Cap. 11 - Parole

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"Perché mi hai regalato quella rosa?"- ansimò Debbie, tra un bacio e l'altro.
Lou aggrottò la fronte, confusa.
"In che senso 'perché'?"- ripeté la bionda, percorrendo le sue forme.
"Volevi già portarmi a letto? Appena mi hai vista?"- Debbie le baciò il collo.
"Ehi."- Lou si irrigidì improvvisamente, e sgranchì la schiena. "Deb."- interruppe i suoi baci e la guardò negli occhi. Scosse la testa come a chiederle spiegazioni. "Ma che dici?"-
"Stavo solo giocando."- rispose, con le mani sul suo petto. "E poi anche se fosse non mi offendo, Lou. Non volevo puntare il dito."- continuò, col fiato corto.
"Quindi, secondo te... dopo che un maniaco ti aveva messo le mani addosso,"- le ribollirono le vene dalla rabbia al solo pensiero, "ti avrei regalo una rosa perché pensavo a portarti a letto?"- domandò, offesa.
"Lou, io-"- deglutì e sentì la gola farsi secca.
"Pensi questo di me?"-
"Era, era un gioco. Stavamo giocando, no? Non volevo... dire niente. Ho sbagliato, scusa."- le diede un piccolo bacio sulle labbra. "Scusa."- ripeté, per poi dargliene un altro. "Scusa."- le sistemò la frangia con le dita. "A volte straparlo."- mormorò, sincera. "Non odiarmi. Non scappare. Non volevo dire quello che ho detto. Ho sbagliato."- le accarezzò il viso. Lou schioccò la lingua e guardò altrove. "Lou, guardami..."-
"Forse è meglio che vada dai ragazzi e tu da Tammy."- disse, abbassando lo sguardo.
"Lou."-
"Non insistere."- tagliò corto la bionda, ancora sotto di lei.
Debbie chiuse gli occhi e sospirò.
Sono proprio una testa di cazzo - pensò.
Poggiò i piedi a terra e si alzò dalle gambe di Lou, entrambe improvvisamente a disagio.
La calda intimità che aveva pervaso l'aria pochi istanti prima si era trasformata completamente. La loro bolla magica, in cui avevano ballato, guardato le stelle e condiviso baci, sembrava tutt'un tratto vuota e insensata.
Le luci soffuse sembravano ora opprimenti, e il silenzio tra loro era carico di tensione e incomprensione.
Lou rimase per qualche secondo seduta sulla sedia, e si passò una mano tra i capelli, mentre raccoglieva le sue emozioni.
Non era da lei reagire così.
Non era da lei permettere che qualcuno, con così poco, rompesse il suo equilibrio.
Non da... Beca.
L'amore ti distrugge. E se non c'è amore, non c'è distruzione.
Questa era ciò che si ripeteva, ogni volta che i solidi muri che aveva costruito intorno al suo cuore vacillavano. Questo era ciò che aveva imparato da quella relazione.
Beca l'aveva consumata tanto da averla convinta del fatto che non provare nessuna emozione sarebbe stato meglio di correre il rischio di provarne una negativa.
Ma non è mai così...
Ad ogni rischio corrisponde una possibilità. È l'inconfutabile realtà.
Una realtà a cui quasi nessuno crede, fino al momento in cui effettivamente lo si prova su pelle, e ci si rende conto che la mente può fare molta più paura della vita vera.
E spesso chi ha paura di vivere a causa dei propri demoni, purtroppo finisce per non vivere affatto.
C'era qualcosa in Lou, una piccola parte, messa da parte e a tacere, che però lo sapeva bene.
Ma perché rischiare? - echeggiò forte la sua paura, per autodifesa.
Perché mettere a repentaglio il proprio cuore per qualcosa che può finire in tragedia? Perché aprirsi a un nuovo capitolo di dolore quando si può semplicemente chiudere il libro? -
Debbie le tese la mano per aiutarla a rimettersi in piedi, ma Lou si alzò da sola.
"Oh, andiamo."- sbottò la mora. "Ho detto una stronzata, mi dispiace e te l'ho già detto. Cosa vuoi che faccia di più?"-
"Non voglio che tu faccia niente. Niente."- rispose Lou, spaventata dalle scintille che illuminavano il suo cuore.
"Ma che ti prende?"-
"Non lo so. Voglio solo stare da sola."- mormorò, avviandosi verso la porta che portava all'uscita.
"Lou."- Debbie si fermò a pochi passi da lei, e lesse nei suoi occhi che qualcosa non andava, ma non aveva capito che quel qualcosa lo aveva provocato lei. "Mi vuoi parlare, per piacere?"- il suo tono era più pacato, quasi rassicurante.
Debbie le accarezzò il viso. "Con me puoi parlare."-
Rimasero qualche secondo in silenzio.
"Non ci avevo nemmeno pensato a portarti a letto quando ti ho dato la rosa."- disse tutt'un fiato. Debbie annuì.
"Lo s-"-
"E il fatto che tu lo abbia pensato..."- Lou deglutì, "Mi fa incazzare tantissimo, Debbie."- scosse leggermente la testa. "Perché io non le faccio mai queste cose. Mai. Io non regalo i fiori alle estranee. Io non regalo fiori, punto."- ridusse gli occhi ad una fessura. "Ma con te l'ho fatto. Volevo fare una cosa carina. Ho visto che eri triste, ho visto come ti ha trattata quello stronzo, e volevo migliorarti la giornata."- si sistemò il colletto della giacca. "A volte io ci provo ad andare contro le mie convinzioni, le mie convinzioni che sotto sotto... molto sotto, so essere sbagliate. Io ci provo. Ma poi succede questo... e mi viene voglia di mollare tutto."- Lou tremava leggermente. "So di star esagerando, so anche che ci stavamo divertendo. Ma queste cose mi fanno scattare. Mi sento così piccola ed impotente rispetto ai miei pensieri che mi viene voglia di allontanare tutti. Di odiare tutti, anche chi non se lo merita."- pronunciò ciò che dettava l'istinto senza pensarci troppo, tenendo gli occhi bassi. "Non so neanche perché te lo sto dicendo."- continuò, mordendosi il labbro inferiore, nervosa. Debbie ascoltava.
Avrebbe voluto dire tante cose, avrebbe voluto abbracciarla. Se solo lo avesse fatto forse Lou non avrebbe continuato a dar voce alla sua irrazionalità.
"Dimentica questa conversazione, dimentica questa serata, dimentica me. Lascia perdere tutto. Tanto non porta a nulla di buono."- aprì la porta e fece per avviarcisi, ma si fermò un'ultima volta. "Non è colpa tua. Il mio cervello stava solo aspettando l'occasione per scappare da tutto. Non è colpa tua."- si avvicinò al suo viso e le diede un piccolo bacio. "Scusa se ti ho rovinato un altro San Valentino."- sussurrò, "Buona vita, fiorellino."- i suoi occhi blu oceano e quelli cioccolato fondente di Debbie si incontrarono un'ultima volta, poi Lou se ne andò, a testa bassa.
Debbie spalancò leggermente la bocca, e senza che se ne rendesse conto, una lacrima aveva rigato il suo viso.
Era decisamente ora di rientrare.
San Valentino, anche quell'anno, aveva saputo giocare con il suo cuore.

Valentine's curseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora