Era una calda mattina primaverile, e il sole già picchiava forte nonostante l'ora precoce. Io, Joseph, Luca, Elena, Marco, Sara, Laura e Carola ci stavamo preparando per andare a vedere Lazza dal vivo. Il concerto iniziava alle 21, ma per assicurarci un posto nelle prime file, avevamo deciso di arrivare con sette ore di anticipo."Giu' , ma te rendi conto? Semo proprio pazzi a sta' qui alle nove de mattina per Lazza," mi disse Joseph mentre sistemava le ultime bottiglie d'acqua nello zaino.
"Beh, se non siamo pazzi per Lazza, per chi dovremmo esserlo?" risposi ridendo.
Luca e Elena ci aspettavano fuori casa, con le facce assonnate ma felici. Marco e Sara sarebbero arrivati direttamente al parco, dove si teneva il concerto.
"Daje, raga, sbrigamose che dobbiamo piglià er treno!" disse Luca, guardando l'orologio con preoccupazione.
Arrivati alla stazione, ci incontrammo con Marco e Sara, Carola e Laura. Il viaggio in treno fu pieno di risate e discussioni su quale canzone Lazza avrebbe dovuto aprire il concerto.
"Deve aprì con 'Morto Mai', non ce sta storia," disse Marco convinto.
"Ma che dici, deve aprì con 'Puto' per caricare subito l'ambiente!" ribatté Carola.
"Carola c'ha ragione," aggiunse Joseph. "Cò 'Puto' partimo già a mille."
Una volta arrivati al parco, ci accorgemmo che c'era già una discreta fila di persone, tutte con lo stesso obiettivo: stare il più vicino possibile al palco.
"Daje, che se movemo riusciamo a piazzasse bene," disse Joseph, guidando il gruppo verso la fila.
Le ore in fila passarono tra chiacchiere, giochi con il telefono e qualche stupido disguido. Il caldo iniziava a farsi sentire, e noi cercavamo di trovare un po' di sollievo sotto l'ombra degli alberi o con un ventilatore portatile che Luca aveva saggiamente portato.
"Raga, sto a fa' a' colla, qua. Chi ce l'ha un po' d'acqua?" chiese Elena, sventolandosi con una mano.
"Toh, piglia," dissi passandole una bottiglia. "Ma bevila piano, che dobbiamo farla durà fino a quando non entramo."
Sara tirò fuori la sua sigaretta elettronica e iniziò a fumare. Il vapore profumato si diffondeva nell'aria calda.
"Vòi na' tirata, Giulia?" mi chiese, porgendomi la sigaretta.
"Eh sì, grazie!" risposi, prendendola e facendo un tiro. Il sapore dolce del liquido alla fragola riempì la mia bocca.
Ad un certo punto, Luca si accorse di aver dimenticato il portafoglio a casa.
"Te prego, dimme che stai a scherzà," disse Elena, scuotendo la testa.
"Tranquilla, ci penso io a coprirti oggi," disse Joseph dandogli una pacca sulla spalla.
"Grazie fratè, t'òffro 'na birra dopo," rispose Luca sollevato.
Le chiacchiere continuavano, e ogni tanto qualcuno del gruppo faceva uno scherzo o raccontava una barzelletta per far passare il tempo. La nostra eccitazione cresceva man mano che si avvicinava l'ora del concerto.
"Raga, ma ve rendete conto che tra poco stiamo sotto er palco de Lazza?" disse Joseph con un sorriso enorme.
"Me pare 'n sogno," rispose Marco, agitando le mani in aria come se fosse già sotto il palco.
A metà pomeriggio, il caldo divenne insopportabile. Sara si accorse che il suo telefono era quasi scarico e iniziò a cercare disperatamente una presa per caricarlo.
"Ma perché 'ste batterie durano così poco?" sbottò frustrata.
"Daje, tranquilla. Prova a chiedere a quei tipi lì, sembrano ben organizzati," suggerì Marco, indicando un gruppo con un power bank enorme.
Per fortuna, i ragazzi furono gentili e Sara riuscì a ricaricare il telefono. Nel frattempo, Joseph e Luca cercavano di tenere alto il morale con qualche battuta.
"Rega.... sapete perché i musicisti non litigano mai? Perché hanno sempre un accordo!" disse Joseph, scoppiando a ridere.
"Ma che battuta è?" risposi io ridendo. "ma sei scemo."
Le ore passavano lente, ma l'attesa era resa più sopportabile dalla compagnia e dall'idea di vedere finalmente Lazza dal vivo. Quando il sole cominciò a calare, l'aria si fece più fresca, e il sollievo fu palpabile.
Finalmente, dopo ore di attesa, i cancelli si aprirono e la fila iniziò a muoversi. Una volta entrati, corremmo verso il palco e ci sistemammo nelle prime file, esattamente dove volevamo essere.
L'aria era carica di aspettativa e l'adrenalina scorreva tra la folla. Le luci si abbassarono e un boato di urla accolse l'ingresso di Lazza sul palco. La musica esplose dagli altoparlanti, e tutto il parco iniziò a saltare e cantare a squarciagola.
Lazza aprì con "Puto", come aveva previsto Joseph, e l'energia del pubblico era alle stelle. Noi cantavamo ogni parola, saltando e ballando insieme alla folla. Ogni tanto, ci scambiavamo sguardi e sorrisi, consapevoli di vivere un momento indimenticabile.
Durante una pausa tra le canzoni, Lazza prese il microfono e guardò il pubblico. "Roma, siete carichi o no?" urlò, e la risposta fu un urlo collettivo che fece tremare il parco.
La scaletta continuò con tutti i successi più amati. "Dio Perdona", "Catrame", "Gucci Ski Mask", ogni canzone era un'esplosione di emozioni. In mezzo alla folla, ci sentivamo uniti, parte di qualcosa di più grande.
Verso la fine del concerto, Lazza suonò "Morto Mai", e in quel momento tutti i cellulari si alzarono per illuminare la notte. Guardai Joseph e gli altri, con i volti illuminati dalla luce dei telefoni, e mi resi conto di quanto fossi fortunata ad avere amici così.
Quando l'ultima nota risuonò e le luci si abbassarono definitivamente, ci sentimmo esausti ma felici. Uscendo dal parco, ci fermammo a bere qualcosa per rinfrescarci e condividere le nostre emozioni.
"Che serata raga, nun me la scorderò mai," disse Joseph, alzando il bicchiere per un brindisi.
"A Lazza e a 'na serata da paura!" aggiunsi io, e tutti brindammo insieme, consapevoli che quei momenti sarebbero rimasti nei nostri cuori per sempre.
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Lonely Soulmates - Holden
RomanceJoseph e Giulia, due sedicenni di Roma, sono amici inseparabili sin dall'inizio del liceo. Condividono interessi, sogni e segreti, sostenendosi a vicenda nei momenti più difficili. Un'amicizia perfetta... e se dietro tutto ciò ci fosse qualcosa di p...