Epilogo

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Margherita aprì gli occhi sbadigliando, sentendo un peso su di se.
Giró lo sguardo, e quando si accorse che si trattava del braccio di Duccio avvolto intorno alla sua vita, sorrise.
Si concentrò sul suo viso, ancora rilassato dal sonno, per poi cominciare ad accarezzargli la guancia sinistra pigramente.
Quando si accorse del sorrisetto sul volto del rosso, alzó gli occhi al cielo, ma senza perdere il suo dolce sorriso.
"Ma allora sei sveglio" Duccio rise.
"Buongiorno signorina"
"Buongiorno" si avvicinò al suo volto, unendo le loro labbra in un dolce bacio.
"Potrei abituarmici"
"A cosa?"
"A svegliarmi con te accanto. Mi piace". Margherita arrossì senza rendersene conto.
Continuava a pensare che fosse tutto così magico, che a stento ci credeva.
"Dove sta la trappola?" La sua mente se lo era chiesto spesso, in quei mesi, da quando aveva conosciuto Duccio.
Ma lo sguardo del rosso, parlava per lui.
Quando Duccio la guardava, Margherita si sentiva amata. Come mai prima in vita sua.
Continuava ad avere un briciolo di paura, ne era perfettamente consapevole.
Certi pensieri autodistruttivi erano ostici, complicati da eliminare.
Ma si sentiva amata, e non voleva privarsene.
Non per colpa dei suoi stessi pensieri.
"Ti sei di nuovo chiusa nella tua testolina" la voce di Duccio la riportó alla realtà, facendola arrossire di nuovo.
Si sentiva una ragazzina alle prime armi, con lui.
E se pensava a come era stata la sua relazione, se così si poteva chiamare, con Massimo, le veniva da ridere.
Non erano minimamente paragonabili, le due cose.
Duccio ci teneva davvero, a lei.
"Scusa, giuro che smetterò prima o poi"
"Adoro anche questo tuo lato"
"Ora sei tu l'adulatore" risero insieme, per poi congiungere di nuovo le loro labbra.
E ancora, e ancora.
"Se continuiamo così non ci alzeremo mai dal letto"
"Non vedo dove sia il problema"
"Du..."
"Ma come? Non eri tu che mi volevi tanto?"
"Duccio Caponi, ma sei un bastardo!" Duccio scoppió a riderle in faccia.
Era tornata quella sensazione che aveva provato fin dalla prima volta in cui l'aveva vista.
Amava, metterla in imbarazzo, senza saperne esattamente il perché.
Margherita lo guardò storto e fece per alzarsi, ma Duccio la afferró per la vita, facendola ricadere sul letto.
Cominciò a farle il solletico, mentre lei lo pregava di smetterla fra le risate.
"Du, piantala ti prego".
Duccio si fermò per le troppe risate, e lei ne approfittó per sfuggire dalle sue grinfie.
Si posizionò con le mani sui fianchi ai piedi del letto, guardando Duccio con una finta aria di rimprovero.
"Bene, è ora di far cominciare seriamente questa giornata. Alzati su" Duccio la guardò divertita, prima di assecondarla, e alzarsi dal letto.
Si prepararono fra un bacio rubato e l'altro, per poi recarsi nell'area dell'hotel dedicata alla colazione.
Inutile dire che, data la sveglia mai impostata, erano arrivati tardi.
Margherita non si perse d'animo, e propose a Duccio di andare a fare colazione fuori.
Lui la sorprese di nuovo, proponendole di tornare al biblio bar.
Quando il rosso vide gli occhi di Margherita illuminarsi, capì di aver fatto la proposta giusta.
Camminarono per le vie di Roma senza perdere mai il sorriso, fermandosi di tanto in tanto per baci fugaci, pieni di detti e non detti.
Margherita sentiva come se stesse camminando sulle nuvole, serena come non lo era mai stata.
Ma oltre che serena, si rese conto di essere completamente estraniata dal mondo.
Ne ebbe la prova definitiva, quando, mentre Duccio ordinava la loro colazione, si ricordò di controllare il telefono, trovando una miriade di messaggi che aveva bellamente ignorato.
Alzò gli occhi al cielo, quando lèsse i messaggi degli altri sul loro gruppo, che continuavano a fare battute sul suo livello di sottonaggine, ma sorrise comunque.
Non vedeva l'ora, di aggiornarli su quanto accaduto. A stento riusciva a crederci lei stessa, e per la prima volta, non stava nella pelle, nel poter condividere con i suoi amici più cari uno dei momenti più importanti della sua vita, a livello sentimentale.
Rispose poi, ai suoi genitori, dicendo loro che stava bene, per non farli preoccupare troppo.
Conosceva i suoi, soprattutto suo padre. Sapeva si fossero accorti di qualcosa, ma apprezzava il loro mantenere un profilo basso, e non tartassarla di domande.
Anche loro avevano vissuto, seppur marginalmente, la sua disavventura con Massimo. Sapeva quanto, indirettamente, li aveva fatti soffrire, nel suo periodo più buio.
E c'era parte di lei, che non vedeva l'ora di condividere con loro quella strana ma bella situazione in cui si era ritrovata con Duccio.
Fu in quel momento, che la sua mente decise di far tornare a galla una domanda che aveva cercato di rimandare il più possibile.
"Cosa siamo noi?".
Non che necessitasse etichette o quant'altro, ma quel quesito le era ronzato in testa più volte, nell'ultimo mese.
Duccio si accorse subito, che qualcosa non andava.
Tornó al tavolo con un sorriso in volto, che sparì quando si accorse della fronte aggrottata di Margherita.
"Signorina..." Margherita alzó lo sguardo, tentando di rassicurarlo con un sorriso.
"Non sto pensando a niente di brutto, giuro" Duccio la guardò scettico, prima di sedersi davanti a lei, pensieroso come non mai.
Rimasero in silenzio per un po', entrambi a rimarginare sui loro dubbi esistenziali, poi il rosso prese coraggio, e cominció ad esporsi.
"Ti sei pentita?" Margherita sgranó gli occhi, colta alla sprovvista.
"In che senso?" Duccio tentennó, prima di parlare.
"Di stanotte. Ti sei pentita?" Margherita si sentí in colpa come non mai, e al tempo stretto sentì una dolcezza immonda stanziarsi dentro di se.
Cosa aveva fatto di così bello, per aver ricevuto Duccio nella sua vita?
Il pensiero che lui potesse credere di aver sbagliato qualcosa la stava mandando al manicomio.
Evidentemente il rosso non si rendeva conto, di quanto le stesse facendo bene, averlo nella sua vita, di quanto lui le stesse già dando, in così poco.
Gli afferró le mani, stringendole fra le sue.
Poi, decise di aprirgli il suo cuore ancora una volta.
Voleva che lui capisse quanto fosse importante per lei, quanto ci tenesse.
Sapeva che ne era consapevole, Duccio. Era il primo, fra i due, che aveva capito quanto potessero funzionare.
Ora era il suo turno, di rassicurarlo, di dargli certezze che lui le aveva sempre assicurato.
"Non mi sono pentita di niente, anzi. È solo la mia mente che viaggia, e si fa domande su domande perché, per quanto io sembri confusa, sono certa di essermi legata a te in una maniera irreparabile"
Si fermò durante il suo stesso discorso, come se avesse avuto un'illuminazione.
Si alzò di scatto e il rosso fece per dire qualcosa, ma lo fermò sul nascere, dicendogli di aspettarla seduto al tavolo.
Duccio la osservò muoversi smaniosa fra le librerie del bar, sempre più confuso.
Non c'era niente da fare, era un continuo scoprire, con lei. Imprevedibile come poche persone.
Margherita tornò verso di lui con un libro in mano, alimentando la sua curiosità contorta.
Si sedette in silenzio, sfogliando con foga le pagine di quello che Duccio riconobbe come un mattone, per poi esultare quando sembrò trovare ciò che stava cercando.
Gli passò il libro facendo attenzione a mantenere il segno, poi iniziò a spiegarsi.
"Una delle prime volte che sono venuta qui, ero sola e incazzata. Avevo litigato con Massimo e avevo bisogno di staccare la testa, così mi sono seduta, ho afferrato un libro a caso e mi sono messa a leggere per ore. "La verità sul caso Harry Quebert" è un libro che mi è rimasto impresso e mi ha fatto impazzire, ma c'è una frase in particolare, che non riesco a togliermi dalla testa. Fin da quando l'ho letta la prima volta".
Si fermò, per indicare a Duccio le parole da leggere.
"La vita è una lunga caduta...
La cosa più importante è saper cadere.
Perché credo che il tuo problema sia proprio questo: tu hai paura della caduta. Come si può vivere se non si sa cadere? Tu non hai ancora capito l'importanza di saper cadere. Ed è questo che finirà per rovinarti se non ti riprendi in tempo".
Per quanto tempo, aveva rimurginato su quelle poche ma significative parole.
Cadere, sbilanciarsi, rischiare buttarsi, erano tutti sinonimi della sua paura più grande : vivere.
Ma non voleva più avere paura, l'aveva capito. Voleva vivere a pieno, non più sopravvivere.
Per troppo tempo era stata l'ombra di se stessa, e si era stufata.
Vedere a colori le piaceva, le piaceva da morire. E non voleva rinunciarci per nulla al mondo.
"Quando ho letto queste parole la prima volta, mi sono stranita, perché mi sono sentita presa in causa. L'hai detto tu stesso, che si percepisce la mia paura di vivere, e mi sono tornate in mente queste piccole frasi, in cui ho smesso di riconoscermi, da quando sei entrato nella mia vita. Non dico sia solo merito tuo, perché io in primis ho ricominciato a lavorare su me stessa, però...tu mi fai venire voglia di colorare la mia vita, invece di rinchiudermi nel mio tipico grigio Du. Non ti dico che cambierò da un giorno all'altro, ci vorrà del tempo, non so neanche quanto, ma voglio che tu capisca quanto io ci tenga. Voglio mettere da parte i miei pensieri autodistruttivi, per te, oltre che per me stessa".
Mettersi a nudo, ammettere di avere un problema, non era mai stato facile per Margherita.
Ma con Duccio che la guardava con gli occhi che brillavano di emozione, era impossibile non crollare, non confidarsi.
Doveva smetterla, di avere paura di risultare debole, fragile. Le sue paure erano parte integrante di lei, lo sarebbero state per ancora molto tempo sicuramente. Ma era anche sicura di voler cambiare, di voler vivere, finalmente.
Margherita osservò Duccio contemplarla, in attesa che dicesse qualsiasi cosa.
Sperava che gli fosse arrivato quello che lei stava iniziando a riconoscere come amore.
Perché si, nel profondo, era convinta di essersi innamorata di quel ragazzo con la chioma rossa.
Della sua dolcezza, del suo tatto, della sua empatia, della sua continua comprensione.
Del suo sorriso, dei suoi occhi, delle sue braccia, del suo stile, del suo amore per l'arte.
Era entrata in qualcosa più grande di lei, ma, per la prima volta in vita sua, la paura di cadere, di fare un salto del vuoto, di rimanere ferita, era superata da un sentimento che sempre più prepotente le schiacciava il cuore.
Duccio la ridestò dai suoi stessi pensieri, avvicinando i loro visi.
"Signorina, tu mi hai stregato. E starò tutto il tempo che vuoi, se vuoi farmi vedere il tuo mondo a colori".
Tre semplici frasi, in cui era racchiuso tutto.
Una promessa fra due cuori che battevano all'impazzata.
"Possiamo funzionare Margherita, te lo prometto" Margherita sentì le farfalle nel suo stomaco implodere.
L'effetto che Duccio aveva su di se d'altronde, era quello tipico dell'innamoramento. Ma non aveva bisogno delle farfalle, per capirlo. Ne era perfettamente consapevole.
Duccio la baciò dolcemente, come a suggellare la sua promessa appena fatta, prima di dare al suo cuore il colpo di grazia.
"Possiamo essere arte, insieme. Come gli amanti di Magritte, che comunicano col linguaggio del corpo un sentimento che a parole è quasi impossibile da descrivere, o come il bacio di Klimt, dove ci si sorregge a vicenda dal precipizio della vita, e potrei andare avanti per ore. Possiamo esserlo, insieme. Lo so che non sarà facile, niente nella vita lo è. Ma non voglio vederti fare la fine di Dafne, non con me".
Margherita sentì gli occhi lucidi ancor prima che Duccio finisse di parlare.
Ringraziò mentalmente l'universo, per averle fatto trovare un'anima tanto buona quanto affine alla sua.
Prese il suo volto fra le mani, avvolgendo il suo mento a coppa, prima di baciarlo. E ancora, e ancora.
Duccio le asciugò le lacrime fra un bacio e l'altro, per poi guardarla dritto negli occhi.
Margherita gli sorrise dolcemente, poi ridacchiò.
"Diventeremo due sdolcinati del cazzo"
Duccio si unì alla sua risata, prima di baciarla ancora.
"Non vedo l'ora, con te".



SPAZIO AUTRICE
Ho il cuore a pezzi, sappiatelo. Ma è giusto così. Ho cancellato e riscritto da capo questo finale per giorni, perché volevo rendere giustizia ai miei bambini, e ovviamente non sono per niente convinta. Ma sto cercando di sopprimere la mia insoddisfazione, e regalarvi la dolcezza dei miei cuoricini che, finalmente, hanno deciso di farla finita con le paure e iniziare (anche se di base lo era già ma shh) questo "viaggio" insieme che chissà dove li porterà.
È più corto del solito, ma penso racchiuda comunque il significato di ciò che provano i miei bimbi. Ci ho messo parte di me in Margherita, e spero vi sia arrivato.
Vi auguro con tutto il cuore di riuscire sempre a vivere senza paura di cadere, perché vi assicuro che ne vale la pena. Sono la prima che ha difficoltà nel farlo, ma spero che voi ci riusciate meglio di me❤️.
Ringrazio dal profondo del mio cuore chiunque abbia speso tempo nel leggere la mia storia, nel mettere anche una singola stellina o a commentare. Grazie grazie grazie❤️❤️veramente.
Il viaggio di Duccio e Meggy si conclude qui, ma visto che sono masochista (penso lo abbiate capito) ci sentiremo a breve nella storia di Marco e Daniela, e Andrea e Giulia. Prometto che se ne vedranno delle belle anche lì (io🤝creare hype) e spero possano piacervi anche queste :).
Lov u
❤️‍🩹

Cerotti sulle guance Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora