CAPITOLO XXIII

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Gliel'aveva detto, agli altri, che non voleva vedere nessuno per un po'. Che aveva bisogno di pensare, di stare sola.
Ma era stata bellamente ignorata.
Non la lasciavano a crogiolarsi nella solitudine neanche durante i pasti, anzi.
Cecilia era appena andata ad aprire la porta di casa sua, per accogliere il corriere di Glovo.
"Se famo na pizza e ci dici tutto" così aveva esordito, e sapeva di non poter fuggire.
Il problema principale però, non era parlarne. In realtà, sentiva un'inusuale necessità di sfogarsi, di provare a capire cosa pensasse, come stesse.
Il vero problema era che, parlarne, avrebbe significato aprire il vaso di Pandora di ciò che era successo nelle ultime ventiquattr'ore. E neanche lei sapeva esattamente cosa raccontare.
Si era baciata con Duccio più di una volta, venerdì sera.
Erano rimasti appiccicati per ore, scambiandosi qualche parola per permettersi di respirare, per poi ricominciare ad unire le loro labbra.
I loro amici, vedendoli finalmente insieme, avevano concesso loro una bolla da cui non erano usciti finché non era arrivato il momento di salutarsi.
E Margherita non aveva minimamente pensato, a ciò che stava facendo.
Aveva seguito l'istinto, con l'aiuto dei suoi amici, che l'avevano spronata ad andare dal rosso una volta arrivata in discoteca.
Così, l'aveva fatto.
E dopo aver sentito le sue parole, le era sembrata la cosa più giusta, baciarlo di sua spontanea volontà.
Nei meandri più profondi della sua mente, nel momento esatto in cui aveva spinto le labbra di lui sulle sue, sapeva che non sarebbe potuta tornare indietro.
Ma per tutta la durata della serata, aveva rinchiuso quei pensieri in una scatola sigillata, ignorandoli.
Quando poi era arrivato il momento di andare via, aveva sentito come se qualcuno la avesse buttata sotto un getto di acqua gelida.
Erano stati richiamati da Pietro che, con enorme imbarazzo, li aveva detto che era arrivata l'ora di rientrare. Sarebbero partiti presto, sabato.
Si erano staccati di malavoglia, per poi guardarsi negli occhi, arrossendo.
Avevano seguito Pietro chiudendosi in un imbarazzante silenzio. Era come se entrambi stessero realizzando solo in quel momento cosa fosse realmente successo.
E se Duccio ne era rimasto, oltre che colpito, estremamente felice, Margherita stava cominciando a percepire il tipico sudore freddo che implicava l'inizio di una crisi.
Aveva cercato di resistere il più possibile, salutando a destra e a manca i ragazzi che, con quel santo di Ghera, sarebbero tornati all'hotel nel van preparato dal manager.
I suoi occhi però, parlavano. Soprattutto a Duccio. Erano sgranati, lucidi. Lo vedeva, che stava per scoppiare.
Fu proprio lui l'ultimo a salutarla, indeciso su come comportarsi. Non voleva peggiorare le cose.
Si erano avvicinati lentamente l'uno all'altro, quasi studiandosi. Entrambi avevano paura di come avrebbe reagito l'altro.
Margherita aveva deciso di porre fine alle sue agonie, salutandolo con la mano, per poi fiondarsi dall'altro lato della strada, alla macchina di Luca.
Duccio aveva cercato di non far trasparire la sua delusione, ed era salito sul van rimanendo in silenzio fino all'hotel.
Andrea, completamente ubriaco, continuava a starnazzare urlando spezzoni di canzoni a caso, appoggiato da Marco, fatto come una pigna.
L'unico che sembrava lucido, per lo meno più degli altri, era Jacopo.
Il riccio continuava a guardare Duccio con uno sguardo apprensivo che stava mandando il rosso al manicomio.
Si sentiva in difetto, colpevole. Come se fosse stato lui a fare a Margherita un torto così grande da farla entrare nel panico.
Il rosso non sapeva però, che era tutto il contrario.
Margherita aveva adorato baciarlo, prendersi quel momento di libertà, seguire ciò che voleva realmente fare, l'essersi buttata.
Era stato un momento magico, per lei.
La sua mente però, non la pensava allo stesso modo.
Era rimasta in un silenzio tombale per tutto il tragitto, cercando di nascondere le lacrime ai suoi più cari amici.
Ci era riuscita, per un po'. Ma poi Cecilia, seduta accanto a lei, le aveva girato il volto riverso verso il finestrino, e le aveva chiesto cosa stesse succedendo.
Ed era scoppiata a piangere più di quanto non stesse facendo già.
Luca aveva fermato la macchina sotto casa di Ilaria, la prima che avrebbe lasciato, e si era girato verso Margherita, per capire la situazione.
Margherita aveva gentilmente chiesto, fra le lacrime, ai suoi amici di non farle domande, che ne avrebbero parlato il giorno seguente.
L'unica cosa che voleva, in quel momento, era tornare a casa sua, e abbracciare suo padre.
Era sempre stato così, il loro rapporto.
Quando entrava nel panico, quando piangeva, quando i pensieri erano troppo forti da poterli affrontare da sola, andava da suo padre.
Lui non faceva domande, non insisteva nel voler sapere cosa fosse successo. Rimaneva con lei, la abbracciava, le sussurrava parole dolci, e la calmava. Quell'uomo era la sua persona medicina.
I suoi amici acconsentirono, solo perché consapevoli che non sarebbe stata sola ad affrontare una delle sue crisi.
Si era fiondata in casa, una volta scesa dalla macchina, ed era direttamente andata nella camera dei suoi genitori.
Dovette ringraziare il cielo per il sonno pesante della madre, perché vedendo i suoi dormire i singhiozzi erano solo che aumentati.
Quando la sua mente, bastarda, entrava in tilt, pensava al peggio in ogni ambito della sua vita.
Pensava ai suoi amici, sentendosi un peso ed inferiore a loro, immeritevole di averli intorno.
Pensava ai suoi genitori, sentendosi una figlia ingrata, un fallimento.
Pensava al suo corpo, a quanto non si piacesse, a quanto odiasse quella carne in più che più di una volta le aveva creato delusioni.
Non aveva un filo logico, la sua mente, quando entrava in crisi.
Pensieri autodistruttivi le si impiantavano nella psiche, distruggendo ogni suo buono proposito, ogni pensiero positivo.
Era rimasta abbracciata al padre, nel suo letto, per tutta la notte.
Si era addormentata all'alba fra le lacrime, e si era risvegliata solo nel primo pomeriggio.
Era riuscita a convincere i suoi, dopo quasi un'ora passata a discuterne, che poteva rimanere sola.
Quel pomeriggio avevano un concerto di un loro caro amico violoncellista, e non voleva che per colpa sua se lo perdessero.
Così, era rimasta sola.
Era riuscita a riprendere il telefono, a riconnettersi col mondo, solo nel tardo pomeriggio.
La schermata della home era piena di notifiche dei suoi amici, che la imploravano di farsi sentire, di vedersi.
E lei ci aveva provato, a dire che voleva stare sola, che stava bene.
Inutile dire che la sua volontà era stata gettata via.
"Meg, mangia sta pizza, te prego. Il tuo stomaco sta chiedendo pietà"
"Lullo non ho fame, veramente".
Solo il pensiero di ingerire qualcosa le faceva salire i conati.
Era sempre così, dopo una crisi.
Lo stomaco, per quanto implorasse del cibo, le si contorceva, impedendole di mangiare.
La mente continuava a rivivere in loop il fattore scatenante della crisi, impedendole di superarla del tutto.
"Almeno puoi parlarci? Siamo qui per te, come sempre. Parla Meg, sfogati. Non lo so se vuoi spaccame na sedia in testa, ma ti prego parla".
E lei voleva, voleva davvero parlarne. Ne sentiva il bisogno.
Ma non sapeva neanche da dove cominciare.
Come poteva spiegare alle persone più care della sua vita, che in quel momento per la sua testa era inconcepibile vivere, godersi la vita?
La sua psiche, allarmata dall'aver ricevuto delle attenzioni, si era autoconvinta di aver fatto una cazzata, di aver esagerato.
Che fosse assurdo, che qualcuno avesse interesse per lei.
Dopo Massimo, i suoi problemi di autostima, il suo complesso di inferiorità, erano tornati a pallettoni. Per un po' era riuscita ad ignorarli, con lui che le faceva i complimenti, facendola sentire un minimo apprezzata.
Ma dopo che lui l'aveva mollata, scegliendo lei, era tornato tutto a galla.
Le sue paure più profonde le logoravano l'anima. Ecco, era questo il problema.
Non Duccio, non il bacio. Il problema era lei, la sua mente.
"Meggy, per favore. Lo sai che lo diciamo per il tuo bene. Guarda me! Parlarmi ha risolto qualcosa, no?"
"È che...non so neanche io che dirvi esattamente. È da quando Duccio mi ha parlato in balcone da Cecia che ho cominciato a pensare troppo, a troppe cose. Ieri ho pure pisciato la psicologa, non volevo parlare con lei di sti pensieri di merda. Poi ho fatto sta cazzata e so scoppiata"
"Ma perché dici che è una cazzata Meg! È una cosa bella cazzo, per una volta hai fatto quello che sentivi" Camilla stava iniziando a capire quale fosse il punto della situazione, ma sperava che, punzecchiandola, sarebbe stata lei a darle una conferma.
"A Cami, ma che bello e bello. Ma come cazzo mi è venuto in mente...lui...io non so che mi è preso. Ma lui mi ha detto quelle cazzate sul vivere la vita e-"
"Meg, non so cazzate. Almeno non per te. Sennò non l'avresti baciato" Margherita si sentì, nuovamente, in trappola.
La conoscevano così bene, che sapevano quanto si stesse arrampicando sugli specchi, provando a depistarli sull'affrontare i suoi veri pensieri.
"Non è questo il punto..."
"Appunto, dicci qual è il vero problema! Ti ascoltiamo, sempre" Margherita si ammutolì. C'era parte di lei che si vergognava, che si sentiva stupida, per i suoi pensieri.
