Al parco

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Era un pomeriggio perfetto per portare Andres al parco. Flor era tornata al lavoro dopo la nostra splendida luna di miele in Argentina, e io avevo il compito di prendermi cura del nostro piccolo, almeno per qualche giorno ancora. La vita sembrava scorrere serenamente, e mi sentivo grato per ogni momento trascorso con nostro figlio.

Mentre Andres correva felice verso l'altalena, mi sedetti su una panchina, godendomi il calore del sole e la brezza leggera. Mi perdevo nei miei pensieri, osservando la gioia pura di Andres mentre giocava, quando notai una figura familiare avvicinarsi.

"Federico, che sorpresa vederti qui," disse Giulia, comparendo accanto a me. La sua voce era calda, ma c'era qualcosa nel suo tono che mi mise subito in allerta.

"Giulia, ciao," risposi, cercando di mantenere il tono cordiale. "Tutto bene?"

"Sì, abbastanza. È bello vederti," rispose lei, sedendosi accanto a me sulla panchina. Il suo sorriso era amichevole, ma i suoi occhi rivelavano qualcosa di più.

Cercai di concentrarmi su Andres, ma sentivo Giulia fissarmi con intensità. Provai a spostare la conversazione su argomenti leggeri, ma lei sembrava voler mantenere un'atmosfera più personale.

La situazione prese una piega strana quando, senza preavviso, Giulia posò la mano sulla mia gamba. Mi irrigidii all'istante, non aspettandomi un gesto simile. Tentai di allontanarmi discretamente, ma lei non sembrava intenzionata a fermarsi. La sua mano si mosse lentamente verso la mia coscia, e prima che potessi reagire, si sporse verso di me e mi baciò sulle labbra.

Mi tirai indietro, confuso e arrabbiato. "Giulia, che diavolo stai facendo?" le chiesi, la voce tesa e bassa, cercando di non attirare l'attenzione di Andres.

Lei non si mosse subito, ma mi guardò con una determinazione che non avevo mai visto in lei prima. "Federico, io ti amo. Ho sempre saputo che tra noi c'era qualcosa di speciale. Non puoi negarlo."

"Smettila, Giulia. Questo non è giusto," dissi, cercando di mantenere la calma. "Amo Flor. È mia moglie, la madre di mio figlio. Questo... questo deve finire subito."

Lei scosse la testa, il viso arrossato dalla rabbia e dal dolore. "Non sai cosa ti perdi, Federico. Io posso darti tutto quello che Flor non può."

"Non dire sciocchezze," risposi, alzandomi di scatto. "Vai via, Giulia. Non voglio che tu faccia più nulla del genere."

Lei mi lanciò un'ultima occhiata di disprezzo prima di allontanarsi rapidamente. Mi sentii sollevato nel vederla andare via, ma anche profondamente turbato da quanto accaduto.

Con il cuore pesante, raccolsi Andres e ci dirigemmo verso casa. Il suo viso innocente, completamente inconsapevole di ciò che era successo, mi aiutava a calmarmi, ma sapevo che non avrei dimenticato facilmente quello che era appena successo.

A casa, provai a distrarmi guardando un film con Andres. Mentre il piccolo si divertiva, io non riuscivo a togliermi dalla testa quel bacio, quella mano sulla mia gamba. Sapevo che avrei dovuto parlarne con Flor, ma l'idea di ferirla mi paralizzava. Non volevo mettere a rischio la nostra felicità, specialmente dopo tutto quello che avevamo costruito insieme.

Un'ora dopo, Flor tornò dal lavoro. Entrò in casa con il suo solito sorriso caloroso, salutando con affetto prima Andres e poi me. "Ciao, amori miei," disse, baciandoci. "Com'è andata la giornata?"

"Ciao, amore. Tutto bene," risposi, cercando di nascondere la tensione che mi attanagliava. "Siamo stati al parco, Andres si è divertito un sacco."

Flor annuì, felice di sapere che avevamo passato un bel pomeriggio. "Bene, mi fa piacere," disse, accarezzando dolcemente la testa di Andres. "Vado a farmi una doccia, ci vediamo tra poco."

Mentre la guardavo allontanarsi, sapevo che avevo preso una decisione. Non avrei detto nulla a Flor, almeno per ora. Non volevo che una cosa così insignificante rovinasse la nostra serenità. Tuttavia, non potevo ignorare del tutto quanto accaduto. Sapevo che, prima o poi, avrei dovuto affrontare questa situazione. Ma per adesso, volevo solo proteggere la mia famiglia da qualsiasi dolore inutile.

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