Sia Debbie che Lou dedicarono la giornata successiva interamente al lavoro.
Debbie perfezionò i dettagli del suo progetto con estrema precisione, da sempre il suo cavallo di battaglia. Ogni disegno, ogni render e ogni scelta di materiali diventavano ogni giorno piu perfetti, impeccabili.
C'era poco da fare, il suo lavoro le dava soddisfazione come poche cose nella vita, perché sapeva di eccellere. E nulla è più gustoso di un po' si sana ammirazione per se stessi.
D'altra parte, l'agenda di Lou era fitta di impegni, che finalmente riusciva ad affrontare con rinnovata energia. I pensieri si erano fatti meno pesanti e così l'intera gestione degli eventi ormai prossimi di cui era responsabile era diventata decisamente più tollerabile. Sempre stressante, ma tollerabile. E più di tutto... elettrizzante.
Effettuò e ricevette decine e decine di telefonate, prese decisioni ed organizzò il suo team con una chiarezza di pensiero che le permetteva di essere sempre un passo avanti. Gli eventi in programma promettevano di essere memorabili, proprio come l'ultimo di San Valentino, di cui si era parlato perfino sul New York Times.
"È bello riaverti attorno, Miller."- disse John, poco prima di rientrare a casa, dato che era già ora di cena. "Mi fa piacere vedere che stai meglio."-
"Grazie, amico mio."- Lou si passò una mano tra i capelli.
"A domani."-
"Sì. Buona serata."- gli rivolse un cenno con la mano, poi cercò il telefono, nelle tasche dei jeans. C'era un messaggio da parte di Debbie.Debbie, ore 19:33
«142 East, 49th Street. A dopo, ti aspetto. X »Lou sorrise.
Mancava poco meno di mezz'ora alle nove, così decise di salutare i ragazzi e lasciare il suo ufficio principale, poco distante dal ponte di Brooklyn.
Salì carica sulla sua moto e guidò per una quindicina di minuti verso l'appartamento di Debbie. La parcheggiò e si sistemò la frangia, un po' spettinata per via del vento.Ore 21:02
«Sono fuori. »Tempo un minuto e Debbie aprì la porta, sorridente e bella da togliere il fiato, nella sua semplicità.
"Buonasera, fiorellino."- disse Lou, imbambolata.
"Ciao."- ridacchiò la mora. "Avanti, vieni pure."- Debbie si spostò e fece entrare Lou, composta ma curiosa.
"Grazie."- Lou le diede un bacio sulla guancia, cingendole delicatamente il fianco. "È bello vederti."-
"Sì. Anche per me."- Debbie piegò la testa da un lato. "È stata una giornata lunghissima a lavoro."- disse la mora.
"Sei stanca?"- Lou fece scorrere la mano sulla sua schiena.
"Non troppo."- sorrise Debbie, poi le prese il giubbotto in pelle. "Ti faccio fare un piccolo tour della casa, così familiarizzi un po'."-
"Volentieri."-
Le mostrò per primo il soggiorno, collegato alla cucina, poi il bagno e il piccolo balcone.
L'appartamento di Debbie era accogliente, moderno e raffinato, Lou ne rimase molto colpita.
"Hai un ottimo gusto, lo sai? È davvero pazzesco."-
"Ti piace?"-
"Scherzi? È proprio una figata. Gli spazi sono organizzati benissimo. E poi l'arredamento mi fa impazzire."- Lou si guardava intorno con gli occhi che brillavano. "Lo vorrei anche io un posticino così."-
"Te lo progetto io, come questo. Se vuoi."- Lou abbassò lo sguardo su Debbie, improvvisamente vicina.
"Lo progetti? Sei un'architetto?"- Lou accennò un sorrisetto interessato. Debbie annuì.
"Inches' Way."- sussurrò. Lou si morse un labbro.
"Lo fai suonare molto più sexy di quello che dovrebbe essere."-
"Sì?"- Debbie assottigliò gli occhi, con un sorriso furbo. "Ti faccio eccitare con così poco, Miller?"- Lou la guardò con attenzione, così le andò più vicina.
"Hai già voglia di giocare?"- sussurrò Lou, avvicinando la bocca al suo orecchio.
"Io ti sto solo facendo vedere l'appartamento..."- ridacchiò Debbie, scostandosi un po', gli occhi che la tradivano, alla ricerca di lei. Lou sorrise, intrigata, allora continuò con le domande:
"L'hai progettato tu, questo qui?"- chiese, con le mani dietro la schiena.
"Sì, circa dieci anni fa, quando ero ancora progettista."- rispose Debbie, visibilmente orgogliosa di sé e del suo percorso.
"Ribadisco che è sensazionale. È funzionale ed accogliente. Hai fatto centro, baby."- Lou le fece l'occhiolino, la mora sorrise.
"Grazie, Lou."-
"E di che."-
Debbie proseguì con il giro della casa passando prima per il suo studio, dove le mostrò qualcuno dei suoi progetti, e poi per la lavanderia. "Ecco qui."- disse Debbie, tornate in soggiorno.
"Sbaglio o manca una stanza all'appello?"- domandò Lou, attenta.
"Vuoi vedere anche il garage?"- scherzò Debbie, ora di fronte a lei, che rise.
"Sì, mi riferivo proprio al garage."- lo sguardo di Lou si posò un momento sulle sue labbra, poi tornò agli occhi.
"Cos'altro vuoi vedere, Lou?"-
"Mi preoccupo che tu dorma bene, tutto qui."- rise la bionda.
"Quindi vuoi vedere dove dormo?"- Lou assottigliò gli occhi.
"Tra le altre cose, può darsi di sì."- rispose, leccandosi le labbra.
Debbie tracciò lentamente con le dita le cuciture della giacca di Lou, poi salì sul collo e toccò infine le labbra.
"Che idee ti sei fatta per sta sera, biondina?"- sussurrò, mentre Lou le accarezzava le scapole.
"Volevo solo stare con te."- rispose piano la bionda. "Facciamo quello che ti senti di fare."- Lou ridusse la distanza tra loro, Debbie si aggrappò al suo colletto ed ispirò il suo respiro. "Possiamo flirtare tutta la sera o fare altro."-
"Invitante."- mormorò. Debbie si lasciò baciare dalle labbra morbide di Lou, che si era avvicinata piano. Era delicata, era gentile, ma al contempo potente e deliziosa. "Mi baci già?"-
"È una lamentela?"- Lou alzò leggermente le sopracciglia, le mani ora salde sulla sua vita.
"No."- ridacchiò Debbie, sistemandole i capelli dietro l'orecchio. "Proprio no. Ma mi piace tenerti sulle spine."- Lou le rubò un altro bacio, mentre accarezzava la sua schiena.
"Vuoi che beviamo qualcosa, prima?"-
"Prima di cosa?"- ridacchiò Debbie, sfiorando il naso con il suo. Lou sorrise.
"Mi stai dicendo che non faremo sesso?"- sussurrò Lou, mentre percorreva le sue forme.
"Non sto dicendo nulla."- Debbie sfilò lentamente la giacca di Lou, senza mai permettere che le loro lingue si staccassero.
Lasciò cadere la giacca di Lou a terra, con un movimento lento e deliberato, mantenendo il contatto visivo. La bionda sorrise, colpita da quella mossa, i suoi occhi azzurri immersi in quelli di Debbie, colmi di desiderio.
"Davvero non ti interessa vedere il garage?"- la provocò Debbie, con un sorriso malizioso, mentre le sue mani esploravano il tessuto della camicia di Lou.
"Quanto ti stai divertendo a farmi a soffrire?"- replicò Lou, scuotendo un po' la testa.
"Non ne hai idea."- Debbie sentì il contatto delle mani scaltre di Lou sulla sua pelle, sotto la maglietta. La mora la guardò senza trovare il fiato per parlare, l'altra alzò le sopracciglia.
"Non faceva parte del tour?"- chiese piano, dandole un piccolo bacio. Debbie non si rese nemmeno conto di aver annuito, stregata dal suo tocco.
"Oh."-
"Pensi di farmi vedere dov'è camera tua?"- mormorò Lou, ora più seria. "O vuoi che disperdiamo i vestiti per tutta la casa?"- Debbie lasciò che le mani di Lou esplorassero gentilmente il suo petto poi, ormai privata di ogni pensiero razionale, la baciò come se in quei pochi secondi senza le sue labbra fossero stati eterni. "A me non dispiace, sai?"- la bionda le accarezzò i capelli. "Però non vorrei che fossi scomoda, per certe cose che voglio farti."-
"Lou."- Debbie ansimò.
"È troppo?"- il suo tono era quasi preoccupato.
"No."- Debbie la baciò di nuovo, trascinata dal momento. "No, non lo è. Però..."- inspirò profondamente, sempre tenendosi stretta a lei, come se avesse paura che quello che dicesse l'avrebbe fatta di nuovo scappare. Lou se ne accorse, e le accarezzò le braccia, nella speranza di rassicurarla come lei faceva, solo esistendo, con il suo cuore.
Non ti lascio Debbie, non più - pensò.
Non lasciarmi, ti prego - nel contempo nei pensieri della mora.
"Dimmi."- Lou le sfiorò con cura il viso.
"Non dobbiamo farlo per forza sta sera."- le disse piano, chiudendo gli occhi.
"Debbie, guardami."-
Esitò un attimo ma la ascoltò.
"Te l'ho detto ieri e te l'ho detto prima. Facciamo quello che ti senti più a tuo agio di fare."- le accarezzò uno zigomo con il pollice. "Io non ho fretta e non la voglio sentire nemmeno. Quella rovina tutto, il più delle volte. Io non voglio rovinare nulla con te. Ho già sbagliato una volta."- Debbie accennò un piccolo sorriso, ma la lasciò parlare ancora, cullata dalle sue rassicurazioni. "Stavo solo facendo un po' la scema. O meglio... non dico che non ci penso, ma sono d'accordo con il fare le cose con calma. Quello che mi basta è essere qui, con te... insieme. Mi ritengo già abbastanza fortunata che tu abbia ancora voglia di vedermi, nonostante la scorsa settimana. Quindi, beh. Per quello che mi riguarda potremmo anche giocare a carte."-
"A carte?"- Debbie rise, Lou la baciò piano, come se le chiedesse il permesso.
"A carte, sì. Perché no? Sono un'ottima giocatrice di poker, sai?"- Debbie fece intrecciare le proprie dita con quelle di Lou.
"Grazie, Lou."- sussurrò.
"Sono ammessi baci?"- Lou accarezzò le dita di Debbie tra le sue.
"Quanti ne vuoi."- rispose con un sorriso, persa nei suoi occhi blu.
"Ottimo."-
"Te lo posso offrire un bicchiere di vino?"- chiese Debbie, alzando un po' il mento.
"Lo accetto volentieri, sì."-
Debbie a quelle parole, senza lasciare la sua mano, la guidò verso la cucina. Si diresse verso l'armadietto in cui erano disposti vini e liquori e allora si rivolse a Lou.
"Te ne ispira qualcuno?"-
Lou diede un'occhiata veloce alle etichette.
"Questo è ottimo."- indicò una bottiglia di Chianti, tra i suoi preferiti. "È il vino che racconta storie antiche, di colline toscane e vigneti baciati dal sole."- recitò.
"E questo da dove viene?"- domandò Debbie, incuriosita.
E io che pensavo di avere già il mio Shakespeare personale - pensò.
Lou rise.
"Quando ero a Los Angeles ho lavorato per due anni in una trattoria italiana. Un bel posticino raffinato, molto lussuoso, ti ci dovrei portare."- spiegò, Debbie sorrise, "Servivamo moltissime varietà di vini pregiati ogni giorno, tutti i giorni. Erano il pezzo forte del posto: 100% italiani, ben conservati, insomma... la qualità era impareggiabile."- diede un'altra occhiata allo scaffale. "Così ho imparato tanto sia sul buon cibo che ovviamente, sui vini: come riconoscere i migliori e apprezzarli. Faceva parte del mio lavoro, sai, descriverli e suggerirli alle persone... e la mia memoria, purtroppo o per fortuna, è solida come una roccia. Penso di ricordare ancora il menu di quel posto."- ridacchiò.
Debbie annuì, affascinata.
Proprio quando pensavo che non potessi diventare più interessante o sexy, ti metti a parlarmi di vini italiani. Dio, Miller. -
"Sai, è anche per questo che i miei eventi vanno forte. L'alcol che offro e fornisco, dal vino al più complesso dei cocktail, supera il livello di qualsiasi altro locale di New York."- Lou sorrise, "Fossi in te mi inviterei ad uscire più spesso."- alzò le sopracciglia, Debbie prese la bottiglia tra le mani celando un sorrisetto.
"Vuoi sederti qui o andiamo in soggiorno?"- chiese la mora.
"Io ho già scelto il vino."- disse Lou, gentile. "A te l'ultima parola, fiorellino."-
Debbie le passò il suo bicchiere, poi prese tra le mani il proprio insieme alla bottiglia di Chianti.
"Andiamo sul divano, in soggiorno."- fece un passo in avanti senza mai staccare gli occhi da Lou, poi la invitò a seguirla. Lou si morse un labbro, e così le andò dietro.
Ammirò in silenzio la silhouette perfetta di Debbie, chinando leggermente la testa di lato come se non credesse all'incanto di cui i suoi occhi erano spettatori.
I capelli castani, lunghi e lucenti, scendevano in morbide onde che lambivano delicatamente la sua schiena.
Ogni dettaglio parlava di una bellezza senza tempo, dall'elegante linea delle sue spalle alla vita sottile, incorniciata perfettamente dei suoi capelli fluenti.
La mora tirò fuori dalla tasca il telefono e guardò lo schermo, allora si voltò verso Lou.
"Ti piace la musica jazz?"- chiese, con un sorriso.
"La mia preferita."-
"Fantastico."- dopo un click, una dolce melodia, quella del contrabbasso, calda e avvolgente, iniziò a diffondersi per la stanza. Entrò poi in scena poi il pianoforte che, morbido e armonioso, riempì il soggiorno con i suoi suoni, che parvero carezze.
"Diffusori?"- Lou si guardò attorno, colpita.
"Sì, ma ti invito a pensare di essere nella scena di un vecchio film."- rispose, come se quelle note la facessero sognare.
"Siamo in un bar degli anni '50, Deb?"- Debbie si mise a sedere sul divano in pelle e Lou dopo di lei.
"Sì."- disse, con gli occhi che brillavano.
Le luci calde dell'appartamento creavano morbide ombre sulle pareti, accentuando i contorni dei loro volti e conferendo alla stanza un'aurea accogliente, e altrettanto sensuale.
Debbie versò il vino color rubino nei loro calici in vetro, poi appoggiò la bottiglia sul piccolo tavolino d'angolo accanto al divano.
"A cosa brindiamo?"- chiese la mora, prendendo il calice tra le dita, Lou si avvicinò un po' a lei, tenendo il suo tra l'indice e il medio. "Cosa ne pensi di 'alla bellezza delle cose inaspettate'?"- il ginocchio di Debbie toccava quello di Lou. "O persone, che so io."- rise.
"Mi piace molto."- replicò Lou, accennando un sorriso. "Alla bellezza delle cose, o persone, inaspettate."- ripeté, facendo incontrare piano il proprio bicchiere con quello di Debbie, che mormorò a sua volta la frase, questa volta ufficialmente.
Entrambe presero un sorso dai loro calici.
Le note di ciliegia matura, prugna e sfumature di viola si mescolavano in un abbraccio avvolgente, addolcendo le labbra delle due.
Debbie sorrise e allungò una mano sui capelli di Lou, sfiorando così anche il suo collo. Alla bionda vennero i brividi.
"Sei di Los Angeles?"- chiese Debbie, prima di bere un altro sorso.
"Sì. Sono nata e cresciuta lì, circa."- Lou si mosse in modo che le dita di Debbie la accarezzassero. "Tu sei sempre stata qui a New York? Sei nata qui?"-
"Ho studiato qualche anno all'estero, ma sono nata e ho sempre vissuto a New York."-
"Mh, dove sei stata?"- chiese Lou, interessata.
"Londra."- disse, con un'espressione indecifrabile. "Chiamami pazza, ma preferisco New York."- Lou alzò le sopracciglia, come se l'invitasse ad argomentare. "Ogni angolo di questa città vibra di vita e possibilità. New York è frenetica, è dinamica, un po' come me. Sono la tipica persona che ha la necessità di tenersi occupata, altrimenti impazzisce."-
"Scappi dai tuoi pensieri, Ocean?"- Lou sorseggiò dal bicchiere. "Ti spaventa il silenzio?"- Debbie fece una smorfia.
"A te no?"- Lou sorrise.
"A me sì."- rispose, senza vergogna. "Il silenzio, per quanto paradossale, penso che sia quello che fa più rumore di tutti, in testa."-
Non potevi usare parole più giuste - pensò Debbie.
"Menomale che siamo in un bar jazz."- giocò la bionda, rassicurante. Debbie appoggiò il calice accanto alla bottiglia, poi scivolò piano verso Lou.
"Già. Menomale."- sussurrò, mentre Lou la accoglieva tra le sue braccia. La bionda lasciò che Debbie adagiasse la testa accanto alla sua ed appoggiasse le mani sul suo petto. Lou le posò un dolce bacio sulla fronte, mentre con il pollice percorreva dei piccoli movimenti circolari sulla schiena di lei, che chiuse gli occhi.
La musica, in cui ora prevalevano le morbide note nel sassofono, scandiva il ritmo dei loro respiri.
Lou accarezzò i capelli di Debbie, ora salda al suo petto in un abbraccio sincero, lei con il viso appoggiato al suo collo, sensibile al solo respiro dell'altra.
"Vorrei potermi catapultare in questo istante ogni volta che il silenzio nella mia testa si fa troppo rumoroso."- sussurrò Lou, con la voce un po' roca. Un'altra carezza. "Penso che riuscirebbe a salvarmi da me stessa ogni volta."- Sentiva il fiato caldo di Debbie sul collo, e un brivido la pervase.
"Ti aiuterò a salvarti dalla tua mente ogni volta che ne avrai bisogno, Lou, te lo prometto."-
Debbie posò le labbra sulla sua pelle, Lou chiuse gli occhi, quasi come se quel piccolo bacio e quelle parole le avessero tolto il respiro. Salì piano e tracciò una delicata scia di baci il suo collo.
Debbie si fermò un attimo e sorrise:
"E poi vuoi catapultarti proprio nel mio soggiorno tutte le volte? Ti piace così tanto il mio appartamento?"-
Lou ridacchiò, il suono basso e vibrante. Debbie si avvicinò ancora di più al viso di Lou, e fece per baciarla.
"Pensi di meritartelo?"- bisbigliò Lou, fingendosi offesa, ma con un tono che la tradì. Si fermò un momento e sorrise.
"Sicuramente."- Debbie la baciò senza esitare. Lou accolse le sue labbra morbide sulle proprie.
Le mani di Lou risalivano sulla schiena di Debbie, sfiorandone la pelle.
I loro baci si fecero più intensi e Lou la trasse più vicina a sé. Debbie si mosse con naturalezza e finì per accavallare le gambe sulle cosce di Lou, che le accarezzò i fianchi e, senza mai privarsi delle sue labbra, alzò leggermente la schiena dal divano, per ridurre sempre di più la distanza tra di loro.
Le mani di Debbie trovarono strada tra i capelli di Lou, scese poi al collo, che accarezzò con delicatezza.
Lou strinse tra le mani il sedere di Debbie, che strinse il corpo di Lou con le gambe, sotto di lei.
I loro respiri si fecero più rapidi, mescolandosi nel calore del momento.
La bionda si avventurò in una serie di baci lungo il collo di Debbie, intercalandoli con dei piccoli morsi che la facevano fremere.
"Dio..."- ansimò Debbie, accaldata. Inclinò la testa all'indietro, offrendo ancora di più il suo corpo alle attenzioni di Lou, che sorrise, e rispose con dei morbidi baci sulla clavicola, fermandosi ad ogni suo piccolo sospiro, godendo di ogni reazione.
Non resisterò ancora per molto, di questo passo... - pensò Debbie, stringendosi a Lou. Sentì il battito del suo cuore sincronizzarsi con il proprio.
Non aveva esitato, la sera della festa, a immaginare di fare l'amore con Lou.
Era seducente, misteriosa e così dannatamente intrigante che desiderare il suo tocco era stato inevitabile. Ma ora era tutto diverso, perché era certa che un rapporto solo non le sarebbe mai bastato. Né a lei, né, per quanto accanite fossero le sue paure che le dicevano il contrario, a Lou.
Seppur le voci nella sua testa sminuissero l'interesse di Lou e la loro connessione ad un irrazionale istinto carnale, lei, sotto sotto, sapeva bene che non era la verità. Riusciva a percepire l'anima di Lou sfiorare la sua come una carezza, gentile e rispettosa.
Ogni sguardo, parola o bacio zittiva ogni suo pensiero, ridotto ad un debole sussurro.
Si era aggrappata alla sua razionalità allontanandosi dalle sue convinzioni dettate dal passato, perché sapeva che quello era l'unico modo che aveva per non autodistruggersi.
No, Debbie, non vuole solo portarti a letto. Non vuole usarti. Non è solo uno stupido rapporto occasionale. Non ti abbandonerà, non faranno tutti così - si ripeteva, nella speranza di, prima o poi, crederci.
Avrebbe tanto concederle tutto di sé, immediatamente.
Ma la paura sa essere bastarda... perché nulla come colei che protegge, sa limitare altrettanto rigidamente.
E se dopo cambiasse tutto? -
Lou fece toccare piano le labbra con le sue, poi le sistemò i capelli dietro l'orecchio.
"Mi piace il tuo sapore."- disse la bionda. Debbie sorrise.
"Sì? A quale vino assomiglio?"- Lou assottigliò gli occhi, colpita da quella domanda.
"Vuoi che ti descriva come uno dei vini che conosco?"- sussurrò, accarezzandole il mento. Debbie annuì lentamente e Lou si avvicinò al suo viso avvolgendole le spalle. "Fammi pensare..."- cominciò, con un filo di voce, calda e profonda. Le diede un piccolo bacio, Debbie chiuse gli occhi. Ne posò un altro, più lentamente, come se volesse assaporarla per davvero. Debbie sentì il cuore farsi più veloce ed appoggiò le mani sul petto di Lou, che studiava le sue labbra. "Sai di frutta nera, quella matura... dolce, che ti si scioglie in bocca e che non basta mai."- con tocchi leggeri, dalle spalle scese piano lungo il suo corpo, percorrendo con devozione la sua delicata curva della sua spina dorsale. Giocò con le dita sul fondo della sua schiena, Debbie, intanto, fremeva.
Lou aprì leggermente la bocca, lasciando che le loro lingue si intrecciassero e che, in silenzio, comunicassero l'un l'altra del desiderio d'affetto reciproco che ardeva nel loro cuore.
Debbie gemette piano, al che Lou sorrise, ancora in analisi. Le loro salive si mescolarono, annebbiando le loro menti come quando il ghiaccio incontra l'acqua bollente. "Mi ricordi il ribes e le more, una punta di ciliegia."- Lou prese fiato e lasciò che intanto Debbie affondasse le dita sul suo seno. "Delle sfumature di vaniglia."- un altro bacio. "Lo zenzero e la cannella..."- le leccò piano il labbro superiore. Riusciva a percepire il fiato di Debbie nella sua bocca. "Sei uno Château Margaux, fiorellino."- sussurrò. Debbie si morse le labbra, come se ora fosse lei a voler gustare le tracce di Lou. "Il vino che matura in silenzio, acquisisce profondità e diviene complesso. Che poi attrae e affascina chiunque lo incontri... e che una volta che hai assaporato scopri essere ancora più sensazionale di come appare."- Lou si lasciò baciare. "Il vino che incarna la grazia e l'eleganza, che ti avvolge nella sua autenticità e il cui solo assaggio sembra ossigeno puro, dopo tempo immemore di apnea."- Lou accennò un sorrisetto. "Ho un po' improvvisato, ma spero di aver reso l'idea."- Debbie trattenne il respiro e strinse il colletto della camicia di Lou tra le dita.
"Mi farai uscire di testa, Miller."- ammise, senza pensare troppo. Lou le accarezzò la schiena con entrambe le mani, nascondendo un sorriso, poi prese le mani di Debbie nella sue. "Non mi sentivo così da tanto tempo. Mi fa un certo effetto, sai?"- disse la mora, parlando come se stesse pensando ad alta voce. Lou inclinò di lato la testa.
"È un effetto piacevole?"-
"Mi sconvolge un po'."- rispose Debbie, sincera. Il dolce sguardo di Lou la invitò a parlare. "Ho tanti, tanti pensieri in testa, non immagineresti neanche quanti. Ma in qualche strano modo riesci a renderli meno assillanti. Non so come o perché. Ma lo sento."-
La musica che le avvolgeva alleggeriva la pesantezza di quella affermazione, ma non abbastanza da non preoccupare Lou.
"Che tipo di pensieri?"- le mani strette le une con le altre. Debbie accennò una risata un po' nervosa.
"Nulla di importante."-
"Per me lo è."- le assicurò Lou, dandole un piccolo bacio. Entrambe chiusero gli occhi, i loro cuori per un istante leggeri come delle piume.
Lou guidò le mani di Debbie sul suo petto, e con le proprie le accarezzò le guance. "Sono qui, Deb. Sono qui per te."- mormorò, la fronte sulla sua.
"Non voglio appesantirti."-
"Nulla di ciò che mi dici è un peso."- sussurrò piano. "Me lo apri un po' il tuo cuore?"- accennò un sorriso e Debbie non poté contenersi dal ricambiare. Lou coprì le mani di Debbie sul proprio petto con le sue.
"Che pensieri sono?"-
"Solo... cose successe nel passato."- respirò un momento. "Cose che mi impediscono di vivere a pieno il presente."- Debbie abbassò lo sguardo. "Un po' come quella tua paura, quella di stare bene. Anche io ho i miei demoni, Lou, per questo ti capisco."- la bionda ascoltava attenta, "Io non ho paura di essere felice, ma... che questa felicità mi venga tolta, che finisca tutto da un momento all'altro, questo sì."- Lou riuscì a vedere i suoi occhi velarsi di preoccupazione. "Ho paura che io sia davvero destinata a rimanere sola, che mi abbandoneranno tutti."- continuò, lasciando che i capelli le coprissero il viso.
"Di chi sono queste parole?"- la voce di Lou era sicura. "Chi ti ha fatto credere questo?"-
"Nessuno."-
"Debbie..."- Lou le scostò i capelli dal viso, poi scosse leggermente la testa. "Se parli di me, credimi che io non me ne vado da nessuna parte, ok? Ehi, guardami..."- aspettò che Debbie la guardasse negli occhi. "Non me ne vado."- ripeté, scandendo ogni parola. "Non ti lascio e non voglio che mi lasci. Siamo io e te, ora, nessun altro."- le accarezzò il viso. "So che quelle non sono parole tue."-
Debbie pensò tra sé qualche secondo.
"Ti parlerò di lui un'altra volta."- la mora piegò la testa di lato. "Ora non ci voglio proprio pensare, scusami."- si abbandonò ad un bacio passionale, carico di emozioni e parole inconfessate. "Grazie, però. Avevo bisogno di sentirmelo dire."- mormorò, con un sorriso.
"Figurati."- gli occhi di Lou luccicavano di comprensione, poi li posò sulle labbra di Debbie, che invece chiuse gli occhi e si sdraiò sulla spalla di lei. Lou le cingeva il fianco con il braccio. "Stai bene?"- sussurrò, muovendo le dita.
"Sì, tranquilla."- premette il viso sul suo corpo.
"Bene."- Lou allungò la mano libera verso il bicchiere di vino e ne bevve un altro sorso.
