CAPITOLO 14

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Dopo circa una mezz'ora passata nel privé i ragazzi cominciarono a spingere per scendere in pista e coinvolgere tutti. I drink bevuti precedentemente avevano trasmesso la giusta dose di brio di cui avevano bisogno. Anche Emma, dopo un paio di sorsi, decise di lasciar andare via tutti quei pensieri che le attanagliavano la testa per godersi la serata  a pieno.

"Non voglio pensarci adesso..."

D'improvviso si sentì toccare sulla spalla. Sapeva che non poteva essere Jenna siccome era seduta sulla poltrona di fronte a lei a ridere e scherzare insieme a Joy e i ragazzi che interpretavano il gruppetto della Nevermore.
Quando si girò vide Georgie.
Quella sera lo reputò stranamente elegante e notò come il suo taglio di capelli gli conferiva un volto più definito. Se n'era accorta soltanto adesso.

<<Hey, non volevo interrompere il tuo flusso di coscienza.>> disse ridendo. Un fascio di luce gli illuminò il volto per un attimo e la ragazza notò le sue gote rosse per l'alcol.

Emma fece un piccolo sorriso e bevve un altro sorso in attesa che Georgie continuasse.
<<So che dalla mia stronzata non ci parliamo più come prima, e ti do ragione, ma...>>
<<Sei in discoteca e vuoi fare discorsi filosofici?>> lo interruppe.
Emma era stanca di mettersi a pensare alla pesantezza di ciò che la circondava.

L'alcol iniziava a fare il suo dovere e ciò che desiderava era soltanto ballare, ballare e ballare, per mandare via tutti i dubbi, almeno per quella serata.
<<Hai ragione, ma almeno fatti dire che stai benissimo questa sera.>>
In quel momento fu spontaneo per Emma guardare con la coda dell'occhio Jenna, e la vide fissarla nell'ombra sorseggiando il suo martini dry.
A quel punto coinvolse tutto il gruppo nel suo desiderio e trascinò con grande entusiasmo tutti in pista.

Ballarono con entusiasmo, ridendo e formando dei cerchi in pista per far ballare ognuno di loro a turno. Ballarono tra loro, scatenandosi e coordinandosi con passi buffi, che alcuni di loro riuscivano a rendere fluidi e professionali. Nessuno di loro era ubriaco fradicio, come si erano ripromessi in hotel, ma erano brilli al punto giusto per potersi godere la serata un po' più amplificata.

Jenna guardava costantemente Emma muoversi in pista. Era scatenata e la cosa la faceva sorridere.
Ad un certo punto sulle note remixate di "I know you want me" di Pitbull, si avvicinò alla ragazza da dietro, cingendole i fianchi.
Stava facendo qualcosa che senza l'aiuto dell'ebbrezza alcolica non avrebbe mai fatto.

Emma sapeva perfettamente che era lei.

Riconobbe il profumo e il tocco delicato delle sue mani posate sulla sua pancia.
Muovevano i fianchi al ritmo di musica, e sul ritornello Emma girò tra le sue mani, trovandosi faccia a faccia con lei, cantando insieme l'iconica strofa.

A quel punto Jenna alzò le braccia e fu lei a girare sensualmente con un movimento di fianchi tra le mani dell'altra, lentamente, così che potesse osservarla bene. Quando fu nuovamente di fronte a lei portò le sue mani sui suoi fianchi, mentre Emma le avvolse le braccia al collo.

Continuavano a muoversi a ritmo ma i loro occhi erano ormai incatenati. Nessun corpo che ballava intorno a loro, nessuna luce, nessuna musica avrebbe potuto superare l'intensità di quegli sguardi.

Jenna virò la testa e avvicinò le labbra al suo orecchio, respirando il profumo dei suoi capelli.
<<Usciamo da qui.>>

Suonava come un imperativo.
Emma sgranò gli occhi, immaginando ciò che sarebbe potuto accadere dopo aver varcato l'uscita di quella discoteca, ma lasciò velocemente il raziocinio farsi da parte e annuì con un cenno della testa.

Jenna lasciò un messaggio veloce ad Hunter, intento ad aiutare Percy che stava vomitando anche l'anima.

"Imbecille" pensò Jenna "neanche mezzo mojito e già sta a terra."

Emma si occupò di ritirare in fretta i cappotti dal guardaroba e aspettò la ragazza vicino all'entrata, col bodyguard pronto a scortarle fuori.

Cosa diavolo sarebbe accaduto tra loro?

Quando entrambe si furono armate di cappotti per sfuggire alla frescura della notte, uscirono fuori e vennero guidate alla macchina, dove Jenna si premurò di aprirle la porta e guidarla al suo interno poggiando le mani sulla sua schiena.

Emma fu certa di aver visto delle luci in lontananza che le parvero dei flash fotografici.

<<Hai visto...?>> chiese a Jenna indicando il punto sul vetro del finestrino.
<<Solo pura gioia per i loro occhi.>> rispose l'altra scrollando le spalle.

Erano sedute, l'uno accanto all'altra. Il viaggio fu addirittura più breve di quello dell'andata ma ad Emma parve un'eternità che quando fu arrivata quasi le sembrò strano.

L'autista le fece scendere dalla vettura ed entrarono nell'hotel, prelevando le loro schede magnetiche alla reception. Quando furono in ascensore ci fu un religioso silenzio.
Emma portò gli occhi verso Jenna e vide come quest'ultima la stesse squadrando con i suoi, lentamente. Qualcosa dentro di lei si accese.

<<Così mi consumi, Jenna.>> parlò a voce bassa, il tono era provocatorio.
<<Allora dovresti già essere consumata, per tutte le volte che ti ho ammirata.>> fece un passo in avanti, mettendole due dita sotto al mento.

Le porte si aprirono ed uscirono, senza dire una parola si diressero nella stanza più vicina.

I WISH I HAVE YOU - Jenna and EmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora