CAPITOLO XXVI

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Duccio ci aveva provato, a rimanere attento.
Il silenzio tombale in cui Dario era caduto però, gli fece capire di non essere riuscito nel suo intento.
"Du, ma mi stai ascoltando?"
"Si si, ci sono".
Non era vero, non aveva sentito una singola parola.
Si trovava in treno, andando verso la prossima meta del suo piccolo viaggio personale che aveva deciso di concedersi.
Aveva rinunciato a partecipare al concerto della Sad, pur di farlo.
Sentiva la necessità di staccare, di prendere del tempo per se stesso. E il modo più giusto per farlo, gli era sembrato quello di partire.
Dario l'aveva chiamato per raccontargli del concerto, per aggiornarlo sugli ultimi avvenimenti.
Ma la sua testa era immersa in un mondo parallelo, un mondo fatto di paranoie e ricordi.
La maggior parte, riguardanti Margherita.
Aveva impresso le parole che si erano scambiati al telefono nella mente come se fossero stampate.
E, dopo quasi una settimana, ancora non riusciva a togliersele dalla mente.

- UNA SETTIMANA PRIMA -
Era nervoso, come una corda di violino.
Margherita ancora non aveva risposto ai suoi messaggi, e la sua concentrazione era pari allo zero.
Si trovava al bunker, per colpa di Andrea.
Il corvino infatti, con l'aiuto di Huda e Ghera, aveva mandato avanti il suo piano per il videoclip di "estate80" ed aveva deciso di condividere con il resto del collettivo ciò che ne era venuto fuori.
Le storie delle sei ragazze erano appena uscite sui loro profili social, ma l'unica cosa che importava a Duccio era una risposta della mora.
Controllava ad intermittenza se lei avesse visto o meno la sua storia, ma vagava ancora nel buio più totale.
Marco lo convinse a lasciar perdere il suo telefono, solo dopo un'ora in cui, invece di confrontarsi con gli altri sul lavoro che stavano per pubblicare, aveva fissato insistentemente lo schermo.
Quest'ultimo poi, mentre lui finalmente dava attenzioni al platinato, si era illuminato dal nulla, avvisandolo di star ricevendo una chiamata.
Quando aveva scorto il nome di Margherita per poco non ci aveva creduto.
Era stato solo grazie a Jacopo che, facendolo tornare con i piedi per terra, aveva risposto al telefono.
Si era allontanato, con la scusa di voler fumare una sigaretta, e si era recato nella parte esterna del bunker, per poterle finalmente parlare.
Lui la capiva, quello era ovvio ad entrambi. Ma proprio perché la capiva, perché la vedeva, voleva sapere cosa passasse per la sua testa, come stesse vivendo quella strana situazione in cui si erano ritrovati.
"Margherita?"
"Ciao Duccio".
Il rosso percepì il suo tono incerto, capendo che quella chiamata, per quanto voluta da entrambi, di ciò era certo, non fosse del tutto volontaria in quell'esatto momento.
"Come stai?"
"Sto...bene. Si, bene. E tu?"
"Anche io, a grandi linee"
"Ne sono contenta". Ci furono vari attimi di silenzio, prima che Duccio lo spezzò, sperando di ricevere almeno un briciolo di risposta.
"Come mai mi hai chiamato?"
"Beh, ho visto la tua di chiamata e ho pensato dovessi dirmi qualcosa...si insomma, e poi volevo sapere come stessi"
"Si, ti ho chiamata. Ma non hai risposto". Nel pronunciare quelle parole, si rese conto di quanto il suo tono fosse risultato involontariamente duro. Non ce l'aveva direttamente con Margherita, aveva capito la situazione, ma del piccolo risentimento per tutta la situazione in se, ancora si trovava dentro di lui.
"Scusami, veramente. Stavo dormendo, e-"
"Scusa tu. Non volevo attaccarti, sono un po' nervoso di mio in questi giorni". Adesso era lui, che si stava arrampicando sugli specchi.
"Che succede? Se ti va, puoi parlarne con me". Duccio sospirò.
"Parlarne con te significa anche affrontare il discorso di ciò che è successo venerdì, e non so se tu sia pronta o meno. Non voglio vederti scappare ancora signorina"
"Non scapperò, promesso". Duccio sorrise genuinamente. Forse quel giorno avrebbe portato un piccolo passo in avanti.
"Vorrei averti davanti a me al momento" le confessò un pensiero che continuava a frullargli nella testa. Parlare dal vivo, avrebbe avuto sicuramente tutt'altro sapore.
"Forse è meglio così, sai? La massima fuga che posso fare al telefono è attaccarti in faccia" risero entrambi. A Duccio era più che chiaro che Margherita stesse cercando di smorzare l'ansia, quindi stette al gioco.
"Cosa che tu non farai, vero?"
"Ho detto che so una che mantiene le promesse, e mi sembra di averlo fatto finora, no?"
"Su questo non posso controbattere in effetti".
Duccio spezzò di nuovo l'alone di silenzio fra i due. Voleva risposte, voleva rassicurazioni. Ma soprattutto, voleva che Margherita cominciasse ad aprirsi con lui, che continuasse quella strada che lei stessa aveva intrapreso la settimana precedente. Voleva sentirla sbilanciarsi senza il terrore di cadere.
"A cosa pensi?" Margherita ridacchiò prima di rispondere.
"A troppe cose in realtà...ho la mente abbastanza a pezzi"
"Sai, siamo più simili di quanto pensi"
"Su questo non avevo dubbi, purtroppo"
"Perché dici purtroppo?"
"Perché mi fa paura, tutto questo. Mi sento sopraffatta, non mi era mai successo. E scappo, come hai potuto vedere. È più forte di me, quando non so cosa fare, faccio un passo indietro. E vedere come tu riesca a capirmi, a vedermi, mi fa impanicare il triplo, perché vuol dire che le mie solite tecniche di fuga com te non funzionano". Il rosso aveva percepito le parole della ragazza come un fiume in piena, incapace di fermarsi. Riusciva a percepire, anche attraverso una cornetta, quanto lei fosse combattuta. Per un attimo pensò seriamente di mandare tutto all'aria e prendere il primo treno disponibile per Roma.
"Hai paura, eppure riesci a parlarmi di ciò che ti succede. E direi che venerdì la paura l'hai più che superata, o sbaglio?"
"Sono un controsenso, te l'avevo detto. Io non...senti, te lo dico ora perché se sto zitta Cecia mi ammazza" il cambio repentino di tono, oltre che di argomento, lo fece tentennare.
Si, la vedeva. Ed entrambi ne erano consapevoli. Il problema sorgeva quando non riusciva a captare un imminente cambio di personalità, una presa di posizione da parte di lei. E rimaneva sconvolto, oltre che stupito. Proprio come era successo quel venerdì sera in discoteca.
"Ti ascolto signorina"
"Voglio vederti...". Due parole, una confessione, l'esposizione di una debolezza.
"Voglio vederti per provare a farti parlare con la vera me, quella che hai detto di aver visto.
Io...sappi che non è facile per me dirti quello che sto dicendo, ma questa cosa mi spinge a credere che forse c'è un motivo, per cui sei arrivato così di botto e mi hai scombussolata. Non lo so. Scusa sto straparlando, dimentica quel che-"
"Non potrei mai dimenticarmelo, sappilo. Quando hai il prossimo esame?"
"I primi di luglio...perché?"
"Perché te lo prometto, appena ho un attimo di respiro ti rapisco"
"Più che una promessa sembra una minaccia"
"Prendila come vuoi, ma lo farò. Perché anche io...anche io voglio vederti"
"E in questi giorni che fai?" Duccio sorrise. Nel suo sbilanciarsi, Margherita lo stava aiutando a capire ancora di più quanto effettivamente lo volesse vedere. E ne era solo che contento.
"Siamo occupati con dei progetti dedicati all'ep, e poi...parto. Vado via qualche giorno"
"Ah, parti... io speravo di vederti al progetto di Cecia, domani"
"Avrei voluto esserci, ma con gli altri abbiamo realizzato che è abbastanza complicato. Jacopo c'è però"
"Non è Jacopo che voglio vedere però" Duccio la sentì lamentarsi in sottofondo con qualcuno per averle fatto male, e ridacchiò. Immaginava ci fosse lo zampino di Cecilia dietro quella chiamata tanto bella quanto strana.
"Signorina, te l'ho promesso. E voglio dimostrarti che anche io, sono uno che le promesse le mantiene"
"Staremo a vedere allora".
Avevano continuato a chiacchierare poi, cercando di alleggerire il tono quasi profetico di quella chiamata. Duccio le aveva chiesto di Cecilia, se fosse nervosa per il lancio del suo progetto, ed erano finiti a chiacchierare in vivavoce, per poi far unire anche Jacopo e gli altri alla chiamata.
Avevano attaccato la telefonata dopo che Ghera, vedendoli cazzeggiare, li aveva richiamati per rifinire le ultime cose da organizzare.
Quella settimana sarebbero stati tutti abbastanza separati, per prendersi una pausa, quindi era importante rivedere il tutto.
La mente di Duccio però, riusciva a pensare solo ad una cosa. A quando l'avrebbe rivista. E fremeva, solo all'idea. Fremeva perché non sapeva cosa aspettarsi, fremeva perché era spaventato, che lei potesse di nuovo chiudersi a riccio, dopo essersi sbilanciata. Perché si, l'aveva fatto. Si era nuovamente fidata di lui, trovando il coraggio di confessare un qualcosa che per lei, lui l'aveva capito, era difficile anche solo pensare.
I suoi pensieri erano totalmente incentrati su cosa fare per lei, dove poterla portare.
Lei aveva condiviso con lui uno dei suoi posti speciali, portandolo al biblio bar. E lui voleva ricambiare. Voleva continuare a donarle piccoli pezzi della sua anima, per farle vedere quanto quei pezzi avrebbero potuto incastrarsi perfettamente con i suoi.
Potevano funzionare, Duccio ne era convinto.
Doveva solo dimostrare a lei che effettivamente era così.
"Tempo al tempo" così gli aveva detto Jacopo il giorno prima.
E Duccio riuscì solo a pensare, ricordando le parole dell'amico, che in quel momento non c'era cosa che più stava odiando del tempo.
Il tempo che lo teneva lontano da lei, ma che in qualche modo avrebbe potuto permettergli di pensare, di riordinare la mente. Doveva trovare qualcosa, un modo, un gesto, per farle buttare ancora più giù nei meandri più profondi della sua mente, quei pensieri autodistruttivi che le impedivano di vivere.
Voleva aiutarla, e voleva aiutare se stesso.
Perché da quando l'aveva incontrata, non pensava ad altro.

SPAZIO AUTRICE
Scusate l'assenza, ho fatto troppo strano anche a me non pubblicare per praticamente due giorni hahaha. Torno con un capitolo che personalmente detesto per come è uscito, ma serviva la descrizione di sto momento per l'evoluzione della storia quindi tac, ve lo beccate fresco fresco sta specie di flusso di coscienza attraverso i ricordi di Duccio.
Detto ciò, è un momento a modo suo importante, Margherita si apre con Duccio (immaginatevi cecilia di sottofondo che le punta una forchetta a mo di pistola addosso per farglielo fare) e lui le promette che si vedranno. Chi vivrà vedrà.
As always, Let me know cosa ne pensate, giuro che il prossimo uscirà quanto prima🙏❤️.
Lov u
❤️‍🩹
P.s. Andate a vedere inside out 2, se volete farvi un bel pianto. L'ho visto ieri e lo sto consigliando alla chiunque, quindi ve lo scrivo pure qua. Film magnifico, oltre ad essere na botta emotiva tremenda.
P.p.s : 4u my love Danielletheloser 💞💞

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