"Meg tu lo sai che vali, si?" Ilaria fece quella domanda a bruciapelo, facendola raggelare.
"Meg, rispondi. Sai che vali si o no?".
Iniziò a boccheggiare, cercando di trovare un modo per uscire da quella situazione scomoda. La stavano mettendo a nudo, di nuovo.
"Meg, te lo dirò di nuovo perché a quanto pare la tua testolina ha ricominciato a macinare pensieri del cazzo. Smettila di autosabotarti, di pensare di valere meno degli altri. C'è un ragazzo, dolce e sensibile come hai sempre voluto, che si è interessato a te. Non del tuo corpo, non dei tuoi difetti, ma di te. La vera te. E te l'ha anche ammesso. Ti ha capita, e sta cosa te sta a fa impazzì. E lo possiamo pure capire, perché di solito per comprendere il tuo cervello smonco ci vogliono anni, ma lui l'ha fatto. E l'hai baciato. Perché anche a te, interessa. Non ci avresti fatto colazione, non gli avresti inviato la statua e tutto il resto, se fosse stato il contrario. È una cosa bella, ed era anche ora che tu riprendessi in mano la tua vita, dopo quello che è successo co coso. Hai fatto dei passi da giganti nelle ultime settimane, devi andarne fiera. E ciò che è successo ieri è compreso nel pacchetto dell'evoluzione che stai avendo. Quindi piantala, o giuro che te brucio la collezione della Austen".
Margherita guardò Ilaria con gli occhi sgranati.
Rimasta in uno strano silenzio da quando erano arrivati, la sua migliore amica di una vita, sua sorella, aveva trovato le parole più giuste per descrivere il vero problema.
"Ao non ricomincia a piagne mo!" Luca cercò di smorzare la tensione, con la sua battuta.
Si erano accorti tutti dei suoi occhi lucidi. Ma con Ilaria era così. Osservava, analizzava la situazione, e poi sbottava, dicendo frasi che avrebbero fatto aprire gli occhi anche ad un cieco.
"Non sto a piagne! Cioè si ma...oh vaffanculo vi odio" scoppiarono a ridere, per poi abbracciarsi tutti, come ai vecchi tempi.
Camilla passò un pezzo di pizza a Margherita che, finalmente, iniziò a mangiare.
Rimasero per un po' in silenzio, rimurginando su ciò che si erano appena detti.
Margherita non era del tutto serena. Certo, come sempre, le parole dei suoi amici più cari erano riusciti ad acquietare la sua mente, ma sapeva che c'era ancora qualcosa che doveva fare.
Aprì Instagram, andando nei direct.
L'aveva vista, la notifica di Duccio. Le aveva scritto nel primo pomeriggio, ma aveva eliminato l'anteprima del messaggio ancor prima di leggerlo.
Fece un sospiro e, dandosi un briciolo di coraggio, aprì la loro chat.
@__piccolo___ : spero che tu stia meglio. Se ti andrà di parlarne con qualcuno, ti ascolto. Ricordati che ti vedo, signorina.
Maledetto rosso. Lo sapeva, lo sapeva che la vedeva.
Il suo dilemma interiore, sul se e come rispondere a Duccio, venne interrotto da Camilla, che richiamò l'attenzione su di se tossendo.
Si girarono tutti verso la riccia che, rossa in viso, teneva lo sguardo puntato verso il pavimento.
"Ho aspettato a dirvelo perché avevamo altre cose di cui parla, ma volevo sottolineare che ieri me so scolata tre drink, non ero proprio in me e-"
"Cami, che cazzo hai combinato?"
"Ho scopato con Andrea".

SPAZIO AUTRICE
Guess who's back😀. ALLORA. Sto capitolo è un tale caos che so rimasta tutto il giorno a riguardarlo ma ho deciso di metterlo lo stesso perché sono masochista. Si affrontano tanti discorsi, soprattutto sulla mente di Margherita. È ovvio che ciò che è successo con Duccio l'abbia resa felice, ma prima di rendersene conto deve affrontare i suoi demoni, superarli. E chi lo sa, magari il nostro amato rosso sottone è la persona giusta per aiutarla.
Ho messo in mezzo il papà sia perché volevo dedicare un briciolo di questa storia al mio dolce papone, sia perché è importante vedere quanto Margherita abbia sempre difficoltà nell'iniziare a parlare dei suoi problemi. Poi lo fa eh, ma mai di sua iniziativa. Ha tanti cazzi per la testa, diciamocelo😂ma vedremo come andrà avanti.
As always fatemi sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto questo intruglio di capitolo insomma, qualsiasi cosa.
Lov u
❤️‍🩹
P.s. Lo spettacolo di ieri è andato bene, in generale. Ho avuto il solito panico che mi ha fatto toppare la prima frase del primo monologo, ma mi sono crogiolata abbastanza nell'autocritica, quindi dico solo AVE MARIA l'abbiamo fatto ed il teatro era praticamente pieno se non per 5/6 posti, quindi daje daje. Grazie a tutti per l'in bocca al lupo, vi adoro sappiatelo🥹❤️.

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