5.

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Un forte ansimare; poi dei sospiri bruschi.
Apro gli occhi di soprassalto e cerco di orientarmi.
Ok, sono a casa mia, nel mio letto.
Mi guardo subito affianco.
Ren.
Si sta agitando nel sonno. Ansima e si agita convulsivanente.
Le coperte sono praticamente ricacciate ai suoi piedi.. e dannazione. Sono sicura che questo corpo non può essere di un liceale. No, è illegale.
Mi accorgo che ha la fronte imperlata di sudore.
Mi protendo verso di lui spostandogli una ciocca di capelli ribelle.
Improvvisamente le sue mani grandi mi afferrano e senza lasciarmi alternativa mi stringono a lui.
Mi attrae verso di lui, e poi poggia il viso sul mio petto.
Arrossisco, ne sono sicura, e tanto. Nonostante nel suo gesto non ci sia alcuna malizia.
Mi stringe circondandomi tutta la schiena, ed allora io porto le braccia a fare la stessa cosa.
Gli accarezzo il volto, e lo premo contro di me; stretto e al sicuro.
"Sono qui." Sussurro.
Lui si agita ancora qualche istante, poi si lascia andare. Rilassa i muscoli e si sdraia su di me riprendendo a dormire.
Sento il cuore martellarmi nel petto e non ne capisco il motivo.
Come non capisco come abbia fatto questo ragazzo a finire nel mio letto per due notti di fila.
Il suo profumo mi avvolge completamente, mentre lui mi afferra una gamba e se la porta sul fianco piegandola.
Mi sento in imbarazzo e sono sicura di essere paonazza.
Con la mano inizia a muoversi sulla mia coscia con movimenti circolari.
Guardo le sue dita sfiorare il tessuto del mio pigiama, mentre lui stretto a me non batte ciglio.
È sveglio o no?!
Non capisco.
"Ren?" Lo chiamo sottovoce.
"Mirea?" Mi risponde qualche secondo più tardi.
La sua voce è roca; un sussurro nel buio.
"Come stai?" Chiedo mente lui non smette di accarezzarmi un attimo.
"Bene." Risponde soltanto.
Da quando lo conosco, esclusa la serata in cui ero sbronza, gli avrò sentito dire circa venti parole.
Eppure c'è questa connessione assurda ed inspiegabile tra noi.
Vengo scossa da brividi ovunque quando le sue labbra mi sfiorano la pelle del collo.
Non è un bacio, no. È un toccarsi che lo anticipa.
Sfrega le labbra sulla mia pelle con gentilezza, ed il suo tocco è quasi impercettibile.
"Ren.." lo richiamo, ma la mia voce mi tradisce.
Sono eccitata. Lo so, lo sento. E scommetto che lo sente anche lui.
Siamo vicini, troppo. Stretti l'un altro. Il suo profumo mi inebria mentre le sue labbra mi stuzzicano.
Ma cosa sto facendo?
"Non ti faccio nulla." Risponde soltanto.
Ed è vero. Non mi bacia nemmeno. Continua a stimolarmi senza mai toccarmi davvero.
I miei ormoni sono fuori controllo.
Calmati Mirea, è un liceale. Cazzo.
Mi scosto appena, allontanandolo dal mio collo e mi schiarisco la gola.
"Vuoi qualcosa da mangiare?" Chiedo cercando i suoi occhi.
Eccoli li.
Li apre, e mi guarda.
Belli; belli; belli;
Come lui.
Devo distogliere lo sguardo tanto sono intensi.
"Si." Risponde soltanto.
Grata che mi abbia fornito una scappatoia per riprendermi dall'eccitazione, mi sollevo.
"Cosa?" Chiedo ancora.
Lui sorride, scoprendo di nuovo, come ieri, il canino sinistro.
"Niente che tu possa prepararmi." Risponde.
Poi mi passa di nuovo il braccio sulla vita e mi attrae di nuovo sul letto.
Mi trattiene sdraiata, mentre intreccia le gambe alle mie.
È tutto così intimo. È come se ci conoscessimo da anni. È inspiegabile per me.
"Mando un messaggio a Peter." Dice all'improvviso alzandosi.
Allunga la mano alla ricerca del suo telefono, e lo trova accanto al letto, dove io l'ho poggiato dopo averlo spogliato ieri sera.
Sbircio l'ora sullo schermo: 5:45 del mattino.
"Perché?" Chiedo.
"Così viene a recuperarmi." Risponde vago.
Ah.
Va via.
Annuisco in silenzio.
"Non starà dormendo a quest'ora?" Chiedo dissimulando la nota di delusione nella mia voce.
"Peter? No figurati." Risponde soltanto.
Perché voglio che rimanga?
Lo vedo digitare sullo schermo, mente la luce del telefonino si riflette sul suo viso.
Allungo una mano verso di lui all'improvviso, e gliela poggio sulla fronte.
"La febbre va meglio. Ma appena arrivi a casa misurala di nuovo." Gli raccomando.
Poi mi muovo per alzarmi dal letto, ma la sua mano mi blocca afferrandomi dal polso.
Lo guardo con il fiato sospeso.
I suoi occhi sono così profondi che potrei stare ore a guardarci dentro senza rendermene conto.
Mi attrae a se, facendomi mettere a cavalcioni su di lui.
Poggia di nuovo il viso sul mio petto, ed inspira.
Le sue mani raggiungono la mia schiena e si posizionano lì.
"Grazie.. per sta notte". Dice semplicemente.
Non rispondo nulla. Rimango immobile.
Il contatto fisico con i ragazzi non mi è molto familiare e solitamente mi mette a disagio.. ma con lui è diverso. Forse perché è più piccolo di me.
"Aspetta, mi vesto o Peter mi troverà così." Continua.
Annuisco e faccio per spostarmi, ma lui mi blocca subito, impedendomi di muovermi.
Mi fissa intensamente, come se volesse mangiarmi.
Mi ritorna in mente lo scambio di battute di poco fa. "Vuoi qualcosa da mangiare?" - "Niente che tu possa preparami."
Era me. Sento che i suoi occhi mi stanno comunicando la stessa cosa.
Era me che voleva metaforicamente mangiare.
Me.
Il cuore mi batte forte.
Ma che cazzo sto combinando? Perché mi emoziono così per un ragazzino del liceo?
Che merda.
Mi allontano da lui alzandomi interrompendo bruscamente questo delirio platonico.
Nello stesso momento il telefono gli vibra sul letto.
I suoi occhi corrono al messaggio.
"È Peter. Devo andare." Dice soltanto.
Nei seguenti tre minuti lo osservo vestirsi con gli indumenti ancora umidi che gli avevo sfilato di dosso ieri.
Si avvia verso la porta, ma ad un gradino dall'uscita si volta e torna indietro.
Mi raggiunge con delle falcate e si piazza davanti a me.
Mi sento così piccola.
"Ci vediamo." Dice soltanto.
Dalla bocca almeno; i suoi occhi sembrano dire tante altre cose.
O forse io sto solo semplicemente impazzendo.
Più probabile.
Annuisco senza rispondere.
Lui raggiunge la porta e se la chiude alle spalle.
Alla fine non ha preso la cosa per cui era venuto: il suo orologio.

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