Capitolo 23

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Il sole era alto nel cielo quando siamo tornati dalla villa con la piscina. Era stato un fine settimana indimenticabile, immersi nel calore dell'estate e nella compagnia dei nostri migliori amici. Joseph era al mio fianco mentre percorrevamo le strade che ci riportavano alla nostra realtà quotidiana.

quel fine settimana ci aveva fatto sentire più vicini che mai. Le risate e i momenti condivisi avevano rafforzato il nostro legame in modi che solo l'intimità di un gruppo di amici può fare. Ricordo ancora il bagliore del sole al tramonto sulla superficie della piscina, le risate echeggiare tra le mura della villa mentre ci godevamo ogni istante insieme.

Tuttavia, il ritorno alla normalità non fu così dolce come ci aspettavamo. Non appena siamo arrivati a casa di Joseph, mi sentivo già nostalgica per quei momenti speciali trascorsi con lui e gli amici. Avevo appena abbracciato sua madre e scherzato con Jader e Jacopo, i suoi fratelli, quando il telefono squillò.

Era il signor Rossi, il proprietario del bar dove Joseph lavorava part-time. La sua voce era seria mentre mi informava che c'era stato un incidente. Il mio cuore ha cominciato a battere così forte che temevo potesse saltarmi fuori dal petto. Joseph, l'amore della mia vita, il ragazzo con cui avevo condiviso ogni risata e ogni momento, era coinvolto in un incidente

Ho cercato di mantenere la calma mentre il signor Rossi mi ha descritto ciò che era successo: un'auto che aveva tagliato la strada di Joseph, costringendolo a frenare bruscamente e a cadere dal motorino. Fortunatamente, non aveva riportato lesioni gravi, ma il solo pensiero di quanto sarebbe potuto accadere mi ha lasciato senza fiato.

Senza nemmeno prendere il tempo di dire addio a mia madre, ho afferrato le chiavi di casa e sono corsa al bar.
La paura si insinuò come un veleno, paralizzandomi per un istante. Ogni fibra del mio corpo urlava di correre, ma le gambe sembravano di piombo.

Le strade mi sembravano un labirinto di ansia mentre correvo come se non sentissi la stanchezza sulle gambe.
Il corpo che iniziava a diventare bollente, la vista annebbiata dagli occhi che si riempivano di lacrime, il visto corto e i singhiozzi,la mente piena di immagini terrificanti.

La mente era un vortice di pensieri caotici, l'immaginazione dipingeva scenari terribili. La paura di perdere Joseph, di non poter più vedere il suo sorriso o sentire la sua voce, era soffocante.

Quando sono arrivata, ho visto Joseph disteso a terra accanto al motorino. Il sangue formava una macchia scura sul selciato, e lui giaceva lì, immobile, gli occhi chiusi. Un senso di disperazione mi ha pervasa mentre mi sono gettata accanto a lui, gridando il suo nome. La paura mi serrava la gola mentre cercavo disperatamente di svegliarlo, ma era come se il suo corpo non rispondesse.

Pochi istanti dopo, ho sentito le sirene dell'ambulanza che si avvicinavano, portando con sé una luce di speranza. Gli operatori sanitari sono arrivati rapidamente e hanno iniziato a stabilizzare Joseph, caricandolo poi sulla barella e portandolo via. Ho stretto la sua mano mentre veniva sollevato, implorandolo di svegliarsi, di tornare da me.

L'ambulanza ci ha condotti all'ospedale in un'atmosfera di tensione palpabile. Ho aspettato con ansia mentre i medici facevano tutto il possibile per stabilizzare Joseph. Ogni minuto che passava mi sembrava un'eternità, la mia mente tormentata da pensieri oscuri e preghiere silenziose.

L'ospedale è stato un labirinto di corridoi illuminati a fluorescenza e volti sconosciuti che si affrettavano da una parte all'altra. Ogni passo verso la stanza in cui Joseph veniva curato era una battaglia tra il desiderio di correre via e la necessità di essere lì per lui. Ogni minuto di attesa era tormentato da pensieri che oscillavano tra speranza e paura.

il terrore si trasformò in un'onda di angoscia pura. Il cuore sembrava voler esplodere nel petto, ogni attesa una tortura. La speranza e la paura si alternavano, lasciandomi in un limbo di incertezza e dolore. La necessità di vedere Joseph, di sapere che era vivo, era l'unica cosa che mi teneva in piedi.

L'amore che provavo per lui, un sentimento profondo e radicato, si mescolava con la vulnerabilità e il terrore. Ogni secondo senza notizie era un coltello affondato nell'anima, ogni battito del cuore un richiamo disperato al destino affinché fosse clemente.

Quando finalmente ho potuto vederlo, giaceva nel letto dell'ospedale, una figura pallida e vulnerabile tra le lenzuola bianche. Il suo viso era sereno, ma gli occhi si aprivano appena quando mi sono avvicinata. La mia mano ha trovato la sua, cercando la sua presenza come un faro nella tempesta.

. I suoi occhi incontrarono i miei, un misto di gratitudine e debolezza. Senza una parola, mi sono avvicinata e ho preso la sua mano tra le mie, sentendo il calore della sua pelle e il battito del suo cuore che ora batteva forte e regolare.

"Giulia," ha sussurrato, la sua voce appena un filo di suono. "Sono così contento di vederti."

Le lacrime mi sono scese lungo le guance mentre ho annuito, troppo emozionata per parlare. Eravamo entrambi sopravvissuti a un terribile spavento, ma ora eravamo insieme, e questo era tutto ciò che contava. Abbiamo trascorso del tempo in silenzio, solo le nostre mani intrecciate e la presenza l'uno dell'altra a darci conforto

Lonely Soulmates - Holden Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora