Cap. 18 - Fatti coccolare un po'

14 0 0
                                    

Dall'altra parte del telefono

Le luci soffuse del suo studio creavano un'atmosfera calda, nonostante il cielo ormai fosse dipinto di velluto blu scuro e l'ordine rigoroso in cui Debbie era immersa intimidisse quasi la perfezione. Aveva completamente perso la concezione del tempo, immersa nel progetto a cui tanto teneva.
Quando vibrò il telefono sulla scrivania, da qualche parte nascosto tra i fogli, fu come riportata alla realtà e il cuore accelerò per un istante. Spostò alcune carte, allora lo trovò, lo schermo brillava con al centro il suo nome.
Lou - lesse. Un sorriso le illuminò il volto stanco.
"Pronto?"- sistemò la ciocca di capelli castani che le cadeva sulla fronte. "Lou?"-
Eccoti - pensò la bionda, come se il suono della sua voce fosse una carezza.
"Ehi."- Lou appoggiò una mano sul fianco, la voce calda e rassicurante. "Sei occupata?"-
"No, affatto."- Un calore improvviso sciolse la tensione accumulata durante la giornata, erano bastate poche parole.
"Come stai? Stavi lavorando?"- chiese Lou.
"Sì, stavo finendo adesso. Sono un po' stanca, sai, per il progetto... quello in California."-
"Santa Barbara, sì, me lo ricordo."- il tono di Lou era sicuro. Debbie sentì il bisogno di muoversi, come se la sua presenza, anche solo tramite telefono, la spingesse a liberarsi dalla rigidità della giornata.
"Giusto. La memoria solida come una roccia."- disse, accennando un sorriso, a cui Lou ricambiò dall'altra parte dello schermo. "E tu? Com'è andata la giornata?"- si morse un labbro.
"Molto bene, grazie."- Lou guardò la sua scrivania. "Ho finito anche io adesso, insomma, poco fa, quando è arrivata Kia in ufficio. È stata una lunga giornata,"- abbassò un pochino la voce e i suoi occhi tornarono sulla città, "ma diciamo che l'avevo iniziata bene... quindi non è stata affatto pesante."-
Debbie chiuse gli occhi e piegò la testa di lato.
"Oh, dimmi di più..."- disse, giocosa.
"Non vuoi fare questo gioco, Ocean."- mormorò piano Lou, intrigata dal suo tono di voce.
"Io o tu, biondina?"- la voce ridotta ad un sussurro, nei suoi occhi cioccolato brillava una scintilla di sfida.
Lou trattenne il respiro per un attimo, il cuore che batteva più forte. Sentì il respiro di Debbie, lento e regolare.
"Non provocarmi, fiorellino..."- rispose Lou, nella sua mente le curve della mora.
"Mh, no? Sicura?"- lasciò intendere un sorriso dall'intonazione.
"Non fare la furba solo perché non sono lì."-
"Perché cosa faresti se fossi qui?"-
Cristo, Debbie, piantala, altrimenti non reggo...- pensò Lou, strofinando l'indice sulle labbra. Fece qualche passo per l'ufficio. Stare ferma era impossibile.
"Me la paghi questa, lo sai?"- disse piano Lou, alzando gli occhi al cielo. Debbie rise.
"Mi piace torturarti, perdonami."-
"Lo vedo."- Lou sorrise.
"È tutto il giorno che ti penso, Miller."- disse Debbie, più seria.
Sono un po' stanca, forse sto stra parlando... - pensò tra sé.
"Anche io, Deb."- rispose Lou, passandosi una mano tra i capelli.
"A cosa indossavi, a cosa facevi... a tutto."- mormorò la mora.
"Sì?"- Lou alzò le sopracciglia. "Forse allora avrei dovuto chiamarti prima... per darti qualche dettaglio in più."-
"Oh, davvero?"- fece Debbie, la voce carica di curiosità maliziosa. Si accarezzò le costole, poi il fianco, immaginando il tocco di lei. "Dimmi, cosa indossi in questo momento?"-
"Oh wow."- Lou si leccò le labbra e chiuse gli occhi. "Non so se è una buona idea iniziare, beh, qualsiasi cosa questo sia, adesso, sto per and-"-
"Preferisci se inizio io? Faccio molto veloce, sai?"- Debbie chinò la testa di lato.
Al diavolo - pensò la mora, presa dal momento, forse troppo stanca per aggrapparsi alla ragione.
"Deb-"- Lou si morse le labbra.
"Ho addosso solo una camicia bianca."- disse, lentamente, mentre percorreva i bottoni con le dita. "La sto sbottonando proprio adesso. Un bottone,"- si fermò un attimo, "un altro..."-
"Cazzo, Debbie..."- a Lou mancò l'aria.
"Vieni qui, Miller."- disse, sicura di sé. "È stata una lunga giornata per entrambe."- mormorò, il petto accaldato.
"Vuoi che venga lì sul serio?"-
"Ti sembra che stia scherzando?"- Debbie si passò una mano tra i capelli.
Non vuole? - pensò. Che cazzo sto facendo? Mi sto rendendo ridicola?-
"No, mi sembri molto seria, a dir la verità."- rispose Lou, incredula.
"Non ti va?"-
"Sei fuori?"- Lou aggrottò le sopracciglia. "Certo che mi va."-
"Ho esagerato?"-
"Ma che dici?"- era ovviamente confusa. "Fermati un attimo, ok?"- la sua voce era ferma, ma gentile. "Altrimenti rischio di impazzire sta sera, Deb, e sarebbe grave perché sono già abbastanza matta di mio."- a Debbie venne spontaneo sorridere, nonostante fosse sopraffatta da sé stessa.
Lou respirò profondamente e Debbie la seguì.
Dio, ma che mi è preso?-
"Ora. Vuoi che venga lì? Non mi aspetto nulla."- disse calma Lou. "Una serata tranquilla, come ieri sera."-
Qualche secondo di silenzio.
"Sì."- rispose sincera Debbie, guardando per terra. "Sì, ti voglio qui."- chiuse gli occhi e si accarezzò la camicia.
Lou annuì e sorrise.
"Dammi venti minuti e sono lì, d'accordo? Mangio qualcosa al volo e arrivo."-
"Puoi mangiare qui, se vuoi."- disse Debbie, sfiorando la superficie della scrivania con le dita. "Insomma, anch'io devo ancora cenare. Potrei preparare qualcosa io per entrambe, quello che ti va."- si sistemò un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"Se sei sicura che non disturbo, accetto l'invito molto volentieri."- rispose Lou, che recuperò la giacca in pelle appesa all'appendiabiti sul muro.
"Ti aspetto."-
"Ci vediamo tra poco, allora."- Lou sorrise ancora.
"Oh. Cosa preparo?"- chiese Debbie, prima che riagganciasse.
"Mi va benissimo qualsiasi cosa. Ho zero pretese."-
Debbie si morse il labbro in un sorriso.
"Crackers e acqua possono andare?"- giocò, camminando verso la cucina.
Entrambe risero.
"Solo se è del rubinetto, non vorrei mi viziassi troppo."- ribatté Lou, scuotendo la testa. Respirò piano e abbassò lo sguardo. "Arrivo."-
"Grazie."-
La bionda attaccò la chiamata e un sospiro di sollievo le sfuggì dalle labbra.
Dopo aver indossato la giacca, infilò il telefono di nuovo nella tasca dei jeans, prese il casco e scese le scale con passo rapido. All'entrata dell'edificio c'era Kia, gli occhi impegnati sullo schermo del cellulare.
Lou si portò una mano sul collo e fece una smorfia.
"Kiki..."- disse, stringendo i denti. La moretta alzò gli occhi, come se già sapessero, ma sorrise con comprensione.
"Alla faccia della 'chiamata veloce'."- disse, dandole una pacca sulla spalla. "Vai da Debbie?"-
"Sono pessima."-
"Puoi dirlo forte."- Kia sospirò. "Sono rimasta solo per salutarti, Miller, avevo già immaginato."- sistemò la sua borsa a tracolla e poi alzò la testa. "Sei indecifrabile per tutti, ma non per me, tigre, e so che queste sono condizioni 'speciali'. Questa volta sei giustificata, non c'è problema."- Lou sorrise.
"Ti serve un passaggio verso il centro? Mangi lo stesso fuori?"-
"Ho chiamato John e Ty."- rispose, con un sorrisetto. "Mi passano a prendere loro. Andiamo al The Cozy Pint, sai... Bedford Street."-
"Ottima birra."- ammise Lou, poi aggrottò la fronte. "Accidenti, sono così prevedibile?"-
"Ti conosco fin troppo bene, Miller."- rise Kia, alzando le sopracciglia con sicurezza. "A volte è quasi irritante."-
Lou rise.
"Io vado."- prese il casco con entrambe le mani. "Divertiti."- Fece un passo indietro. "E salutami i ragazzi."-
"Sarà fatto, ciao."- Le fece un cenno con la testa, Lou invece accelerò il passo e corse fino alla moto. Salì e accese il motore, il rombo riempì l'aria, allora partì.
Attraversò serenamente il traffico della città, mentre i grattacieli si alzavano imponenti attorno a lei, le nuvole ornavano il cielo di colori brillanti, nonostante adesso fosse più scuro. Il vento freddo la guidava verso la sua metà come un fidato amico.
Parcheggiò nello stesso posto della sera precedente, a pochissimi passi dall'appartamento di Debbie. Legò di fretta il casco alla moto, allora si avvicinò alla porta di lei.
Bussò qualche colpo e attese trattenendo un po' il fiato.
Riuscì a percepire Debbie avvicinarsi alla porta quasi come se la sua energia fosse davvero entrata in contatto con la propria. Si sentì vibrare e un dolce brivido le percorse la schiena.
Il solo pensiero di toccarla la faceva tremare.
Sciolse leggermente le spalle, poi giocò con i suoi anelli.
Quando infine la porta si aprì, Lou fu accolta da un sorriso che la costrinse ad abbassare lo sguardo, incredula che avesse la possibilità e la fortuna di baciarlo con le proprie labbra.
"Ciao, meraviglia."- la salutò la bionda, terminando la frase con un sorriso spontaneo. Gli occhi di Debbie brillavano più della luna.
Ancor prima di fiatar parola, trasse con impazienza Lou a sé, per chiudere poi la porta dietro di loro.
Lou ne rimase colpita, e sentì il calore di Debbie pervaderla immediatamente, nonostante poco prima le carezze del vento l'avessero un po' infreddolita.
"Ciao a te."- disse Debbie, esplicita, a pochi centimetri dalla sua bocca, col fiato corto quasi fosse l'altra a toglierglielo.
Sta sera mi vuoi proprio fare diventare pazza - pensò la bionda.
Lou si mosse lentamente, in modo che Debbie appoggiasse la schiena alla porta. La mora chinò leggermente la testa all'indietro, Lou avvicinò ancora di più il viso alla sua pelle, il corpo dell'altra si incurvò un pochino.
"Ce l'hai davvero, allora, la camicetta sbottonata."- sussurrò Lou guardandole il petto, mentre Debbie si bagnava le labbra.
"Hai visto? Non dico le bugie..."-
Le posò un bacio sul collo, allora le mani corsero affamate sui suoi fianchi, sotto la camicia. La mora lasciò cadere la mascella, intanto si aggrappò alle sue spalle.
Oh Dio, Lou... - pensò, affondando le dita nella sua schiena.
Le loro labbra si cercarono desiderose, così si abbandonarono ad un bacio lungo e passionale. Debbie si lasciò stringere, intanto che le sue mani scorrevano tra i capelli di Lou. Le sfuggì un sorriso e si staccò un momento.
"Sono proprio una maleducata."- le accarezzò il collo, Lou pendeva dalle sue labbra. "Non fai nemmeno tempo a toglierti la giacca che ti sono già addosso."- chinò leggermente la testa e toccò con i polpastrelli la cerniera della giacca di Lou. "Permetti?"-
La bionda si morse le labbra.
"Diventerei io la maleducata, se ti dicessi di no."- mormorò, gli occhi blu oceano fissi nei suoi fondenti. "Toglimela."- disse, con un pizzico di insolenza.
Debbie sorrise e assottigliò gli occhi, allora con tocchi delicati le sfiorò il corpo, poi fece scorrere la zip verso il basso fino a che la giacca non si aprì. Accarezzò il suo petto con entrambe le mani, percorse le clavicole lentamente, con rispetto, poi infilò le mani, calde e sicure, sotto la giacca di pelle, proprio sopra le spalle. Lou si mosse leggermente in avanti, per facilitarne il movimento, in modo che la giacca si sfilasse. I loro visi furono di nuovo incredibilmente vicini, e fu un'impresa per entrambe non cedere ad un altro bacio.
Quando Lou fu libera dalla giacca, le sue mani tornarono sulla vita di Debbie, gli occhi sulle sue labbra.
"Non vale mentre ho le mani occupate..."- l'ammonì la mora, con un filo di voce.
"Non vale nemmeno dire che hai solo una camicetta addosso,"- le mani scesero oltre i fianchi, fece passare le dita sotto i passanti dei pantaloni, "e poi ci sono anche questi di mezzo, lo sai?"-
A Debbie manco il fiato, ma fu piacevolmente sorpresa.
Lou le diede un piccolo bacio.
"Possiamo dire che il primo round l'ho vinto io?"- disse ancora la bionda, che prima di fare un passo indietro, strinse con decisione le curve del suo sedere.
Debbie si accarezzò lo stomaco, forse arrossendo un po'.
Ti ha proprio fatto goal, Ocean. Un goal spettacolare - pensò.
Si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e appese la giacca sull'appendiabiti all'ingresso, poi si schiarì la gola.
"Grazie per l'invito, comunque. Sei stata molto gentile."- disse Lou, che aspettò la guidasse lei, in quanto padrona di casa.
"Figurati."- Debbie si avviò verso la cucina. "E poi te l'ho detto. Avevo voglia di vederti."- disse, nascondendo un sorrisetto.
Anche Lou sorrise, poi alzò lo sguardo davanti a sé, e vide che la tavola era già stata apparecchiata.
Wow - pensò.
Il tavolo, di legno scuro e lucido, era coperto da una tovaglia di lino bianco, che scendeva delicatamente sui lati. I piatti erano di porcellana bianca, con un sottile bordo dorato, e le posate d'argento lucente. Lou si chiese perfino se le avesse mai usate.
I bicchieri cristallini riflettevano le luci della sala, e un leggero profumo di vaniglia e ambra rendeva l'ambiente ancora più sofisticato ed intimo, ma accogliente.
"Te l'ho già detto che hai un gusto davvero impeccabile? È meraviglioso."-
"Grazie."- la mora si perse negli occhi di Lou,  che luccicavano come quando i bambini si perdono ad ammirare le stelle. "Mi fa piacere che ti piaccia. Sai, ho avuto poco tempo, è stato il meglio che sono riuscita a fare."- Lou la guardò con amore.
"È tutto straordinario, Deb."-
I tovaglioli erano posizionati a lato dei piatti, avvolti da anelli d'argento finemente decorati, al centro del tavolo una bottiglia di vino rosso e la rosa che Lou aveva regalato a Debbie il giorno di San Valentino, in un vaso di vetro, alto e sottile.
Lou rallentò e indicò il fiore.
"Lei la conosco."- disse, sfoggiando un enorme sorriso.
"Già."-
Lou scosse piano la testa. Guardò Debbie con dolcezza, quasi gratitudine, e le andò più vicina.
D'accordo, vado lì, e poi che faccio? Dio, Ocean, mi metti in difficoltà così -
Quando fu abbastanza vicina a Debbie da percepire il suo calore, fermò lo sguardo su di lei, come se volesse catturare ogni dettaglio di quel momento.
"Mi cogli un po' alla sprovvista con... tutto questo.- disse piano, gli occhi ora bassi. "Non so bene come ricambiare."-
"Lou, ho solo preparato una cena. L'ho fatto volentieri, era il minimo."- accennò una risata.
"Sì, ma non sono abituata. Di solito sono io a organizzare queste cose."-
Debbie avvicinò il viso a quello di Lou, ora di fronte a lei.
"Fatti coccolare un po', allora."- sussurrò, poi un dolce bacio sulle labbra. Le accarezzò con il pollice una guancia, poi le sfiorò la bocca. "E se proprio ci tieni a ricambiare, ho già in mente un'idea o due..."- gli occhi le brillavano di lussuria. Lou, a quelle parole, la trasse istintivamente a sé e la baciò di nuovo. Le loro lingue si intrecciarono, coordinate e implacabili. "Vacci piano, Miller. Potrei recuperare da un momento all'altro."- rise Debbie, la labbra ancora vicine al viso di Lou.
La bionda sospirò tra i denti, con una smorfia combattuta.
