CAPITOLO 22

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Furono delle ore di viaggio molto particolari per Jenna. Nella sua testa frullavano mille cose diverse e quella che emergeva di più era Emma. Si sentiva in colpa per tutto ciò che era accaduto e non le aveva neanche mandato in messaggio di risposta. Era confusa.

Entrò nella macchina che era stata chiamata per scortarla in hotel e chiese all'autista di passare in ospedale, dov'era ricoverato il padre di Evans. Claire le aveva detto che era solo e che nessuno della squadra di rugby era riuscito ad andare da lui in quanto, quella stessa giornata, erano in trasferta.
Lisa, la manager di Jenna, era contraria alla sua scelta di andare in ospedale col rischio di causare confusione in un luogo pubblico sanitario tra fotografi e ammiratori, ma l'attrice le spiegò che non sarebbe uscita dall'auto se non per andare in hotel.

Non appena fuori alla seconda entrata dell'edificio, l'auto si fermò e aprì la porta al ragazzo. Jenna vide il suo sguardo spento, vuoto e pieno di paura. Lo abbracciò istintivamente, il suo intento era dargli affetto fraterno.

<<Jenna... come sono contento di rivederti... io... io non posso perderlo... è l'unico che mi rimane...>> cominciò a dire tra le lacrime.
<<Evans cos'è successo?>>
<<Non mi hanno spiegato bene la dinamica... lui era in moto e un camion l'ha travolto... ha fatto un volo.. e... oddio...>> le parole uscivano sconnesse dalla sua bocca, era sconvolto.

Jenna chiese immediatamente all'autista di recarsi al suo hotel, doveva stare lì per qualche giorno per uno shooting e Lisa aveva già provveduto a tutto.

L'idea iniziale era quella di riportare Evans a casa, ma probabilmente sarebbe stato peggio se avesse visto qualcosa di suo padre.
<<Queste ore saranno cruciali, è in intensiva e bisogna vedere se i suoi parametri si stabilizzeranno.>>
<<Aspetteremo insieme Evans, ci sono io con te.>>
Il ragazzo le sorrise tra le lacrime e fece per baciarla, ma lei si scostò, voltando la testa dall'altro lato.
<<Evans, sono dispiaciuta per quello che è accaduto a tuo padre e ti prometto che rimarrò accanto a te, ma non cambia la nostra situazione.>> volle essere chiara fin fa subito.
Il ragazzo annuì e rivolse lo sguardo verso il finestrino per tutto il tragitto, lasciando che le lacrime di dolore e preoccupazione rigassero il suo volto.

Quando furono nel parcheggio dell'albergo una decina di fotografi la stavano aspettando all'entrata. Sebastian, l'autista, provò a farsi il giro della struttura ma nulla sarebbe cambiato. Come al solito erano venuti a sapere di qualche indiscrezione.

<<Andiamo?>> chiese ad Evans che stringeva il suo telefono. L'ospedale lo avrebbe chiamato di lì a poco.

<<Se muore io...>>
<<Evans non devi trarre conclusioni, l'ospedale ti darà presto notizie. Hai bisogno di riposare un po', attendiamo aggiornamenti e poi Sebastian ti riporterà da tuo padre.>> gli spiegò convincendolo ad uscire dall'auto.

Scesero dall'auto e quando fu accanto a lui gli prese la mano per dargli coraggio, fu un gesto istintivo, di semplice sostegno, che non sfuggì ai paparazzi, affamati di trarre qualcosa in più.
Jenna camminò spedita davanti ed Evans si sollevò il cappuccio della felpa mostrando di tre quarti il volto.
Le loro figure erano illuminate da flash e invase di domande che vennero prontamente ignorate.

Una volta su in stanza, l'attrice chiese qualcosa di caldo per lei e per Evans.
Ci fu silenzio per un tempo indefinito. Entrambi avevano la testa piena di pensieri, dubbi e preoccupazioni, ed anche se si erano riproposti di parlare della loro situazione, nessuno riusciva ad aprire bocca.

D'improvviso, il cellulare di Evans prese a squillare. Era molto tardi e l'unica chiamata che il giocatore di rugby si aspettava era quella dell'ospedale.

Sgranò gli occhi, gli tremavano le mani, aveva paura di rispondere. Jenna si alzò dalla sua poltrona e gli poggiò una mano sulla spalla per dargli forza.

Finalmente rispose.

<<Pronto? Si, sono io.>>

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora