Quella notte non riuscii a dormire. Orion si era addormentato tra le mie braccia, ignaro del tumulto che mi lacerava dentro. Ma io restai sveglia, gli occhi fissi sul soffitto, il cuore pesante per il dolore di Sirius.
Le sue urla continuavano a risuonarmi nelle orecchie.
Non potevo accettare di averlo lasciato solo. Non dopo tutto quello che aveva avuto il coraggio di dire, di affrontare. Aveva detto la verità, la verità che io stessa non avevo il coraggio di pronunciare ad alta voce. E ora pagava il prezzo della mia debolezza.
Mi alzai in silenzio, baciando Orion sulla fronte. Uscii dalla stanza con passo leggero, evitando i rintocchi del pavimento in marmo. La villa Riddle era immersa nell'oscurità, ma sapevo dove lo tenevano: una delle stanze inferiori, le prigioni segrete sotto il livello della biblioteca.
Scivolai tra i corridoi, fino a raggiungere la porta incantata. La aprii con una parola in lingua serpentina che avevo imparato di nascosto.
Sirius era lì. Seduto a terra, la testa appoggiata al muro, il respiro lento e affaticato. Quando alzò lo sguardo e mi vide, nei suoi occhi si accesero al tempo stesso sorpresa e sollievo.
«Iris...» sussurrò, la voce roca.
Mi avvicinai e mi inginocchiai accanto a lui. «Ti ho portato dell'acqua, e una pozione calmante,» dissi a bassa voce. «Lo so che non basta, ma... non posso lasciarti qui così.»
Lui afferrò la mia mano. «Non dovevi venire... Ti punirà anche per questo.»
«Non m'importa.» Le parole mi uscirono di bocca senza esitazione. «Tu non sei solo, Sirius. Io... io non lo permetterò.»
Non feci in tempo ad dire altro.
La porta dietro di me si spalancò con un fragore violento. Voldemort apparve sulla soglia, il mantello nero che fluttuava come un'ombra viva. I suoi occhi rossi brillavano di furia.
«Così è questo ciò che fai quando credi di non essere osservata?» ringhiò. «Ti pieghi al nemico? Al traditore?»
Mi alzai di scatto, cercando di frappormi tra lui e Sirius. «Non è un nemico. È solo un ragazzo ferito! Non puoi continuare a punirlo per avere avuto il coraggio di essere diverso!»
Voldemort avanzò verso di me, la bacchetta già in mano. «Hai osato disobbedirmi, Iris. Hai osato interferire con la mia autorità.»
«Ho seguito il mio cuore!» gridai, il corpo tremante, ma lo sguardo fermo. «E se questo è un crimine, allora sono colpevole.»
Ci fu un istante di silenzio. Poi, la sua voce si abbassò, minacciosa come un temporale che si avvicina.
«Ricordati a chi appartieni.»
«Non appartengo a nessuno,» sussurrai.
I suoi occhi si ridussero a due fessure incandescenti. Poi si voltò verso Sirius.
«Stai corrompendo anche lei,» disse con disprezzo. «Ti spezzerò in due, Black.»
Alzò la bacchetta. Ma io mi frapposi.
«No!»
Un'esplosione di magia attraversò la stanza. Non un incantesimo lanciato... ma la forza della mia ribellione, della mia determinazione. La torcia alle pareti si spense per un attimo. Anche Voldemort esitò. Per un solo, minuscolo istante.
Mi fissò, come se stesse vedendo qualcosa che non riconosceva in me. Forse forza. Forse sfida. Forse amore.
Poi, senza dire una parola, abbassò lentamente la bacchetta.
«Lascia questa stanza. Ora. Prima che io dimentichi i tuoi problemi di salute.»
Lo guardai, il petto che mi bruciava di paura e rabbia.
«Lo lascerai in pace?»
Non rispose.
Mi girai verso Sirius, ancora inginocchiato. I nostri sguardi si incrociarono per un ultimo, silenzioso momento. Poi mi voltai e uscii, lasciando dietro di me l'eco di qualcosa che non poteva più essere ignorato.
Uscimmo da quella prigione come ombre nella notte.
Non dissi nulla a Voldemort, non chiesi il suo permesso. Presi Sirius per mano e lo condussi con me attraverso i corridoi della villa, il cuore che batteva all'impazzata. Nessuno ci fermò. Nessuno osò.
Raggiungemmo la mia camera, dove Orion dormiva ancora profondamente nel suo lettino. Chiusi la porta dietro di noi, tremando. Accesi una candela con un gesto della bacchetta e poi mi girai verso di lui.
Sirius era pallido, esausto, ma i suoi occhi erano ancora pieni di fuoco.
«Non dovevi farlo,» disse con voce stanca, ma carica di gratitudine. «Lui ti punirà per questo.»
«Che lo faccia,» sussurrai. «Non potevo lasciarti là sotto. Non dopo quello che hai detto. Non dopo quello che hai fatto.»
Lui mi guardò per qualche istante, poi si sedette lentamente sul bordo del letto. Io rimasi in piedi, di fronte a lui, stringendo le mani per non tremare.
«Io...» abbassai lo sguardo. «Io sono cresciuta in mezzo a questo mondo marcio, Sirius. In mezzo alla violenza, all'odio, alle maschere di nobiltà e onore che nascondono solo crudeltà. Eppure... non sono come loro. Non lo sono mai stata.»
La mia voce tremava, ma non mi fermai.
«Tu sei diverso, e io lo sapevo fin dall'inizio. Ma tu hai avuto il coraggio di dirlo. Di gridarlo. Io no. Io ho avuto paura. Ho avuto paura di perdere tutto: mio figlio, la mia casa, la mia vita.»
Sirius alzò lo sguardo verso di me, silenzioso.
«Ma stasera ho capito una cosa.» Mi sedetti accanto a lui, guardandolo negli occhi. «Essere buoni... non basta. A volte bisogna essere anche coraggiosi. E tu lo sei stato. Tu sei buono, Sirius. E io ti ho lasciato solo a combattere.»
Lui scosse la testa. «Non mi hai lasciato solo. Sei tornata. Ed è questo che conta.»
Sentii le lacrime salirmi agli occhi, ma non le nascosi. «Tu non sai quante volte ho desiderato poter cambiare le cose. Ma ho sempre pensato che fosse impossibile. Che lui fosse troppo potente. Che io non fossi abbastanza.»
«Lo sei, Iris,» disse Sirius con fermezza. «Tu sei abbastanza. Più di quanto pensi.»
Ci fu un silenzio pieno di mille emozioni. Fuori la notte continuava, immobile e immensa. Dentro, il mondo stava cambiando.
Mi avvicinai, prendendo il suo viso tra le mani. «Mi dispiace per tutto quello che ti hanno fatto. Per tutto quello che io non ho fatto.»
Lui chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal tocco. «Non devi più scusarti.»
Rimanemmo così, vicini, senza parole. Due anime ferite che finalmente si riconoscevano.
Poi mi voltai verso il lettino. Orion dormiva tranquillo, la manina stretta al cuscino. «Un giorno... voglio che cresca libero. Che possa scegliere. Che non debba mai provare quello che abbiamo provato noi.»
«Lo farà,» disse Sirius con voce decisa.
Annuii lentamente. Per la prima volta, sentii davvero di poterlo fare.
Quella notte, Sirius restò nella mia stanza. Mentre lui dormiva sul divano e io vegliavo Orion, il mio cuore era pieno di paura, sì... ma anche di speranza.

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Sotto il Regno delle Tenebre
FanfictionIris, figlia di Lucius e Narcissa Malfoy, è stata costretta a sposare il Signore Oscuro, Voldemort. Tra intrighi, tradimenti e oscure magie, Iris cerca di trovare la sua strada mentre affronta le sfide della famiglia e del potere, fino alla tragica...