CAPITOLO 18

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6:04 del mattino.

Emma aprì gli occhi e sapeva che nient'altro le avrebbe permesso di riaddormentarsi profondamente.
Puntò lo sguardo sulla finestra coperta dalla tenda di raso. Il sole era ancora timido e si nascondeva, lasciando spazio a sfumature rosee mescolate al blu della notte.

Abbracciò il suo cuscino e nella sua mente ripeteva gli attimi di quel bacio.

<Così mi consumi, Jenna.>>
<<Allora dovresti già essere consumata, per tutte le volte che ti ho ammirata.>>

Jenna seduta, lei contro il muro.
I loro corpi vicini,
respiri intrecciati.
Labbra sulle labbra.
L'attimo più felice della sua vita.

Il giorno dopo, il vuoto.

Neanche il sonno era riuscita a portarle consiglio, c'era solo buio nei suoi occhi dormienti. Si rigirava e rigirava tra le lenzuola pensando a quando si erano addormentate insieme...

Dopo qualche minuto il suo telefono vibrò. Si girò riluttante per dare un occhio a quella notifica ad un'ora così insolita.

Sbloccò lo schermo e vide un suo messaggio. Aspettò qualche attimo prima di aprirlo definitivamente.

JENNA: "Ho visto la tua chiamata, ero in aereo. Stai bene?"

"Come puoi chiedermi se sto bene..."

No, questa situazione le stava stretta.
Spostò le coperte e si alzò dal letto. Digitò nuovamente il suo numero e attese la risposta.
Avrebbe dovuto rispondere per forza, il messaggio non era stato mandato neanche 2 minuti fa.

1 squillo...
2 squilli...
3...
4...

"Sta pensando se rispondermi o meno..."

<<Emma...>>

Aveva risposto.

Eccola.

<<Jenna, dobbiamo parlare.>>
Seguirono dei secondi di silenzio.
Jenna stava valutando attentamente a come rispondere.
Era atterrata da poche ore a Los Angeles. Era stremata dai continui scali aerei della giornata. Sospirò allontanando il telefono dalla bocca.
<<Dimmi.>>
<<Jens, sul serio non hai niente da dirmi riguardo ciò che è accaduto tra noi?>>
<<Emma, io...>>
<<Sei andata via senza nemmeno premurarti di salutare, di dirmi qualcosa... che diavolo Jenna, non c'è nulla che vorresti dirmi?>> Emma stava iniziando a cacciare tutto fuori. Quel tono di incertezza, quasi di incoscienza le appannava i sensi.

Ciò che era successo le coinvolgeva entrambe sullo stesso piano.

<<Non volevo svegliarti, dovevo andare via presto.>>
Di nuovo un tono evasivo...

<<Tu davvero pensi che mi sarebbe interessato del sonno? Ho passato una giornata intera a pormi domande su domande e l'unica risposta che ho ricevuto è stata da un video dove dicevi spudoratamente ai giornalisti che...>> la più grande venne interrotta da una voce tagliente che nascondeva della tristezza.
<<Tra me e te non c'è niente, Emma. Eravamo ubriache.>>

Emma non poteva credere a ciò che stava ascoltando...

<<Ubriache? Io non lo ero!>> esclamò la più grande con faccia incredula da quell'affermazione <<Quindi tu baci tutte le tue cazzo di amiche quando sei ubriaca?>>
<<Emma basta, ti prego!>> alzò la voce al telefono Jenna.

Emma ribolliva di rabbia e delusione. Non poteva credere che tutto questo stesse accendendo proprio a lei. Non poteva credere che il suo cuore stava per essere spezzato.

<<Sai una cosa?>> parlò poi dopo qualche attimo con la voce rotta <<Io so perfettamente cio che ho fatto Jenna e me ne assumo tutte le responsabilità. Forse sei tu che dovresti far pace con la tua stessa testa. Facciamo come vuoi tu: ci vediamo alle riprese, spero che per allora tu abbia più consapevolezza di chi e cosa vuoi essere. Ai tuoi giochetti non ci sto più.>>
L'ultima frase la buttò fuori con aggressività, quella che usava chi si sentiva usato, tradito nel profondo e chiuse la chiamata.

Potè giurare di aver sentito singhiozzi soffocati di pianto e, verso la fine della loro conversazione quasi monolaterale, una voce maschile in sottofondo.

In ogni caso Emma non ebbe la forza di pensarci e si lasciò andare ad un pianto liberatorio, sprofondando tra le braccia del suo letto.

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora