Il ristorante

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Il taxi ci deposita davanti al ristorante Du Lac, la cui insegna campeggia al piano terra di un palazzo storico. È un locale elegante, arredato in modo classico, con quadri d'autore appesi alle pareti.
Un cameriere ci scorta fino al tavolo, dove i nostri clienti ci stanno aspettando. È tutto bellissimo, ma per un attimo penso che vorrei essere da sola con Viola, passare la serata sola con lei per poi finire in hotel... Questo pensiero passa come un baleno, ora devo concentrarmi sul lavoro.

I due signori si chiamano Luca e Paolo, lavorano nel settore aeronautico e viaggiano molto per lavoro. Luca avrà una quarantina di anni, moro, non troppo alto, con i capelli tagliati come un militare. Paolo ha invece qualche anno in più, calvo con i baffi. Sono entrambi di aspetto gradevole, tutto sommato, e ben vestiti. Ci presentiamo rapidamente e ci fanno accomodare sulle comode poltrone.
"Grazie per aver partecipato a questa cena, avevamo proprio bisogno di una presenza femminile dopo questa giornataccia!" esclama Paolo, sollevando il calice di prosecco.
"Davvero. Siete stupende!" commenta l'altro, con gli occhi che scandagliano le nostre scollature.
Ringraziamo timidamente, poi la conversazione vira sul menù di questo chef, sui ristoranti stellati, sulle cucine delle varie città... Noi siamo in qualche modo preparate. Non abbiamo viaggiato molto nella vita, ma Madame ci ha fatte studiare.
Io e Viola siamo sedute l'una a fianco all'altra, perché gli uomini hanno voluto averci di fronte. Io sono di fronte a Luca, il più giovane, che ogni tanto mi lancia occhiate eloquenti.
Mangiamo l'antipasto con gusto, un insieme di sapori mai assaggiati prima: capesante, ostriche, maracuya...
Il braccio nudo di Viola sfiora il mio, ogni tanto, mentre degustiamo i piatti con soddisfazione.
Dopo un paio di portate, Viola si assenta per andare in bagno. Non la seguo, anche se sono molto tentata...
"Pamela, abbiamo messo sul tavolo i nostri bigliettini da visita. Prendili pure..."
Guardo Luca con aria perplessa. Non capisco a che pro.
"Sai... Conosciamo bene le regole dell'Accademia. Sappiamo quali sono le nostre prestazioni e quali cose non potete fare. Tra un mese torneremo per affari, di nuovo, e potreste contattarci senza passare per Madame. Insomma..."
Luca mi guarda negli occhi, cercando le parole giuste.
"Insomma, se ci chiamate direttamente, daremo tutti i soldi a voi. E sicuramente ci potremmo divertire di più..." conclude Paolo.
Io sono un po' schifata, ma sorrido. "D'accordo, prendo i biglietti, anche per Viola. Vi ringrazio per l'interessamento."
La mia amica torna dal bagno ed arriva il primo piatto, un risotto delizioso. Poco dopo, è il mio turno di andare alla toilette. Mi dirigo nel bagno e chiudo la porta alle mie spalle. Vado sempre nel primo cubicolo disponibile, ovunque io vada, dev'essere sempre il primo dopo l'ingresso. Viola lo sa, ed è lì che ha lasciato un foglietto con scritto sopra "Per Pamela". Lo apro, e ci sono poche frasi, riportate di getto a penna: "Quando torniamo al tavolo, ci togliamo le mutandine e ce le scambiamo. Ci stai? Se ci stai, appena ti siedi devi fare un brindisi. Non farti vedere da quei due... Baci, V."

Mi incammino verso il tavolo con il cuore che mi batte forte. Viola sa sempre come trasmettermi l'adrenalina...
Mi siedo e afferro subito il mio calice di vino, esclamando: "Un brindisi a questa piacevole compagnia, ad una serata che sia la prima di molte!"
I due uomini sono compiaciuti, forse pensano che prima o poi ci porteranno a letto... Viola fa una smorfia, ha capito il segnale.
Con delle mosse discrete, senza farsi notare, si sfila il perizoma trasparente che indossa. Con la mano chiusa a pugno, si avvicina alla mia, sotto la tovaglia. Ora è il mio turno, cerco di abbassare le mie mutandine di pizzo. Mi dimeno un po', mormorando: "Uh che caldo..." Ma gli uomini parlano di affari e non badano a noi. Sento il tessuto dell'intimo cadere ai miei piedi, poi lo raccolgo da terra. Sono euforica; passo il mio perizoma a Viola, che lo stringe tra le dita e poi, senza pensarci su, se lo porta alle narici ed inspira forte.
"Ma che fai, Viola?" le domanda Paolo, incuriosito.
"Oh niente di che, questo è un fazzolettino imbevuto di oli essenziali, lo annuso per togliermi dalle narici l'odore delle capesante...."
Mi viene da ridere, ma i due le credono e tornano a conversare di lavoro.
"Ho pensato che... Meglio se mettiamo le mutandine in borsetta. Stiamo meglio senza! Lo faresti per me?"
Acconsento. Io farei tutto per Viola, di questo ne sono ormai irrimediabilmente sicura.

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