Capitolo 24

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Edgar lancia uno sguardo severo e intimidatorio a Damian e lui solleva le mani in segno di resa.
-Ok. Me ne vado-
Lascia il salotto, e io e Edgar, restiamo soli.
-Damian ha detto che non saresti rientrato-
Dico, mentre lui contiua a tenere fermo il ghiaccio sul mio zigomo e si mette a sedere sul divano, accanto a me.
-Io e Karen abbiamo litigato. Per questo sono tornato-
Arriccio le labbra e mi fingo mortificata.
-Oh! Che peccato! Spero farete pace-
Naturalmente, mento.
Arriccia anche lui le labbra e le rilascia con uno schiocco.
-Non credo. La nostra era soltanto una relazione basata sul sesso-
-Anche per lei?-
Domando, inarcando un sopracciglio.
-No. Soltanto per me-
-È per questo che avete litigato? Lei vuole qualcosa di più?-
Edgar comuncia a guardarmi in modo strano. Sbuffa e guarda altrove.
Poi, mi guarda di nuovo e dice:
-Chloe. In realtà io...voglio-
Smette di parlare di colpo.
Mette via il ghiaccio, guarda le mie labbra e si avvicina ad esse, lentamente.

Dio! Il mio cuore batte all'impazzata mentre le sue labbra sfiorano le mie.

-Sono a casa!-
La voce di Wayne fa' sussultare me e Edgar e ci interrompe proprio sul più bello.

Edgar si alza dal divano e mette le mani sui fianchi, e si metteca camminare.
Wayne entra in salotto per salutarci e nota all'istante il mio zigomo color melanzana.
Aggrotta la fronte e si avvicina a me, con aria preoccupata.
-Chloe! Che hai fatto, accidenti!-
-Sono caduta e ho sbattuto-
Mento.
Non voglio che Wayne rimproveri Edgar o litighi con lui. Soprattutto per qualcosa che non voleva assolutamente fare.
-Dovresti stare più attenta. Fortuna non hai preso l'occhio, o avremmo dovuto bendati e chiamarti capitan Uncino-
Edgar ride e io gli lancio uno sguardo gelido e cattivo.
Smette di ridere all'istante.
-D'accordo. Faccio io la cena oggi-
Wayne va' verso la cucina. Mentre Edgar sale al piano di sopra.
No.
Non voglio che tra me e lui finisca così. Devo sapere cosa voleva dirmi.
Riprendere a parlare con lui dal punto in cui abbiamo lasciato, prima che Wayne ci interrompesse.

Salgo al piano di sopra e giungo davano alla sua porta.
Sto per bussare ma, lo sento parlare al telefono.
-Va' bene Karen... ascolta... si... ti voglio bene ma...-
Quelle parole sono come una pugnalata al cuore. Non riesco a trattenere le lacrime e corro a chiudermi nella mia stanza.

Mezz'ora dopo, Wayne viene a bussare alla porta della mia stanza. La apre, entra, e si avvicina a me, mentre sono seduta sul letto a gambe incrociate.
-Chloe? Che hai ? Non ti senti bene?-
Si siede sul bordo del letto e mi tocca la fronte.
-Non ho fame. Tutto qui-
-D'accordo. Allora, lascio la cena sul tavolo, nel caso l'appetito ti torni-
Mi da' un bacio sulla fronte ed esce.
Io mi sdraio sul letto e ricomincio a piangere, silenziosamente, affondando la faccia nel cuscino.

.

Il mattino successivo non sento la sveglia suonare e mi alzo tardi.
Impreco contro Wayne che non è venuto a svegliarmi.
Mi vesto alla svelta e raggiungo l'officina con due ore di ritardo.

Wayne mi vede arrivare e mi viene incontro.
Scruta il mio zigomo gonfio, i miei occhi stanchi e gonfi e capisce che non ho dormito.
Mi accarezza il capo e mi fissa con sguardo serio.
-Chloe. Che succede? Vuoi dirmelo?-
-Edgar-  Replico, singhiozzando  -È innamorato di Karen. Non ho speranze con lui-
Mi butto sul suo petto, e comincio a piangere come una bambina.
Lui mi stringe a sé e prova a consolarmi dandomi qualche pacchetta sulla schiena .
-Chloe. Accidenti! Mi dispiace. Credevo che la tua fosse soltanto una cotta passeggera per Ed. E invece...-
Tiro sù col naso e asciugo le lacrime con il dorso della mano.
-Ti spiace se resto sul divano a riposare un pò? Mi sento senza forze stamattina-
Lui annuisce, mi bacia sulla tempia e va' verso la porta.
-Resta pure. Non preoccuparti. Verrò a svegliarti per la pausa pranzo-

Wayne torna a lavoro.
Durante la pausa pranzo torna, mi vede dormire beata e non mi sveglia.
Torna quasi alla chiusura.
Chiude la porta dell'ufficio, si siede accanto a me sul divano e rimane in silenzio a fissarmi.
Apro gl'occhi, mi guardo intorno e mi metto subito a sedere sul divano.
-Che ore sono? Perché fuori è già buoio?-
Lui mi accarezza la testa e sorride.
-È ora di chiusura. Dormivi così bene, che non ho voluto svegliarti-
Mi alzo dal divano e prendo il cappotto posto sulla sedia.
-Andiamo a casa. Muoio di fame-
-D'accordo. Andiamo-

Usciamo dall'ufficio, e ci rendiamo subito conto che il portone dell'officina è chiuso.
Wayne va' subito a controllare.
È proprio chiuso.
Si fruga le tasche, e controlla il suo smartphone.
-Diamine! È scarico!-  Mi guarda  -Hai il cellulare con te. Vero?-
Domanda speranzoso.
Faccio una faccia dispiaciuta e mi mordo il labbro inferiore.
-Andavo di fretta e... ho dimenticato di prenderlo-
-Diamine!-
Purtroppo, l'officina si può aprire solo dall'esterno con un lucchetto antiscasso.
Ci sono solo lucernari posti nella parte alta dei muri, per cui è impossibile arrivarci.
Infine, ciliegina sulla torta, Wayne ha eliminato la porta secondaria che stava nel suo ufficio dopo che i ladri erano entrati a rubare parecchie volte l'incasso, dunque, non ci sono altre vie d'uscita.

Mi guarda, mi sorride, e mi scompigliandomi i capelli.
-Indovina un pò? Passeremo la notte qui!-
Sgrano gl'occhi e lo fisso, incredula.
-Stai scherzando spero! Qui dentro non c'è nemmeno un fottuto condizionatore!-
-Abbiamo i cappotti-
-Non basteranno, e lo sai-
Lui fa' spallucce e dice:
-Allora, aspettiamo che qualcuno si accorga della nostra assenza e venga a cercarci-
-Giusto! Verranno a cercarci, ne sono certa-

Nell'attesa, mangio il sandwich che avrei dovuto mangiare all'ora di pranzo, mentre Wayne non fa' altro che girare per l'officina in cerca di un modo per uscire da lì dentro.

E intanto, si fa' mezzanotte.

Ci mettiamo a sedere sul divano, l'uno a fianco all'altra, ormai rassegnati all'identità di passare lì la notte.
Sospiriamo, senza nemmeno avere la voglia o la forza di parlare, di scherzare.
Mi stringo tra le braccia e comincio a tremare.
-Fa' freddo qui-
Wayne si toglie la giacca e la poggia sulle mie spalle.
-Sei pazzo? Riprendila!-
Sbotto e me la tolgo.
Ma lui insiste, e me la rimette con insistenza sulla spalle, stringendomi contro il suo corpo.

...

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