CAPITOLO 27

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Qualche giorno più tardi cominciarono le riprese.
Jenna ed Emma ripresero a vestire ufficialmente i panni dei loro personaggi, plasmandoli in maniera eccellente.

<<Sapevo che avreste trovato il modo di risolvere>> parlò Tim Burton al termine di una scena, pulendosi gli occhiali con la camicia rigorosamente nera <<Avete fatto un ottimo lavoro.>>
Le due si guardarono complici e sorridenti della buona uscita.

Stavano seguendo le indicazioni delle loro manager riguardo la gestione della loro relazione. Sul set molti sospettavano ma solo pochi sapevano realmente la verità, tra cui il buon vecchio Tim che non poteva essere in alcun modo ingannato ed Hunter, che aveva già dato la sua benedizione sul nascere.

<<Ragazze, questa sera dopo la cena dovete farvi trovare nella hall entrambe. Dovrete vedere delle persone, o meglio, degli agenti di polizia.>> disse facendosi più serio, guardandosi intorno.

Emma sapeva che chiedere oltre non sarebbe servito: dallo sguardo del regista dalla sua bocca non poteva uscire altro, così guardò Jenna nell'intento di capirci di più, ma anche lei stava guardando il suo mentore con le sopracciglia aggrottate.

<<Perché?>> chiese la mora, ormai corvina grazie al suo personaggio.
<<Questa sera capirete, non posso parlare oltre ma vi dico solo di fare attenzione. Penso che abbiate notato che Kara non è più in giro da un po'. È una situazione delicata, state in guardia.>> rispose il regista, facendo un cenno con la testa per congedarsi.
Le due attrici rimasero li a guardarsi, confuse.

Effettivamente Kara Moore, l'assistente di Tim, non stava lavorando con loro da diverse settimane, ma vista la mole di lavoro data a tutti, nessuno ci fece molto caso, pensando che fosse impegnata tra mille scartoffie... ma a quanto pare la storia era diversa...

Dopo cena Jenna ed Emma si diressero nella hall, dove trovarono degli agenti americani ad aspettarle, che le guidarono verso un ufficio situato dietro al bancone dell’accoglienza.
Quando entrarono nella stanza ben arredata e abbastanza ampia, dedussero che doveva trattarsi dell’ufficio del direttore, ma alla scrivania trovarono una donna dai capelli lunghi rossi poggiati sulla spalla ad attenderle.
 
<<Buonasera, sono l’ispettore Jane Miller e questo è il mio sottoposto Daniel Kane, ci dispiace interrompere la vostra serata, ma abbiamo bisogno di farvi qualche domanda.>> si presentò la donna, indicando poi anche l’agente dai capelli biondi dietro di lei, appoggiato alla parete con braccia incrociate.
<<Poliziotti americani in giurisdizione europea… occorre un avvocato per questo incontro, ispettore Miller?>> chiese Jenna accomodandosi, avvicinando la sua poltrona a quella di Emma alla sua sinistra. Il suo tono di voce era neutro, ma non le piaceva quella situazione in quanto non conosceva il vero motivo della loro visita. Jenna non era mai stata ostile alle autorità, ma se c’era una cosa che aveva imparato dall’esperienza imprenditoriale di suo padre, era che chiunque avrebbe trovato il modo di fotterti.
 
La donna sorrise leggermente alla domanda della ragazza.
<<Siamo qui per proteggervi signorina Ortega, non c’è motivo di allarmarvi.>>
<<Di cosa si tratta allora?>> chiese Emma che fino ad allora aveva studiato bene la situazione ed aveva adocchiato dei fascicoli sulla scrivania.
 
<<Da quanto tempo non vedete o sentite Kara Moore?>>
<<Da diverse settimane. L’ultima volta l’ho vista all’ultima riunione prima di cominciare le riprese. Mi aveva dato un fascicolo sulla scenografia da compilare, poi non l’ho più vista.>> rispose Emma.
<<Ed è sembrata strana?>>
Emma strinse gli occhi cercando di ricordare, si girò verso Jenna quasi in cerca di una risposta. <<Si, lo era. Il suo sguardo era spento e prima di andare via mi aveva guardato quasi con…>>
<<… disprezzo.>> finì la frase l’attrice di Mercoledì, ricollegando i tasselli del puzzle <<Potete spiegarci cosa sta succedendo?>>
 
L’agente Kane si fece avanti, aprendo i fascicoli disposti sul tavolo.
<<I genitori di Kara hanno denunciato la sua scomparsa circa una settimana fa. Qualche giorno prima si era allontanata dal suo posto di lavoro chiedendo un’aspettativa. È rientrata negli Stati Uniti, non ha spiegato il motivo del suo allontanamento ai suoi genitori e si è chiusa per giorni nella sua camera, non facendo entrare nessuno... fino a quando una notte i suoi non hanno sentito dei rumori e il motore della loro auto che si allontanava dal vialetto. Nessuna risposta a chiamate, telefono e mail ed ha disattivato la localizzazione dell’automobile.>> spiegò.
<<Ma abbiamo altro, e qui entrate in gioco voi, o meglio, lei signorina Myers.>> lo interruppe Jane, porgendo delle foto di fronte a loro.
 
Le foto mostravano una stanza tappezzata di polaroid, stampe e fogli sparsi collegati tra loro e attaccati in maniera confusa. Una cosa era certa: Emma era presente in ognuna di quelle foto. In alcune di queste c’era anche Jenna e in altre i loro volti erano sbarrati con della pittura rossa. I fogli bianchi sparsi raccoglievano pensieri, date, messaggi, luoghi in cui le attrici erano state singolarmente e insieme.
 
Le due ragazze fissarono quelle foto sconvolte per un tempo che parve indefinito. Dopo un cenno da parte dell’ispettore, Daniel porse loro dei bicchieri d’acqua. La superiore riprese il discorso con calma.
<<So che tutto questo può essere sconvolgente, prendetevi tutto il tempo. C’è dell’altro: a Kara è stato diagnosticato un disturbo della personalità all’età di 8 anni. Non era mai stata considerata un soggetto pericoloso, fino a quando altri tipi di complicazioni psicologiche sono subentrate a causa di alcuni traumi adolescenziali... ma i signori Moore e Kara stessa non hanno mai pensato di dichiararlo pubblicamente.>>
 
 <<Noi … Noi non sapevamo niente di tutto questo…>> riuscì a parlare Jenna fissando ancora quelle fotografie. Si soffermò su una in particolare, in cui si vedeva una stampa di una polaroid scattata qualche giorno prima di partire dalla California. Erano proprio loro, Jenna ed Emma, intente a salire sulla macchina che la più grande aveva noleggiato per andare sulla spiaggia.
Un moto di rabbia le pervase la mente. Non poteva sopportare che qualcosa, o meglio, qualcuno, sporcasse uno dei ricordi più cari che possedeva con Emma.

<<Signorina Myers, che rapporto aveva con Kara?>>
Emma deglutì, Jenna le strinse la mano.
<<Avevamo legato parlando tramite email e messaggi prima di venire qui in Romania, era durante il periodo di riposo, quando …>>
<<Quando lei e la signorina Ortega eravate lontane, non è così?>> continuò l’ispettrice <<Non c’è motivo di nasconderci i fatti, siamo poliziotti e siamo qui per proteggervi, Kara Moore potrebbe essere un soggetto pericoloso, ma per evitare qualsiasi tipo di avvenimento abbiamo bisogno di sapere tutto.>>
<<Kara aveva un debole per Emma. Lo mostrava spesso, non evitando di scontrarsi anche con me.>> rispose Jenna, riferendosi all’accaduto nell’ascensore e ai loro precedenti rapporti lavorativi freddi <<Quando io ed Emma ci siamo avvicinate, non è stato un gran mistero per coloro che ci erano più vicini. Tim Burton è il mio mentore da sempre, mi conosce più di qualsiasi altra persona e si è accorto subito che tra me e lei non c’era più quel semplice rapporto d’amicizia. Kara deve aver capito qualcosa e quello sarà stato il punto di rottura…>> terminò la più piccola, fissando la mano di Emma nella sua.

Jane annuì, scuotendo la testa, poi si girò verso il suo collega che le porse dei biglietti da visita.
<<Per ora è tutto. Vi ricontatteremo a breve per ulteriori informazioni. Abbiamo sparso un po’ la voce nel cast, mantenendo una certa discrezione nei vostri riguardi. Dai nostri controlli Kara non ha lasciato il paese e le nostre ricerche continuano, se avremo aggiornamenti vi contatteremo, ma se qualsiasi cosa dovesse accadere, chiamateci pure a questi numeri. Daniel rimarrà qui per il resto della settimana, sappiamo che poi tornerete in America, lì vi assegneremo una scorta.>>
Le due attrici si alzarono prendendo i biglietti da visita. <<Jenna, Emma… so che questa situazione vi spaventa, ma per ora è tutto sotto controllo. Tenete sempre gli occhi aperti, non sarete mai sole… e non dovete colpevolizzarvi per aver iniziato quello che avete.>> l’ispettrice utilizzò un tono informale ed un sorriso dolce e premuroso per la prima volta si posò sul suo viso.

Dopo aver salutato gli agenti le due ragazze salirono direttamente in camera. Jenna entrò in quella di Emma che era sconvolta per ciò che aveva appena visto qualche minuto prima. La più piccola non disse niente, si premurò semplicemente di stendersi accanto a lei e di stringerla forte per tutta la notte.

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora