L'ansia che Margherita aveva provato per tutto il giorno, era completamente sparita nel momento in cui le sue labbra avevano toccato quelle di Duccio.
Tutto ciò che riusciva a sentire, era il puro desiderio.
La sua mente, dopo aver occultato qualsiasi pensiero negativo, tipico di quando si lasciava andare, aveva cominciato a concentrarsi solo sul ragazzo che stava baciando.
Venne riportata alla realtà, solo quando il rosso si staccò da lei, privandola di un contatto che la stava mandando in estasi.
"Signorina, vacci piano". Margherita neanche si era resa conto che Duccio, preso dalla foga del momento, l'aveva trascinata in un angolo del locale, e l'aveva appoggiata al muro.
"Du, non capisco che me sta a succede. Sto...io..." non riusciva neanche a parlare.
Duccio le sorrise dolcemente, per poi accarezzarle una guancia.
"Torniamo dagli altri, forse è meglio". Lei annuì, incapace di pronunciare anche una singola sillaba.
Magari parlare con gli altri, o semplicemente ascoltarli parlare, la avrebbe aiutata a filtrare i pensieri più perversi che stavano dominando la sua mente, per la prima volta dopo forse troppo tempo.
"Ma allora siete vivi" Marco li accolse con un sorrisino che era un tutto dire, facendola imbarazzare fino al midollo.
Era come se magicamente la sua mente si fosse ricollegata all'improvviso con il resto del corpo, facendole realizzare quanto si fosse lasciata andare, e quanto, al tempo stesso, avrebbe voluto farlo ancora.
Si sedette al tavolo dove si erano riuniti gli altri, perdendosi quasi subito nel discorso che Pietro aveva interrotto al loro arrivo riguardo una serata di qualche anno prima, in cui Dario si era ubriacato fino allo sfinimento.
Cercò di ignorare gli sguardi insistenti di Cecilia, ma poi la bionda, con la scusa di dover andare in bagno, la trascinò via dal tavolo.
"Allora?" Margherita la guardò, facendo finta di non capire cosa volesse sapere l'amica.
"Dai Meggy non farti pregare!"
"Cecia che te devo di...stasera me sento come se fossi in calore, e...ho un po' paura".
Da quando Duccio aveva interrotto il loro momento, pensieri contorti erano tornati a galla, facendola ricadere in uno dei suoi tipici momenti di indecisione, che automaticamente la portavano a chiudersi a riccio.
"Meggy, bimba mia...non cominciare a volare con la mente, ti prego. Siamo qui, sei qui, perché hai trovato una bella persona con cui stai bene, non te ne privare. Vivi Meggy, concediti di vivere per una benedetta volta. Alle eventuali conseguenze ci penserai domani". Margherita annuì titubante.
Amava Cecilia con tutto il suo cuore, e sapeva che aveva perfettamente ragione.
Sapeva anche però, che se non si fosse sbrigata, se avesse fatto passare troppo tempo, la sua mente si sarebbe chiusa del tutto, impedendole di fare ciò che realmente voleva.
"Ci provo Cecia, io...lo voglio fare davvero, anche per lui".
La bionda le fece un sorriso a trentadue denti, prima di racchiuderla in un abbraccio spaccaossa.
"Vallo a prendere Meggy, non aspetta altro".
Uscirono dal bagno mano nella mano per non perdersi, e Cecilia, invece di tornare dagli altri, la portò verso il bancone.
"Voglio brindare a te Meggy, e a noi. È da un po' che sei tornata nella mia vita, e ancora non ti ho detto quanto io ne sia felice. Mi sei mancata da impazzire"
"Non mi far piangere Cecia cazzo! Anche tu mi sei mancata, e scusa an-" Cecilia la zittì dandole in mano uno shot di qualche superalcolico.
"Non me devi chiede scusa. Bevi e torna dal tuo rosso. Ti sta seguendo con lo sguardo da quando siamo uscite dal bagno". Fecero scontrare i bicchierini, per poi ingerire quella che Margherita realizzò essere vodka liscia.
Entrambe fecero una smorfia disgustata, per poi scoppiare a ridere.
Si ripresero la mano, mentre tornavano dagli altri, trovando però al tavolo solo Duccio.
"Jack ti aspetta in pista" Cecilia annuì al rosso, per poi fargli un occhiolino complice, e dileguarsi.
Margherita, rimasta in piedi accanto l'amica, posò il suo sguardo su Duccio, trovandolo già intento a fissarla.
Si sedette accanto a lui, mantenendo una certa distanza.
Distanza che venne colmata dal rosso, che si avvicinò a lei, posandole una mano sulla coscia nuda.
"Ti dona" Margherita lo guardò storto.
"Cosa?" Duccio ridacchiò.
"La mia maglietta. Mi piace vederti con i miei vestiti addosso".
Margherita sentí rimbombare nella sua testa le parole che Cecilia le aveva rivolto in bagno.
"Ci penserò davvero domani". Fu la sua decisione definitiva.
Guardò Duccio, che la stava ancora squadrando con un luccichio negli occhi che la fece impazzire.
Afferrò per l'ennesima volta il suo volto, unendo nuovamente le loro labbra.
Si staccò lei per prima, ma solo per poterlo guardare negli occhi.
Sentiva il bisogno di fargli sapere quanto lo desiderasse.
"Du" Duccio aveva ancora gli occhi chiusi, e respirava a fatica.
Entrambi si erano fatti travolgere dal puro desiderio.
"Signorina" la guardò negli occhi.
"Ti voglio". Con un sussurro, Margherita diede il via ad un flusso dei pensieri più profondi che possedeva.
"Non so neanche io come, ne cosa fare esattamente, io...so solo che ti voglio".
Duccio la guardò con occhi colmi di stupore, oltre che di eccitazione.
Per la prima volta però, fu lui a bloccarsi.
"Signorina, hai bevuto. Non...ho paura di fare qualcosa di cui domani ti potresti pentire" si fermò per unire le mani alle sue, e per stringerle.
"Vogliamo la stessa cosa Margherita, veramente. Ma non...non così. Voglio che sia speciale, che tu ti goda ogni singolo momento. Non in un bagno lercio di una discoteca, non-" Margherita lo bació, per bloccarlo.
Il suo cuore, se possibile, aveva cominciato a batterle ancora più veloce.
Duccio l'aveva chiamata pochissime volte, con il suo nome. Sentirglielo pronunciare, aveva solamente aumentato la scintilla che stava esplodendo dentro di lei.
"Non potrebbe essere più speciale che con te. Mi coinvolgi in un modo che...Dio mi sento come Thessa" Margherita scoppió a ridere da sola, facendo ridacchiare anche Duccio. Talvolta ancora si chiedeva cosa nascondesse nella sua testa quella ragazza che, all'apparenza, sembrava solo timida. Ma lui lo sapeva, che in realtà nascondeva un mondo. Mondo che pian piano, gli stava lasciando scoprire.
"Chi è Thessa?"
"Solo...è la protagonista di una saga per quattordicenni, e questo momento mi ha ricordato lei e il suo ragazzo nei libri"
"Il suo ragazzo?" Margherita si morse la lingua, pentendosi di aver parlato troppo.
"Si insomma, oh sta zitto e baciami" riunì le loro labbra, per uscire dall'imbarazzo in cui lei stessa si era messa.
"Sai, potrei farci l'abitudine" Duccio si sentiva come se fosse su un altro pianeta.
La situazione in cui si erano ritrovati, pareva paradossale.
Sentiva che in quel momento Margherita stava lasciando indietro tutto ciò che la sua testa le rendeva ogni esperienza un qualcosa di negativo.
E ne era solo che felice, oltre che in parte fiero.
Era fiero che lei si stesse lasciando andare per lui.
Si sentiva appagato.
Ma non voleva approfittarsene, non voleva creare in lei un brutto ricordo di un qualcosa che, per un modo o per un altro, avrebbe inevitabilmente portato ad in evoluzione di un qualcosa che ancora nessuno dei due aveva definito.
Aveva paura di superare quella linea.
Certo era però, che lei non lo stava aiutando affatto a mantenere la sua presa di posizione.
Se a casa di Cecilia si era ritrovato, controvoglia, a fermarla, ora, in quella maledetta discoteca, stava diventando sempre più complicato.
Per questo, ringrazió mentalmente Dario, quando, tutto imbarazzato, andò da loro per avvisarli che gli altri volevano tornare a casa.
Troppo preso da Margherita, Duccio neanche si era reso conto che ormai era notte fonda.
La prese per mano, e insieme seguirono Dario verso l'area esterna della discoteca.
Margherita incroció subito lo sguardo di Cecilia, che le chiese se stesse bene, mimando con le labbra la sua domanda.
Margherita annuì, accennando un sorriso.
L'aria fredda notturna le stava facendo tornare un briciolo di lucidità che, si rese conto da sola, aveva completamente perso nel corso della serata.
Si salutarono tutti con baci e abbracci, e la promessa di pranzare insieme il giorno seguente.
A detta di un Pietro evidentemente alticcio, era estremamente necessario che Margherita e Cecilia provassero anche la grigliata di casa Stagi.
Margherita ringrazió che per la serata Duccio non avesse preso la macchina.
L'idea di ritrovarsi con il rosso in un abitacolo stretto come una macchina le faceva paura.
Aveva paura di non riuscire a controllare i suoi impulsi, di nuovo.
Per questo, si chiuse in un silenzio di tomba per tutto il tragitto verso casa del rosso.
Continuava a rimurginare su quanto era successo in discoteca, su come, per quanto avesse avuto paura di se stessa, delle sue emozioni, il suo pensiero predominante era il desiderio.
Duccio si era accorto delle rotelle del cervello della mora accanto a lui che, per quanto stavano girando velocemente, gli sembrava di sentirle.
Entrarono in casa nel completo silenzio, poi Margherita si chiuse in bagno con la scusa di doversi cambiare.
Si guardò allo specchio, riconoscendosi a stento.
"Ci penserai domani". Le parole di Cecilia continuavano a vorticare nella sua mente.
"Non ancora" ripensó anche a quello che le aveva detto Allegra.
Si sentiva pronta. Lo voleva. Sentiva il bisogno fisico di dimostrare a Duccio ciò che a parole non riusciva ancora ad esprimere.
Che fosse amore? Non lo sapeva.
Ciò che sapeva, era che lo voleva.
Si sciacquó la faccia, poi indossó il pigiama e si lavò i denti.
Temporeggió il più possibile, tanto che Duccio, non vedendola uscire dopo più di venti minuti, si preoccupò, e andò a bussare.
Margherita aprì la porta, ritrovandosi davanti un'immagine che automaticamente la sua mente indicó come una visione celestiale.
"Ma lo stai a fa apposta?" Duccio non capì subito a cosa si riferisse, poi realizzó quando vide i suoi occhi guardare ovunque tranne che lui.
Scoppió a ridere, facendola imbarazzare.
"Scusa signorina, fa caldissimo".
Duccio non ci aveva pensato, quando era andato in camera a cambiarsi.
L'abitudine l'aveva fatto svestire, per rimanere in boxer, abituato a dormire così nei mesi estivi.
"Hai sonno?" Cercó di riportarla sulla terra, notando come stesse iniziando a sentirsi a disagio.
"Un po'. Più che altro me gira la testa" Duccio la prese per mano, portandola in camera.
Si stesero sul letto, ricadendo per qualche minuto in un silenzio tombale.
Poi, Duccio parló.
"Posso farti una domanda?" Margherita si giró verso di lui, annuendo.
"Non...è solo una curiosità, puoi anche non rispondermi. Come...cioè, non ti è mai successo di avere la possib-" Duccio venne interrotto da una risatina da parte di Margherita, che lo fece girare verso di lei.
"Mi stai chiedendo perché sono vergine?" Duccio sgranó gli occhi, imbarazzandosi come mai in vita sua.
"Non proprio questo. Non fraintendermi, ognuno fa quel che vuole, e non c'è niente di male in qualsiasi caso, solo..." non sapeva come continuare.
C'era parte di lui che non riusciva a credere che nessun ragazzo prima di lui non avesse mai provato del desiderio verso di lei.
"Du, non te preoccupa. Non mi hai offesa. Ho superato la fase in cui la verginità era un qualcosa di sbagliato o altro alla mia età. È...ho avuto la possibilità di farlo, tempo fa. Ma non mi sentivo pronta. E a posteriori, vedendo come sono andate le cose, posso solo che ringraziare me stessa per non aver fatto un passo più lungo della gamba al tempo". Duccio la osservó, più curioso di prima.
Sospettava che ci fosse stata una persona che l'aveva ferita a morte, fin da quando Cecilia ci aveva fatto qualche accenno una delle prime volte che aveva visto Margherita.
Margherita si accorse dello sguardo di Duccio sulla sua figura, e se inizialmente cercó di ignorarlo, rimanendo in silenzio, alla fine crolló.
"Si chiamava Massimo"
"Eh?"
