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La luce del mattino filtrava attraverso le finestre di Villa Riddle, portando con sé una nuova giornata. Mi svegliai con una sensazione di stanchezza persistente, ma anche con una determinazione rinnovata. Guardai Merope, che dormiva tranquillamente accanto a me, e un sorriso triste si dipinse sul mio viso. Era raro trovare un momento di pace in questo luogo oscuro, e mi aggrappai a quella sensazione con tutte le mie forze.

Tuttavia, il nostro momento di tranquillità fu di breve durata. Improvvisamente, la porta della stanza si aprì con un tonfo e Voldemort entrò, seguito da Bellatrix e da altri Mangiamorte. Il suo sguardo si posò su di noi, e un'ombra oscura passò sui suoi lineamenti. "Che cos'è questo?" ringhiò, il suo tono carico di minaccia.

Merope si svegliò di soprassalto, gli occhi spalancati dal terrore mentre cercava di capire cosa stesse succedendo. Mi alzai lentamente, cercando di nascondere la mia paura dietro un'espressione neutra.

"Signore," tentai di spiegare con voce tremante, "Merope e io..."

"Non voglio sentire scuse," interruppe Voldemort con un cenno della mano. "Ho detto che Merope avrebbe dovuto sorvegliarti, non condividere il tuo letto. Questo è un atto di insubordinazione che non posso tollerare."

Il suo sguardo si posò su di me, e sentii un brivido di terrore scorrermi lungo la schiena. "Per questa tua disobbedienza, Iris, sarai punita."

Mi bloccai sul posto, incapace di muovermi mentre i Mangiamorte si avvicinavano con espressioni malvagie. Merope tentò di intervenire, ma Voldemort la respinse con un gesto brusco.

La punizione fu brutale, ancora più crudele di quella della notte precedente. Il dolore mi strappò grida di tormento mentre Voldemort e i suoi seguaci si accanirono su di me. Bellatrix rideva, il suono agghiacciante rimbombava nella stanza mentre assisteva al mio dolore con piacere sadico.

Quando finalmente la punizione ebbe termine e mi lasciarono sola, giacevo a terra, il corpo martoriato e la mente annebbiata dal dolore. Guardai Merope, che mi guardava con occhi pieni di lacrime e impotenza. Non potevamo più nascondere la verità: Voldemort era un tiranno senza cuore, e la sua malvagità era infinita.

Mentre giacevo sul pavimento, dolorante e spezzata, sentii la presenza di Merope accanto a me. I suoi occhi erano colmi di lacrime, la sua mano tremava mentre cercava di confortarmi. Guardai nella sua direzione e un lieve sorriso di gratitudine si dipinse sul mio viso, nonostante il dolore lancinante che mi pervadeva ogni fibra del corpo.

Ma la mia attenzione fu attratta da un'altra figura che si avvicinava con passo fermo. Era Bellatrix Lestrange, la stessa donna che aveva assistito alla mia tortura con sadica gioia. Il suo volto era contorto da un sorriso malvagio mentre si avvicinava, e i suoi occhi brillavano di una luce folle. "Sei la vergogna della nostra famiglia," sussurrò. "Hai avuto l'onore di sposarlo e guardati. Se avessi avuto io questa possibilità..."

Mi alzai a fatica, sostenuta da Merope. Nonostante il dolore, sentii la rabbia montare dentro di me, una fiamma che bruciava intensa. "Sei gelosa, Bellatrix?" chiesi, la mia voce carica di disprezzo. "Gelosa perché Voldemort ha scelto me e non te?"

I suoi occhi si strinsero in due fessure di pura ira. "Non osare parlare così a me," ringhiò, la sua bacchetta puntata verso di me. "Non hai idea di cosa significhi servirlo davvero, di cosa significhi amarlo."

Risi, un suono amaro e doloroso. "Amarlo? Pensi davvero che Voldemort sappia cosa significa amare? Lui non ama nessuno, Bellatrix. Sei solo un'altra pedina per lui, proprio come me."

La sua faccia si contorse in un'espressione di odio puro. "Tu non capisci niente!" urlò. "Avrei dato qualsiasi cosa per stare al suo fianco, per servirlo come sua moglie. E tu sprechi questa opportunità, tradisci il suo nome. Lui è il più grande mago che sia mai esistito, e io farei qualsiasi cosa per lui. Tu non sei degna di essere al suo fianco."

"Degna o no, non sarò mai la sua schiava come lo sei tu," risposi, sentendo una forza crescente dentro di me. "La tua ossessione ti ha resa cieca."

La furia di Bellatrix esplose. Con un grido di rabbia, estrasse la sua bacchetta e puntò verso di me. "Crucio!" urlò, e un fascio di luce rossa si diresse verso di me.

Istintivamente, alzai la mia bacchetta e urlai: "Protego!" Un campo di forza si materializzò davanti a me, bloccando l'incantesimo torturante di Bellatrix. La forza dello scontro mi fece indietreggiare, ma tenni la mia posizione. Bellatrix non si fermò. "Non puoi nasconderti dietro i tuoi scudi per sempre!" gridò, lanciando una serie di incantesimi uno dopo l'altro. "Stupeficium! Expulso!"

Mi difesi con tutta la mia forza, il sudore che mi scorreva lungo il viso mentre paravo ogni colpo con il mio scudo magico. Sentivo il terreno tremare sotto i nostri piedi e vedevo le pareti della stanza tremare per la potenza degli incantesimi. "Finite!" gridai disperata, cercando di fermare l'assalto senza fine. Ma Bellatrix era implacabile, la sua furia alimentata dalla sua ossessione per Voldemort.

In un momento di pausa, cercai di ragionare con lei. "Bellatrix, fermati! Questo non è amore, è follia! Non vedi che ci sta usando tutti?"

La sua risata fu gelida e crudele. "È meglio essere usati da lui che essere ignorati. Tu non capisci cosa significa essere davvero devoti a qualcuno."

Sentii la mia forza vacillare, ma non potevo permettere che Bellatrix avesse la meglio. Con un'ultima riserva di energia, puntai la mia bacchetta e urlai: "Petrificus Totalus!"

Bellatrix si bloccò, il suo corpo rigido come una statua. Mi crollai a terra, esausta e dolorante. Improvvisamente, la porta si aprì di nuovo con un tonfo, e la figura imponente di Voldemort entrò nella stanza. I suoi occhi freddi e calcolatori scrutavano la scena: io distesa a terra, ansimante, e Bellatrix pietrificata in una posa rigida e innaturale.

Il suo sguardo passò da me a Bellatrix e poi tornò su di me con un'espressione di furia contenuta. "Che cosa è successo qui?" chiese con una voce gelida. Cercai di sollevarmi, ma il dolore era troppo forte. "Bellatrix... mi ha attaccata," riuscii a dire a malapena. "Io mi sono solo difesa."

Voldemort non rispose immediatamente. Si avvicinò lentamente a Bellatrix, osservandola con un misto di disprezzo e delusione. Poi, con un movimento rapido della sua bacchetta, annullò il mio incantesimo, liberandola dalla pietrificazione. "Esci," ordinò a Bellatrix, la voce carica di minaccia. "E non farmi ripetere."

Bellatrix si alzò, lanciandomi un ultimo sguardo di odio, poi si ritirò velocemente dalla stanza, lasciandoci soli. Il silenzio che seguì fu opprimente. Voldemort si avvicinò a me, la sua figura torreggiante e minacciosa. La sua mano afferrò il mio viso con forza, costringendomi a guardarlo negli occhi. "Non c'è più spazio per la disobbedienza," sibilò. "Imparerai a temermi e a rispettarmi."

Il terrore mi paralizzò mentre mi rendevo conto di cosa stava per accadere. Voldemort mi sollevò brutalmente dal pavimento, il suo sguardo privo di qualsiasi traccia di pietà. Mi gettò sul letto con una forza che mi tolse il respiro, e sentii la paura crescere dentro di me, soffocante e inesorabile. Sentivo il gelo del pavimento attraverso il letto e il freddo delle sue mani che mi immobilizzavano.

I suoi occhi erano due pozzi di oscurità, privi di qualsiasi umanità. Il suo respiro era gelido, ogni parola pronunciata con disprezzo e crudeltà. Cercai di gridare, di oppormi, ma Voldemort era troppo forte. Le sue mani mi afferravano con una forza sovrumana, e il dolore si mescolava alla paura in un vortice inarrestabile. Ogni movimento, ogni respiro era un tormento. Sentii la sua presa serrarsi ulteriormente, e il dolore divenne insopportabile. Le lacrime iniziarono a scendere silenziosamente lungo le mie guance, ma Voldemort non mostrava alcuna pietà.

Ogni secondo sembrava un'eternità. La sua presenza era soffocante, il suo potere inesorabile. Mi sentivo spezzata, vulnerabile come mai prima d'ora. Quando finalmente terminò, il mio corpo era un guscio vuoto, spezzato e senza forza. Voldemort si rialzò, il suo sguardo colmo di disprezzo. Mi lasciò lì, distesa sul letto, il mio corpo tremante e il mio spirito frantumato.

Quando finalmente riuscii a muovermi, mi raggomitolai su me stessa, cercando conforto in un abbraccio solitario. Sentii la presenza di Merope avvicinarsi, i suoi passi leggeri e incerti. La sua mano si posò dolcemente sulla mia spalla, e sentii la sua voce tremante. "Ho bisogno di stare da sola" singhiozzai. Un silenzio pesante cadde tra di noi, interrotto solo dai miei singhiozzi soffocati. Sentii la sua mano allontanarsi lentamente, "Va bene, Iris," disse infine, la sua voce un sussurro appena udibile. "Sarò nella mia stanza, se hai bisogno di me. Non esitare a chiamarmi, per favore."

Sotto il Regno delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora