Capitolo 3

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È stato bello dopo cinque anni, dormire di nuovo nel mio vecchio letto, poi svegliarmi e prepararmi per andare a lavorare in officina, come ai vecchi tempi.

L'officina dista solo cinque minuti da casa, dunque la raggiungo a piedi.
Wayne deve essersi alzato piuttosto presto stamattina.
E non solo lui, anche gl'altri ragazzi.
Ho fatto colazione tutta sola.

Raggiungo l'officina e vedo Wayne già a lavoro su una macchina.
Con lui c'è anche Tony, il suo aiutante.
-Hey! Buongiorno-
Dico all'istante.
-Buongiorno-
Replicano Tony e Wayne all'unisono.
Vado a cercare la mia vecchia tuta da lavoro e, quanto la trovo, mi rendo conto che è diventata stretta.
Non mi sta più come una volta
Mette in mostra le mie curve e i miei seni.
Wayne mi raggiunge nello spogliatoio e rimane un'attimo a fissami.
Sorride e si gratta dietro la nuca.
-Forse, è il caso di buttarla via-
-Sono d'accordo-
Annuisco imbarazzata.
Credo sia il caso di toglierla e indossare una maglietta.

Voglio iniziare subito a lavorare.
Domando a Wayne se ci sono altre auto da riparare.
Lui si volta a guardarmi un'istante e me ne indica una.
-Quella. Bisogna cambiare il carburatore-
-Ci penso io-
Dico, mettendomi subito a lavoro.

In sottofondo, c'è la musica preferita di Wayne. Una canzone dei Guns n Roses. Uno dei suoi gruppi rock preferiti.
Non è cambiato nemmeno lui, e la cosa mi rende felice.

Pochi istanti dopo sento un urlo.
È la voce di Tony.
Mi precipito subito verso lui e Wayne e vedo che la mano di Tony sanguina.
-Devo portarlo all'ospedale. Resti tu?-
Domanda Wayne tamponandogli la ferita.
-Vai pure. Non preoccuparti-
Replico, mentre Tony è già in macchina.
Wayne lo raggiunge e parte a tutto gas.

Sono sola in officina.
È capitato poche volte in passato che succedesse.
Vado a cercare la mia cara, vecchia motocicletta in giro, da qualche parte nell'offiicina. Chissà se Wayne ha tenuto anche quella. Immagino di sì.
Avrei dovuto chiderglielo ieri, ma mi è passato di mente.

Sento la voce di qualcuno chiamare.
Immagino sia un cliente.
Mi precipito subito verso l'ingresso.

C'è un uomo molto elegante sulla soglia, moro, occhi chiari, fisico atletico che potrebbe avere massimo quarant'anni.
Non appena mi vede arrivare aggrotta la fronte e mi squadra da testa ai piedi.
In passato non succedeva, visto che mi scambiavano tutti per un ragazzino.
Ma ora è diverso.
Il fatto che sia una donna, è evidente.

-Come posso aiutarla, signor...-
L'uomo si gratta la tempia e sorride appena. Puzza leggermente di alcool.
Immagino sia appena tornato da una festa o abbia passato la notte con una donna per poi andar via solo stamattina.
-Jakob Summers-
Mi porge la mano per presentarsi, ma la ritira indietro quasi immediatamente.
Avrà sicuramente notato le mie mani sporche di grasso.
Sorrido e prendo uno straccio per pulirmi un poco le mani.
-Io sono Chloe. Allora. Cosa le è successo?-
-La mia... macchina... credo, di aver fatto guasto-
Replica, imbarazzato.
-È molto lontano da qui?-
-Tre, quattro chilometri credo-
-Andiamo. Prendo il furgone-

Chiudo l'officina e prendo il vecchio furgone rosso, invitando l'uomo a salire con me.
Da subito esita prima di prendere posto sul lato passeggero.
All'interno ci sono pezzi di ricambio ovunque, stracci pieni di grasso e i vetri dei finestrini sono leggermente opachi.
-Se vuole tornare alla sua bella vita, non le conviene fare lo schizzinoso proprio ora-
Gli dico accennando un sorriso divertito.
L'uomo aggrotta la fronte e si mette a sedere, poco alla volta, sul sedile sudicio e sporco.
Io metto in moto il furgone e parto a tutto gas.
Lui si irrigidisce e cerca di tenersi da qualche parte per non rischiare di finire sul parabrezza in caso di frenata.
La cintura di sicurezza non c'è.

Fermo il furgone dietro la macchina di Jakob e le do' un'occhiata.
Provo a metterla in moto e sorrido.
-Niente di grave, è solo finita la benzina-
Lui si mette una mano sulla faccia e scuote la testa.
-Che figura di merda!-
Esclama sottovoce tra sé e se.
-Vado a prenderle la benzina. C'è un distributore poco lontano qui. Torno subito-
Metto in moto il furgone che sprigiona fumo nero.
Dallo specchietto retrovisore vedo Jakob tossire e mi scappa da ridere. Ben gli sta'.
Chissà come sarà furioso.

Torno con una tanica di benzina e riempio il serbatoio del suo veicolo.
-Ecco fatto. Può tranquillamente tornare a casa, signor Summers-
Metto giù la tanica ormai vuota e sorrido.
Jakob fruga tra le tasche dei pantaloni alla ricerca di qualche banconota in contanti da darmi.
-Quanto le devo?-
Metto la tanica nel cofano del furgone e mi pulisco le mani con uno straccio.
-Non mi deve niente. Arrivederci-
Salgo sul furgone, senza nemmeno dargli il tempo di replicare, di obiettare, e vado via.
Rido da sola come una scema mentre torno in officina.
-Che idiota!-
Dico tra me e me, guardandolo ancora una volta dallo specchio retrovisore.

Apro l'officina e vado di nuovo alla ricerca della mia vecchia motocicletta.
È nascosta sotto un telo, in un angolo.
Metto via il telo e rimango sorpresa.
La moto è rimasta lucida e in ottime condizioni, proprio come l'avevo lasciata cinque anni fa'. Sono sicura che Wayne se n'è preso cura in mia assenza.
Devo ringraziarlo anche per questo.

Torno alla macchina e al carburatore, quando quasi due ore dopo, Tony e Wayne tornano all'officina.
-Gli hanno dovuto mettere qualche punto. Ma non potrà lavorare per qualche giorno-
Wayne è piuttosto seccato. Ed io, provo a consolarlo all'istante.
-Ci sono io ad aiutarti. Dov'è il problema-
-Già! Fortuna ci sei tu, ora-
Replica e sorride.

Aiuto Wayne a riparare la macchina che aveva iniziato con Tony, poi finisco di sistemare il nuovo carburatore all'altra auto su cui stavo già lavorando.
Io e Wayne abbiamo fatto uno spuntino lì, in officina. Abbiamo lavorato sodo, ed è già quasi giunta l'ora di chiudere.
-Tu comincia ad andare. Io ho una cosa da finire qui-
Mi dice.
Io annuisco e vado a lavarmi le mani.
Prendo le mie vecchie chiavi di casa e comincio ad incamminarmi.

...

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