Il trasloco

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Il giorno dopo, l'Accademia ci manda una mail. "Tra due giorni inizierà la vostra esperienza in Accademia. Risiederete nelle stanze a voi dedicate."
Segue un elenco di cosa si può portare e cosa no, ma mi interessa relativamente: ho pochi vestiti e oggetti, ci starà tutto in una valigia.
In comunità non ho dovuto dare molte spiegazioni: sono maggiorenne e sono libera di andarmene.

Varco il cancello trascinandomi dietro la valigia e il borsone, sudata per lo sforzo. È il 20 di luglio e fa molto caldo.
Appena arrivo nell'atrio, la cameriera mi accoglie.
"Signorina Pamela, prego, lasci pure qui i bagagli. Ha bisogno di una rinfrescata? Si accomodi..."
Mi siedo sulla poltroncina. Ho i vestiti appicicati alla pelle. "Grazie, signorina...? Non so nemmeno il suo nome. Ho caldissimo..."
"Il mio nome non ha importanza. Io sono qui per servirla."
La osservo, colpita dalla sua risposta: indossa la solita divisa bianca e nera e, come di consueto, non porta il reggiseno. I suoi capelli a caschetto neri sono liscissimi, perfetti nonostante l'afa.
La cameriera armeggia con una scatola, poi mi si avvicina tenendo tra le mani una piccola salvietta.
"Lasci fare a me..." dice, detergendomi la fronte. La salvietta è umida, fresca, con un profumo agrumato.
Mi asciuga il sudore sul volto, poi scende sul décolleté. Quando la sua mano scivola nell'incavo dei miei seni, ho un sussulto.
"Non si agiti, voglio solo darle sollievo..."
Chiudo gli occhi per godermi la frescura sulla pelle.
Sento le sue mani scendere sulle braccia, e poi... La salviettina si insinua tra le mie cosce.
"Questa è una zona dove si suda molto..." mormora lei, sfregandomi tra le gambe.
Indosso una minigonna di jeans, quindi il suo lavoro è facilitato.
Apro gli occhi ed è una visione gradevole: una bella donna inginocchiata davanti a me, che si prende cura dei miei bisogni...
Mi sfila i sandali, con rapidi gesti. Prende una salvietta pulita ed inizia a massaggiarmi un piede, poi l'altro. La sua delicatezza mi ammalia, sono così eccitata che non riesco a parlare.
"Bene, bene... Pamela ha già avuto un assaggio dell'ospitalità dell'accademia!"
La voce proviene da una porta laterale. Madame Valerie è appoggiata allo stipite e ci sta osservando. Arrossisco, mentre la cameriera sparisce da dove è venuta.
"Madame, buongiorno!"
Mi alzo in piedi in segno di rispetto.
La donna avanza verso di me, e non posso fare a meno di notare la sua eleganza. Ha i capelli raccolti in uno chignon, il suo collo sinuoso è adornato da una fine collana d'oro. Indossa un tubino a fiori molto attillato, che ben si sposa con i sandali col tacco dorati che ha ai piedi. Tutto in lei è raffinato.
All'improvviso, mi solleva il mento con una mano, per farsi guardare negli occhi. Sono intimidita a dir poco. Ha gli occhi verdi, truccati con matita nera, magnetici.
"Leggo un po' di paura sul suo viso, ma stia tranquilla. Farò di tutto per farvi sentire a casa qui."
Così dicendo, mi accarezza il viso.
"La ringrazio, Madame..." balbetto, arrossendo ancora di più.
"Non deve arrossire o sentirsi in imbarazzo, signorina. Dovrà imparare ad amare le attenzioni, a ricercarle anche. Questo sarà il suo lavoro."
Annuisco, poco convinta.
"Se le dicessi che ha dei capelli meravigliosi...?"
Prende una ciocca bionda e se la rigira tra le sue lunghe dita. Mi manca il respiro.
"Se le dicessi che ha una bocca sensuale...?"
Con il pollice, passa sul mio labbro inferiore, poi su quello superiore, come a ricalcare i contorni della mia bocca.
"Non sa cosa rispondere, vero?"
Sembra che si stai divertendo, io invece sono bloccata dalla vergogna.
"E se le dicessi che ha un seno delizioso...?"
Scende con il pollice sul mio petto, sfiorandomi un capezzolo.
"Le risponderei che... La ringrazio molto, ma può semplicemente farmi dei complimenti, senza toccarmi per forza."
Sparo questa replica senza guardarla in faccia, reagendo così alla sua provocazione.
Madame si scosta, sorridendo.
"Ecco, questa è una buona risposta da dare a un cliente troppo invadente! Brava, Pamela. Ora la cameriera le mostrerà la sua stanza. Au revoir!"

Tiro un sospiro di sollievo. Forse ho superato un esame, il primo... Ma non so come farò a non impazzire dalla voglia, abitando qua dentro.

L'accademia del desiderioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora