17 - Il passato di Yuma

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Lara e Yuma non si parlarono per due giorni interi, almeno non sul serio.
Incapace di trattenere la rabbia, Lara le aveva raccontato per filo e per segno cosa era successo al Tempio, poi si era rinchiusa di nuovo nel silenzio e lo stesso aveva fatto la maga.
Si erano rivolte la parola solo quando dovevano comunicare qualcosa, come quando dovevano mangiare o se dovevano uscire.
Lara però era rimasta sempre in casa, non stava ancora bene dopo tutto quello che aveva provato.
Anche Yuma non stava bene, quello che era successo a Lara, le aveva risvegliato brutti ricordi.
Il terzo giorno, stufa di quella situazione, la maga si sedette al tavolo decisa a raccontare la sua storia alla ragazza.
-Lara puoi venire qui?-
-Se non è importante vorrei rimanere qui a finire di leggere questo libro, sono quasi alla fine e sta succedendo una cosa importante- disse senza staccare gli occhi dal libro.
Yuma raccolse tutta la sua pazienza -È molto importante-
Lara staccò gli occhi dal libro e guardò la maga, il suo tono di voce era molto serio, forse si era decisa a dirle perché si era comportata in quel modo quando era tornata. Si alzò e se sedette davanti a lei in silenzio, aspettando che fosse lei a parlare.
-Conosci già l'inizio della storia, non ho manifestato l'Elemento prima dei diciassette anni e per questo i miei genitori non mi accettarono. Non è vero che mi cacciarono di casa, sono stata io ad andarmene- sospirò -Avevo un fratello più piccolo, ero molto affezionata a lui. Rivelò il suo Elemento già a tredici anni, era un Zemit del Fuoco come i miei genitori. Io non esistevo per loro, c'era solo mio fratello, era il loro orgoglio. Non ero gelosa, avevo accettato la mia diversità, avevo accettato la mia magia e di nascosto mi esercitavo ad usarla-
-Come si chiamava?- chiese curiosa.
Gli occhi viola di Yuma scintillarono nel pronunciare il nome del fratello -Tito-
Si alzò per prendere un bicchiere d'acqua, prima di continuare -Mia madre proprio non accettava il fatto che non fossi come loro, mio padre invece era distante ma a volte era dolce con me, soprattutto quando non c'era mia madre nei paraggi. Ogni tanto facevo qualche magia con Tito, era il nostro segreto. Poi un incidente cambiò tutto-

Dalle mani della giovane Yuma stavano uscendo delle scintille viola che volavano verso il soffitto della sua camera. Tito aveva tredici anni e aveva già manifestato l'Elemento del Fuoco, ma si divertiva lo stesso a saltellare qua e là cercando di acchiappare le scintille.
I due fratelli si divertivano un mondo insieme. Tito era l'unica persona con cui Yuma poteva essere sé stessa.
Per cercare di prendere le scintille più in alto, Tito salì su una sedia.
-Scendi, è pericoloso- lo avvertì la sorella maggiore.
Il bambino non l'ascoltò, fece un saltello sulla sedia, appoggiò i piedi sul bordo e la sedia si ribaltò. Tito cadde sopra la sedia prima di finire a terra. Cominciò a piangere e ad urlare per il dolore, si teneva stretto il braccio e il fianco.
Yuma si precipitò su di lui preoccupatissima, ma non sapeva che fare per far cessare il dolore.
Sentendo le urla, la madre piombò nella camera. Vedendo Tito a terra, sbiancò.
-Cosa hai fatto?- urlò in direzione della figlia.
-Io non ho fatto niente, è salito sulla sedia ed è caduto- si difese Yuma.
-Non ti credo, sei gelosa di tuo fratello perché ha manifestato l'Elemento e tu no- poi prese Tito tra le braccia -Non fare così, tra poco passerà tutto, ti porto da Sandy-
Sandy era una Guaritrice e stava nella casa di fronte. Si era trasferita lì dalla città dell'Acqua, dopo aver sposato uno Zemit del Fuoco.
Quando sua madre uscì con Tito, la casa diventò silenziosa ma Yuma sentiva ancora le urla del fratellino nelle orecchie. Era rimasta nella stessa posizione per molto tempo, inginocchiata a terra e guardava il punto in cui prima si trovava Tito.
Poi qualcosa scattò nella sua mente, si alzò con il cuore che le martellava nel petto. Era una decisione dolorosa, ma era la cosa giusta da fare. Tirò fuori da sotto il letto un borsone malconcio, con alcuni buchi, ci mise dentro tutto quello che le capitò a tiro e che le potesse tornare utile.
Sul tavolo della cucina lasciò un biglietto:
Vado via, non mi cercate.
È la cosa migliore per tutti.
Mi dispiace non salutare Tito, spero stia bene.
Forse un giorno ci rivedremo, vi voglio bene,
Vostra figlia, Yuma.
Mentre scriveva il biglietto, le scese una lacrima. Poi uscì dalla porta sul retro.
A testa bassa camminò a passo svelto per le vie della città, cercando di non attirare l'attenzione su di sé. Tutti conoscevano la sua famiglia con la figlia senza Elemento.
Percorrendo una stretta via sentì una grossa risata familiare. Sbirciò dietro l'angolo, lì insieme a tre amici c'era suo padre, ignaro di quello che era successo a casa e della fuga della figlia.
Con tutto quello che aveva per la testa, Yuma si era dimenticata che quella era la strada che faceva suo padre quando tornava dal lavoro. Lo guardò un'ultima volta, imprimendo il suo viso nella mente, poi si girò e cambiò strada senza guardarsi indietro.

La Prima Figlia 2 - I Templi degli ElementiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora