9.

0 0 0
                                    

Dei dieci capitoli che avrei dovuto studiare, riesco a memorizzarne solo tre. Ottimo. Meraviglioso.
Grazie Ren.
Era proprio quello che non volevo in questo momento della mia vita: prendermi una sbandata ed avere la mente sempre altrove.
Non faccio che pensare a lui da due giorni.
Maledetto moccioso.
Sbatto il libro chiudendolo, e quasi tutti i presenti si girano a guardarmi male.
Matilde compresa.
Con gli occhi mi fa cenno di uscire fuori.
Tanto rimanere qui che senso avrebbe?
Metto tutto nella mia borsa e la seguo fino alla caffetteria più vicina alla biblioteca.
Lei aspetta nemmeno di entrarci. Non appena siamo fuori apre subito l'argomento.
"Se sei così frustrata perché non vai a parlargli?" Inizia subito lei senza girarci intorno.
"Cosa? Andare a parlarci? L'ho già fatto una volta quando mi sono scusata per la sera prima. Lo stavo per fare una seconda volta quando lo stavo raggiungendo alla festa a casa di Peter.. insomma, basta rincorrerlo." Rispondo.
Matilde mi guarda senza rispondere.
"È meglio che sia finita così. A dire il vero." Aggiungo rivolgendo lo sguardo al mio caffè.
"Non è quello che dicono i tuoi occhi.. però va bene." Risponde lei.
Considero l'argomento chiuso.
"Senti, Peter passa a prendermi tra dieci minuti. Andiamo al cinema, perché non vieni con noi?" Propone Matilde sinceramente entusiasta.
"Ah grazie Mati, ma andrò a casa a cercare di studiare seriamente." Rispondo.
Non ho intenzione di fare da terzo incomodo ad una coppietta sul nascere.
"Eddai Mirea, non farti pregare." Insiste lei.
So che le farebbe piacere, ma non voglio metterli in imbarazzo.
Scuoto la testa con fare risoluto.
"Andiamo, ti accompagno all'uscita e poi prendo un taxi." Le dico alzandomi e prendendola sottobraccio.
"Possiamo almeno darti un passaggio?" Chiede.
"No, credo che camminare mi farà bene." Rispondo.
"Ma.." fa per dire.
"Non ammetto repliche." La interrompo.
Sbuffa seguendomi attraverso il campus, fino a raggiungere l'uscita principale.
Abbiamo appena superato il cancello quando noto Peter in lontananza, fermo vicino ad una moto.
Sta conversando con il ragazzo che la monta.
Anche se ha il casco, riconoscerei la sua figura ovunque.
"Destinazione raggiunta!" Dico inchiodando sulle mie Huarache bianche.
"Cosa? Ma se Peter è laggiù. Vieni almeno a salutarlo." Risponde.
La guardo e poi guardo verso Peter.
Lei segue il mio sguardo.
"Quello è.." inizia.
Annuisco.
"Meglio evitare. Non sono proprio dell'umore". Le rispondo.
Sbuffa e mi stringe in un abbraccio forte.
"Ti chiamo come arrivo a casa". Dice.
"Divertiti e mi raccomando usate le protezioni". Le rispondo imitando il tono di voce di sua madre.
Ridiamo entrambe, poi la saluto con la mano e mi incammino sul marciapiede.
Adoro questo tragitto perché la strada è costeggiata da un viale alberato, ed ora gli alberi sono tutti in fiore.
Spero che Ren non mi abbia vista, ma eravamo davvero lontani. E se anche fosse?
Nemmeno lui vorrà parlarmi. Non ci siamo salutati bene due giorni fa.
Guardo il mio orologio; bene, ho cinque km di strada. Se accelero il passo arriverò in tempo per trovare la vineria aperta e prendere una di quelle bottiglie che mi piacciono tanto.
Mi muovo rapidamente, motivata dai miei intenti peggiori, quando dietro di me sento un ronzio farsi sempre più vicino.
Sempre più forte.
È una moto, lo so. È lui. Poco ma sicuro.
Il cuore inizia ad andare allo stesso ritmo delle mie gambe, quando accelero il passo.
Sta camminando lentamente, a qualche passo dietro di me. Il motore della moto che borbotta.
Poi lo vedo fiancheggiarmi.