La musica era dolce, quasi come il sapore del Chianti, e decorava il loro abbraccio come una cornice.
Debbie era stretta a Lou, che la accarezzava con tocchi leggeri, facendole venire la pelle d'oca. Rimasero in silenzio per una decina di minuti, come se fossero sospese in una nuvola di sogni e speranze.
"Quando sei arrivata qui?"- mormorò debolmente la mora, tenendo gli occhi chiusi, il viso sul suo petto. Lou sorrise.
"Stai provando a non addormentarti?"- chiese, con un filo di voce. "Sai che puoi farlo, vero?"- il suo tono era avvolgente. "Lo prendo come un segno che tu sia rilassata, non che tu sia annoiata a morte."-
"Lou..."- Debbie aprì gli occhi e la guardò. Il volto di Lou era rassicurante. "Non pensarlo neanche per un secondo."- Debbie si lasciò baciare la fronte.
"Chiudi gli occhi, fiorellino. Non lo penso. So che sei stanca. E poi io non me ne vado da nessuna parte, te l'ho detto."- Le accarezzò il viso, Debbie chiuse lentamente gli occhi. La lunga giornata di lavoro si era fatta sentire tutta all'improvviso. Lou lasciò che tornasse sul suo petto, e riprese con le carezze, anche lei assonnata, ma mai come in quel momento viva. "Prima di mattina però devo rientrare, va bene?"- sussurrò, giocando con i suoi capelli.
"Sei come Cenerentola?"- Debbie accennò un sorriso stanco. "Che devi rientrare prima di un certo orario?"-
"Nemmeno mentre dormi la pianti di punzecchiare?"- il tono di Lou era dolce, che Debbie scherzasse la faceva impazzire. La bionda le accarezzò lo zigomo.
"Baciami quando te ne vai."- borbottò Debbie, mezza addormentata.
Lou rise piano, e le disse che l'avrebbe fatto.
La mora crollò tra le braccia di Lou in un paio di minuti, era l'una passata e il vino le aveva dato il colpo di grazia, ma come le aveva detto, a Lou non dispiacque, ed anzi... ne fu felice.
Averla tra le braccia, così vulnerabile e fiduciosa, era in qualche modo un gesto più intimo di aver passato la notte con lei, ed anche se era cosa insolita che ciò le alleggerisse il cuore, desiderò che la serata non fosse andata diversamente.
Era genuinamente coinvolta, quasi felice, e per quanto facesse paura, non avrebbe voluto sentirsi in nessun altro modo, almeno in quell'istante.
Intorno alle quattro e mezza, poco prima che arrivasse la mattina, scivolò via lentamente dal divano, con riguardo e attenzione. Fece adagiare Debbie sui cuscini e si mise alla ricerca di una coperta per evitare che avesse freddo, ora che non c'era più il suo corpo a riscaldarla.
Ti sei dimenticata di farmi vedere dove tieni le coperte, nel tour... - pensò, dopo svariati minuti di ricerca.
Decise di non svegliarla e lasciarle semplicemente la sua giacca, così la coprì con quella. Lavò velocemente nel lavabo i calici sporchi, riposizionò al suo posto la bottiglia di vino nel mobiletto, poi spense la musica e infine le luci. Finalmente le tornò accanto, si chinò su di lei e le accarezzò il viso.
"Grazie per la serata, fiorellino."- posò un delicato bacio sulle sue labbra, che si mossero ancora alla ricerca di lei. "Penso che sarai tu quella che farà uscire di testa me..."- sussurrò, un'altra carezza.
Si diresse verso la porta e infilò il giubbotto di pelle con cui era arrivata. Appena fu fuori l'aria invernale la risvegliò un pochino, così salì sulla sua moto, e col cuore stranamente leggero, guidò verso casa.
E se tutto quello che voglio fosse dall'altra parte della paura? -
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Valentine's curse
RomanceSono due donne indipendenti, attraenti, un po' tormentate e single. Saranno una la salvezza dell'altra o, come dice Lou, "l'amore è distruzione"? Nel tentativo di rompere la maledizione di San Valentino che tormenta Debbie, lei e Lou impareranno ch...