6. Menzogne

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Macarena

Zulema resta immobile mentre mi squadra da capo a piedi, soffermandosi sul mio viso completamente struccato.

"Volevo sapere come stai"

Mi aspettavo che fosse arrabbiata per il modo in cui ho lasciato il suo ufficio di mia iniziativa, o che fosse spuntata qualche emergenza della quale occuparsi.

Mi aspettavo qualsiasi cosa, in realtà.

Ma non questa.

Non lei che per qualche assurdo motivo si preoccupa per me.

Mi accorgo di non averle ancora risposto dal modo in cui i suoi occhi non perdono mai i miei, quasi col tentativo di intimidarli al fine di estrapolarne la verità.

"Sei davvero venuta per questo?"

Inclina la testa di lato, assumendo un'espressione interrogativa.

Sembra stupita dalla mia domanda.

"Ti sorprende così tanto?"

Sì.

Perché l'indifferenza è l'unico sentimento che lasci trasparire nei confronti di tutti, e credere che tu possa interessarti a come sto mi porterebbe a conclusioni del tutto folli.

Conclusioni che peggiorerebbero ulteriormente il mio stato attuale.

Decido di evitare questa sua domanda, rispondendo a quella prima.

"Sto meglio, grazie"

Sa benissimo che sto mentendo, non so come, ma non ne ho alcun dubbio.

È perfettamente in grado di leggermi.

"A me non sembra affatto che tu stia meglio. Perché menti?"

Starei meglio, se la smettesse di tormentarmi.

Ho solo bisogno della sua lontananza.

"Io non-"

Mi fulmina con lo sguardo consapevole del fatto che stia provando a rifilarle l'ennesima menzogna, impedendomi di continuare.

"Vuoi entrare?"

Ma che diavolo mi dice la testa?

Mi ero detta lontananza, non vicinanza.

È tutto così sbagliato da sembrarmi giusto.

Naturale.

Ti prego Zulema, vattene da qui.

Torna a trattarmi con quella superiorità del cazzo che mi fa venire voglia di strangolarti più di quanto non voglia baciarti in questo momento.

Perché voglio farlo.

Da morire.

Sento il modo in cui ogni mio pensiero volge all'idea di sentire il sapore delle tue labbra sulle mie, e non sono affatto sicura di avere la forza di oppormi.

"Solo se parli"

Sta davvero accettando di entrare?

Mi ritrovo ad annuire debolmente, ormai arresa all'impulsività che sembra appartenermi quando c'è lei nei dintorni.

Apro completamente la porta lasciandola passare, per poi chiudermela alle spalle.

Non posso credere di essermi messa in una situazione del genere.

Zulema si guarda intorno, probabilmente notando quanto questa stanza risulti essere del tutto vuota e spoglia di qualsiasi cosa possa appartenermi.

Tuttavia, non ne sembra affatto sorpresa.

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