"L'unico ragazzo con cui sono stata, se così si può dire. Si chiamava massimo. È...lui era il fratellastro di Cecia, al tempo. Andavamo nella stessa scuola, ci siamo iniziati a frequentare. Poi lui si è fidanzato, e io...diciamo che non vado fiera di quello che è successo dopo, oltre al fatto che mi ha lasciata solo col cuore infranto"
"Che è successo, se posso chiedere?" Margherita tentennó. Ormai il caso di Pandora l'aveva aperto, tanto valeva buttare fuori tutto, no?
"È tornato a scuola fidanzato, e all'inizio mi ignorava e basta. Poi...poi ci siamo ritrovati in discoteca, e...non sono stata una brava persona, affatto. Ma ero talmente accecata da lui, da ciò che provavo, che sono andata contro tutto e tutti. Abbiamo avuto una storia di quasi un anno prima-" si bloccó, sentendo le lacrime cominciare a scendere sulle sue guance.
Non lo amava più, lo sapeva.
Ma ricordare, soprattutto ciò che era diventata a causa sua, le bugie, i sotterfugi, ancora le faceva male. Anche a distanza di due anni.
Fece un respiro profondo. Massimo non meritava le sue lacrime. Non più.
"Ci ha scoperti, la fidanzata. Cecia era presente, stavamo ad una festa a casa mia a Bracciano e-" Duccio la fermó, facendola girare verso di lui posandola sul suo petto.
"Non devi dirmi tutto, se non te la senti. Io...ero solo curioso, non volevo farti tornare in mente pensieri brutti. Scusa"
"Non ti devi scusare, ormai...ormai è acqua passata. Solo, ogni tanto quando ci ripenso mi lascio trasportare dalle emozioni"
"Lo capisco, è normale. Ma non sei una cattiva persona signorina. L'amore ci fa fare cose stupide e brutte, ma non puoi fartene una colpa per sempre. Devi perdonare te stessa"
"L'ho fatto Du. Non del tutto, ma l'ho fatto. Per questo, prima ti ho detto che c'è parte di me che è contenta di non essere mai andata troppo oltre con lui. Non era una persona per cui ne valesse la pena" annuì a se stessa mentre pronunciava l'ultima frase.
Ne era più che convinta, di aver fatto la scelta giusta. Soprattutto dopo aver sentito come lui al tempo, gliel'aveva rinfacciato.
"Sei una bella persona Margherita. Non dubitarne mai, per favore" Duccio l'aveva guardata dritta negli occhi pronunciandocquelle parole, e il suo cuore aveva, di nuovo, saltato un battito nel sentire il suo nome pronunciato dal rosso.
Era come il richiamo di una sirena per i marinai.
Lo bació dolcemente, per poi ricominciare a sentire il fuoco bruciare dentro di lei, ancora e ancora.
Si ritrovó senza rendersene conto sopra di lui, con le mani di Duccio arpionate sui suoi fianchi.
"Du, non ti fermare ti prego" si staccò per pregarlo.
Non voleva che finisse come l'ultima volta.
Duccio fece scendere le mani più giù sul suo corpo, stringendo la sua carne, e spingendo il suo bacino contro il proprio.
"Senti come ti desidero? Non dubitare mai neanche di questo. Ma non posso, non posso fare tutto ciò che vorrei, con te in queste condizioni. Hai bevuto, e non-" Margherita spinse il suo bacino verso quello del rosso, zittendolo con un bacio.
"Ti voglio". Glielo disse di nuovo.
Duccio alzó gli occhi al cielo, sbuffando una risatina.
"Possiamo sempre fare altro" e Margherita si sentì morire, quando Duccio scambió le loro posizioni, cominciando ad esplorare il suo corpo.SPAZIO AUTRICE
ALLORA. mega plotwist sono riuscita a finire di scrivere il capitolo in spiaggia. Non ho idea di come sia uscito, soprattutto perché l'ho modificato così tante volte che neanche ricordo così bene cosa ho scritto. È un momento molto importante, sia per l'evoluzione del rapporto fisico di Meggy e Duccio, ma anche se non soprattutto per la nostra Meggy, che ha finalmente capito quanto sia bello, oltre che importante, lasciarsi andare, "vivere". Non avevo mai scritto una cosa del genere, e si, mi sono divertita, ma sono anche molto incerta sul risultato.
Soo as always, se vi va di farmi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere🥹♥️.
Lov u
❤️🩹
STAI LEGGENDO
Cerotti sulle guance
Fiksi Penggemar"Che razza di nome è Duccio?" "Sai, come primo approccio non mi pare il massimo"