Cap. 9 - Kia

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Con il cuore che trottava, Lou chiuse gli occhi, pronta a far toccare le labbra di Debbie con le sue.
"Miller!"- la chiamò una voce. Lou si voltò di colpo, Debbie appoggiò la fronte sul suo viso, incredula.
"Che c'è ora?!"- disse Lou, il cui tono tradì l'apparente calma. Mark, il ragazzo dello staff, tra i più giovani del gruppo, si sentì tranciare le gambe da quello sguardo.
"Non ci posso credere..."- sibilò Debbie, che si ricompose.
"Cazzo, è quasi un quarto d'ora che ti cerco!"-
"Beh, mi hai trovata. Ora, invece di fare tutte queste sceneggiate senza senso, mi dici che cosa vuoi?"- disse Lou, con sicurezza.
"È Kia."- rispose il ragazzo. Lo sguardo di Lou si fece più vulnerabile.
"Che è successo?"- chiese, lasciando lentamente Debbie.
"È finita in una rissa, Lou."-
"E come sta? È grave? Dov'è?"- chiese, preoccupata, il cuore improvvisamente pesante.
"Sta male. Vorrebbe andare a casa. Ma sai com'è, le chiavi e tutta la sua roba sono in ufficio e le chiavi le hai tu! Cazzo, Lou, dove hai il telefono? Ti sto cercando da quindici minuti! E tu sei qui a farti una..."-
"A quale numero mi hai cercato, Mark?"- lo interruppe Lou, infastidita.
"Il solito, 0076."- Lou schioccò la lingua e serrò il pugno in preda al nervosismo.
"Ho detto minimo tre volte prima che cominciasse l'evento che quel numero è disattivato."- ruggì. "Invece di fare la ramanzina a me, perché non mi ascolti quando dovresti? Avresti evitato tutto questo trambusto e Kia ora sarebbe già a casa."- Lou si sistemò i capelli, poi si voltò verso Debbie. "Mi dispiace."- mormorò, sincera. "Vieni dentro con me? Non devi se non vuoi."-
Debbie annuì senza pensarci, e prese la mano di Lou, un po' più calda rispetto al suo solito.
"È nel retro, verso le cucine."- disse Mark, dietro di loro, imbarazzato.
Lou lo aveva accolto nel suo team non troppo tempo fa, ed il team di Lou era impeccabile, non commetteva mai errori. L'attività di Lou non sarebbe stata così perfetta, altrimenti.
Mark camminava in preda alla vergogna, non solo per aver sbagliato e non essersi dimostrato attento, ma più di tutto per aver urlato ingiustamente contro Lou, che con lui era stata solo che gentile. "Vi accompagno?"-
"Hai già fatto, Mark. Grazie."- replicò fredda Lou.
"Miller."- le prese il braccio, Lou si voltò seria. "Mi dispiace, cazzo. Mi dispiace un casino. Non succederà più, te lo prometto."- disse, senza mai battere ciglio. Lou rimase in silenzio un attimo, poi accennò un sorriso comprensivo.
"Dagli errori puoi solo che imparare. Sei solo all'inizio. È andata così, non struggerti troppo."- gli diede una pacca sulla spalla e a passo veloce, stringendo la mano di Debbie, si recò sul posto indicato loro.
Quando arrivarono, John e gli altri erano già lì, allora Lou lasciò controvoglia la mano di Debbie e si inginocchiò su Kia, seduta a terra con il sopracciglio spaccato.
"Accidenti Kiki, ma che diavolo è successo?"- le prese con delicatezza il viso tra le mani. "Devi assolutamente metterci dei punti."- disse, guardandole il sopracciglio insanguinato. La ragazza rispose solo con un verso di disappunto. "Si sa chi è stato?"- chiese Lou ai ragazzi, furente.
"Lascia perdere."- borbottò Kia, un po' sconnessa. "Ce ne hai messo di tempo, Miller."- aggiunse, con un sorriso sforzato.
Lou le accarezzò lo zigomo. Kia era intoccabile per lei. E vederla in quello stato le faceva piangere il cuore, oltre che ribollire il sangue nelle vene.
Kia posò gli occhi su Debbie, che assisteva in silenzio, ma attenta, poi tornò sulla bionda con una smorfia. "Sei in buona compagnia, vedo..."- ridacchiò, tenendosi una costola tra le mani per il dolore.
"Ti hanno colpito anche lì?"- si accorse subito Lou. "Fammi vedere."-
"La ferita sul sopracciglio è da disinfettare, prima che si infetti."- disse Debbie, sperando di non essere invadente.
"Sì, hai completamente ragione. Kia andiamo, fammi vedere."- Le sollevò leggermente la camicia, rivelando degli ematomi non irrilevanti sulle costole di Kia. "E questi?! Dio, quando pensavi di dirlo?"- Lou cercò le chiavi dell'ufficio nelle tasche, "Andiamo, prendiamo le tue cose e ti porto in ospedale."-
"Non fare l'esagerata, Miller. Sono un osso duro."- sibilò la ragazza.
"Certo, 'osso duro', ora ti porto al pronto soccorso."- Lou si alzò e si diresse verso l'ufficio in cui c'era la borsa di Kia, con dentro i suoi documenti, il suo telefono e le sue chiavi di casa.
La ragazza imprecò tra i denti, poi inghiottì un urlo di dolore.
"La convinci tu a non farmi andare?"- borbottò la moretta a Debbie, approfittando dell'assenza di Lou. "Sembra che di te si fidi."- Debbie accennò un sorriso.
"Penso che abbia ragione, Kia. Sei tutta ammaccata e ti sanguina il viso."- la mora si chinò leggermente e le tese le mani, pronta a sorreggerla.
"Non voglio rovinarle la serata, non più di quanto non abbia già fatto."- la guardò come se sapesse di averle interrotte. "Mi dispiace."-
"Non stai rovinando nulla. Lou vuole solo che tu stia bene, sei sua amica. Anche tu lo faresti, quindi permettile di fare lo stesso. Tutto quello che vuole, e che voglio anche io, è che tu stia bene."- disse comprensiva la mora, aiutando la ragazza a mettersi in piedi. "Ce la fai?"- chiese, con riguardo.
"Sì, penso di sì."- fece qualche passo, reggendosi con fiducia su Debbie.
Lou fu di ritorno in pochi minuti con la borsa di Kia e le chiavi della macchina di servizio. Fu sorpresa di vedere Kia in piedi, ma ancor di più, sentì il cuore sciogliersi un pochino, nel vedere Debbie prendersi cura della sua amica.
"Voglio che mi porti John, all'ospedale."- disse Kia, sicura, non appena vide Lou.
"Cosa? Ti porto io, non fare storie."-
"No, Lou, voglio che mi porti lui. Tu devi restare qui. Sei tu il capo e devi essere al locale."- rispose l'altra. "Starò bene."-
"Perdonami se fatico a crederti, ma hai letteralmente metà faccia ricoperta di sangue."-
"Lou."- Kia si fece seria.
"Non cambia niente che io sia qui o no, e io voglio stare con te."-
"Se non cambia niente, fammi questo piacere e ascoltami."- Lou piegò la testa da un lato. "Non mi sento abbandonata, so che verresti con me."- continuò l'amica, sicura di zittire le paure di Lou. Debbie guardò prima Kia e poi Lou, a cui rivolse un piccolo sorriso, nella speranza di tranquillizzarla.
La bionda sospirò ed annuì.
"D'accordo. Come preferisci."- così fece chiamare John, e poi si avvicinò alle due donne. Con l'aiuto di Debbie, accompagnò ogni movimento di Kia fino alla macchina di servizio. John si mise al volante immediatamente.
"Grazie, ragazze."- mormorò la ragazza, indolenzita dal tragitto, mentre prendeva posto sul sedile del passeggero.
"Aggiornatemi su tutto. Quando arrivate, cosa fate quando siete lì e quando uscite. Voglio che mi diciate tutto. Ok?"- spiegò Lou, appoggiata al finestrino. John annuì, Kia sibilò un debole 'sì'. Debbie accarezzò la schiena di Lou, mentre lei guardava la macchina allontanarsi.
La bionda si girò piano verso la mora, e raccolse verso il suo petto il corpo di lei, avvolgendola in un caldo e sincero abbraccio. "Grazie, Debbie."- sibilò, "Lo apprezzo davvero tanto."-
"Ehi. Figurati."- Debbie accarezzò la nuca di Lou.
Una brezza autunnale solleticava la pelle delle due. Lou sfiorò con le dita le spalle nude di Debbie, facendole venire la pelle d'oca già stimolata dal fresco della notte.
"Andiamo dentro."- disse allora Lou, prendendole la mano. "Finirai per gelare, altrimenti."- Debbie sorrise e intrecciò le dita con quelle di Lou, e si incamminarono verso il coperto.

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