, quasi a voler studiare fino in fondo quanto una situazione del genere possa sconvolgermi.

"Tu dici? E come pensi di impedirglielo tenendomi qui?"

Mi rendo conto di averle rivolto la domanda con più rabbia di quanta ne meriti in questo momento, ma non sono per niente lucida.

Lei sembra capirlo, perché me la ritrovo accanto in un attimo.

Interrompe la mia sfuriata nevrotica avvicinando il suo viso al mio senza la minima esitazione, fino a quando riesco a sentire i nostri respiri confondersi l'uno con l'altro.

In qualsiasi altro contesto una tale vicinanza con lei sarebbe stata la ragione principale affinché andassi fuori di testa, ma ora riesce persino a calmarmi.

I suoi occhi, la fermezza e la determinazione con le quali stanno affogando nei miei, in qualche modo riescono a darmi quel qualcosa di sconosciuto che basta a farmi riprendere lucidità.

"Devi solo fidarti di me, vale? Ti assicuro Macarena che finché ci sarò io qui non riuscirà mai a trovarti, ma ho bisogno che tu ti fidi di me. Riesci a farlo?"

Vorrei spiegarle quanto tutto quel che c'è di razionale in questo mondo mi sta praticamente gridando contro di non farlo, che fidarsi di lei sarebbe come stringere un patto con il diavolo.

Vorrei dirle che non ho mai imparato a fidarmi di qualcuno al di là di me stessa, e che probabilmente è solo per questo che sono arrivata a dove sono oggi.

Avrei tante motivazioni per dirle che lei è l'ultima persona della quale riuscirei a fidarmi, e forse persino l'unica della quale dovrei aver paura di farlo.

Eppure mi trovo a ricambiare lo sguardo creato dalle sue iridi color smeraldo, che mai quanto in questo istante mi sono sembrate così dannatamente sincere, mentre annuisco debolmente.

Perché per qualche assurda ragione, l'unica persona della quale sento di potermi fidare in una situazione del genere è proprio lei.

Forse sono semplicemente caduta nel perverso gioco manipolatorio che i suoi occhi sono ormai esperti nel creare.

Tuttavia a lei una risposta muta non basta.

Mi porta le mani ai lati del viso, avvicinandolo se possibile ancora di più al suo, mentre entrambe ci irrigidiamo in maniera quasi disumana.

Troppo contatto, troppa vicinanza, è come giocare sull'orizzonte degli eventi del più massiccio dei buchi neri presente nell'intero universo.

Basta un movimento infinitesimale per arrivare al punto di non ritorno, nonostante esso porti anche alla singolarità che nessuno ha mai avuto il brivido di scoprire.

Io e lei siamo questo.

"Devi dirmelo, devo sapere che sei sincera mentre mi guardi negli occhi e mi dici che ti fidi di me"

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