16 - Brava

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La pioggia di Edimburgo ti ascolterà

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La pioggia di Edimburgo ti ascolterà. Come una piccola dea capace di rompere un infido incantesimo.

- M


«Che succede?» Adam mi ferma prendendomi per un braccio appena gli restituisco il telefono.

«Devo andare», a fare la più grande cazzata della mia vita oppure la cosa migliore che potesse mai succedermi.

«Poi... parliamo» mi dice, passandosi una mano sulla testa rasata.

«Promesso.» Prendo il cappotto ed evito lo sguardo confuso di Dalila.

Non dovrò dare spiegazioni solo a me stessa per quello che sto facendo. Ma anche a lei.

Il desiderio di poter avere anche solo una briciola di lui, non mi ha fatto esitare. Nonostante tutto.

Esco dal St Mary's e la pioggia mi travolge, insieme al buio della notte. Lascio vagare lo sguardo tra la marea di ragazzi che sorreggono ombrelli e fumano sigarette impregnando l'aria.

Mi sento quasi persa. Il freddo della notte s'insinua sulla pelle scoperta dal vestito che indosso, ma l'adrenalina che percorre il mio corpo mentre mi sporgo sul ciglio della strada non mi fa sentire nient'altro che caldo.

La Urus di Damian inchioda davanti a me, facendo girare le persone davanti al locale.

Apre la portiera e, nonostante la pioggia fitta, i suoi occhi catturano con precisione i miei, decisi, seri, mentre mi raggiunge. C'è solo un cappotto lungo a coprirgli la camicia bianca.

«Cristo, Violet», il suo braccio passa dietro la mia schiena, sento immediatamente il contatto della sua mano sul mio fianco, mentre mi scorta fino alla portiera della sua auto. «Non avevi un ombrello?» Sembra però avere uno sguardo caldo e divertito.

Avevo un ombrello? È l'ultima cosa a cui ho pensato.

Mi fa cenno di salire e senza opporre alcun tipo di resistenza mi siedo sui sedili di pelle, intimorita di rovinarli con i vestiti zuppi d'acqua.

Si abbassa su di me, prende la cintura e la fa scorrere sul mio petto. Segue ogni movimento controllato che esegue fino a bloccarla al mio fianco. Poi rialza lo sguardo su di me, i nostri visi a pochi centimetri di distanza, di nuovo. Ma ora è diverso.

Quando le sue pupille agganciano le mie, le parole escono insicure dalle mie labbra: «Perché? Perché hai cambiato idea?»

«Per lo stesso motivo per cui tu mi hai aspettato nonostante ti avessi chiesto ti non farlo, più di una volta. Perché non hai paura di me, e io non devo averla di me stesso. Non se si tratta di te. Non per questa notte.»

Richiude la portiera e lo guardo fare il giro dell'auto, per poi salire al posto del conducente.

Non per questa notte, mi ripeto.

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