12

123 6 0
                                    

Passarono diversi anni, e Orion crebbe forte e intelligente, sempre desideroso di apprendere. Tuttavia, un'ombra si stava insinuando nella nostra vita. Cominciai a sentirmi debole, sempre stanca, e un giorno, crollai senza preavviso.

Voldemort era assente quando accadde, impegnato in una delle sue missioni. Orion mi trovò svenuta sul pavimento della biblioteca. "Mamma!" gridò, il suo volto pallido di paura. Corse a chiamare gli elfi domestici, che mi portarono immediatamente nella mia stanza.

Quando mi svegliai, vidi il volto preoccupato di Orion accanto al mio letto. "Mamma, cosa ti è successo?" chiese con voce tremante.

"Caro, non preoccuparti," risposi, cercando di mascherare la mia debolezza con un sorriso rassicurante. "È solo stanchezza."

Ma sapevo che era più di questo. Le forze mi stavano abbandonando, e una strana malattia sembrava aver preso il controllo del mio corpo. Quando Voldemort tornò, trovò Orion accanto al mio letto, gli occhi rossi dal pianto.

"Che cosa è successo qui?" chiese Voldemort, la sua voce fredda e autoritaria, mentre entrava nella stanza con passo deciso.

Orion si alzò in piedi, cercando di mantenere la calma. "Mamma si è sentita male," disse, la voce ancora tremante. "L'ho trovata svenuta nella biblioteca."

Voldemort si avvicinò al letto, scrutandomi con occhi penetranti. "Non è nulla di grave, mio Signore," dissi con voce debole, cercando di minimizzare la situazione. "Probabilmente solo stanchezza. Con un po' di riposo, starò meglio."

Voldemort non sembrava convinto. Il suo sguardo rimase fisso su di me, freddo e penetrante. "Non ti ho chiesto la tua diagnosi, Iris," disse in tono glaciale.

Orion, sentendo l'irritazione nel tono del padre, si avvicinò al letto, stringendo la mia mano.
Voldemort osservò suo figlio per un istante, poi si voltò verso l'elfo domestico. "Chiama un guaritore," ordinò, senza mai distogliere lo sguardo da me.

Il guaritore arrivò poco dopo, e mentre mi esaminava, sentivo la tensione crescere nella stanza. Voldemort rimase vicino, osservando ogni mossa del guaritore con occhi attenti e impazienti.

Dopo un esame accurato, il guaritore si voltò verso di noi. "Signore, la Signora sembra soffrire di una malattia magica rara," disse con tono grave. "Ha bisogno di cure immediate e continue."

Voldemort annuì, la sua espressione imperturbabile. "Fate tutto il necessario," disse con voce autoritaria. "Non risparmiate nessuno sforzo."

Mentre il guaritore iniziava a preparare le prime cure, Voldemort si chinò su di me, il suo volto vicino al mio. "Devi guarire."sussurrò, il tono minaccioso. Annuii debolmente, cercando di nascondere la mia preoccupazione. "Sì, mio Signore," risposi, cercando di mostrare forza.

Orion si avvicinò a me, il suo piccolo viso contratto dalla preoccupazione. "Mamma, starai meglio, vero?" chiese con occhi imploranti. "Sì, amore mio," dissi, stringendo la sua mano. "Sarò forte per te."

Voldemort osservò la scena con uno sguardo indecifrabile. "Assicuratevi che riceva tutte le cure necessarie," ordinò agli elfi domestici, poi si allontanò con un ultimo sguardo gelido.

I giorni seguenti furono un susseguirsi di trattamenti e momenti di debolezza. Voldemort, pur nella sua freddezza, continuava a garantire che avessi le migliori cure, mentre Orion mi stava accanto, portandomi conforto con il suo amore innocente.

Una sera, mentre il guaritore finiva il suo turno e Orion era stato messo a letto, Voldemort rimase solo con me nella stanza. Voldemort si avvicinò al letto, il suo volto meno severo del solito. "Come ti senti?" chiese, la voce priva della consueta durezza. "Sto migliorando," risposi, cercando di sorridere debolmente. "Le cure stanno funzionando."

Lui annuì, sedendosi accanto a me. "Devi guarire, Iris. Non solo per te, ma per nostro figlio. Orion ha bisogno di te."

"Lo so," dissi, sentendo un calore crescere nel cuore. "Faccio del mio meglio. Sono preoccupata per lui, per come sta vivendo tutto questo."

Voldemort mi guardò con uno sguardo che raramente mostrava: un misto di preoccupazione e affetto. "Orion è forte," disse, la sua mano che si posò sulla mia. "Ma ha bisogno di sua madre. Io non posso dargli quel tipo di amore e conforto."

Sentii le lacrime riempirmi gli occhi. "Grazie," sussurrai, stringendo la sua mano. "Mi fa piacere sentirti dire questo."

Un silenzio calò nella stanza, rotto solo dal crepitio delle candele. Per un momento, Voldemort sembrava un uomo normale, preoccupato per la sua famiglia. Si chinò verso di me, il suo viso vicino al mio. "Riposa, Iris," mormorò, la sua voce bassa e gentile.

Sentii il letto affondare leggermente mentre Voldemort si sdraiava accanto a me. Era raro che condividessimo il letto in modo così tranquillo, senza la tensione che di solito permeava la nostra relazione. Il suo corpo era vicino al mio, e per un attimo mi permisi di dimenticare chi fosse realmente, lasciandomi andare alla semplice sensazione di avere qualcuno accanto.

Le sue braccia mi circondarono delicatamente, e sentii la sua mano accarezzare i miei capelli. "Devi guarire," ripeté, il tono serio ma pieno di una preoccupazione sincera che raramente esprimeva. "Orion ha bisogno di te. Io... ho bisogno di te."

Quelle parole, così insolite da parte sua, mi scaldarono il cuore. "Io sono qui," risposi, avvicinandomi di più a lui, cercando conforto nel suo abbraccio.

Restammo in silenzio, abbracciati, mentre il crepitio delle candele e il lieve suono del nostro respiro riempivano la stanza. Il tempo sembrò fermarsi, e per quella notte, ci concedemmo di essere semplicemente una coppia, due persone legate dal destino e dal loro bambino. Mentre il sonno mi avvolgeva, sentii il peso della sua mano sul mio fianco, un'ancora che mi teneva ancorata alla realtà.

Sotto il Regno delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora