27 - Miele

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Le hai nascoste perché credi che nessuno potrà mai comprenderle

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Le hai nascoste perché credi che nessuno potrà mai comprenderle. Ma c'è qualcuno, Damian, che è pronto a farlo. È sempre stata pronta a farlo.

- M.


«Pronto?»

Accosto il cellulare all'orecchio, e con due dita sgancio l'orologio dal polso.

«Devo dire che ero indeciso se chiamarti o no. Sono quattro giorni che non ti sento ed è strano.»

Ha ragione, da quando siamo arrivati a Parigi sono stato concentrato su due delle cose più importanti della mai vita. Il mio lavoro e l'operazione di domani di Lili, e Violet.

Non avrei mai pensato che una donna potesse insinuarsi tanto nella mia mente, ma non avevo mai pensato di poter incontrare una ragazza come Violet.

Non avrei mai pensato di potermi svegliare e trovare le sue gambe avvolte dalle mie stesse lenzuola, non avrei mai pensato che questo mi avrebbe fatto sentire vivo.

Non avrei mai pensato che qualcuno sarebbe stato in grado di azzerare i miei pensieri.

Ma con lei mi basta ascoltare la sua voce. Mi basterebbe solo quello di lei.

E mai avrei pensato che la lettura avrebbe potuto assumere tutta un'altra sfumatura, che non fosse l'effimera evasione dalle mie ossessioni. Ma l'ho scoperto da tre sere a questa parte, da quando una strana routine che non ha nulla di maniacale si è creata tra di noi, quando la sua schiena si accosta al mio petto, mentre sono appoggiato allo schienale del letto, e insieme scorriamo le pagine del libro che ha scelto per la mia libreria.

«Pensavo che saresti stato contento» commento, volgendo lo sguardo alla finestra e ai giardini della Tuilleries che si scuriscono.

Dove sei finita, Violet?

«In realtà lo sono. Sono felice che tu abbia qualcosa di più importante da fare, con Violet», la voce di mio fratello sembra tranquilla e mi sembra di vedere il sorriso che si cela dall'altra parte del telefono, ma una volta che torneremo a Edimburgo so che dovremo affrontare un imbarazzo che però, devo ammettere, tra me e Violet non c'è.

«Non iniziare a farti strani pensieri, Dam» dice, prima che possa rispondere, «va tutto bene. Per me va bene. E sapere che sei felice... beh, è la cosa migliore che potessi sperare.»

«Lo sono.»

Anche se è ancora una sensazione che non conosco, perché prima non l'avevo mai provata. Ma lo sono.

«Ho fatto un colloquio, oggi pomeriggio. Volevo dirtelo.»

Sorrido. «Dove?»

«Per una rivista, la Scottish Review. Voglio continuare con il dottorato, ma voglio farcela da solo.»

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