Il tempo scorreva implacabile, e con esso cresceva anche mio figlio. Lo chiamammo Orion.
Ogni giorno, osservandolo muoversi tra le mura austere della villa Riddle, il cuore mi si stringeva tra due forze opposte: un amore così profondo da togliermi il fiato, e una paura gelida, costante, che mi divorava da dentro. In lui c'era tutta l'innocenza che questo mondo mi aveva negato... ma anche l'ombra del sangue che gli scorreva nelle vene.
Orion era brillante. Curioso, attento, sempre desideroso di capire il mondo che lo circondava. Lo trovavo spesso nella biblioteca, immerso in antichi volumi, le manine che scorrevano sulle pagine con una delicatezza sorprendente per la sua età. Cercava risposte. Ma più di tutto, cercava sicurezza, e sapeva trovarla solo tra le mie braccia.
Suo padre, freddo come l'inverno e inesorabile come il destino, lo osservava crescere con occhi calcolatori, ma a modo suo gli riservava attenzione. Non affetto — Voldemort non sapeva amare — ma interesse, come si ha per un'eredità preziosa. Lo istruiva, lentamente, insinuando in lui le radici della magia oscura.
Io, in silenzio, cercavo di arginare quell'ombra. Lo stringevo più forte la notte, gli raccontavo storie diverse, gli insegnavo a sentire, a pensare, a scegliere.
Un pomeriggio, mentre Orion giocava assorto con un vecchio tomo sugli incantesimi basilari, avvertii una presenza alle mie spalle. Il gelo che mi attraversò fu immediato, familiare. Mi voltai lentamente.
Bellatrix. Mia zia.
La sua figura si stagliava nel vano della porta come un presagio, il sorriso tagliente e gli occhi folli puntati su mio figlio. «Iris,» disse, con quel tono cantilenante che mascherava appena il veleno. «Vedo che il piccolo principe cresce bene.»
Rimasi ferma, attenta a ogni movimento. «Sta imparando,» risposi piano, mantenendo il tono neutro. «Orion è curioso. Ha fame di sapere.»
Bellatrix entrò nella stanza come un serpente, la sua presenza che avvelenava l'aria. Si chinò leggermente verso mio figlio, scrutandolo con uno sguardo avido. «È sangue del nostro sangue, dopotutto. Ma sai...» continuò, con un ghigno sottile, «ho sempre pensato che il Signore Oscuro meritasse una compagna più... devota. Ma ognuno ha il suo ruolo, no?»
La rabbia mi bruciò sotto pelle. Sorrisi appena, stringendo i pugni. «Orion è figlio del Signore Oscuro, sì. Ma è anche mio. E sarà molto più di quello che lui vuole.»
Bellatrix rise, un suono secco, disturbante. «Vedremo, cara nipotina. Vedremo chi guiderà davvero il suo destino.»
A quel punto, Orion alzò lo sguardo. I suoi occhi limpidi si posarono sulla donna. «Mamma, chi è?»
Mi chinai subito accanto a lui, accarezzandogli i capelli con dolcezza. «È Bellatrix. Una parente. È venuta a salutarti.»
Bellatrix si avvicinò ancora un po', incurante della mia ostilità. «Piacere di conoscerti, piccolo Orion. Spero che diventeremo... amici.»
Orion annuì con educazione, ma rimase stretto a me. Aveva percepito il pericolo, e la sua fiducia in me era assoluta.
Quando Bellatrix finalmente se ne andò, lo presi in braccio, stringendolo con forza. «Non devi avere paura di lei, amore mio. Finché io sarò qui, nessuno ti farà del male.»
Orion mi guardò serio, ma sereno. «Lo so, mamma. Voglio solo imparare tutto... e diventare forte come papà.»
Il suo sguardo era limpido. Innocente. Ma anche determinato. E quella frase mi trafisse.
Lo tenni stretto, cercando di controllare il tremito nella voce. «Ci sono tanti modi per essere forti, Orion.»
«Che altri modi ci sono, mamma?» chiese, curioso come sempre.
Gli sorrisi, posando una mano sul suo cuore. «La forza non è solo magia oscura. La vera forza è qui dentro. È amare senza paura, proteggere chi ami, scegliere cosa è giusto anche quando tutti ti dicono il contrario. È avere un cuore grande... anche in un mondo che ti vuole spietato.»
Orion rifletté un attimo, poi mi fissò con occhi grandi. «Come quando tu mi proteggi?»
Annuii, stringendolo ancora di più. «Esattamente. E un giorno, amore mio, anche tu proteggerai ciò che conta davvero. E sarai forte. Più di chiunque altro.»
Passarono alcuni giorni, e Orion continuò a sorprendermi. Ogni parola che diceva, ogni domanda che faceva, sembrava spingersi sempre più oltre, come se cercasse di capire non solo la magia, ma anche il mondo — e le sue crepe.
Una sera, durante il tramonto, ci trovavamo nel giardino interno della villa. Orion era seduto a terra, intento a far levitare alcune foglie sotto la mia guida. Il sole colorava il cielo di rosso e oro, e per un istante, tutto sembrava quasi... normale.
Finché non lo sentii.
Il fruscio inconfondibile del suo mantello. Il gelo che sempre precedeva la sua presenza. Mi voltai e lo vidi.
Voldemort.
Si avvicinò con passo lento, lo sguardo posato su nostro figlio. I suoi occhi, due fessure glaciali, sembravano scrutare direttamente nella mente del bambino.
«Sta già padroneggiando l'incanto dell'Ascendio?» chiese, con una punta di soddisfazione nella voce. «A soli quattro anni. È promettente.»
Orion lo guardò con una certa fierezza. «L'ho imparato dalla mamma,» disse, alzando lo sguardo. «Lei me lo ha spiegato bene.»
Una scintilla impercettibile passò negli occhi di Voldemort. Forse fastidio. Forse gelosia.
«La tua madre ti insegna... i fondamenti,» disse con tono controllato. «Ma il vero potere, Orion, non viene dalla delicatezza. Viene dalla dominazione. Dal controllo. Chi non comanda, obbedisce. E tu non sei nato per obbedire.»
Mi si gelò il sangue. Lo guardai con furia silenziosa. «È solo un bambino,» dissi piano, la voce ferma. «Ha bisogno di tempo per capire chi vuole essere.»
Voldemort si voltò verso di me, lo sguardo che sembrava trapassarmi. «Non ha bisogno di scegliere. È stato scelto. Il suo destino è già scritto.»
Orion, che ci ascoltava attentamente, si alzò in piedi, stringendo la mia mano. «Ma... mamma ha detto che posso essere forte in tanti modi.»
Il Signore Oscuro si avvicinò, piegandosi fino a essere alla sua altezza. La sua mano si posò sulla spalla del bambino. «Tu puoi essere tutto, Orion. Ma non sarai mai debole.»
La sua voce era una lama nascosta nel velluto.
Orion abbassò lo sguardo, confuso. La sua manina tremò nella mia. E in quel momento compresi che il tempo stringeva. Che la sua innocenza stava per essere messa alla prova — e io dovevo essere pronta.
Quando Voldemort si allontanò, lasciandoci nel silenzio, mi inginocchiai davanti a mio figlio. «Non devi diventare come lui,» gli sussurrai, con il cuore in gola. «Non importa quello che dice. Il tuo cuore è tuo. Solo tuo.»
Orion annuì piano, ma i suoi occhi erano pieni di domande che ancora non sapeva fare.
E io sapevo che un giorno le avrebbe fatte tutte.
E io sarei stata lì, pronta a rispondere.
O a combattere.

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Sotto il Regno delle Tenebre
FanfictionIris, figlia di Lucius e Narcissa Malfoy, è stata costretta a sposare il Signore Oscuro, Voldemort. Tra intrighi, tradimenti e oscure magie, Iris cerca di trovare la sua strada mentre affronta le sfide della famiglia e del potere, fino alla tragica...