Lou inspirò profondamente ed appoggiò il casco che teneva in mano su uno scaffale, poi guardò Debbie, ora di fronte a lei davvero, e non solamente nei suoi pensieri.
"Ho pensato tanto a cosa dirti, se mai ti avessi rivista, Debbie."- giocò con i suoi anelli. "Vorrei spiegarti tante cose. Perché mi sono comportata in quel modo, prima di tutto. Ma voglio iniziare dicendoti che mi dispiace tanto."- guardò gli occhi di Debbie come se li volesse memorizzare per sempre, pronta a vederla andare via.
"Come stai, Lou?"- chiese la mora.
"Come sto? Perché?"-
Debbie non ripetè la domanda, ma Lou intese. "Sto bene, credo."-
"Cazzate."- Debbie alzò gli occhi e fece per andarsene, scuotendo la testa. "Sai dire solo bugie. Non ti voglio nemmeno ascoltare se non sei sincera."- Lou le sfiorò leggermente il braccio.
"D'accordo. Ok, scusami."- la bionda lasciò cadere le dita sulla pelle di Debbie, che si sentì elettrica. "Scusami. Non sono conversazioni facili per me."- Lou si bagnò le labbra con la lingua. "Non sto bene, Debbie."- La mora tornò attenta. "Quella sera ha scosso qualcosa in me che pensavo facesse solo che parte del mio passato, e mi ha sconvolto un po'. Un po' troppo, direi. Non so cosa tu voglia sentirti dire, non so cosa tu sappia, ma credimi se ti dico che l'ultima settimana non è stata una passeggiata. Non sono... stata bene, non ero, né sono, proprio in me."- Lou inspirò. "E ti ho pensata parecchio, quasi sempre a dir la verità. Ho pensato a tante cose."-
Debbie abbassò per un momento lo sguardo. "Cose che mi spaventano... tanto, Debbie, non sai quanto."-
"Ti faccio così paura?"-
"Cosa? No... tu, non sei tu a farmi paura. È quello che provo quanto sto con te che mi spaventa."- Lou cercò le mani di Debbie. "Perché è una sensazione forte e probabilmente insensata, ma mi fa sentire così dannatamente bene che non la riconosco neanche come un'emozione mia."- Lou si aggrappò alle sue dita. "Non sono proprio abituata. E quella sera, tutte quelle cose belle, mi hanno travolta come un treno. Io... purtroppo ho imparato a stare sulla difensiva, e quando qualcosa mi spaventa mi tiro indietro."-
Debbie rimase in silenzio. "E così mi privo di tutte le cose belle da sola. Lo so. È questo che fa più male... lo so, ma non so come cambiare."-
Debbie si perse nei suoi occhi blu, un po' più tristi dall'ultima volta in cui li aveva incontrati. Lou si avvicinò piano.
"Non avrei dovuto lasciarti quella sera."- le accarezzò le dita. "Non avrei mai voluto farti stare male."-
Debbie posò lo sguardo sulle sue mani, sulle proprie.
"Nemmeno io, Lou."- mormorò, chiudendo gli occhi. "Non sono stata corretta con te alla festa, più di una volta. Non avrei dovuto dirti quelle parole, sono stata superficiale, e mi dispiace tanto."- si morse un labbro. "Non so cosa ci sia in quella tua testa complicata, ma capisco quello che mi dici. So cosa vuol dire essere il peggior nemico di se stessi, perché l'ho provato e provo su pelle da tanto tempo, Lou. So cosa vuol dire avere paura della felicità."- disse, avvolgendole i polsi. "Ma ti assicuro che non ho mai avuto intenzione di farti del male, ferirti o giudicarti. E non voglio privarti di nessuna felicità, perciò non temere di perderla ancora prima di averla raggiunta. Sono stata bene quella sera, non ho intenzione di negarlo. Sei un casino, Miller, l'avevo già capito."- Lou si avvicinò piano, come se il contatto con Debbie fosse inevitabile e le sue parole l'accarezzassero. "Ma se me lo permetti, io sono disposta a farti vedere che sei dannatamente bella, fuori e dentro. Io lo vedo, Lou."- Debbie si lasciò trasportare dall'abbraccio di Lou, che la trasse a sé. Mentre la bionda le avvolgeva gentilmente la schiena, lei raccolse le sue braccia attorno al suo collo. Riconobbe il suo profumo vanigliato. "Scusami per aver detto quella frase."-
"E tu per averti fatto credere che fosse stata colpa tua."- Lou indietreggiò piano e la guardò negli occhi, Debbie sorrise.
"Ceni con me?"- alzò le sopracciglia e le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Ti va?"- Debbie accennò una risatina.
"Ti sono mancata così tanto, biondina?"- la punzecchiò, giocando con il colletto della sua camicia.
"Non ti vedo da sette lunghi giorni. Direi che sono più che giustificata."- Debbie scosse la testa e fece scivolare le mani sulle sue spalle.
"Non posso sta sera."-
"Mh... sicura?"- Lou le accarezzò i fianchi.
"Sì."- rise Debbie. Aveva promesso a Tammy che avrebbero cenato insieme. "Vorrei rinfrescare la tua memoria da pesciolino rosso che Tammy e Kia ci stanno aspettando."- Lou lasciò cadere la testa all'indietro mordendosi le labbra.
"Vero."-
"Già. Vero."- Debbie sorrise e tirò fuori dalle tasche il telefono. "Me lo lasci il numero?"-
Lou si sistemò la frangia e prese il cellulare di Debbie tra le mani, sfiorandole volutamente le dita, poi digitò il numero. "Grazie."- lo riprese con un sorrisetto.
"Figurati, fiorellino."- rispose la bionda, con gli occhi incollati ai suoi, Debbie ridacchiò. Fece squillare il telefono di Lou così che anche lei si salvasse il suo numero. "Perfetto."-
"Non sei il tipo di persona che chiama alle 3 di notte, vero?"- scherzò Debbie, Lou assottigliò gli occhi.
"Non solo chiamo alle 3 di notte. Ma anche la domenica mattina, Deb, sei spacciata."-
Tutte e due risero.
"Domani lavoro fino a tardi."- disse allora la mora, avviandosi verso le altre, Lou la seguì. "Però se vuoi la sera possiamo uscire per un drink, oppure puoi passare su da me."- Lou alzò le sopracciglia.
"Vengo da te per le nove."- rispose. "Poi decidiamo insieme cosa vogliamo fare."- Debbie annuì, a suo agio... esattamente come quella sera.
"Tutto a posto?"- chiese Tammy, con in mano l'acquisto già impacchettato. Lou sorrise e guardò Debbie.
"Direi."-
"Sì."- rispose la mora.
"Mi fa piacere."- disse Tammy, a cui Lou fece un cenno gentile.
"Grazie."- mimò con la bocca, sicura che fosse stata lei ad averla spinta a restare, poco prima. La bionda le fece l'occhiolino e riprese Debbie a braccetto.
"È stato un piacere vedervi, ragazze."- disse Kia, che teneva la porta aperta perché tutte uscissero dal negozio sportivo.
Le accolse un'aria più fredda, ma sempre accogliente.
Il sole era tramontato da non molto e la città si era fatta, seppur più scura, anche più brillante, per via delle tante luci artificiali.
"Tammy mi ha detto che sta sera cenate fuori."- disse ancora la moretta.
"Sì."- rispose Debbie, guardando Lou.
Ecco perché mi hai detto di no - le parlò con gli occhi la bionda.
"Divertitevi, ok? Passate una bella serata."- Kia soffiò un piccolo bacio ad entrambe.
"Grazie, tesoro."- rispose Tammy, e a ruota Debbie, che non lasciò gli occhi di Lou fino a che non fu lontana.
Lou sospirò con un sorriso poi si girò verso l'amica:
"Che facciamo adesso?"- chiese la bionda a Kia. La moretta le diede una spallata.
"Ben tornata nel mondo dei vivi, Miller."- ridacchiò.
"Che intendi?"-
"Non volevi nemmeno uscire di casa prima, Lou. Ti ho dovuta obbligare."- le fece notare. "È da una settimana che non ti vedo sorridere. Dio! Cinque minuti con Debbie e sembri rinata. Incredibile."-
Lou rimase qualche secondo in silenzio.
"Lei è incredibile."- la testa completamente tra le nuvole.
"Ok, Romeo..."- rise Kia, sapendo di irritare Lou, che schioccò la lingua. "Andiamo a casa. Ordiniamo qualcosa d'asporto." Lou annuì, e così si incamminarono verso la macchina di Kia.
Fu quel giorno che Lou imparò che: la paura è il primo ingrediente chimico dell'entusiasmo.
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Valentine's curse
Roman d'amourSono due donne indipendenti, attraenti, un po' tormentate e single. Saranno una la salvezza dell'altra o, come dice Lou, "l'amore è distruzione"? Nel tentativo di rompere la maledizione di San Valentino che tormenta Debbie, lei e Lou impareranno ch...