"Hai ragione."- alzò le sopracciglia e, lentamente, si rimise composta.
A quel punto Debbie si mosse verso la cucina, Lou la seguì con lo sguardo.
"Ti serve una mano?"-
"No, tranquilla, ci penso io. Sei mia ospite."- Lou si perse di nuovo ad ammirare l'eleganza della tavola. "Non ho fatto nulla di troppo elaborato, spero non sia un problema."- disse la mora, prendendo tra le mani la cena.
"Sono venuta qui aspettandomi crackers e acqua del rubinetto, Deb. A meno che a cucinare non sia Kia, la situazione può solo che migliorare."-
"È così disastrosa come cuoca?"- ridacchiò la mora, appoggiando la ciotola di vetro sul tavolo. "Insalata di pollo."- disse, briosa, con un sorriso. Lou, ricambiò.
"Incredibile."- schioccò la lingua. "È impressionante che tu abbia preparato cena e tavola nello stesso identico tempo che ci ho messo io per guidare dal ponte a qui. Dovrei farti entrare nel mio team."- scherzò. "Faresti un figurone."-
"L'impeccabile team di Lou Miller. Che non commette mai errori. Mh?"-
"Beh, tu avresti tutte le carte in tavola per provarmi il contrario, dopo l'ultimo evento."- alzò gli occhi al cielo, mentre ripensava alla sfuriata di Mark, Debbie le fece cenno con la testa di sedersi.
"È stata una festa meravigliosa."- disse Debbie, prendendo posto a sua volta. "Impeccabile è l'unica parola che userei per descriverla. Ho anche visto l'articolo sul Times che parlava proprio di questo."- Prese  la sua porzione, Lou di seguito la sua. "Sei una star, biondina. Non essere troppo dura con te stessa."- la stuzzicò, con un sorrisetto.
Lou ridacchiò, poi si sistemò sulla sedia.
"La tua foto sul Times era molto sexy, comunque."- disse ancora Debbie, versando  con disinvoltura il vino prima a Lou, poi a se stessa. La bionda si leccò le labbra, non sapendo bene cosa rispondere.  "Molto sexy."- ripeté, facendo toccare il ginocchio con il suo.
Vediamo cosa fai adesso, Miller - pensò Debbie, posando lentamente la bottiglia. Si appoggiò comodamente allo schienale, osservando Lou con sguardo sicuro, quasi intimidatorio.
Lou prese un sorso di vino, cercando di guadagnare qualche secondo per raccogliere le idee. Sentiva il ginocchio di Debbie premere contro il suo, un contatto quasi elettrico. Abbassò lo sguardo sulla bottiglia di vino appena posata, come se cercasse ispirazione tra le gocce rosso rubino che ancora scivolavano sul vetro. Poi, lentamente, alzò di nuovo gli occhi, fissandoli in quelli di Debbie.
"Bella mossa, fiorellino."- disse Lou, con un tono che tradiva un pizzico di soggezione. "Ma ci vuole molto di più per mettermi a disagio."-
Debbie inclinò leggermente la testa, il sorriso si allargò.
"Oh lo so. Per questo mi piaci."- abbassò una spalla, lasciando che la scollatura della camicetta cadesse con grazia sul suo seno, allungò il braccio in avanti e con la mano fece giocare le dita sul ginocchio di Lou, sotto la tavola, poi, piano piano, salì leggermente sulla coscia...
Oh Cristo...- Lou contrasse l'addome e, senza accorgersene, chiuse gli occhi. C'era improvvisamente caldo.
"Immagini cose proibite?"- Debbie si morse le labbra. Lou tornò a guardarla, scuotendo leggermente la testa. "Mi dici le bugie?"- il tocco di Debbie era delicato. "Direi che il secondo round me lo sono aggiudicato, no?"- Ritirò lentamente la mano, scivolando scaltra sulla gamba tonica di Lou, che per quanto tenesse a quella sfida tra di loro, fu ben contenta di perdere il punto. "Mangiamo?"-
C'è il rischio che mi strozzi, ma sì, volentieri, Deb - pensò la bionda, ancora elettrica.
Lou prese un respiro profondo, cercando di ritrovare la calma.
"Mangiamo, sì."- tentò di sembrare disinvolta, ma Debbie accennò un sorrisetto lo stesso, soddisfatta.

Valentine's curseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora