CAPITOLO XI

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La speranza che alla fine lei avesse accettato l'invito di Cecilia era alta in Duccio.
Non si erano più sentiti con la bionda nel pomeriggio. Lei era tornata a casa sua, con la scusa di volersi riposare, e loro erano finiti col passeggiare a zonzo per Roma, senza una meta precisa.
Erano poi tornati in hotel, per cambiarsi e cenare prima di raggiungere casa di Cecilia.
Duccio aveva sfruttato l'occasione per chiacchierare con Huda, e confidarsi con lei.
La ragazza era stata solo che contenta, quando il rosso le aveva chiesto se potesse fargli compagnia per una sigaretta nel balconcino della camera che condivideva con Marco.
Mentre il platinato era sotto la doccia, ne approfittarono per aprire il discorso riguardo la ragazza misteriosa.
"Non so che dirti Hudina, sono sincero. Che mi ha colpito è evidente, spero che stasera ci sarà"
"A parte che ti ho detto mille volte che odio quel soprannome, e poi Du, non c'era bisogno che lo sottolineassi. Immaginavo fosse lei la ragazza in questione, ma potevi almeno salutarla!" Duccio ridacchiò sentendo la prima frase dell'amica, per poi indispettirsi sentendo il continuo.
"Se l'avessi salutata probabilmente mi avrebbe denunciato. Ieri è letteralmente fuggita, non penso le interessi qualcosa di me" si concentrò sulla cenere che scendeva dalla sua sigaretta. A lui piaceva da impazzire conoscere persone nuove, soprattutto se gli sembrava avessero interessi affini. Con lei poteva dire di avercene, dato il sondaggio di quello stupido locale.
Ora, voleva solo confermare che effettivamente fosse così, non dando troppa fiducia alle risposte della sera precedente, ma lei non sembrava della stessa idea. E gli dispiaceva alquanto.
"Ma che ne sai Du! Sei riservato anche tu, sai quanto sia difficile aprirsi subito con le persone" Duccio sbuffò.
"Non è che mi deve raccontare tutta la sua vita, non la conosco neanche. Però addirittura liquidarmi cosi... che è, faccio così schifo?"
"Ora stai facendo la primadonna come tuo solito. Non la conosci, quindi non puoi sapere cosa pensa. E poi te l'ha detto anche Ceci, ha avuto dei trascorsi difficili. Magari devi solo un po' rompere il ghiaccio" Huda gli sorrise, cercando di rincuorarlo.
Il rosso poteva sembrare estroverso, ma in realtà era molto riservato.
Gli piaceva chiacchierare con tutti, soprattutto persone nuove. Solo, si apriva per davvero raramente, e unicamente con le persone che riteneva "degne di fiducia". Inutile dire che un paio di volte non era andata proprio secondo i suoi piani.
"Tanto non penso verrà".
Huda non fece in tempo a controbattere, perché entrambi vennero richiamati da Marco, volenteroso di attenzioni.
"Caph, che vuoi?" Huda si coprì gli occhi, quando lo vide con addosso solo un asciugamano levato in vita, ridacchiando nervosa.
"Non so che mettermi dopo" il tono era lamentoso, come se fosse quello di un bambino.
"State per fare una cosa a tre? Se volete vi lascio soli" i tre individui nella stanza si girarono verso chi aveva parlato, trovando un Dario a braccia conserte che li scrutava dalla porta.
"Erin grazie a Dio che ci sei anche tu! Cosa mi metto dopo?" Huda guardò Duccio, prima di raggiungere il suo ragazzo sulla porta, ridacchiando.
"Mi sa che qua c'è qualcuno che ti supera nell'essere una primadonna". Duccio rise alla battuta dell'amica, prima di concentrarsi sul platinato. A quanto pare, era in uno dei suoi momenti no riguardo i vestiti, e cercò di salvare la situazione. Diventava intrattabile quando si trattava dei suoi outfit. Quel giorno però, il rosso lo dovette mentalmente ringraziare. Senza saperlo, lo stava aiutando a distrarsi, distogliendo i suoi pensieri dallo sperare di ricevere un riscontro positivo una volta giunti a casa di Cecilia.

Si riscoprì più che entusiasta, quando vide Margherita intenta a chiacchierare con una ragazza mai vista prima, nel salotto della loro amica.
Da come parlavano pero, Duccio capì che si dovevano conoscere molto bene.
Cecilia fece lasciare loro le giacche all'ingresso, per poi fargli una breve descrizione della casa. Fino a quel momento, c'era stato solo Jacopo.
"Fate come se foste a casa vostra. Ja, mi aiuti col vino in cucina?" Il fidanzato la seguì, sparendo nella porta alla fine del corridoio.
Huda gli diede una gomitata, per poi dirigersi verso il divano, dove erano sedute le due ragazze.
"Ciao, io sono Huda, piacere di conoscerti" si concentrò sulla riccia seduta accanto a Margherita, sperando che gli altri seguissero il suo esempio. Sorrise internamente, quando captò al suo fianco la presenza di Dario. Una delle cose che amava di più del ragazzo era la sua educazione.
"Camilla, piacere mio" la riccia poi porse la sua mano al ragazzo accanto ad Huda, presentandosi anche a lui.
Margherita cercò di non scoppiare a ridere.
Non appena aveva messo piede in casa di Cecilia, dopo che le due l'avevano avvisata che avevano finito di parlare, l'amica aveva confessato loro che aveva passato la precedente mezz'ora di solitudine a cercare tutte le informazioni più importanti sul collettivo.
Ergo, sapeva perfettamente i loro nomi, quanti anni avessero e altre informazioni strane raccattate grazie ai tik tok delle fan.
"Questi maleducati che ti fissano sono Marco, Pietro, Andrea e Duccio. Perdonali, sono animali" Huda fece le presentazioni al posto dei ragazzi, rimasti in piedi come degli stoccafissi.
Notando il sottile tono di rimprovero che Huda li aveva rivolto, si avvicinarono per salutare e presentarsi ufficialmente.
Andrea si sedette scompostamente accanto a Margherita, dedicandole le sue attenzioni.
"Alloora, com'è andato lo studio?" Margherita sorrise. Aveva intuito che il corvino fosse il più socievole fra loro.
"Bene bene. Abbiamo finito prima del previsto, per fortuna. Voi che avete fatto di bello?" Si impegnò di costruire una conversazione civile, come le avevano consigliato le sue sue amiche prima dell'arrivo degli altri. A detta di Cecilia, una volta rotto il ghiaccio iniziale, quei ragazzi erano fantastici.
"Abbiamo mangiato a Trastevere, da... Caph com'è che si chiamava il ristorante?"
"Nannarella" Camilla si illuminò quando sentì il nome del locale in questione.
"È dietro casa mia, è buonissimo!" L'attenzione di Andrea ricadè con interesse verso la riccia, sotto lo sguardo curioso di Margherita.
"Devo dire si, molto buono"
"E che avete mangiato?"
"Carbonara, ovviamente. Siamo a Roma, non potevamo non prenderla" Camilla annuì vigorosamente. Il cibo romano per lei era sacro.
"Io ho provato le polpette della nonna, le hai mai mangiate li?" Pietro si intromise nella conversazione, e pian piano iniziarono tutti a fare una specie di classifica sui vari cibi romani.
Margherita, in uno dei suoi tipici momenti di isolamento mentale, decise di farsi una sigaretta. Cercando di non dare nell'occhio, si alzò dal divano. Prese la sua borsa, e si recò fuori, dopo aver chiesto a Cecilia dove potesse ciccare.
Tastando l'interno della sua borsa però, si rese conto di aver lasciato l'accendino nell'attico dell'amica.
"Ti serve questo?" Una voce alle sue spalle la ridestò dal guardare insistentemente la borsa che teneva in mano.
Si girò, ritrovandosi davanti il rosso, che la guardava con fare timido, e con un sorriso accennato.
"Grazie mille" si accese la sua sigaretta e, stupendosi di se stessa, allungò il pacchetto al ragazzo, invitandolo a prenderne una.
Duccio non si fece scappare l'occasione, accettando di buon grado.
Rimasero in silenzio, contemplando la città buia che si stanziava intorno a loro. Poi, il rosso prese parola.
"Scusa per ieri, non volevo spaventarti o altro. È stato solo un pensiero che non sono riuscito a controllare" Margherita si sentì in colpa.
Lui non aveva fatto nulla di male, anzi. Per un singolo istante, l'aveva fatta sentire come se davvero fosse una persona interessante, nonostante non si conoscessero.
"Scusami tu, davvero. Non hai fatto nulla di male, anzi. Hai detto una cosa molto carina" si girò a guardarlo, trovandolo già rivolto verso di lei, con un sorriso di sollievo ad incorniciargli il volto.
"Quindi...ti piace l'arte?" Duccio cercò uno spunto di conversazione. Gli occhi della ragazza lo destabilizzavano, ma la curiosità nei suoi confronti batteva ogni altra cosa.
"Tantissimo. È un qualcosa di magnifico. Anche a te?" Duccio ridacchiò.
"Si, non avrei mai mentito rispondendo a quelle domande, per quanto fossero stupide. Qual è il tuo artista preferito?"
"Oddio, così su due piedi me metti in difficoltà. Ma se devo pensa solo ad uno...Magritte. Si, sicuramente lui. Il tuo?"
"Mmm...non saprei. In effetti è una domanda bastarda. È pieno di artisti magnifici. Però a pelle ti dico Basquiat" Margherita sorrise.
"Sai, non chiedermi perché, ma ti facevo tipo da Basquiat"
"Io con te avrei detto più un Monet, non so perché"
"Beh, adoro gli impressionisti. Ma Magritte ha quel qualcosa in più, non me lo so spiegare"
"L'arte non ha bisogno di essere spiegata. La si vive, e basta"
"Questa l'hai trovata su Tumblr, ammettilo" come suo solito, quando donava a qualcuno una minima parte di se, Margherita ereggeva un muro, usando una delle sue armi preferite, l'ironia. Duccio capì che per lei era un discorso personale, quindi stette al gioco.
"In effetti sarebbe un'ottima bio per un post di Instagram" risero insieme, come se si conoscessero da una vita, e lei si concesse di parlare ancora un po' con il ragazzo.
Quella sera, lei scoprí di avere davanti una persona con un'anima buona, oltre che sensibile. E lui, si perse nella convinzione che si, quella ragazza aveva un mondo dentro di lei. Doveva solo scoprirlo.

SPAZIO AUTRICE
Questo capitolo non mi convince per niente, ma sentivo la mancanza dello scrivere di notte, quindi eccoci qua.
Piccolo momento fra i nostri cari protagonisti, ma è ancora tutto da vedere. Ogni tanto dimentico che Margherita non è Sofia, la battuta su Tumblr mi ha ricordato troppo lei. A parte l'ironia tipica dello sdrammatizzare, a sto giro hanno parlato, è un inizio.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se la storia vi piace, se vi piacciono i personaggi etc, as always.
Lov u
❤️‍🩹
P.s. Non chiedetemi perché, perché non lo so manco io, ma se penso a Piccolo mi viene in mente "Tuxedo", opera di Basquiat.

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