Capitolo 13

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Mi vesto velocemente e solo in quell'istante, mi sento un'idiota.
Come ho potuto fare sesso con Edgar?
Lui mi odia!
Mentre mi rivesto, si accorge che sono tesa e nervosa e mi afferra un avambraccio.
-Che c'è? Ti sei pentita?-
Mi guarda negl'occhi e io perdo nei suoi.
Esito a rispondere.
Stringo le labbra e smetto di guardarlo.
Lui mi solleva il mento leggermente e mi costringe a guardarlo di nuovo.
-Non ti è piaciuto?-
Mi domanda, e stavolta, pretende una risposta.
-Si. Mi è piaciuto-
Ammetto, senza riuscire più a trattenermi.
Lui mi lascia il mento e dice:
-Non lo dirò a nessuno, se è questo che ti preoccupa-
-Nemmeno a Irene?-
Domando, scherzosamente.
Lui sorride e dice:
-Sei davvero gelosa di lei?-
-Non lo sono. Puoi fare quello che vuoi con quella-
-Ci ho fatto sesso solo due volte. Poi non l'ho più vista e sentita per mesi-
-Per questo è venuta fin qui a cercarti?-
Lui inarca le sopracciglia e arriccia le labbra.
-Faccio questo effetto alle donne. Dopo che ci faccio sesso, non sanno più stare senza di me-
Sorrido maliziosamente, e acarrezzo il suo torace.
Lui mi bacia sulla bocca e la passione esplode nuovamente dentro di noi.

Mi fa' mettere carponi sul divano.
Sento il suo membro penetrarmi all'istante, fino in fondo.
Mi scopa con violenza e mi afferra per i fianchi. Si sentono solo i nostri gemiti.
Sono talmente in estasi che stento a trattenere le urla di piacere in gola.
-Si. Scopami. Così-
Edgar si lecca le labbra e aumenta il ritmo.
-Si! Adoro scoparti-
Pochi minuti dopo vengo.
Socchiudo le labbra e chiudo gl'occhi.
-Voglio venirti dentro-
Mormora, scopandomi con forza senza sosta.
-Fallo!-
Ansimo mentre lo dico.

Edgar affonda dentro di me senza pietà, sempre più in fretta, sempre più forte, e un lungo gemito gli vibra nella gola.
-Vengo!-
Sprigiona il suo seme dentro di me. Gode, si svuota. Finisce, e riprende fiato.
-Anche meglio della prima-
Dice, sentendosi appagato.
Sorrido e mi siedo accanto a lui.
Guardo l'ora sullo smartphone.
-È già mezzanotte-
Dico, alzandomi dal divano. Mi rivesto.
Si alza e si riveste anche lui.

Ho farto sesso con Edgar.
Per ben due volte!
Devo essere impazzita.
Si avvia verso la porta e accenna un sorriso.
-Buonanotte-
-Anche a te-
Raggiungo la mia stanza e faccio subito una doccia.
Mi sdraio esausta sul letto, e finalmente mi metto a dormire.

.

È  martedì.
Anche oggi mi alzo presto per andare a lavorare in hotel.
Non so perché, ma dopo aver fatto l'amore con Edgar, non faccio altro che pensare a lui.

Vado a prendere il furgone e imbocco la strada che porta in hotel.
Dopo aver fatto un bel po' di strada, comprendo che qualcosa non va'.
Difatti, a soli pochi chilometri dall'hotel, il furgone si ferma.
Apro lo sportello, scendo e lo richiudo sbattendolo con forza.
Fortuna ho avuto il tempo di accostare al marciapiede.

Chiamo Wayne, che dovrebbe essere in officina, ma non risponde.
-Maledizione!-
Impreco, dando un calcio alla ruota posteriore.
Non posso proprio far niente.
Solo lasciare il furgone dov'è, mandare un messaggio a Wayne e dirgli di venire a prenderlo.

È giugno e fa' piuttosto caldo.
Cammino per qualche chilometro e giungo all'hotel, sudata e stremata.
Ho davanti agli occhi Archie e il bancone della reception.
L'uomo picchietta le dita sul balcone, e mi guarda in modo cupo e spaventoso.
Poi mi rimprovera.
-Spero abbia una buona scusa per il suo ritardo, signorina Russell-
-Ho fatto guasto-
Mi limito a dire.
Lui ridacchia e mi guarda dalla testa ai piedi, scuotendo la testa e sospirando.
-Le consiglio di comprarsi una macchina nuova col primo stipendio-
-Ho la moto. E mi basta quella-
L'uomo sospira di nuovo, si porta una mano alla fronte e si massaggia le tempie.
-Come le ho già detto, non è opportuno che venga a lavoro con la motocicletta-
-Archie. Che succede?-
Jakob giunge davanti al balcone e guarda l'uomo con aria interrogativa.
Archie si volge verso di lui.
Con il palmo della mano rivolto verso il basso mi indica e dice:
-La signorina Russell dice di aver fatto guasto. Le stavo gius-
-Ha fatto guasto? Dove?-
Mi domanda Jakob prontamente.
Io storco le labbra e poggio una mano sul fianco, mostrandomi affranta.
-A circa un chilometro da qui-
-Con quale mezzo?-
-Il vecchio furgone rosso-
Jakob prova un brivido di repulsione non appena gli torna in mente quel furgone.
-Non ha un'altro mezzo per venire a lavoro?-
Mi domanda, inarcando un sopracciglio.
Volgo uno sguardo furtivo verso Archie.
Poi torno a guardare Jakob.
-Ho la motocicletta. Ma il signor Owens mi ha proibito di venire a lavoro con quella. Dice che la marmitta è troppo rumorosa e può infastidire i clienti-
Jakob guarda Archie accigliato e perplesso.
-Davvero hai detto questo?-
-Signor Summers. È per il bene e il decoro dell'hotel-
-Bene? Decoro? La moto non da' fastidio a nessuno con quella marmitta!
E poi la parcheggia nel garage, mica davanti all'ingresso dell'hotel-
-Ma signore-
Obietta Archie.
Jakob lo interrompe, si volta verso di me e dice:
-Da domani può venire a lavoro con la motocicletta, signorina Russell-
Sgrano gl'occhi, incredula, ma felice.
-Devvero posso?-
-È un'ordine-
Ribatte lui, facendomi l'occhiolino e dandomi una pacca sulla spalla.
-Non so' che dire. Grazie-
Jakob guarda l'ora, poi volge nuovamente il suo sguardo verso di me.
-Ora devo andare. Impegni di lavoro-

Prendo posto dietro il bancone della reception, soddisfatta.
Archie mi guarda con il viso più cupo e accigliato di prima.
Va' via insieme a Jakob, ma qualcosa mi dice che medita vendetta.

.

Anche per oggi, il mio turno di lavoro è finito.
Esco dall'hotel e guardo infondo alla strada.
Il furgone non c'è più.
Wayne ha sicuramente letto il messaggio e lo ha portato via.
Prendo lo smartphone per chiamare un taxi, e solo un'istante dopo, Jakob accosta davanti a me con la sua meravigliosa auto sportiva.
-Signorina RusselI. Le serve un passaggio?-
Sorrido appena e dico:
-Non voglio darle questo disturbo. Ma grazie comunque-
-Quale disturbo? Avanti, salga-
Esito un'istante.
Ma poi, apro lo sportello e mi siedo accanto a lui, sul sedile lato passeggero.
Mentre guida, alza leggermente il volume dello stereo e si mette a canticchiare la canzone che c'è in sottofondo.
-Il suo furgone se lo sogna uno stereo così!-
Esclama, lanciandomi un'occhiata provocatoria.
Alzo gl'occhi al cielo e storco le labbra.
-Già! Che peccato-
-Allora. Dove abita? È molto lontano da qui casa sua?-
-No. Solo venti minuti-
-Bene. Mi dica dove devo passare-

Gli do' le indicazioni filo e per segno, fino a raggiungere la strada secondaria su cui si trova la casa dove vivo.
Lo faccio fermare poco prima del cancello di casa e comincio a sentirmi a disagio non appena Jakob spegne il motore dell'auto.
-Immagino avrà degli impegni di lavoro.  Vado via subito-
Dico, mettendo la mano sulla maniglia dello sportello per aprire.
-Nessun impegno. Non mi invita ad entrare?-
Domanda lui, sfacciatamente.
Squilla il suo smartphone.
Chiude la chiamata e prontamente lo mette in modalità silenziosa.
Tolgo la mano dalla maniglia e trattengo una risata.
-La inviterò un'altro giorno-
Ribatto io.
-Non approfitterò di lei. Voglio soltanto conoscerla meglio-
Commenta lui.
-Per quale motivo?-
Lui solleva le spalle e inarca un sopracciglio.
-Perché è una mia dipendente. È ci tengo a conoscere bene i miei dipendenti-
-Può darmi del tu quando siamo soli, se vuole-
-D'accordo. Anche tu puoi darmi del tu. Chiamami Jakob-
-Bene. Jakob. Grazie per avermi accompagnata fino a casa-
-Comunque sia, Chloe... il mio invito a cena è sempre valido-
Dice.
Sorrido e annuisco.
-Allora, accetto il tuo invito-
Lui rimane piacevolmente sorpreso dalla mia risposta.
-Come mai hai cambiato idea?-
-Perché sei stato gentile e comprensivo con me. Lo apprezzo molto-
-Sabato. Ti va' bene? Alle sette. Passo io a prenderti-
-Si. È perfetto-
Sorrido, scendo dalla macchina e lo saluto col cenno della mano.
Lui apre il finestrino del lato passeggero e dice:
-Allora, vado-
Sorrido ancora, annuisco con la testa e poi
va' via.

...

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