Macarena
Non c'è cosa in grado di mandare fuori di testa le persone come la monotonia.
L'estenuante ripetersi di azioni già scritte e riviste, ormai talmente usuali da essere eseguite meccanicamente, con l'efficienza ed il distacco tipici di un automa.
Ad ogni momento ne segue un altro talmente studiato nel dettaglio da risultare quasi privo di importanza, in quanto perfettamente prevedibile.
C'è chi, in una situazione del genere, riesce ad illudersi di star vivendo, in quanto succube dell'effimero appagamento tipico della guasta serenità delle abitudini.
Poi ci siamo noi, forse più realisti, che accettiamo la nostra naturale tendenza all'insoddisfazione cercando in qualche modo di agire di conseguenza, con il fine ultimo di trovare il proprio modo di ovviare alla noia, stretta parente della monotonia.
A noi non è permesso esser felici, in quanto condannati alla continua ricerca del sentimento che più vi si possa avvicinare.
Il nostro è un ironico gioco di contraddizioni.
"Hai intenzione di prolungare questo strazio ancora per molto o mi dici cosa ti passa per la testa?"
Poi c'è Zulema.
Il suo, è un gioco di perversa manipolazione.
"Ti strazia la mia indifferenza, mh?"
Nel dirlo continuo a rivolgere la mia più completa attenzione verso il monitor, sotto lo sguardo tagliente della mora a pochi passi dalla scrivania a cui sono seduta.
"Credevo avessimo constatato dalla tua reazione dell'altro giorno che quello che provi è tutt'altro che indifferenza, Macarena"
Mi rendo conto di quanto il modo in cui sono scappata dall'accademia poche notti fa, ne è una dimostrazione più che evidente.
Ma accettarlo significherebbe stare al suo gioco, e farlo mi porterebbe a ridurmi in cenere con le mie stesse mani.
"Non mi interessano affatto le tue considerazioni, Zulema. Farei volentieri a meno della tua presenza, se non fossi costretta in questo ufficio dalla mattina alla sera fino a data da destinarsi"
Segue il silenzio, che mi porta a rivolgere lo sguardo su di lei.
La vedo arricciare le labbra per poi toccarsi i capelli, prima di avvicinarsi alla mia postazione.
"Molto bene"
Nel dirlo si affretta a spegnere il monitor davanti ai miei occhi, esigente della mia più totale attenzione come l'egocentrica che è.
"Che fai?"
Mentre le parole lasciano le mie labbra mi soffermo sull'espressione che le si mostra sul viso: gelida come sempre, con una punta di alterazione sempre pronta ad intimidire il prossimo.
"Il tuo turno è finito, puoi andare"
Mi alzo senza incrociare il suo sguardo, raggiungendo la porta prima che possa trovare una scusa per trattenermi.
La sua voce, tuttavia, mi impedisce di uscire.
"Non serve che ti rammenti di non lasciare la struttura almeno fino a quando non sapremo come neutralizzare la minaccia di tuo padre, vero?"
Sospiro chiudendo le palpebre esasperata, per poi voltarmi ancora verso di lei.
Questa situazione mi sta mandando fuori di testa.
"Tutto questo non può continuare ancora a lungo, non ho alcuna intenzione di lasciare che mi privi della libertà senza neanche il bisogno di uscire da quel buco in cui è nascosto"
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ANIMA
Roman d'amourZulema è a capo della società segreta di intelligence la cui esistenza è un'incognita di interesse mondiale. Macarena è l'agente che le viene raccomandato per il comando della missione di massima pericolosità per la quale si sta preparando da una vi...