Capitolo 14

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Dopo aver lasciato Jakob, raggiungo l'officina e cerco Wayne.
Lo trovo intento ad aggiustare il vecchio furgone.

Si accorge di me e si pulisce gli schizzi di grasso dalla fronte con il dorso della mano.
-Ho appena finito di ripararlo. Domani potrai usarlo di nuovo per andare a lavorare-
-Non ce n'è bisogno. Il capo mi ha permesso di andarci in motocicletta-
Replico, incrociando le braccia sul petto.
-Oh! È davvero una bella notizia allora!-
Esclama, compiaciuto.
Wayne sa' perfettamente che preferirei mille volte lavorare in officina con lui piuttosto che in un hotel di lusso o qualsiasi altro posto al mondo.
Basterebbe una sua parola, per farmi tornare all'istante.
-Vado a casa-
Dico.
-D'accordo. A più tardi-
Wayne mi scompiglia i capelli e torna immediatamente al suo lavoro, insieme a Tony.

Entro in casa e mi trovo Damian davanti all'ingresso con il viso cupo e accigliato.
-Chi era quel tizio?-
La sua domanda mi lascia perplessa.
Ha decisamente assunto un atteggiamento da fidanzato geloso.
-Ho fatto guasto col furgone e il mio capo si è offerto gentilmente di accompagnarmi a casa, tutto qui-
-Sarei venuto io a prenderti-
-Beh! Non ce n'è stato bisogno-
Replico, sgarbatamente.
-Perché diamine mi parli in questo modo?-
Obietta lui, indignato.
-Ti ricordo che abbiamo solo fatto sesso. Per cui, d'ora in poi evita di parlarmi come se fossi il mio fidanzato. Altrimenti non parlarmi affatto-
Lui aggrotta la fronte e mette le mani sui fianchi.
-Chi cazzo ti credi di essere? La principessa sul pesello? Ti ho fatto solo una domanda. Porca miseria!-
-Beh! Non mi è piaciuta la tua domanda-
Lui va' verso la porta e solleva il dito medio.
-Sai che ti dico? Fottiti-

.

È l'ora di cena.
Entro in cucina e i ragazzi non fanno altro che discutere tra loro.
Nominano spesso Tylor nei loro discorsi.
-Che succede?-
Domando, sperando che qualcuno mi risponda.
-Tylor. Non tornerà più-
Replica Edgar, con un'espressione triste sul volto.
Metto la mano sul petto e sgrano gl'occhi con aria incredula.
-Oh No! lui è... morto?-
Damian scoppia a ridere mentre Wayne sorride e allunga la mano per scompigliarmi i capelli.
-Ma no! Sciocchina! Aveva chiesto il trasferimento a Edimburgo e glielo hanno concesso. Per cui, resterà a Edimburgo.
Stiamo giusto decidendo se affittare la sua stanza a qualcun'altro oppure no-
-Oh! Capisco-
Annuisco.

Alla fine, sembra siano tutti d'accordo che per il momento, la stanza che è appartenuta a Tylor, resterà vuota.

Finisco di lavare i piatti mi ritrovo ancora Damian e Edgar seduti a tavola.
Damian mi lancia uno sguardo freddo, severo. Poi si alza da tavola e lascia la cucina.

Edgar mi afferra per un polso e mi fa' sedere sulle sue ginocchia.
-Ho voglia. Facciamolo...-
Dice, accarezzandomi i fianchi.
-Damian potrebbe tornare-
Gli faccio notare, provando ansia all'idea che ci trovi così... intimi.
-Vengo nella tua stanza più tardi-
Dice.
-D'accordo-
Replico, e mi alzo dalle sue ginocchia.
Lui si alza a sua volta, e esce dalla cucina.

.

Vado nella mia stanza e attento impaziente l'arrivo di Edgar.
Sento bussare leggermente alla mia porta e mi precipito ad aprire.

Edgar entra nella mia stanza e muoiamo subito dalla voglia di baciarci, di toccarti.
Ci liberiamo dei pochi vestiti che abbiamo indosso in pochi secondi e facciamo subito l'amore colmi di passione e di desiderio.

Dopo aver fatto l'amore, lui si riveste e va' verso la porta.
Mi saluta ironicamente, portando due dita alla fronte e sorride.
-Alla prossima-
Lascia la mia stanza e mi sento triste.
Tra me e Edgar non c'è mai stato un attimo di tenerezza dopo aver fatto l'amore.
Non mi ha mai tenuta tra le braccia dopo l'atto. Vorrei che succedesse, ma immagino non ami fare questo tipo di cose.

Il giorno dopo, impreco come una matta.
Mi è arrivato il ciclo.
Io e Edgar non abbiamo più fatto l'amore, e i giorni successivi al mio periodo si è comportato in modo freddo e distaccato nei miei confronti.

Giunge il sabato sera.
Oggi ho la cena con Jakob Summers.
Il mio capo.
Mi guardo allo specchio con espressione compiaciuta mentre indosso un grazioso vestito azzurro senza spalline.
Mi sta da incanto.
Lascio i capelli sciolti e mi trucco un pò.
Jakob non mi ha mai vista così sexy.
Prendo la borsetta ed esco dalla mia stanza.
Do' un'occhiata in salotto e vedo che sono tutti lì, mentre giocano alla PS.
-Ragazzi. Io esco-
Dico.
Si voltano tutti verso di me e mi guardano.
-Dove vai?-
Domanda Wayne all'istante.
-Non ve l'ho detto ma... ho una cena con il mio capo oggi-
Replico e sorrido.
Damian e Edgar si voltano e riprendono a giocare tranquillamente, mentre Wayne sorride e mi fa' l'occhiolino.
-Divertiti allora!-
Poi si volta, e riprende a giocare anche lui.

.

Jakob è già fuori che mi aspetta, appoggiato contro lo sportello della sua macchina.
Il suo look è impeccabile, sempre elegante e formale.
Indossa un completo scuro di seta, camicia bianca e cravatta.

Si guarda un pò intorno.
Io attraverso il vialetto e apro il cancello e
finalmente mi nota.
Sgrana gl'occhi.
Resta senza parole, mi viene incontro e mi offre il suo braccio fino alla macchina.
Mi apre lo sportello e mi fa salire e a sua volta sale.
Da subito mi fissa intensamente, con i suoi grandi occhi verdi.
-Sei maledettamente bella stasera-
Mormora, continuando a fissarmi.
Arrossisco all'istante.
Non mi aspettavo un tale complimento da parte sua.

Mette in moto e raggiungiamo il ristorante.
Jakob apre lo sportello e mi offre nuovamente il suo braccio.
-Pensa. Sono riuscito a trovare un buon ristorante italiano proprio dalle tue parti-
Ci sediamo al tavolo da lui prenotato e mi guardo intorno.
-Conosco questo ristorante, ma non ho avuto mai la fortuna di mangiarci-
Replico, dopo aver preso il menù in mano.
-Grazie a me, ora ce l'hai-
Replica lui, afferrando il menù in mano per consultarlo.
Leggo i prezzi e sgrana gl'occhi.
-Tutto bene?-
Domanda lui.
Chiudo il menù e lo metto via.
-Non hanno le patatine fritte?-
Domando bisbigliando.
Jakob trattiene una risata e si accosta al mio viso.
-Ordina quello che vuoi. Sei mia ospite-
Bisbiglia lui a sua volta.
-Non so' cosa ordinare. Non conosco questi piatti-
-Lascia che ordini io per te-
Io sorrido e annuisco.

Il cameriere torna con due piatti colmi di pasta, augura buon appetito, e si allontana nuovamente.
Osservo il piatto e strizzo gl'occhi.
-Sono strani questi... cosi. Non li conosco-
-Si chiama pasta. Maccheroni. Uno dei piatti italiani più buoni al mondo-
Jakob affonda la forchetta nei maccheroni e ne afferra uno.
Lo soffia e me lo avvicina alla bocca.
-Assaggia-
Apro la bocca, lo mastico e mugugno deliziata.
-Sono davvero buoni questi, macaroni-
-Maccheroni, tesoro. Maccheroni-

Giunge il momento del dolce, e Jakob ordina due porzioni di tiramisù.
-Questo dolce al caffè ti stupirà-
Dice.
Assaggio il dolce all'istante e mi lecco le labbra.
-È davvero buono. E poi, adoro il caffè!-
Esclamo deliziata.
-Ero certo che ti sarebbe piaciuto-
Dopo cena, Jakob si alza dal tavolo e tira fuori il portafoglio.
-Vado a pagare. Torno subito-
Guardo Jakob mentre si alza da tavola e si allontana. È un uomo incredibilmente affascinante.
Immagino sia super corteggiato dalle donne.
Lo aspetto sulla soglia della porta del ristorante, e non appena arriva, mi porge nuovamente il suo braccio.
-Ti ringrazio. Ho mangiato davvero bene-
Dico, mentre ci avviamo insieme verso la sua macchina.
Apre la portiera e mi sorride.
-Potremmo cenare ancora insieme, se ti va'-
-Certo. Perché no-
Replico dopo essere salita nella vettura.

Jakob guida fino a casa mia. Ferma l'auto di fronte al cancello e spegne il motore.
Si volta verso di me e mi scosta una ciocca di capelli dal viso.
-Mi manderai via anche stavolta a causa del tuo... fidanzato?-
Lo guardo timidamente e sorrido.
-Il realtà, non ho un fidanzato-
Jakob mi bacia sulle labbra.
Un bacio lungo. Intenso.
Labbra contro labbra.
Poi si stacca.
-Mi dispiace. Non ho resistito-
Si rimprovera di avermi baciata, ma sono certa che non è veramente pentito di averlo fatto.
-N-non c'è problema-
Balbetto.
Non ho mai balbettato in vita mia.
Non so' davvero che mi prende.
Jakob, mi ha scombussolata completamente.

Pochi istanti dopo, ci diamo la buonanotte e poi se ne va'.

...

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