CAPITOLO VIII

571 28 1
                                    

Non riusciva a trovare una via di fuga, e la cosa la stava facendo impazzire.
Non appena aveva messo piede in casa di Camilla, questa l'aveva trascinata senza dire una parola direttamente all'attico, per poi ordinarle di sedersi su una delle sdraio che avevano portato lassú l'anno prima.
Margherita era rimasta sconcertata dai movimenti dell'amica. Sembrava in preda ad una crisi di nervi. Ma la assecondò, sapendo quanto la ragazza diventasse nervosa mentre preparava un esame.
Dopo però, realizzò che lo studio era l'ultimo delle sue preoccupazioni, per lo meno in quel momento.
"Ti ho vista. Con Cecia. E i suoi amici. Quindi o mi dici tutto, o sta volta giuro che ti prendo a sberle finché non parli". Era stata così categorica, che per un momento Margherita sospettò che l'avrebbe menata davvero.
Al contrario di quanto richiesto dall'amica però, si era ammutolita.
Le succedeva sempre, quando si sentiva braccata. Non che avesse fatto chissà cosa, anzi. Ma sapeva che se avesse detto all'amica dell'invito di Cecilia, non avrebbe accettato un no, costringendola ad andare.
La sentì sospirare, prima che andasse verso di lei, per sedercisi di fronte.
"Meg, sono io. Non ti chiudere, per favore. Cosa ti ha detto?" Lo sguardo che le rivolse, così pieno di apprensione, fece crollare i suoi muri.
Oltre a non riuscire sempre a mantenere quel velo di freddezza che era solita tenere per autodifesa, sentiva la necessità, anche se minima, di parlare con la sua amica di quanto in realtà soffrisse per la lontananza da Cecilia.
"Cami, che te devo di. Lo ha palesemente fatto apposta, a farsi trovare qua sotto. C'erano gli altri ma ci siamo solo salutati, ho parlato con lei e una sua amica, Huda, mi sembra. Mi...ci ha invitati da lei, dopo. A noi quattro. Ci sono anche quei ragazzi e non te lo volevo di perché sai che non riesco a dire no, ma non so se ce la faccio". Lacrime amare cominciarono a scendere sulle sue guance. Era incredibile come, nonostante fossero passati due anni, sentisse un amore così forte nei confronti di Cecilia.
"Meg, può essere un inizio, e lo sai anche tu. Non sappiamo come vanno le cose ora, magari non si vedono più così spesso, e lei ti vuole un bene dell'anima. Lo vuole a tutti noi. E manca anche a me. So che il rapporto più stretto ce lo avevi tu con lei, e non te ne faccio una colpa se all'inizio ti sei voluta distaccare, visto quanto stavi soffrendo. Ma sono passati due anni, lo devi a te stessa almeno il provare ad andare avanti. E lei ti sta aspettando Meg, perché ti adora". Si sentì stringere dalle braccia della sua amica come non succedeva da tempo.
Era raro che si lasciasse andare, davanti ai suoi amici. Di solito, si chiudeva in se stessa per dare libero sfogo alle sue emozioni, nella convinzione che tanto prima o poi sarebbe stata meglio.
E se per un po' funzionava, dopo il loop di pensieri autodistruttivi tornavano alla carica, più forti di prima.
Era riuscita ad aprirsi del tutto solo con la sua psicologa, ma anche durante le sedute aveva difficoltà nel spiegare cosa sentisse esattamente.
"Lo so amo, lo so. Io...mi sento così in colpa, per averla tolta anche a voi. Ma da quando è successo tutto, solo l'idea di poterlo rivedere, doverlo frequentare, mi fa ancora salire il panico. Lei è così buona, io non la merito. E non merito nemmeno voi, che mi siete rimasti vicino. Non sono una brava persona Cami. Ho fatto quel che ho fatto, e sono solo finita col ferire altre persone, cosa che mai avrei pensato". Camilla la afferrò per le spalle, costringendola a guardarla negli occhi.