Noto gli sguardi delle ragazze intorno rivolgersi tutti verso di lui.
Ren piace, e molto. E capisco anche il perché.
"Ehi ragazzina". Sento dire poi.
Mi giro e noto che ha tirato su la visiera. Il blu dei suoi occhi mi sommerge immediatamente.
È una provocazione, non devo cedere.
Torno a guardare di fronte a me ed accelero il passo.
Non gliela darò vinta.
Sento un forte rombo, e subito Ren mi taglia la strada salendo con la moto sul marciapiede.
Sono costretta a fermarmi all'improvviso.
Anche la borsa mi cade per terra.
Sento un vociare alzarsi attorno a noi. Bene, abbiamo attirato l'attenzione di tutti. O meglio lui.
Mi abbasso per raccogliere i miei libri, mentre lui scende e si china ad aiutami.
"Ma che ti prende?" Chiedo infastidita.
"Che mi prende? A te cosa prende Mirea? Perché te ne sei andata così? Ed ora perché mi eviti?" Dice.
Vedo solo i suoi occhi, e la sua voce mi giunge ovattata.
Indossa i pantaloni della divisa del liceo, però sopra porta solo una felpa invece della solita combo camicia/giacca.
"Come mai Cassie non è con te?" Sputo acida mentre mi alzo in piedi.
Ren fa lo stesso; mentre tra le mani ha il libro sul quale ho sbattuto la testa tutto il pomeriggio incapace di memorizzare una sola parola.
Eccolo caro libro, è lui la causa della mia scarsa concentrazione.
"Cassie? Cosa c'entra con noi?" Chiede.
"Noi? Noi chi? Non esiste un noi." Rispondo cattiva.
Ren si sfila il casco e lo poggia sulla sella della moto, affianco ci mette anche il mio libro.
Ha i capelli scompigliati; cerca di ravvivarli con una mano, ma non ci riesce. È bellissimo. Dannatamente bello.
"Che motivo hai di piantarmi in asso e sparire?" Insiste.
"Ti ho già detto che io nei dramma adolescenziali non voglio entrarci più." Rispondo.
"Ma io non sono un dramma." Dice avvicinandosi.
Indietreggio di un passo.
"Mirea, rispondi a questa domanda, e poi me ne vado via. Ma devi essere sincera." Continua arrivando ad un passo da me.
Lo lascio continuare in silenzio.
"Sei gelosa?" Chiede poi senza distogliere lo sguardo dal mio.
Penso di arrossire fino alla punta delle orecchie.
Improvvisamente non riesco a tenere gli occhi nei suoi, così inizio a guardarmi le scarpe.
"Se rispondo sinceramente, te ne andrai?" Chiedo con un filo di voce.
Lui annuisce.
"Si." Dico in un sussurro.
E dannazione, lo sto ammettendo per la prima volta.
Per la prima volta sono onesta con me stessa. Cazzo è quello il problema. Sono gelosa di lui.
Possibile mai?!
Ren si avvicina; siamo quasi appiccicati.
"Non ho sentito". Dice. Ed io non ho il coraggio di alzare lo sguardo e vedere la sua espressione.
"Invece si." Rispondo.
Vuole solo prolungare il mio imbarazzo.
"Ripetilo." Insiste.
Sbuffo.
Che ragazzino.
"Si. Sono gelosa". Dico.
"Adesso vattene." Aggiungo spingendolo leggermente dal petto.
Lui porta subito le mani alle mie, e mi attrae a se.
Il suo petto è duro, e il suo corpo troppo scolpito per avere solo diciotto anni. Arrossisco, lo so, sento la faccia bollente.
"Non ho un altro casco. Quindi aspetterai qui mentre io parcheggio la moto." Dice.
"Cosa? E perché dovrei aspettarti? Dovevi andartene." Rispondo.
"Se rivuoi quello, è meglio che mi aspetti." Dice indicando il mio libro.
Si allontana da me senza permettermi di rispondere.
Mette di nuovo il casco, e si infila il mio libro dentro la felpa.
Dentro la felpa.
Arrossisco.
Poi parte, mentre tutte le ragazze attorno a noi non hanno occhi che per lui.
Abbasso lo sguardo sconfitta, mentre mi poggio ad un albero cercando di far smettere il mio cuore di battere così forte.

Blu scuro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora