8.

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Avevo detto che non sarei salita in moto con lui.
Avevo detto che avremmo dovuto chiudere questa cosa strana tra noi.
Avevo detto che non sarebbe ricapitato di ritrovarmi sola con lui.
Ed invece eccomi qui, seduta sul divano del soggiorno di casa sua a mandare all'aria tutti i miei buoni propositi.
Ren torna dalla cucina allungandomi una tazza calda.
La prendo titubante, anche se il calore della ceramica sulle mani fredde non mi dispiace affatto.
"Cos'è?" Chiedo.
Ren si siede sul lussuoso divano accanto a me.
"The caldo. In moto devi aver preso freddo; scusa non avevo guanti con me da prestarti. Avrai le mani gelate." Risponde.
Arrossisco, così preferisco immergere lo sguardo nella tazza azzurra che ho fra le mani.
È .. premuroso.
"Cosa ci faccio qui?" Chiedo ancora.
Lui fa spallucce.
"Sono stato già due volte a casa tua. Ho pensato fosse giusto farti vedere casa mia." Risponde con semplicità.
"Non era necessario." Dico.
Casa di Ren è davvero grande. È un loft posizionato in una zona molto centrale e costosa, e al suo interno è praticamente un museo del lusso.
Tutto qui è ultra tecnologico e all'avanguardia.
Ho quasi paura a muovermi.
Mi guardo intorno incuriosita, cercando qualche foto di famiglia, qualche indumento di altre persone.. ma qui sembra viverci solo lui.
"Se ti stai chiedendo dove sono i miei genitori, ti tolgo subito il dubbio. Sono morti." Dice con tono piatto, impassibile.
Per poco il the non mi va di traverso. Sembra avermi letto nel pensiero.
Tossisco cercando di riprendermi.
Poi lo guardo. I suoi occhi sono tranquilli, non percepisco imbarazzo o agitazione.
Possibile che riesca a parlarne con così tanta calma?
Annuisco.
Cosa dovrei dire?
"Erano due ingegneri informatici. Hanno perso la vita in un incidente quattro anni fa." Continua.
Quattro anni fa è recente. Troppo recente. Sopratutto per la perdita di due genitori.
"Mi dispiace Ren." Riesco soltanto a dire.
"Si; anche a me." Risponde con fare tranquillo.
È come se stesse parlando di due estranei menzionati dal notiziario.
Sono colpita dalla sua freddezza.
Se i miei morissero io sarei distrutta.
Ma magari lo è stato anche lui; non posso saperlo.
"Quindi abiti.. da solo?" Chiedo.
"Si, da quando sono morti. Ho avuto un amministratore per tutto ciò che riguardava i conti in banca e gli immobili, ma da quando ho fatto diciotto anni le cose sono cambiate." Risponde.
"Ti piace vivere da solo?" Chiedo.
Lui fa una faccia strana, non riesco ad interpretare la sua espressione.
"A te piace?" Controbatte.
"Si. A me piace. Posso fare quello che voglio.." Dico.
Lui intanto slitta verso di me, avvicinandosi.
"Mangiare quello che voglio, a qualunque ora voglio.." continuo mentre inizio a distrarmi però.
La sua vicinanza mi destabilizza.
"Posso lasciare disordine se voglio.." sto farfugliando ormai.
Lui è troppo vicino.
"Ma sopratutto.. posso portare a casa chi voglio." Conclude lui per me.
Le nostre labbra sono ad un respiro di distanza. Sto tremando. Stringo le mani attorno la tazza per cercare qualcosa di saldo a cui aggrapparmi. Il blu dei suoi occhi è così scuro.
"A...anche." Balbetto in risposta.
Ren solleva un angolo della bocca e fa quel suo sorrisetto sgembo che tanto lo rende attraente.
Poi si allontana tornando al suo posto, ed io posso riprendere a respirare.
"Cosa farai dopo il diploma?" Chiedo per smorzare la tensione.
"Andrò all'università." Risponde sicuro.
Annuisco.
"Sai già cosa vuoi studiare?" Chiedo ancora.
Sta volta annuisce lui.
"Sto valutando diverse opzioni, ma credo di avere le idee chiare.." risponde senza rispondere veramente.
Poi si protende di nuovo verso di me.
"E tu adesso hai le idee chiare, Mirea?" Mi chiede.
Sono di nuovo agitata. Non mi da tempo di recuperare fiato.
"Io frequento già l'università." Rispondo nervosa.
Lui piega la testa di lato, respirando vicino alla pelle del mio collo.
"Non su quello." Risponde.
Su di lui. Certo.
"Ti ho già detto che ho solo un'idea, ma non è chiara e definita.". Dico.
Lui si limita ad osservarmi intensamente, senza proferire parola. Mi sento paralizzata.
"Tu che idea ti sei fatto di me invece?" Chiedo per smorzare la tensione.
Ren sposta lo sguardo lateralmente, e sembra riflettere.
"Penso che tu ti senta molto sola." È la sua risposta.
È come se avesse scagliato una freccia dritta al mio petto. Mi sento colpita in pieno.
Non credo di averlo mai ammesso, ma credo sia la cosa che mi faccia soffrire di più. Essere sola.
Con mamma e papà sempre in viaggio, sono praticamente cresciuta da sola.
Non gliene faccio una colpa, ma non ho avuto scelta.
Sento le lacrime iniziare a spingere per uscire. Devo cambiare argomento.
Mi schiarisco la voce.
"Sentiamo un po' invece.. I ragazzini della tua età, attraenti nemmeno la metà di te, hanno tutti la fidanzatina. Perché tu no? Sono sicura che parecchie ragazze lo vorrebbero." Dico.
I suoi occhi si assottigliano appena.
"Utilizzare termini come "ragazzini" e "fidanzatina" non fa che essere offensivo, Mirea." Dice avvicinandosi pericolosamente.
Poggio la tazza di the caldo per terra giusto in tempo prima di rovesciarla. Ren mi fa stendere quasi completamente e si posiziona su di me.
"Andare al liceo per te è una colpa così grande?".
Mi chiede mentre il suo profumo mi investe.
Faccio finta di rifletterci.
"No. Mi piace prenderti in giro, tutto qui.." ammetto.
Sapevo che utilizzando determinati diminutivi lo avrei fatto scaldare. Sto misurando le sue reazioni.
Intanto con il ginocchio spinge la mia gamba destra per farsi spazio.
"Però sai cosa penso?" Chiede mentre mi da un bacio sul collo.
Vedo solo i suoi capelli neri muoversi sotto il mio mento.
Mentre le sue mani iniziano a muoversi sui miei fianchi.
"Penso proprio che questa storia del liceo in realtà ti ecciti parecchio." Conclude.
Sento i suoi denti accarezzarmi la clavicola, mentre un vortice di emozioni inizia a muoversi dentro me.
Sta provando a tenermi in pugno?
Mi sollevo sui gomiti e lo allontano. La sua espressione sembra preoccupata, ma cambia completamente quando inverto le posizioni, spingendolo contro lo schienale del divano e mettendomi a cavalcioni su di lui.
Ren è sorpreso, non se lo aspettava.
Ma reagisce subito; porta subito le mani alle mie gambe, e risale lentamente fino a fermarsi sui fianchi.
"Potrebbe anche essere.." Dico per rispondere alla sua affermazione di poco fa.
Vedo il suo sorrisetto malizioso fare capolino sul quel viso perfetto.
Questa posizione mi piace molto. Da qui ho il controllo della situazione, e posso anche godermi le sue espressioni, ma sopratutto i suoi bellissimi occhi.
È ancora sorpreso, quando io inizio a farmi strada verso le sue labbra.
Gli do un bacio sullo zigomo, alto e spigoloso; poi sulla guancia; arrivo a lasciare l'ultimo all'angolo delle sue labbra, quando il campanello inizia a suonare impazzito.
Sobbalzo quasi cadendo a terra.
Mi tiro subito su con il cuore che accelera. Mi è preso un colpo.
Ren è ancora seduto, immobile.
Lo sguardo mi cade sul cavallo dei suoi pantaloni. È decisamente difficile per lui andare ad aprire con un'erezione del genere.
"Vado io?" Chiedo.
Lui capisce al volo. Afferra un cuscino e se lo posiziona sul bacino, mentre io mi avvio all'ingresso.
"Reniiiiiii apri." Sento una voce femminile dire da fuori.
"C'è la moto parcheggiata, lo so che sei qui." Continua.
La voce è di una ragazza, ubriaca per giunta.
Guardo Ren per capire cosa fare, quando lui si alza e si sistema il pantalone come meglio può.
Avrei voluto... no. Meglio non pensarlo nemmeno.
Mi raggiunge con espressione infastidita.
"Cazzo Cassie che palle." Borbotta.
Apre la porta e la ragazza che aveva avvinghiata addosso alla festa gli cade quasi addosso.
"Che ci fai qui? Come sei arrivata in questo stato?" Chiede Ren.
Lei gli lancia le braccia al collo, mentre io sento un moto di inspiegabile gelosia prendere il controllo di me.
Sono proprio questi drammi da ragazzini che detesto.
"È lei quella della festa?" Sbiascica con fatica la ragazza indicandomi, mentre sta appoggiata tra le braccia di Ren.
Ha davvero bevuto tanto.
"Cassie dov'è Peter?" Chiede lui in risposta.
"Con la sua amichetta." Farfuglia.
Ne approfitto per superarli e mettermi alla porta.
Non voglio vedere altro.
"Bene, per gli adulti è ora di tornare a casa. Buonanotte ragazzi." Dico cercando di camuffare l'imbarazzo.
Fino a poco fa era tra le mie gambe, a spingere la sua erezione contro di me. Mentre adesso ha fra le braccia un'adolescente sbronza.
Non voglio tornare a questo. No. Affatto.
Ren si allarma subito.
"Aspetta, dove vai?" Chiede.
Cassie gli barcolla affianco tenendosi dalla sua spalla.
"A casa". Rispondo infilandomi la borsa a tracolla.
"Aspetta almeno che ti accompagni.." inizia Ren, ma io senza aggiungere altro mi chiudo la porta alle spalle ed esco dal suo appartamento.
Trovo l'ascensore interno già al piano, sicuramente lo ha appena usato la ragazza per salire.
Cerco di ricompormi. Fisicamente e mentalmente.
Le porte si aprono ed io mi infilo dentro abbastanza in soggezione.
Ogni volta che sto per lasciarmi andare con lui, come prima alla festa quando lo stavo rincorrendo, succede qualcosa che mi riporta alla realtà.
Sento un tonfo, e la sua mano si insinua tra le porte che stanno per chiudersi.
Ren mi guarda torvo, con un accenno di fiatone.
"Non farti idee sbagliate.." Mi dice.
Gli sorrido.
"Adesso ho le idee chiare e definite finalmente, sai?" Rispondo.
Lui mi osserva, restando in mezzo alla porta che non riesce a chiudersi.
"Mirea non dire cazzate adesso.Ti accompagno a casa." Risponde entrando nell' ascensore.
"Vado da sola. Puoi anche uscire". Gli dico mentre premo il tasto che trattiene le porte aperte.
"Mirea, smettila di fare così. Cassie è.." non lo lascio finire.
"Ubriaca, che ti sta aspettando dentro. Vai." Rispondo fingendo una tranquillità che in realtà non ho affatto.
"Lei è la sorella di Peter." Risponde lui.
"Oh, auguri e figli maschi. Lo zio sarà contento." Dico. Boccaccia mia maledetta.
Perché devo fare la figura della gelosa?!
Perché lo sono?
"Ma cosa stai dicendo?" Risponde a tono.
"Sai cosa? Un po' di movimento mi farà bene." Dico uscendo dall' ascensore.
Trovo l'indicazione per le scale, e mi avvio in quella direzione a passo spedito.
Saranno otto piani, che sarà mai?
"Mirea ma che cazzo ti prende?" Continua a venirmi dietro lui.
Su questo piano sembra esserci solo il suo appartamento, quindi non stiamo disturbando nessuno.
Mi afferra da un braccio saldamente, ma senza stringere.
"Mi prende che non voglio entrare nei drammi adolescenziali degli altri, Ren. Ti ho detto che adesso ho le idee chiare. Voglio una storia, una persona matura. E non sei tu." Dico con tono severo.
I suoi occhi si riducono a due fessure.
Si avvicina sempre tenendomi stretta dal braccio.
"E chi ti ha detto che io voglio una storia con te?" Mi chiede.
Il cuore perde un battito.
Rido nervosamente.
"È proprio di questo che parlo. Non voglio qualcuno che non sappia cosa voglia. Qualcuno che si accontenta di una scopata e basta." Rispondo.
Lui stringe gli occhi ancora di più se possibile.
"Ti ho detto che non abbiamo fatto nulla. Quando mi sarei accontento di una scopata?" Alza il tono di parecchio.
"Beh magari è quello che aspettavi di ottenere. E poi saresti sparito. Anticipiamo solo i tempi." Rispondo beffarda.
So che sto insinuando una cosa sbagliata. So che Ren non è così. Ma sono arrabbiata. Tanto. Forse sono gelosa.
Non lo so. Ma tutto questo mi fa male. Non voglio stressarmi per queste cose. Non posso.
Lui lascia la presa sul mio braccio.
"Torna da Cassie, ti starà aspettando." Dico.
"È stato bello. In bocca al lupo per l'università". Concludo dandogli le spalle e avviandomi verso le scale.
Inizio a scendere, un po' sperando che lui mi segua.
Ma non succede. E forse è meglio così.

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