19.

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Due settimane dopo

"Ho ancora delle diapositive da consegnare al professore, e poi ti raggiungo in biblioteca se vuoi." Dico a Matilde mentre tengo il cellulare schiacciato tra spalla e mento.
Lei sbuffa rumorosamente.
"Mirea sono due settimane che lavori per dei crediti extra che non ti servono. Molla tutto e vieni qui." Mi rimprovera.
"Dieci minuti e sono lì." Le rispondo prima di riattaccare.
Raggiungo il professore Mitamura in aula e gli consegno la chiavetta usb con dentro le diapositive che mi aveva commissionato.
"Grazie Mirea! Sempre ad accorrere in mio soccorso all'ultimo." Dice mettendola nella sua valigetta.
"Nessun problema, avevo del tempo libero." Rispondo.
Il professore Mitamura mi guarda seduto alla sua cattedra, dopo di che congiunge le mani sotto il mento.
"Effettivamente durante le ultime due settimane ti ho vista spesso qui al Campus. Non sei più uscita con quel tuo amico?" Chiede.
Nel pormi la domanda abbassa lo sguardo e inizia a raccogliere il resto delle sue cose.
Si riferisce a Ren, e al giorno dell'orientamento.
Ren. Non lo sento, né lo vedo da quella sera in cui è scappato a recuperare Cassie.
Scuoto la testa vagamente.
"È successo qualcosa di brutto?" Mi chiede alzandosi.
I suoi occhi sono premurosi.
"No.. è tutto ok. Solo non ci vediamo da un po', tutto qui." Mento.
"Se vuoi posso fargli da rimpiazzo." Risponde lui.
Cala il silenzio all'improvviso.
Poi immagino voglia scherzare quindi rido forzatamente.
"Grazie prof, ma lei sarà molto impegnato. Posso svagarmi anche da sola." Dico.
"Beh sei qui ogni giorno da due settimane, anche se hai già dato tutti gli esami del semestre. Non mi pare tu ti stia svagando molto." Risponde mettendosi la borsa in spalla.
Si avvia verso l'uscita, con me che lo seguo senza rispondere.
Cosa dovrei dire?
Vorrei solo aver avuto l'occasione di parlare con Ren un'ultima volta. Ma non si è fatto vivo. Ed io nemmeno.
Doveva andare così evidentemente.
"Beh, se ci ripensi, sai dove trovarmi." Dice infine il professore Mitamura per poi incamminarsi verso il corridoio d'uscita.
Guardo l'ora, e corro anche io in quella direzione per raggiungere Matilde.
Supero il professore e mi infilo dentro la grande biblioteca cercando di non fare alcun rumore.
Trovo subito Matilde che mi sventola la mano. Evidentemente stava tenendo d'occhio la porta in attesa del mio arrivo.
La raggiungo al tavolo di studio, dove è seduta con due sue colleghe.
Non conosco queste ragazze, vorrei presentarmi ma non è il posto adatto.
Quindi mi limito a sorridere ad entrambe cortesemente.
"Questa sera abbiamo un impegno." Mi sussurra la mia amica all'orecchio.
La guardo interrogativa.
"C'è un falò in spiaggia." Se ne esce.
Scuoto la testa subito in risposta.
Intanto qualcuno seduto vicino a noi inizia a rivolgerci sguardi torvi.
"Non puoi dire di no." Continua Matilde.
"Eccome se posso." Sibilo.
"Shhhh." Ci rimprovera qualcuno alle nostre spalle.
"Non accetto risposte negative. Alle 21 passo a prenderti. È ora di darsi una svegliata Mirea." Dice lei raccogliendo le sue cose ed alzandosi.
Mi fa cenno di uscire fuori dopo aver salutato le sue colleghe, così la seguo facendo altrettanto.
"Mi spieghi perché dovrei venire ad un falò?" Le chiedo appena fuori dalla porta.
"No, spiegami invece perché non dovresti? Hai dato tutti gli esami del semestre, hai portato a termine i lavori per i crediti extra, non c'è nessun genitore che te lo vieta e non hai altri impegni. Perché non dovresti venire, Mirea?" Matilde risponde elencando con le dita della mano destra tutti i punti a favore del suo discorso.
"Perché non mi va." Dico semplicemente.
"Hai davvero preso una bella sbandata per quel ragazzino se ti ha ridotta così." Commenta.
E sa che mi sta pungendo nel vivo.
"Non è così." Mento.
"Allora dimostralo. Vieni. Se stai bene e non hai problemi, vieni." Insiste.
Non ho molte alternative e dire il vero, se non chiudermi in casa a leggere come negli ultimi giorni.
Devo solo sforzarmi di fare una cosa diversa. Ed una volta fatta la prima, continuare sarà naturale.
"Va bene." Acconsento.
Matilde esulta abbracciandomi.
"A dopo allora." Mi saluta andando via frettolosamente.

Ore 21:15
Matilde ha appena parcheggiato vicino una sfilza di auto. Sono parecchie. Quanta gente c'è?
Mi tocco le punte dei capelli nervosamente.
"Rilassati Mirea. È una festicciola tranquilla." Mi rassicura Matilde.
Per l'occasione ho indossato un costume bianco con delle balze, molto semplice e carino. Al di sopra un pantalone di lino bianchi e la giacca del suo completo. Non è ancora proprio estate, sicuramente farà freddo.
Quando scendiamo dall'auto e raggiungiamo il fulcro della festa, cioè il falò, mi rendo conto che c'è davvero tanta gente. E non conosco nessuno, a parte qualche ragazzo che ho vagamente visto nella facoltà di Matilde.
Mi sembra di essere proiettata in una pellicola americana; sono tutti in costume, con il classico bicchiere rosso di plastica in mano. Attorno a noi parecchi fusti di birra sono presi d'assalto, mentre la musica di sottofondo copre l' incessante chiacchiericcio.
In lontananza vedo già coppiette appartate.
Va bene, mi basterà distrarmi e la serata scorrerà velocemente.
"Peter!" Sento esclamare a Matilde.
Peter? Cosa? Come? E perché? Che ci fa qui?
Mi giro verso la direzione in cui si sta agitando Matilde e vedo Peter raggiungerci sorridente. Anzi, raggiante direi.
Credo che tra lui e Matilde sia molto seria la cosa.
Sto per tirare un sospiro di sollievo, quando alle sue spalle comprare una chioma di capelli neri.
Posso avvertire il mio battito accelerare bruscamente, mentre Ren scende in spiaggia con le mani in tasca.
Addosso ha dei jeans blu scuro, ed una camicia leggermente sbottonata sia sotto che sopra, bianca.
Scendendo controvento, la camicia si apre leggermente sul suo addome, ed io divento quasi paonazza.
Distolgo subito lo sguardo e gli do le spalle.
Attorno a noi, parecchie ragazze lo hanno notato. Vedo come lo guardano. E non hanno torto.
"Che significa?" Chiedo a Matilde abbastanza agitata.
Lei si stringe nelle spalle.
"Non lo sapevo Mirea, te lo avrei detto altrimenti." Risponde Matilde.
"Cosa faccio adesso?" Le chiedo agitata.
I suoi occhi mi scrutano seriamente in apprensione per me.
"Niente. Intanto vai a prendere da bere, ok? Se non vuoi vederlo basterà stargli lontano." Dice.
Annuisco cercando di razionalizzare. Perché dovrei agitarmi tanto per lui?
"Vado." Le dico.
Lei annuisce ed io mi avvio verso il fusto di birra più lontano, e quindi meno affollato, di tutti.
Recupero due bicchieri puliti per strada e mi metto in coda per riempirli.
L'agitazione ha la meglio su di me. Perché dovevo incontrarlo proprio qui? Così? Perché?
Se andassi via adesso ammetterei che ho dei problemi a stare dove sta lui.
E poi come potrei andare via? Non ho nemmeno la mia auto.
Arriva il mio turno mentre sono distratta a pensare, ed un ragazzo mi riempie entrambi i bicchieri.
"Grazie." Dico sorridendo sincera.
Mi giro per tornare da Matilde che è impegnata a parlare con Peter. Prima di incamminarmi mi assicuro che Ren non sia nei dintorni, ed effettivamente non mi pare di vederlo.
Prendo un bel respiro e raccogliendo tutto il coraggio che ho in corpo mi avvio a passo spedito verso di loro.
"Ciao Mirea! Come stai?" Mi saluta Peter non appena li raggiungo.
"Bene, tu?" Gli chiedo.
Lui annuisce sorridendo.
Mi guardo intorno, e riesco ad intravedere Ren. È vicino il falò, e sta parlando con una ragazza. Lei lo guarda con occhi sognanti. Lo percepisco anche da qui.
Porgo i bicchieri a Peter e Matilde.
"E tu?" Mi chiede Peter.
"Vado a prenderne un altro." Dico.
"Aspetta, Mirea. Vado io." Insiste lui. Ma io mi sono già avviata verso il fusto di birra.
Non credo che riuscirei a vederlo con altre ragazze. Anche se la mia reazione mi sembra spropositata. Insomma non eravamo fidanzati. C'è stato solo un flirt di un mesetto. Cosa c'è di sbagliato in me?!
"Già bevuti gli altri due?" Mi chiede il ragazzo di prima quando arriva il mio turno.
"Oh no, non erano per me." Dico distrattamente.
"Perché non rimani un po' qui a farmi compagnia?" Mi chiede sorridendo.
"Grazie, ma ho degli amici che mi aspettano." Rispondo brevemente congedandomi.
Non ho voglia di stare con nessun ragazzo. Nessuno tranne lui.
Non voglio realmente tornare da Peter e Matilde e fare il terzo incomodo, quindi mi siedo vicino il falò con il mio bicchiere in mano.
Attorno a me la gente inizia ad essere abbastanza ubriaca da perdere il controllo.
Devo solo evitare di finire nei casini.
Sto per portare un sorso di birra alla bocca, quando qualcuno mi colpisce bruscamente da dietro.
L'impatto è così forte che finisco ribaltata in avanti rispetto la mia posizione, carponi, con le mani ai lati della legna che arde.
La mia birra finisce sul fuoco producendo parecchio fumo ed alcune scintille ardenti.
C'è mancato così poco.
Attorno a me un ragazzo è disteso sulla sabbia, i suoi amici dietro che accorrono in nostro soccorso. Lui sembra quasi incosciente.
"Stai bene?" Sento una voce alle mie spalle mentre qualcuno mi trascina sulla sabbia lontana dal fuoco.
I ragazzi sono divisi tra me ed il loro amico. Uno di loro mi porge la mano per alzarmi, ma non faccio in tempo ad afferrarla, perché qualcuno li spintona bruscamente facendoli spostare.
Gli occhi blu di Ren mi trovano prima ancora che io possa realizzare l'accaduto.
"Stupida feccia." Dice dando un calcio al ragazzo disteso accanto a me. Sussulto per la brutalità con cui lo colpisce.
Poi si china sulle gambe e si avvicina a me.
Mi passa una mano sulla fronte.
"Ti sei fatta male?" Mi chiede, mentre i suoi occhi scendono sul mio collo.
Poi raggiungono il mio costume dove indugiano sfacciatamente. Ad un tratto socchiude gli occhi, poi si alza e si gira verso il gruppo di ragazzi che stanno cercando di aiutare l'amico collassato.
"Ren.. noi non volevamo." Dice uno di loro.
"Io adesso vi spacco i denti. Uno alla volta." Risponde lui. La sua voce stride.
Lo vedo stringere i pugni e decido che non deve degenerare più di così.
"Ma cosa cazzo avevate intenzione di fare?" Urla lui.
Il ragazzo che gli aveva parlato indietreggia.
"L'avevamo vista sola, e volevamo soltanto conoscerla. Ma non era previsto che Mike svenisse." Si giustifica.
"Questo perché bevete fino a ridurvi in questo stato del cazzo. Adesso inizio con te, ma poi toccherà ad ognuno di voi..". Minaccia. E dagli occhi terrorizzati dei ragazzi capisco che non sta scherzando.
"Ren." Lo chiamo alzandomi.
Lui si gira subito verso di me.
"Non è necessario." Aggiungo.
Da le spalle agli altri, che pensano bene di svignarsela e poi si rivolge a me.
"Non è successo nulla." Dico.
I suoi occhi rimangono fissi nei miei per un lungo istante. Poi si porta una mano sul viso e scuote la testa.
"Scusa.." Dice soltanto.
Lo guardo confusa.
"Scusa?" Ripeto.
"Se mi fossi avvicinato a te appena arrivato, come volevo fare, non sarebbe successo niente." Dice.
"Volevi.. avvicinarti a me?" Chiedo.
Ren mi guarda ed inizia a muoversi verso di me.
Mi arriva ad un soffio di distanza, siamo faccia a faccia. Poi poggia la fronte sulla mia chinando la testa, mentre io rimango immobile.
Sono sicura che ci stiano guardando tutti ormai.
"In passato ti ho già detto che non vorrei smettere di vederti mai. Lo ribadisco adesso." Dice con tono basso. Solo io posso sentirlo.
"Mirea.. perché sei andata via?" Chiede.
Ma non faccio in tempo a rispondere perché due manine si aggrappano al suo braccio e lo allontanano da me.
"Reniiiiii". La voce stridula di Cassie la precede.
Bene, come sospettavo. Dovrei battere in ritirata. Di nuovo.

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