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A fine cena, quando gli ospiti iniziarono a congedarsi, mi assicurai che Orion fosse pronto per la notte. Lo accompagnai nella sua camera, e mentre lo mettevo a letto, cercai di nascondere la mia preoccupazione.

"Mamma," disse Orion, guardandomi con i suoi occhi pieni di curiosità e un po' di timore, "perché Sirius è così arrabbiato?"

Accarezzai delicatamente la sua testa, cercando di rassicurarlo. "Sirius è solo un po' confuso in questo momento, tesoro. Ma andrà tutto bene. Ora dormi, ok? Hai bisogno di riposare."

Orion annuì lentamente, chiudendo gli occhi mentre lo baciavo sulla fronte. Dopo averlo rimboccato, mi alzai e spensi la luce, chiudendo la porta dietro di me con un leggero sospiro. Dovevo trovare Sirius e assicurarmi che stesse bene.

Mi muovevo con cautela nei corridoi della villa, facendo attenzione a non attirare l'attenzione. Mi diressi verso il giardino, immaginando che Sirius potesse essere ancora lì, a cercare un momento di tranquillità lontano dalle tensioni della cena. L'aria notturna era fresca, e il silenzio della notte era rotto solo dai miei passi leggeri sul sentiero.

Quando finalmente lo trovai, Sirius era seduto su una panchina, lo sguardo fisso sulle stelle. Mi avvicinai piano, cercando di non spaventarlo. "Sirius," chiamai a bassa voce, "posso sedermi?"

Lui si girò verso di me, i suoi occhi pieni di una tristezza profonda. Annuì, facendo spazio accanto a sé. "Scusa se ho creato problemi."

Mi sedetti vicino a lui, prendendo un respiro profondo. "Non devi scusarti, Sirius. Capisco quanto sia difficile per te. Questa situazione... è complicata."

Sirius scosse la testa, un sorriso amaro sulle labbra. "Non riesco a sopportare tutto questo. L'odio, la paura... non è giusto. Non riesco a capire come tu riesca a sopportarlo."

Lo guardai negli occhi, cercando di trasmettergli tutto il mio affetto e la mia comprensione. "Non ho scelta."

Sirius annuì, il sorriso amaro che si trasformava in qualcosa di più sincero. "Sai, Hogwarts è l'unico posto dove mi sento veramente libero. Ho degli amici straordinari lì."

Gli sorrisi, felice per lui. "Sono contenta che tu abbia trovato dei veri amici. È importante avere qualcuno su cui poter contare."

"James, Remus e Peter sono come fratelli per me," continuò Sirius, il volto illuminato mentre parlava dei suoi amici. Mi sentii sollevata nel vedere la sua felicità. "Non lascerò che questo posto mi cambi. Non diventerò come loro."

"Non lo farai," dissi con fermezza. "Sei forte, Sirius. E sono orgogliosa di te per questo."

Restammo in silenzio per un momento, godendoci la tranquillità del giardino. Poi, con un sospiro, Sirius si alzò. "Meglio che rientri prima che qualcuno si accorga della mia assenza," disse con un sorriso stanco. Annuii, alzandomi anch'io. "Hai ragione."

Sirius mi diede un ultimo abbraccio, poi si diresse verso la villa. Lo seguii con lo sguardo finché non scomparve all'interno, poi tornai sui miei passi, riflettendo su quanto fosse fragile il nostro equilibrio.

Mentre mi avvicinavo alla villa, un urlo straziante ruppe la tranquillità della notte. Accelerai il passo, il cuore in gola, finché non raggiunsi il salone. La scena che mi si presentò mi fece gelare il sangue: Walburga, con il volto contorto dalla rabbia, lanciava la maledizione Cruciatus su Sirius. Il suo corpo si contorceva a terra, i suoi gridi di dolore riempivano la stanza.

"Cosa stai facendo?" urlai, cercando di correre verso Sirius, ma una mano ferma mi trattenne. Mi voltai e incontrai gli occhi gelidi di Voldemort.

"Stai ferma," ordinò, la sua voce implacabile. "Sirius deve imparare a rispettare le regole della famiglia."

"No!" gridai, tentando di liberarmi dalla sua presa, ma la sua forza era troppo grande. "Lasciatelo stare!"

Voldemort mi strinse ancora più forte, il suo sguardo severo. "Questo non ti riguarda, Iris. Deve essere disciplinato."

Gli occhi di Sirius incontrarono i miei per un istante, pieni di dolore e terrore. "Smettila! Lo stai uccidendo!" piansi, le lacrime che scendevano copiose.

Walburga, con un sorriso crudele, intensificò la maledizione, ignorando le mie suppliche. "Questo è per il tuo bene, Sirius," disse freddamente. "Devi imparare chi comanda."

Con un ultimo grido disperato, Sirius perse conoscenza, il suo corpo che smise di contorcersi. Solo allora Walburga abbassò la bacchetta, il viso privo di ogni compassione. "Che questo ti serva da lezione," disse con disprezzo, poi si girò e uscì dalla stanza.

Voldemort mi lasciò andare, e caddi in ginocchio accanto a Sirius, accarezzando il suo volto pallido. "Ti prego, svegliati," sussurrai tra i singhiozzi. "Non lasciarmi."

Voldemort si chinò su di me, il suo volto inespressivo. "Devi accettare che certe misure sono necessarie," disse con voce glaciale. "Si riprenderà."

Non risposi, troppo sopraffatta dal dolore. Abbracciai il corpo inerme di Sirius, cercando di trasmettergli tutto l'amore e la forza che potevo. Promisi a me stessa che avrei fatto tutto il possibile per proteggerlo, per proteggerci tutti, da quell'oscurità che ci avvolgeva.

Sotto il Regno delle Tenebre Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora