Capitolo 10

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È lunedì. La sveglia suona puntuale alle sette per ricordarmi che ho un colloquio di lavoro importante al J.T Hotel.
Mi alzo dal letto, sbadiglio, e mi dirigo verso il bagno. Faccio la doccia e poi decido cosa è meglio indossare per fare buona impressione.
Indosso un pantalone nero aderente e una camicetta di raso grigio scuro.
Faccio una coda di cavallo alta, e metto un filo di trucco.

Raggiungo l'officina.
Tony e Wayne sono già a lavoro.
Wayne mi da' un'occhiata e fischia in segno di apprezzamento.
-Sei perfetta-
Dice, e mi sorride sollevando il pollice.
Prendo la motocicletta e via, mi dirigo al J.T Hotel.

.

È quasi un'ora che parlo con questo tizio di nome Archie.
Mi da' sui nervi.
Dice che il mio curriculum è perfetto, che sono di buona presenza, che la dialettica è eccellente ma... venire a lavoro con la moto, non va' bene.
Dice che se voglio lavorare in questo prestigioso Hotel devo usare un mezzo come la macchina.
-Spero capisca. La marmitta, temo sia troppo rumorosa. Potrebbe infastidire i clienti. E poi, è un mezzo di trasporto rude. Soprattutto per una donna. Lo capisce vero?-
Non si è fermato qui. Anzi.
Ha fatto addirittura un elenco di motivi per cui non va' bene che io venga a lavoro con la mia motocicletta.
Alla fine, ho persino smesso di ascoltarlo.
-Signorina RusselI?-
Mi fissa inarcando entrambe le sopracciglia e sorrido.
-D'accordo. Verrò a lavorare con un'altro mezzo-
Mi porge la mano e china leggermente il capo verso destra.
-Benvenuta tra noi, dunque. È assunta-

Esco dall'ufficio poco entusiasta e cammino a passo svelto fino al garage.
Sto pensando a come dovrei venire a lavoro, visto che l'unico mezzo disponibile al momento e il vecchio furgone rosso.

Salgo in sella alla moto e mi dirigo di nuovo verso l'officina.
Parcheggio la moto, mi tolgo il casco e vado subito verso Wayne.
-Sono assunta-
Dico con tono seccato.
Lui mi guarda e mette via lo straccio sporco di grasso con cui si è appena pulito le mani.
-Non mi sembri entusiasta. È successo qualcosa?-
-Quel... tizio con cui ha fatto il colloquio. Beh! Dice che non posso venire a lavoro in motocicletta per una serie di motivi assurdi che non sto nemmeno qui ad elencarti-
Wayne scrolla le spalle e dice:
-Dov'è il problema. Puoi usare il furgone rosso-
Stringo le labbra e spalanco le braccia.
-Certo. Userò quello-

Lascio l'officina e torno a casa.
Faccio un lungo sospiro e vado in salotto per buttarmi sopra il divano.
Accendo la TV e inizio a fare zapping senza alcun interesse.
Sbuffo.

Pochi istanti dopo giunge Edgar.
Si siede accanto a me con una lattina di birra in mano e mi sfila via il telecomando dalla mano.
-Hey! C'ero prima io!-
Sbotto, furente.
-Beh! Ora ci sono io-
Inizia a fare zapping anche lui e mi arrabbio sul serio.
-Ridammi il telecomando-
Lui beve un sorso di birra e dice:
-Non ci penso neanche!-
Mi alzo in piedi e mi pianto davanti a lui a braccia conserte.
-Dammi quel fottuto telecomando-
Dico con voce alta e rabbiosa.
Lui mette il telecomando sotto la sua maglietta e mi guarda.
-Prendilo. È tutto tuo-
Sorrido nervosamente.
In quel momento sono così arrabbiata che non mi rendo conto di quello che faccio.
Gli sollevo la maglietta per prendere il telecomando, ma lui mi afferra e mi butta sopra il divano.
Si sdraia sopra di me e mi blocca le mani sopra la testa.
-Che vuoi fare? Lasciami!-
È talmente forte che non riesco a muovere un solo muscolo.
Riesce persino a bloccarmi con una sola mano, mentre con l'altra mi mostra divertito il telecomando.
-Non sei stata abbastanza veloce-
Si china verso di me.
Sento i suoi pettorali duri contro il mio seno, la sua erezione contro la mia intimità.
Si avvicina al mio orecchio e dice:
-Sei fottutamente divertente quando ti arrabbi-
-Sei uno stronzo. Lasciami!-
Mi divincolo dalla sua stretta ma non riesco a liberarmi, a staccarmi da lui di un centimetro.
Lui ride, si diverte. Poi mi lascia.
-Uh! Come siamo arrabbiate oggi. Hai il tuo periodo?-
-Fottiti-
-Eh no! Fottiti tu!-

Lascio il salotto e sulla soglia della porta vado a sbattere contro il petto di Damian.
-Hey! Tutto bene?-
Mi domanda guardando verso Edgar.
-E inutile che guardi me, io non le ho fatto niente-
Edgar tornando a sedersi sul divano dopo aver mentito, come se nulla fosse.
Faccio un lungo sospiro e provo a calmarmi. Meglio lasciarlo perdere.
-È per via del nuovo lavoro, lì all'hotel.
Non vogliono che ci vada in motocicletta-
-Che problema c'è. Ti presto la mia macchina-
Damian è davvero gentile a proporlo.
Sorrido.
-Assolutamente no. Prenderò il furgone. Ma grazie lo stesso-
Vado nella mia stanza e mi ci chiudo dentro.

Tylor e Wayne sono a lavoro.
Dopo aver cucinato il pranzo per quattro, mi siedo a tavola e mi ritrovo ogni tanto gl'occhi di Damian e Edgar addosso.
-Perché hai preparato una porzione in più?-
Mi domanda Edgar.
-È per Wayne. Che domande!-
Replico, mettendo da parte la sua porzione.
Wayne ridacchia e dice:
-Anche se l'officina e a cinque minuti da casa, Way non è mai venuto a pranzo-
-Beh! Dovrebbe cambiare le sue abitudini allora!-
Sbaito contro di lui.
-Wayne di solito non pranza. È abituato così-
Dice Damian.
-Da quando va' avanti questa cosa?-
Domando, accigliata.
-Da qualche anno ormai-
Ribatte, Damian.

Edgar si alza da tavola e va' verso la porta.
-Vado a lavoro. Ci si vede-
Io e Damian restiamo soli, e mette la sua mano sopra la mia.
-Non vai molto d'accordo con Ed. Vero?-
Arriccio le labbra e annuisco.
-Già! Si arrabbia spesso per motivi futili. È un tipo suscettibile. Infantile a volte-
Damian si sporge verso di me e mi bacia sulle labbra teneramente.
-Non badare a lui-
Mi alzo da tavola e porto i piatti sporchi verso il lavello.
-Ti aiuto-
Damian sparecchia la tavola, poi si avvicina dietro di me e mi abbraccia.
Chiudo gl'occhi, e mi lascio andare al tepore del suo corpo.
-Grazie-
Mormoro. Mentre le sue labbra si posano sul mio collo. Lo bacia.
Sbottona i miei pantaloni, li abbassa insieme agli slip.
Mi solleva la camicetta, il reggiseno sul petto e afferra i miei seni.
Gli stringe fra le mani.
Sospiriamo di piacere, mentre apre la cerniera dei suoi pantaloni.
Senza esitare, mi penetra con il suo membro fino in fondo, e inizia a scoparmi con forza.
-Oh! Damian! Si!-
Affonda ripetutamente dentro di me, mentre i mei sospiri si mescolano con i suoi. Siamo in estasi.
-Mi fa' impazzire la tua fica!-
Mormora con voce roca.
Dopo qualche affondo, raggiungo l'orgasmo e trattengo il mio piacere in gola, stringendo forte i pugni.
Damian mi scopa più lentamente.
Mi lecca il collo, facendomi venire i brividi.
-Vengo!-
Sibila tra i denti.
Stringe i miei fianchi con forza e viene dentro di me.
Inclina il capo all'indietro, assaporando ad occhi chiusi il suo piacere.
Appena finisce, emmette un sospiro e mi bacia la schiena.

...

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