"Meg, me devi sta a sentì ora. Noi non ti facciamo nessuna colpa, su quello che è successo. E anche lei non lo fa, e lo sai. Perché te l'ha detto non so quante volte, due anni fa. Sei stata illusa, perché eri innamorata. Se c'è qualcuno che è la vera merda, quella è lui, ok? Ma proprio perché non eri del tutto consapevole di ciò che stava succedendo, devi andare avanti. Ci devi provare per lo meno. E io lo so, come lo sai tu, che Cecia ti può aiutare in questo, perché ti vuole un bene dell'anima. È sempre stata la tua confidente più fidata, le dicevi tutto. Quindi so che ti ascolterebbe. Cristo Meg, non aspetta altro da due anni! Se no ti avrebbe già mandata a fanculo, non pensi?".
Lo sapeva, perfettamente, che Camilla aveva ragione.
Cecilia era sempre stata il suo punto di riferimento, la prima che chiamava quando aveva un problema, quando era in ansia. Per più di un anno, era stata la sua persona.
Non che non si fidasse dei suoi amici, anzi. Anche a loro, diceva tutto.
Ma con Cecilia era diverso. Lei la capiva ancora prima di se stessa. Ed era sempre pronta ad aiutarla.
"Hai ragione, lo so che hai ragione. Ma so bloccata amo, è più forte di me. Solo l'idea di parlarle mi fa salire il panico. Cosa dovrei dirle? Che sono stata a piangere per mesi, che non volevo più vedere nessuno perché mi sentivo sporca dentro, una merda pura? Non regge Cami. Lei non si merita le mie scuse, perché sono stupide"
"Ti sto per tira na sberla, te lo dico. Capisco che ti venga l'ansia, perché non è una cosa facile di cui parlare. Ma quelle che tu chiami scuse, io li chiamo traumi. Cristo Meg, ma ti ricordi come stavi? Per poco non abbiamo dovuto chiamare uno specialista, per quanto ci hai fatti preoccupare. E come ci siamo stati noi, fisicamente, c'era anche lei. C'era, nonostante tu abbia messo un muro nei suoi confronti. Ci scriveva praticamente ogni giorno, quando non sei andata a scuola per due settimane. E ci ha scritto anche mentre eri a Parigi, per sapere se fossi davvero li, se stessi bene. Quindi smettila, cristo". Margherita spalancò gli occhi.
"Davvero vi ha scritto? Non me l'avete mai detto..." Ecco, quello non se lo sarebbe mai aspettato.
"Ma ce fai o ce sei? Meg parlare con te di Cecilia è impossibile. Ogni volta che ci abbiamo provato, ti sei rifiutata di dire anche solo una parola, liquidandoci"
"Forse hai rag-"
"Leva il forse. Io ho ragione, Margherita. Quindi ora mi ascolti, e non ti azzardare a dire di no perché sennò mi incazzo pe davvero" Margherita annuì titubante fra le lacrime.
Succedeva raramente che l'amica la chiamasse con il nome completo. Lo faceva solo quando stava per perdere le staffe, quindi decise saggiamente di assecondarla, nonostante la paura di quello che le stava per proporre.
"Bene. Ora ci mettiamo a studiare, perché fino a prova contraria abbiamo un fottuto esame fra pochi giorni, così ti distrai un po' parlando dei nostri cari poeti latini. Poi, scrivi a Cecia che accettiamo il suo invito, ma le chiedi se prima puoi andare da lei da sola per parlare"
"Ma Cami non ci riu-"
"Cosa ho detto sul dire di no?"
"Ti detesto" Camilla sbuffò una risatina.
"Non mi detesti, mi ami di bene e sai che ho ragione. È ora di finirla con questa fuga inutile Meg. Lo dico per te, e lo sai. Mo alza sto culo e comincia a ripete Orazio, sai che lo detesto"
"E va bene. Però dopo allora mi ripeti tu i poeti neoterici".
Dopo un segno di assenso da parte dell'amica, cercò di levarsi di dosso tutti ì pensieri che non riguardavano l'esame, provando a concentrarsi.
Ciò che sarebbe successo quella sera, sarebbe stato un problema della Margherita del futuro.
Un futuro abbastanza vicino.

Cerotti sulle guance Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora