29.

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Ren

"Quindi la tua tipa verrà sta sera?" Mi chiede James.
Annuisco bevendo la mia coca cola.
Mirea, può definirsi a tutti gli effetti "la mia tipa"?
Accanto al nostro tavolo si sono sedute due ragazze con i capelli a caschetto di colori appariscenti. Non le avrei notate se non fosse che si sono messe nel posto più vicino possibile. Credo di conoscerle, di sfuggita forse. Dovrebbero essere gemelle se non le confondo con qualcun altro.
"Devo dire che è un bel bocconcino però. Non avrebbe qualche amica da presentarci?" Continua lui facendo lo spaccone. Sentirlo riferirsi a lei con un tono così frivolo mi da sui nervi.
"Già fatto." Interviene Peter freddamente.
Lui e Matilde sono ufficialmente una coppia.
O almeno così credo di aver capito.
James sbuffa e si porta la birra alla bocca.
"Non è un po' presto per bere?" Gli chiede Viktor guardando l'orologio che ha al polso.
"Oh è solo per abituare il mio stomaco in vista di sta sera!". Risponde lui ridendo.
Le intenzioni per la festa di Isabel mi sembrano non essere molto promettenti. Andrà tutto bene con Mirea, giusto?!
"Quindi Ren? Fai sul serio con lei?" Mi chiede Peter portando una patatina alla bocca.
"Molto sul serio." Rispondo imitandolo.
"Quanto sul serio?" Mi dice sporgendosi verso di me.
"Le ho detto che la amo sta notte." Dico.
Non ho vergogna di parlare dei miei sentimenti davanti ai miei amici.
Rimangono tutti e tre a bocca aperta.
"E.. ed è così?" Mi chiede Peter.
Sono sorpresi, e ne comprendo il motivo. Non ho mai provato niente per nessuna in particolare.
"Non lo avrei detto altrimenti." Rispondo.
"Bene, adesso che abbiamo capito che siete due sottoni, possiamo ubriacarci?" Chiede James alleggerendo l'atmosfera.
Scoppiamo a ridere di gusto. E mi sento più leggero.
Averlo detto ad alta voce, ad altre persone, lo rende più vero.
Le ragazze con i capelli colorati accanto al nostro tavolo stanno palesemente origliando la nostra conversazione. Meglio cambiare argomento.

Alle 21 in punto sono sotto casa sua.
Mirea non mi fa aspettare mai. Quando vengo a prenderla è già sotto, e vedo che i suoi occhi scrutano ogni veicolo in attesa di vedermi.
Quando i fari della mia auto la illuminano, rimango senza parole.
Indossa una gonna bianca con sopra una maglia nera con le spalline imbottite. Il suo corpo è perfettamente in mostra visto che gli indumenti aderiscono alle sue forme perfettamente.
Mi sorride, e salutando con la mano apre la portiera.
La gonna che indossa è corta, cortissima. Le sue cosce sono completamente esposte.
Davanti a questa visione, il ricordo di lei nuda sopra di me, eccitata, mi ritorna in mente.
Devo tenere il cazzo a bada sta sera. O inizierà a pensare cose strane conoscendola, tipo che voglio solo sesso da lei.
E no, non voglio solo sesso. Le ho detto che la amo. Lo avrà capito o no?
"Ciao." Mi dice.
Vedo che è titubante, non sa se avvicinarsi a me o no. Non sa come salutarmi. Non sa cosa siamo, probabilmente.
In questo momento toccarla potrebbe essere la cosa più sbagliata perché potrei finire con la testa tra le sue gambe proprio qui, in macchina.
"Andiamo?" Mi chiede palesemente in imbarazzo.
Quando lei si imbarazza così, io mi eccito. Ed è un guaio visto che si imbarazza spesso.
Metto in moto ed inizio a guidare.
"Ti sei riposato pomeriggio?!" Mi chiede cercando di parlare di qualcosa.
Scuoto la testa.
"Sono uscito con i ragazzi. Tu?" Le chiedo.
Che buon profumo che ha. Ogni volta penso che vorrei mangiarla. Sa di.. ciliegia. Si, Mirea profuma di ciliegia.
"Ho studiato un po'". Risponde guardando fuori dal finestrino.
È tesa, e non poco. Ma posso dire lo stesso di me.
Il resto del viaggio procede tranquillamente. Metto un po' di musica in modo che non ci sia silenzio imbarazzante.
Quando parcheggio davanti la villa di Isabel, Mirea sembra tendersi all'istante.
Scende dall'auto non appena mi fermo, come se non riuscisse a stare con me.
La raggiungo subito e le metto una mano dietro la schiena.
"Non allontanarti mai da me." Le dico quando siamo vicini.
Lei arrossisce subito. Ed è bellissima.
"Perché?" Mi chiede.
"Perché non voglio dover spaccare i denti a qualcuno." Rispondo sincero.
Lei ridacchia, riacquistando un po' di tranquillità.
Intreccio le mie dita a quelle della sua mano delicata, ed insieme ci incamminiamo verso l'ingresso.
Noto come tutti i ragazzi si girino a guardarla.
D'altronde anche io la prima volta che l'ho vista in quel locale, sono stato con gli occhi incollati a lei per tutto il tempo.
Individuo Isabel in lontananza, insieme a Zoe, così mi trascino dietro Mirea per salutarle.
Non mi aspettavo che Mirea gestisse la situazione di Isabel con così tanta maturità. Mi ha addirittura urlato contro per essere stato troppo brusco con la ragazza che la stava aggredendo verbalmente.
Mirea da due baci sulle guance ad entrambe, io mi limito solo ad un cenno del capo.
Quando lei si piega in avanti la gonna le si accorcia vertiginosamente alzandosi decisamente troppo.
Aspetto che finisca di salutare, poi la afferro dal polso e la trascino davanti a me. Trovo un posto più tranquillo e mi avvicino a parlarle.
Quando siamo così vicini lei diventa subito tesa.
"Questa .. gonna.. non mi piace molto." Le dico all'orecchio.
Lei ride.
"È solo una gonna. Non deve piacerti per forza." Risponde.
I suoi occhi mi scrutano divertiti. Le piace che io sia geloso.
Le piace eccome.
"Non mi piace come ti guardano. Posso portarti via?" Le dico scherzando mentre mi avvicino a lei spingendola contro la parete.
Il suo respiro accelera immediatamente.
"Smettila di fare lo scemo." Mi ammonisce.
Sta volta sono io a ridere.
"E tu smettila di fare la bambina. Sai esattamente quello che stai facendo a tutti i ragazzi presenti in questa stanza." Le dico con tono serio.
Lei indurisce lo sguardo.
"Non sto facendo proprio niente. E poi con che diritto pensi di poter essere così geloso?" Chiede incrociando le braccia.
Il suo seno che si protende subito verso di me mi fa mozzare il respiro. Cazzo.
Eccola che è arrivata al dunque.
"Con che diritto, dici? Beh dopo la scorsa notte, e dopo quello che ci siamo detti, forse qualche diritto posso avanzarlo non credi?" Le chiedo piegando la testa di lato.
Mirea si stacca subito dal muro, e preme il suo corpo contro il mio.
"Ah si? E cosa ci saremmo detti, sentiamo un po'.." dice mentre mi tocca il petto con il dito indice.
Sento tutto il mio sangue fluire in un'unica direzione.
"Vuoi sentirtelo dire ancora, Mirea? Se è così perché non chiedi e basta?" Le sussurro all'orecchio.
Lei deglutisce a fatica, sembra perdere per un attimo la spavalderia del momento.
"Quindi.. lo hai detto perché lo pensavi? O per la frenesia del momento?" Mi chiede.
E dai suoi occhi capisco che questa domanda le stava frullando in testa da parecchio.
Che scema.
Poggio una mano sulla sua vita sottile, e stringo il tessuto di questa maledetta gonna tra le mie dita.
"Tu cosa pensi?" Le chiedo di rimando.
Non capisco il motivo di tutte le sue insicurezze.
Mirea è così bella da far sparire tutte le ragazze che la circondando. È intelligente, divertente, pazza al punto giusto.. non le manca proprio nulla.
I suoi occhi indugiano nei miei qualche istante,poi si gira di lato per nascondermi il rossore delle sue guance.
"Niente, lascia stare." Risponde spingendomi appena.
Le do lo spazio che chiede allontanandomi appena da lei.
Sto per dirle che è solo una sciocca, e che non capisce le persone, quando lei si stampa un faccio un sorriso finto.
"Beviamo qualcosa?" Mi chiede cambiando completamente argomento.
Eccola che batte in ritirata. Si sente troppo esposta adesso, meglio tornare al punto in cui niente può farla vacillare.
"Ren! Che sorpresa!" Sento qualcuno alle mie spalle chiamarmi, rivolgo lo sguardo dietro di me per istante, ma non mi giro nemmeno. Tutto ciò che mi interessa è davanti ai miei occhi.
Mirea approfitta della mia distrazione per sottrarsi alla mia presa.
È tesa.
"Vado.. in bagno." Mi dice senza guardarmi negli occhi.
Poi mi da le spalle e sparisce in mezzo alla folla.
La guardo fin quando non riesco più a distinguerla, poi sospiro.
"Amico, allora?" La voce di prima continua a richiamarmi.
Bene; aspetterò qui che torni.
Intanto mi giro per salutare, ma la brutta sensazione che ho nel petto non accenna ad allentare la presa.

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