Cap.13 - Shopping a NYC

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"Ma sei fuori di testa?!"- la canzonò Debbie, salendo in macchina. "Smettila di fare casino!"- la supplicò, imbarazzata, "Sono in macchina! Sono in macchina!"-
"Ti avevo avvisato."- si sbellicò Tammy, mettendo in moto, dopo aver finalmente cessato di suonare il clacson. "Così impari ad essere puntuale."-
Debbie scosse la testa ma sapeva che di quella storia, presto ci avrebbe riso su.
Si avviarono verso centro città e in poco tempo arrivarono a destinazione, e si addentrarono nelle le vie affollate di New York.
Optarono per una piccola gelateria italiana sulla 8th Ave e lì, Tammy prese due palline al caramello salato, Debbie invece scelse due gusti e prese una pallina al cocco e un'altra all'amarena.
"È davvero squisito."- squittì Tammy, mentre camminavano.
"Mh. Sì."- disse Debbie, con le labbra un po' blu. "Ci voleva proprio."-
"Facciamo un po' di spese? Devo anche comprare un piccolo regalino a Rick, visto che tra non molto è il suo compleanno."-
"Rick, mh? Devi aggiornarmi un pochino su di lui."- Debbie accennò un sorrisetto. "Andiamo."- la mora la prese a braccetto.
Così, Debbie e Tammy gironzolarono per i negozi della zona godendosi l'ormai tardo pomeriggio di sole. Entrarono in una boutique di abbigliamento dove Tammy provò un paio di vestiti estivi, mentre Debbie esplorava la sezione degli accessori. Continuarono poi verso un negozio di articoli sportivi, dove Tammy trovò il regalo perfetto per Rick: un portachiavi della sua squadra di football del cuore personalizzato con il suo nome.
"I New York Giants? Ma lui non è di Philadelphia?"- domandò Debbie, guardando i colori del ciondolo.
"È stata la stessa reazione che ho avuto io! Gli Eagles sono della sua città e, a mio parere, anche migliori."-
"Lo sono eccome."-
"Beh, lui quando l'ho detto si è messo a ridere e mi ha promesso che saremmo andati a vedere una partita dei Giants insieme molto presto."- disse, con un bel sorriso. Debbie annuì.
"Quindi da quel momento..."-
"Da quel preciso istante, Deb, sono diventata la fan più sfegata dei Giants."- ridacchiò, contagiando anche la mora.
Erano quei momenti lì, così banali, ma così preziosi nella loro genuinità a rendere le giornate di Debbie meno pesanti.
Tammy lesse negli occhi di Debbie un po' di serenità, e ne fu lieta, forse anche un po' orgogliosa.
"Ma allora siete proprio voi!"- disse una voce familiare, ma non troppo.
Si avvicinò loro sorridente. Le due amiche contraccambiarono immediatamente il sorriso.
"Kia! Ciao!"- disse Tammy, appoggiando una mano sulla sua spalla.
"Mi pareva foste voi, poi ho sentito la tua risata,"- guardò la bionda, e Debbie rise, "e ho capito subito che non mi stavo sbagliando."-
"Come stai?"- la mora guardò i punti, ancora arrossati ma in guarigione, sul suo sopracciglio.
"Oh, benone."- sfiorò la ferita con delicatezza. "A proposito, grazie, sai? Sei stata un'ottima stampella."- disse, ridendo.
"Non c'è di che, mi fa piacere."- rispose Debbie, facendole un cenno con la testa.
"Sai Deb, l'ho incontrata lo scorso... giovedì? Era giovedì?"- Tammy guardò la moretta, "No. Mercoledì."- entrambe annuirono. "Lo scorso mercoledì, mentre uscivo dalla banca, sulla quinta strada. E abbiamo chiacchierato un po'."- disse.
Debbie aveva raccontato a Tammy quello che era successo quella sera con Lou, e lo stesso aveva fatto quest'ultima, anche se un po' sotto tortura con Kia, che era dovuta intervenire, prima che la situazione diventasse ingestibile.
Lou aveva trascorso una settimana straziante, senza dubbio la peggiore dal suo trasferimento a New York.
Un susseguirsi infinito di buio: tetro e sfiancante.
Il giorno dopo l'evento, Lou non aveva rivolto parola a nessuno.
Aveva vagato per il paese senza una meta con la sua moto fino a sera tarda, ed era rientrata a casa con la voce consumata dalle urla che aveva gridato mentre correva contro il vento.
Aveva fatto i conti con un episodio depressivo crescente che l'aveva spinta a rifugiarsi nell'alcol.
Kia si era precipitata al suo appartamento il mercoledì mattina, qualche ora prima di vedere Tammy, dopo non aver avuto più alcun segnale di vita dell'amica dal giorno del party.
Quando era entrata, l'aveva trovata ubriaca già alle 9 del mattino, in uno stato a dir poco spaventoso, e Kia, che con gli anni aveva imparato a conoscerla, non rimase con le mani in mano.
"Spiegami!"- le aveva detto, "Spiegami che cazzo è successo per farti reagire così!"-
Lou aveva pianto, pianto come non faceva da tanto tempo, ma le aveva spiegato tutto l'accaduto e come l'aveva fatta sentire.
Una frase in particolare le era rimasta impressa delle parole sofferte di Lou.
"Provo solo che ribrezzo per come affronto il presente, Kiki, ma non abbastanza da riuscire superare la paura di cosa potrebbe succedere se smetto di comportarmi così."-
Kia l'aveva stretta forte a sé e le aveva assicurato che anche quel momento, per quanto insormontabile sembrasse, sarebbe passato. Perché tutto passa, se dai tempo al tempo.
Nei giorni seguenti l'umore di Lou era stato completamente a terra, e nemmeno i suoi eventi, che solitamente la rendevano tanto orgogliosa, erano riusciti a distrarla un po'.
Ma quel giorno Kia l'aveva trascinata fuori di casa a peso.
"Lou si è ripresa?"- domandò Tammy alla ragazza. Debbie aggrottò la fronte.
Di che diavolo parli, Tam?- pensò. Che significa 'Lou si ripresa?'? Ripresa da cosa? Perché non me ne hai parlato?-
La bionda riuscì a sentire tutti gli interrogativi di Debbie come se glie li avesse trasmessi col pensiero.
"L'ho obbligata ad uscire."- Kia si voltò un momento. "Vuole essere lasciata in pace perché non sta bene, ma lo sa che lo faccio per lei. È una testa calda, e ho imparato che a forza di insistere prima o dopo le cose le capisce."- indicò il reparto dietro di lei. "È nella sezione delle moto, qui da qualche parte."-
Debbie ebbe un tuffo al cuore.
Lou è qui?-
"Oh."- disse Tammy, guardando Debbie, completamente immobile.
"In questi reparti ci perde la testa."- continuò Kia, "Il che è un bene, visto lo scopo di questa uscita."- ridacchiò. "Avete più parlato?"- posò il suo sguardo su Debbie, che si pizzicò le braccia dal nervosismo.
"No... direi proprio di no."- rispose, con un filo di voce. "E non credo sia una buona idea farlo."-
"Debbie."- cominciò Kia, scuotendo leggermente la testa. "Lou mi ha detto cosa è successo, quella sera."-
"Allora sai anche come se n'è andata."- la interruppe subito la mora, ferita dal solo ricordo di quella serata, così magica quanto dolorosa.
Anche Debbie non aveva passato giornate facili, dopo quella sera, ma...
"Lou mi ha chiesto di dimenticare, di dimenticare lei e tutto quello che era successo tra di noi. Io l'ho fatto, ci ho provato almeno. Ed ora è... è troppo tardi. Se ha tanta voglia di giocare con i sentimenti di qualcuno, mi dispiace, ma quella persona non sono io."- la sua voce era sicura, ma i suoi occhi luccicavano.
"Credimi Debbie, conosco Lou, e non la vedevo come questa settimana da tempo."- la guardò negli occhi, "Fidati se ti dico che le dispiace, tanto, da morire. Non avrebbe voluto ferirti in nessun modo, te lo assicuro. Nella sua testa, purtroppo, che lei se ne vada migliora la vita alle persone."-
"Kia, che ne pensi di-"- Lou si avvicinò loro tenendo lo sguardo su un casco che teneva tra le mani, poi rallentò di colpo, appena la vide. "Oh, ehi..."- si avvicinò con cautela. "Tammy, Debbie."- fece un piccolo cenno con la testa ad entrambe.
"Ciao, Lou."- disse Tammy, accennando un piccolo sorriso, gentile ma un po' finto. L'idea che avesse ferito la sua migliore amica la infastidiva parecchio, seppur comprendesse che le parole di Debbie, quella sera, non fossero state affatto piacevoli da sentirsi dire.
Debbie guardò Lou dritta negli occhi in silenzio, per qualche secondo che sembrò essere eterno. Lou inspirò, mantenendo lo sguardo nel suo.
"Come stai?"- sussurrò.
"Come stai tu?"- rispose la mora, a cui tremò il labbro. Lou scosse piano la testa.
"Mi dispiace."- disse diretta, con un filo di voce, sempre calda ma un po' spezzata, accennando un passo verso di lei.
"Tammy, andiamo."- Debbie represse un singhiozzo e si voltò, aggrappandosi all'amica. La bionda guardò Lou sentendosi un po' impotente.
"Sei sicura, Deb?"- sussurrò.
"Che stai dicendo?"-
"Forse vuole solo scusarsi."- sibilò, guardandola con occhi protettivi, ma razionali. "Sbagliare è umano, amica mia, e quella sera avete sbagliato entrambe, sai a cosa mi riferisco."-
"Tam..."- Debbie si strinse forte al braccio dell'amica.
"Facciamo quello che vuoi."- mormorò ancora. "Ma pensaci due secondi, ok?"-
Debbie si fermò un istante e raccolse i suoi pensieri.
Lou l'aveva ferita, di questo ne era certa.
Era giorni che se lo ripeteva, nella speranza che il suo cuore la odiasse. Se l'era detto fino allo sfinimento. Ma la dolce sensazione di perdersi tra le braccia di Lou era così... pura. Come poteva dimenticare?
Nessuno l'aveva mai fatta sentire come lei, in poche ore, era riuscita a fare. Chiuse gli occhi e rivisse le carezze di Lou, che l'avevano protetta dai suoi pensieri e ricordato cosa significasse sentirsi al sicuro.
E se invece fosse tutto nella mia testa?- pensò.
Si girò piano, e ricongiunse il suo sguardo con quello di Lou, che non le aveva mai tolto gli occhi di dosso.
"Cinque minuti."- disse, lasciando il braccio di Tammy. Kia lasciò che la mora si avvicinasse a Lou e quindi che le due rimanessero sole, così si avviò con Tammy verso la cassa.

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