25 - Potere

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Mi troverai sempre in questo parco, perché è qui che una parte di me è stata portata via

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Mi troverai sempre in questo parco, perché è qui che una parte di me è stata portata via.

-M.

La notte è arrivata su Edimburgo, e con lei il buio ha avvolto il caravan dove mi sono addormentata tra le braccia di Damian, in un piccolo letto matrimoniale e avvolta solo da una vecchia coperta di lana leggermente infeltrita.

Nessuno dei due ha accennato al fatto di tornare nel suo appartamento, forse perché qui sembra di stare in una bolla estranea al mondo, forse perché abbiamo avuto bisogno di parlarci, così come facevamo al telefono, senza interruzioni di alcun tipo. Incontrando ad ogni parola anche le sue iridi calde.

Avvolta in quella coperta, con solo il suo profumo a colorare l'aria, ogni mio pensiero o timore sembrava essere scomparso, nonostante la proposta di partire con lui mi abbia inizialmente creato un vortice nel petto che non ha permesso subito alle parole di uscire dalle mie labbra.

Ma io so qual è il mio destino, e finché non verrà a chiamarmi, mi godrò ciò che i miei occhi mi consentono di ammirare.

Ed è per questo che ho deciso di partire con lui per Parigi. E perché voglio che sappia che ci meritiamo, qualsiasi cosa sarà, anche solo per poco.

«Violet.»

Abbasso la tazza dalle labbra, così come il dito che stavo facendo scorrere sulla piccola libreria che ha organizzato in questo spazio così piccolo, catalogando il tutto con il sistema Dewey, come in città.

Mi chiedo se era così che avrebbe voluto che fosse la sua casa, da bambino.

Incrocio il suo sguardo, mentre si lascia alle spalle la piccola camera da letto, che non ha niente di più di un letto in cui la sua altezza di sta malamente e uno specchio dalla cornice arrugginita.

«Buongiorno.»

Un pallido raggio di sole del mattino accarezza le sue iridi verdi, facendo risaltare qualche pagliuzza dorata, mentre i suoi occhi scorrono sul mio viso, sul maglione largo e poi sulle gambe nude.

Quando si avvicina, sorrido. «Buongiorno.»

Poi prende dalla mia mano la tazza e la appoggia sul tavolo alla mia sinistra, prima di catturare i miei fianchi, facendomi aderire lentamente al suo corpo.

Questa notte abbiamo parlato, tanto, di Adam, di noi, del viaggio, di libri e di pensieri, ma non nego che ogni qualvolta le sue labbra si posavano su di me, il mio corpo bramava di più, così come fa adesso, quando la sua bocca cattura la mia.

«Non ancora, Violet. Dammi tempo» mi ha detto poco prima che ci addormentassimo.

I miei piedi si sollevano sulle punte quando la presa sui miei fianchi si fa più forte.

Dio, mi sta facendo impazzire.

Ha detto di voler andare con calma, da adesso in poi. Io, invece, ho una sete di lui che sembra spezzare ogni collegamento tra i miei neuroni.

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