Cap. 3 - L'appuntamento a quattro

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Tardo pomeriggio: Debbie's pov

"Scendi?"- domandò un po' impaziente Tammy al telefono.
"Sto arrivando. Tranquilla."- rispose Debbie, imprecando tra sé e sé, visto che s'era lasciata convincere dall'amica ad uscire per l'appuntamento a quattro. "La tentazione di darti buca all'ultimo era alta, ma ho deciso di fare la brava."- rise Debbie.
"Ti conviene, Ocean."- la punzecchiò. Tammy l'aspettava in auto.
"Oh wow! Che bocconcino che sei, Deb!"- esclamò la bionda, non appena la vide avvicinarsi. "Menomale che non volevi fare colpo! Con quel vestito conquisterai l'amico di Rick in due secondi!"- ridacchiò Tammy, mentre l'altra saliva.
"Tam, metti in moto, prima che cambi davvero idea."- Debbie allacciò la cintura e allora si avviarono verso il centro ascoltando qualche vecchio disco. Il punto di ritrovo era poco distante dallo Shivers, dove erano stati la sera prima, e quando arrivarono, i due uomini erano già là.
Rick salutò gentilmente Tammy con un bacio sulla guancia, e strinse la mano a Debbie, irriconoscibile rispetto alla sera prima, in cui a malapena si reggeva in piedi.
"Sono Claude, è un vero piacere conoscervi, ragazze."- disse poi l'amico di Rick, stringendo prima la mano a Tammy e poi più attentamente, quella di Debbie.
"Debbie."- rispose lei, accennando un sorriso timido.
Claude era un bell'uomo, i capelli neri ben curati, un filo di barba e baffi scuri. Gli occhi erano color nocciola, più chiari di quelli di Debbie, che invece erano color cioccolato fondente.
"È l'abbreviazione di Deborah?"- domandò Claude, piegando la testa da un lato per mostrarsi interessato. Si leccò un dente.
"Sì. Ma preferisco Debbie."- rispose lei, giocando con le mani, Claude annuì.
"Ok, Debbie. Come preferisci."- le sorrise con sicurezza, forse fin troppa. C'era qualcosa in quest'uomo di estremamente intimidatorio, quasi perverso.
Difatti fu più lui a rimanere colpito da lei, che il contrario. Debbie indossava un vestito lungo bordeaux, che le delineava il fisico perfetto e metteva in risalto le sue forme, minute ma armoniose, e sulle spalle una giacca in jeans bordeaux. Aveva i capelli sciolti, e la sua chioma ondulata era sempre stata estremamente attraente. Le dava quel tocco selvaggio che faceva impazzire chiunque la guardasse.
Claude le cinse le spalle con un braccio e la guidò verso l'entrata del piccolo bar in cui avevano trovato posto. Debbie storse il naso, ma si impegnò a non rovinare l'atmosfera. D'altronde era uscita per fare un piacere a Tammy, e voleva che il suo appuntamento andasse per il meglio. Non voleva essere lei la protagonista di quell'incontro.
Si sedettero su un piccolo tavolino in legno, dello stesso materiale delle sedie, leggermente basse, ma estremamente accoglienti.
Tammy e Rick ordinarono due calici di vino bianco frizzante, Claude uno spritz, Debbie invece una birra piccola. Condivisero, poi, le patatine salate e delle arachidi che aveva portato la cameriera: una certa Kia, aveva letto Tammy sulla targhetta, sempre attenta ai particolari.
"Rick mi ha detto che ieri sera vi siete divertiti."- Disse Claude, tra una chiacchiera e l'altra. "Quando vai fuori bevi sempre così tanto, Debbie?"- chiese, appoggiandosi sullo schienale della sedia. "Non mi piace molto, in una donna."-  aggiunse, guardandola come se si aspettasse che lei si scusasse.
"Beh, è un bene che non stiamo insieme, allora."- rispose Debbie, alzando le spalle.
"Ci si può sempre lavorare su."- le fece l'occhiolino, lei aggrottò le sopracciglia, un po' turbata dal suo sguardo viscido. "Alla fine una donna deve essere disposta a tutto per il suo uomo, non credi?"- continuò, peggiorando ancor di più la situazione. Debbie lanciò un'occhiata a Tammy, che nonostante stesse conversando di altro con Rick, era attenta a controllare Claude.
"Credo che annullarsi per qualcuno sia la cosa più triste che una persona possa fare."- rispose la mora, prendendo una patatina, che poi portò alla bocca. Claude si morse il labbro e la guardò con malizia. Debbie, a disagio, si sistemò il vestito, e aspettò che Kia tornasse con i drink.
"Grazie."- disse Debbie, quando le servì la sua birra. La ragazza non fece nemmeno in tempo a ricambiare con un sorriso che Claude l'aveva già interrotta. Fece una puntigliosa battuta sulla scomodità delle sedie.
Rick rise, Tammy e Debbie, invece no, e lo trovarono piuttosto inopportuno.
"Io invece le trovo graziose."- disse la bionda, sorridendo alla cameriera.
"Tu però sei una donna, Tammy cara. È più facile soddisfarvi."- rispose Claude, assottigliando gli occhi con superiorità. Debbie alzò le sopracciglia incredula, Kia invece rise, senza parole.
"Qualcosa di divertente, cameriera?"- Claude si sistemò sulla sedia. "Perché non ti impegni a portarmi un'altra sedia, invece che stare lì a guardare e ridere come una gallina?"- grugnì.
"Andiamo, amico. Ha solo sorriso."- cercò di calmarlo Rick, desolato.
"Sì, amico, datti una calmata. Sei imbarazzante."- disse Debbie, scuotendo la testa. Claude rise nervosamente e cercò di ricomporsi.
"D'accordo Debbie, ti chiedo scusa. Non è stato molto cortese da parte mia, lo riconosco. Non sono un amante delle risatine, tutto qui."- si giustificò Claude, appoggiando una mano sul ginocchio di lei, che si scostò istintivamente.
"Non sono io quella con cui ti dovresti scusare."- rispose lei, accavallando le gambe il più lontano possibile da lui. Claude sorrise scocciato e rivolse a Kia le scuse più insipide e finte della storia.
"Non si preoccupi."- rispose lei, che sorrise rivelando una fossetta sulla guancia destra. "Che sedia vuole che le porti? Non vorrei che quelle che abbiamo dentro siamo troppo alte per questo tavolo."- continuò.
"Non ti preoccupare. A posto così."- fece un gesto con la mano come per congedarla, Tammy aggrottò la fronte in disappunto.
Razza di idiota - pensò la bionda.
Kia allora tornò al lavoro, invece Debbie si fiondò sulla sua birra, e lasciò che la conversazione proseguisse senza che partecipasse.
Ne aveva già avuto abbastanza di quell'uscita, ed ogni volta che Claude apriva bocca la situazione diventava sempre più sgradevole e surreale, perciò decise di farsi da parte, e ne approfittò per guardarsi attorno. New York era una delle sue città preferite in assoluto.
"Il gatto ti ha mangiato la lingua, Debbie?"- la provocò Claude, notando il suo silenzio. Lei finse un sorriso, e si passò una mano tra i capelli.
"In realtà penso sia arrivata l'ora di andare, giusto Tam?"- fece Debbie, spazientita. Tammy colse al volo le sue intenzioni ed annuì.
"Già, sì. Constance ci starà già aspettando."- rispose l'amica, inventando una scusa.
"Posso darti il mio numero, prima che andiate, Tammy? Mi farebbe molto piacere rivederti."- disse gentilmente Rick, genuinamente intrigato da Tammy.
"Certo."- rispose, lieta.
"Io intanto vado un secondo in bagno."- mormorò Debbie, indicando la toilette con il pollice, così ci si avviò sospirando.
Poco dopo Claude la seguì.

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