Capitolo 15

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Oggi è mercoledì, ed è il primo giorno che raggiungo il posto di lavoro in motocicletta.
Passo davanti al cancello dell'hotel e sulla porta principale vedo Archie che mi segue con lo sguardo mentre con la moto raggiungo il garage.

Parcheggio la moto e uso l'ascensore per raggiungere il primo piano dell'hotel e lo spogliatoio per cambiarmi i vestiti.
Puntualmente, raggiugo il bancone della reception e Archie mi lancia un'occhiata torva a cui non do' importanza.
-Buon lavoro, signorina Russell-
Si allontana dal bancone ed io mi siedo alla solita poltrona girevole di pelle in attesa che arrivi qualche cliente o qualche chiamata.

Finisco il primo turno e raggiungo la mensa.
Vedo Jakob parlare con una donna.
Si sorridono, lei gli mette una mano sulla spalla, lo bacia sulla guancia e si allontana.
Mi siedo ad un tavolo, tutta sola, e mentre mangio, osservo Jakob mentre è circondato da uomini che immagino siano ricchi e importanti come lui.
Abbasso lo sguardo e mi rendo conto che una come me, non potrà mai essere felice con uno come lui. Troppo diversi.
Anche se lui prova attrazione per me ed io per lui, sono convinta che se mai avessimo un rapporto amoroso, non durerebbe molto.

Finisco di mangiare e torno al mio posto di lavoro, in attesa che l'ora passi in fretta.
Ancora una volta, vedo Jakob in compagnia di quella donna.
Ancora una volta si parlano, si sorridono.
Lei gli dice qualcosa all'orecchio e poi si allontana.

Jakob si volta verso di me.
Io prontamente chino il capo verso il bancone e faccio finta di niente.
Sento i suoi passi.
Si pianta davanti a me e si schiarisce la voce.
Sollevo il capo e lo guardo fingendomi sorpresa.
-Oh! Signor Summers. Posso fare qualcosa per lei?-
Lui disegna con un dito dei cerchi sul bancone e dice:
-Venire di nuovo a cena con me?-
Domanda, e io prontamente replico:
-Molto volentieri-
-Passo a prenderti a casa tua alla sette-
Mi fa' l'occhiolino e si allontana.

.

Turno di lavoro finito.
Raggiungo lo spogliatoio e mi cambio i vestiti. Prendo il casco, le chiavi della motocicletta e mi incammino fino al garage.

Giungo di fronte alla moto e rimango a fissarla allibita.
La gomma posteriore è a terra.
Mi inchino a controllare il pneumatico. Sembra che qualcuno l'abbia forato apposta con un coltello.
E immagino anche chi. Archie. Ma non lui. Deve aver mandato sicuramente qualcuno a farmi questo.
Stringo forte la mascella e i pugni.
Trattengo persino la voglia di piangere.
Trattengo ancor di più il desiderio di andare da lui e stringergli le mani intorno al collo. Lascio il garage.
Chiamo Wayne, ma mi dice che al momento non può lasciare l'officina, di chiamare Edgar.
Non so' perché, ma non mi va' di farlo.
Preferisco chiamare un taxi.

Lascio il garage e vado verso l'uscita.
Il taxi passa a prendermi pochi minuti dopo e giungo sotto casa.
Apro la porta e mi trovo davanti Edgar con le braccia conserte.
-Perché non mi hai chiamato?-
-Non volevo darti fastidio-
Replico, raggiungendo la porta della mia stanza.
Lui mi afferra per un braccio e mi blocca.
-Hey! Cosa è successo stavolta?-
Capisce che sono indignata, che trattenerlo le lacrime e la rabbia.
Persino la voglia di urlare. Ma non sono dell'umore di parlarne con lui.
Mi libero della sua stretta e mi chiudo nella mia stanza.

-Chloe! Apri. Sono io-
Wayne bussa con insistenza alla mia porta e subio lo apro.
-Che è successo alla moto?-
Io stringo le labbra in una linea dura, poi gli spiego ogni cosa.
Wayne fa' avanti e indietro per la mia stanza. Poi si ferma all'improvviso e dice:
-Dovremmo andare dal tuo capo e dirgli cosa ha fatto questo Archie-
Io sorrido nervosamente e scuoto la testa.
-Pensi davvero che mi crederà se gli dico che è stato Archie o uno dei suoi scagnozzi a forarmi una gomma? Non ho nessuna prova contro di lui-
Wayne sbotta e sospira.
-D'accordo. Andiamo col furgone a prendere la moto-

.

Io e Wayne torniamo a casa col vecchio furgone e vedo la macchina di Jakob parcheggiata davanti al cancello.
Scende dalla macchina e mi viene incontro.
-Chloe! Che succede? Ho provato a chiamarti, ma non rispondevi-
-Non sono dell'umore di venire a cena
con te-
Gli dico con tono secco e deciso.
Wayne non si intromette e va' via col furgone.
-Perché eri sul vecchio furgone? Vuoi dirmi che succede?-
Io sbotto e lo guardo, trattenendo a stento la collera.
-Qualcuno al garage, ha forato di proposito la gomma posteriore della mia moto-
-Non può essere!-
-Perché no?-  Domando indignata -Perché è il tuo garage?-
Jakob sospira e dice:
-D'accordo. Pago io il danno subito dalla tua moto. Dimmi quant'è-
Sgrano gl'occhi e lo fisso a bocca socchiusa.
-Non voglio i tuoi soldi. Maledizione!-
Lui mi afferra per le braccia e mi costringe a guardarlo negl'occhi.
-Chloe. Ti giuro che scoprirò chi è stato a danneggiare la tua moto-
Trattengo le lacrime e annuisco.
-D'accordo. Voglio fidarmi di te-
Mi stringe fra le sue braccia e mi sussurra qualcosa all'orecchio.
-Andiamo a cena ora-
Mi prende per mano e mi porta fino alla sua macchina.
Mi lascia entrare e mi allaccia la cintura di sicurezza.
Guardo verso la finestra d'ingresso di casa e noto che Edgar ci guarda.
Non appena si accorge del mio sguardo su di lui, chiude la tenta.

Jakob ferma la macchina vicino ad un chiosco, dove vendono hotdog, panini con würstel, hamburger e patatine.
Scende dalla macchina, poi torna con in mano una busta di carta e tira fuori un hotdog e delle patatine fritte.
-Spero che la cena sia di suo gradimento,  madame-
Dice con tono ironico.
Che dire. Non posso fare a meno di sorridere.
-Oh! Lo è. La ringrazio, sir-
Il suo volto diventa improvvisamente serio.
-Sei ancora arrabbiata?-
-Mh! Solo un pò-
Replico, mettendo in bocca una patatina.

Dopo aver mangiato, Jakob mette in moto la macchina e ci spostiamo da Covent Garden per raggiungere il quartiere di Richmond.
Si ferma dinanzi ad una bellissima villa isolata, in stile antico, circondata da un giardino. 
Parcheggia l'auto nel vialetto e scende per primo. Mi apre la portiera della macchina. Scendo.
Mi guardo un pò intorno.
-Immagino sia casa tua-
Dico.
-Indovinato-
Apre la porta di casa con un codice e mi invita ad entrare.

La casa di Jakob è davvero stupenda.
È arredata in stile inglese antico, con mobili in mogano, tappeti persiani, quadri e divani in pelle.
C'è una doppia rampa di scale in legno e ferro. Fra le due rampe, c'è una vetrata che illumina completamente l'ingresso.
-Niente male!-
Esclamo.
-E questo e niente-
Dice lui, mostrandomi la cucina che sembra quella di un ristorante.
Mi mostra anche il salone, il giardino con piscina e poi, il piano di sopra, dove c'è il suo studio e tre camere da letto.
Apre la porta della sua stanza e rimango piacevolmente colpita dal suo letto a baldacchino.
-Ti piace?-
Mi domanda.
-Come potrebbe non piacermi!-
Replico, stupefatta.
Accende il condizionatore, si sfila via la cravatta e sbottona la camicia.
Noto i suoi pettorali e i pochi peli scuri sul petto. Si avvicina a me. Mette le mani sui miei fianchi e poi, mi bacia dolcemente sulle labbra.

...

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