11.

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"Trenta e lode, Mirea! Bravissima." Papà strilla al telefono.
"Ogni tanto puoi prendere anche Venticinque, non ci arrabbiamo sai?" Dice mamma accanto a lui.
Rido.
Il mio esame di sta mattina è andato benissimo, così ho chiamato subito mamma e papà per festeggiare.
"Com'è il clima lì?" Chiedo.
Loro si scambiano uno sguardo complice e scoppiano a ridere. Li trovo molto abbronzati.
"Terribile tesoro. Caldo ed insetti. Non si parla d'altro tutto il giorno. La gente si lamenta solo di questo." Risponde papà.
Sono così raggianti.
Li vedo felici.
Desidero un amore come il loro. Una complicità come quella che li lega. Chiedo troppo?
"Noi tra un po' dobbiamo uscire, ma ci sentiamo più tardi su whatsapp, ok bimba?" Mi dice papà.
Gli mando un bacio e chiudiamo.
Rimetto il telefono in borsa e mi fermo un secondo a riflettere appena fuori dal cancello del campus.
Per il momento non ho altri esami vicini da preparare; ho un po' di tempo per me, quindi. Potrei dedicarmi a qualche attività extracurricolare. Oppure iscrivermi in palestra.
"Mirea." Una voce mi raggiunge da dietro.
Mi giro subito.
"Professore". Dico.
Il mio insegnate di biologia molecolare, Erik Mitamura, mi saluta con la mano.
Erik è giovanissimo, un uomo intelligente, colto, capace. Decisamente degno di stima. E le ragazze del campus lo hanno notato.
Credo abbiano anche fondato un gruppo whatsapp su di lui.
"Che succede?" Chiedo.
"Senti.. ho appena parlato con il professor Tradis, ha detto che sei apposto con gli esami per un po'." Inizia il discorso.
I suoi occhi verdi mi scrutano titubanti.
"Si è vero." Rispondo.
Si porta un dito a grattarsi la barbetta scura sul mento, e subito dopo mi regala un sorriso bellissimo.
"Allora, mi aiuteresti con l'orientamento?" Chiede congiungendo le mani davanti al viso.
"Professore, ma l'ho fatto  anche l'anno scorso." Protesto.
"E proprio per questo abbiamo avuto molti più iscritti degli anni precedenti. Ti prego Mirea." Dice con tono supplichevole.
Sará il caso di dirgli che la nostra facoltà è stata presa d'assalto dalle ragazzine solo a causa sua?
"Non può chiederlo a Samantha?" Propongo.
Samantha è una mia compagna di corso, e so per certo che ha una cotta per il professore Mitamura.
"Samantha ha ancora due esami da dare. Deve pensare a studiare." Risponde.
Tanto non avrei saputo cosa fare. Tanto vale..
"Va bene." Rispondo sconfitta.
"Allora ci vediamo domani?" Mi chiede.
"Domani? Di già?" Dico.
"Si, ti mando tutto il materiale via mail. Ci troviamo alle 8:00 al liceo Narai." Mi da indicazioni.
"Cosa? Il liceo Narai?" Chiedo.
Il professore annuisce.
"Si. Ho chiesto a te di affiancarmi al liceo Narai e Thomas al Pagani. Il Narai è una scuola privata molto particolare, ho pensato che avere una ex alunna in orientamento avrebbe suscitato l'interesse dei ragazzi." Spiega.
"Non possiamo invertirci io e Thomas?" Propongo.
Ho l'ansia al pensiero di incrociarlo.
"C'è qualche problema Mirea?" Chiede Mitamura.
Scuoto la testa.
Non è detto che lo vedrò. Magari non gli interessa quest'università e non verrà nemmeno.
"Ci vediamo domani professore." Dico salutandolo.
Mi ringrazia calorosamente e poi mi lascia andare.
A questo punto penso che il destino si sia proprio impuntato.

Sistemo bene tutti gli opuscoli illustrativi, in modo che si vedano chiaramente, poi mi sistemo la camicetta e mi porto i capelli sciolti dietro le orecchie.
Oggi ho optato per una piega semplice, morbida e voluminosa ed un trucco leggero appena accennato. Ho poi indossato un pantalone a vita alta bianco ed una camicetta in seta color avorio che ho infilato dentro.
"Sembri un'adulta." Mi dice il professore Mitamura arrivando alle mie spalle all'improvviso.
Lo guardo torva.
"In che senso, sembro?" Chiedo fingendo di mettere su il broncio.
Lui ride sollevandosi i polsini della camicia arrotolandoli fino al gomito.
Vedo qualche tatuaggio spuntare timidamente da sotto il tessuto.
"Ti senti già grande? Beh, buon per te. Io affatto." Risponde lui facendomi l'occhiolino.
Mi ritrovo a pensare che il professore sia davvero un bell'uomo. Affascinante.
"Non mi sento già grande.. anzi. Viste le scelte che sto facendo ultimamente, direi tutto il contrario." Rispondo pensando ai casini in cui mi sto mettendo con Ren.
Lui si gira e poi mi porge un caffè ancora fumante.
"Sei ancora in tempo per fare errori senza avere grosse conseguenze. Approfittane." Mi dice.
"Professore, lei è sposato?" Chiedo curiosando. Le mie colleghe mi ringrazieranno quando gli porterò nuove informazioni su di lui.
"Chiamami solo Erik per oggi, va bene?" Risponde.
"Oh no, non potrei mai.." Dico.
"Invece si. Oggi mi stai dando una mano, sei una mia collega quindi, invece che una mia studentessa. Chiamami Erik." Insiste.
Allora annuisco.
Lui mi dà le spalle e mi indica i ragazzi del liceo che iniziano ad entrare nella sala principale adibita all'orientamento.
Sento la tensione aumentare.
Verrà? Non verrà? In fondo ha detto di avere in parte le idee chiare. Potrebbe non aver bisogno dell'orientamento. E comunque sicuramente non verrà ad informarsi sulla mia facoltà.
"Professore, non ha risposto alla mia domanda." Dico all'improvviso.
"Chiami Erik." Risponde soltanto lui.
"Erik, non ha risposto alla mia domanda." Riformulo.
"E dammi del tu." Aggiunge.
Alzo gli occhi al cielo.
"Erik, non hai risposto alla mia domanda." Dico infine.
Il professore sorride.
"No, non sono sposato." Risponde.
Annuisco e basta, non ho tempo di dire nulla perché tre studentesse si sono avvicinate a chiedere informazioni.
Faccio l'occhiolino al professore, che va loro incontro accogliendole a braccia aperte.
Allo stesso tempo un ragazzino con gli occhiali ed i capelli ricci viene verso di me.
Sorrido prontamente.
"Ciao! Come ti chiami?" Chiedo allegramente.
"Sono Alex." Risponde guardando gli opuscoli che ho sistemato poco fa.
"Ti va se facciamo una chiacchierata?" Chiedo gentilmente.
Lui annuisce sorridendo, così aggiro il tavolo e mi posiziono davanti a lui. Mi trovo più a mio agio così.
Inizio a raccontargli com'è organizzata la nostra facoltà, le materie principali del nostro corso di studi e le infinite possibilità che si troverà davanti in futuro, una volta laureato.
Lui mi ascolta con interesse, ponendo qualche domanda ogni tanto.
"Ti lascio il biglietto da visita del referente della nostra facoltà, il professore Mitamura. Se hai voglia di venire a trovarci o di fare un'altra chiacchierata, contattalo pure." Dico porgendogli il pezzettino di carta con il numero del professore.
Alex mi ringrazia e mi saluta, così ritorno al mio posto.
"Quest'anno direi che inizia bene, non credi?" Mi chiede Erik.
"Abbastanza." Rispondo.
Il professore allunga una mano e mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, scoprendomi il viso.
Abbasso lo sguardo imbarazzata. Non abbiamo la confidenza di toccarci.
Per poco non mi ritraggo.
"Sembri troppo grande con i capelli così.." dice a voce molto bassa.
"E quindi?" Chiedo confusa.
Quello che ho davanti è diverso dal professore che sono solita incontrare all'università. Adesso non mi sta trattando come una studentessa.
"E quindi è meglio che tu continui a sembrare una ragazzina." Risponde.
Sto per dirgliene quattro, quando sento qualcuno schiarirsi la voce alla mia sinistra.
Mi giro all'unisono con il professore e davanti mi ritrovo Ren.
Sobbalzo e per poco non colpisco l'intera struttura che ho intorno facendola crollare.
Ren è bellissimo. Se possibile ogni volta che lo vedo è più bello di quella precedente.
Deve aver accorciato un po' i capelli. Si, sicuramente.
Il cuore inizia ad accelerare il suo ritmo, mentre gli occhi di Ren mi squadrano da testa a piedi, e poi fanno lo stesso con il professore.
"Disturbo?" Chiede poi. Il suo tono è glaciale.
Cerco di ricompormi il più presto possibile.
"Ciao." Lo saluta Erik allegramente, ma Ren non risponde nemmeno. Continua a guardarlo con sguardo truce.
"Ci penso io."Dico al professore sperando non insita.
Lui annuisce e poi mi guarda negli occhi.
"Per qualsiasi cosa.. chiamami." Dice rivolgendo lo sguardo a Ren nel pronunciare l'ultima parola.
Poi si avvia verso una ragazza che sta sfogliando i nostri opuscoli.
Io raggiungo Ren fuori dallo stand e gli sorrido.
"Ciao." Dico.
Avevo l'ansia, da ieri, ma oggi invece sono felice di vederlo.
"Chi è?" Chiede indicando con la testa Erik.
"Il mio professore di biologia molecolare. È anche il referente della nostra facoltà." Spiego.
Lui annuisce.
"Che ci fai qui?" Chiedo, mentre la mia mente rievoca le immagini di quello che stavamo facendo ieri sera sotto casa mia.
Mi sento il viso bollente. Perché pensarci ora?
"Perché sei rossa?" Mi chiede Ren.
Scuoto la testa, ma i suoi occhi insistono sul mio viso.
"A cosa stai pensando?" Insiste.
"Niente, niente. Dimmi un po'.. che facoltà ti interessa?" Cerco di cambiare discorso.
"Ingegneria informatica." Risponde senza esitare.
Annuisco sorridendo. Non mi aspettavo di meno da uno come lui.
"Hai già deciso in che università?" Chiedo ancora.
Annuisce, ma non mi sta guardando.
I suoi occhi mi superano per arrivare alle mie spalle, dove Erik sta conversando con delle ragazze.
"A che ora finisci?" Mi chiede.
"Alle 14.30" Rispondo.
"Ti aspetto fuori allora." Dice.
"Dove? Perché?" Chiedo allarmata.
Ren rivolge il suo sguardo a me finalmente.
Occhi blu. Occhi blu. Che meraviglia.
"Andiamo via insieme." Risponde.
"Non c'è bisogno. Il professore ha detto che può riaccompagnarmi lui." Dico.
I suoi occhi diventano due fessure.
"Non credo proprio. Ci vediamo alle 14.30." Conclude dandomi le spalle e andando via.
Che problemi ha Ren oggi?

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