La Prigione Dorata

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Mi chiamo Flor e ho 17 anni. Vivo con i miei genitori in una casa grande e bella, ma mi sento come una prigioniera. Sono una ragazza normale, ma con un aspetto che attira l'attenzione: capelli lunghi e setosi, occhi azzurri come il cielo d'estate e un sorriso che può illuminare anche la giornata più buia. Nonostante questo, i miei genitori non mi lasciano uscire quasi mai. Hanno sempre paura che mi succeda qualcosa, e io mi sento soffocare.

Il litigio iniziò come sempre, con una discussione banale che rapidamente degenerò. Ero in cucina, seduta al tavolo, mentre mia madre preparava la cena. Mio padre, seduto di fronte a me, leggeva il giornale, come faceva ogni sera. Mi sentivo intrappolata in una routine soffocante.

"Papà, posso uscire stasera con Giulia? C'è una festa in centro e-"

"Flor, quante volte dobbiamo ripeterlo? Non è sicuro là fuori per te. Lo facciamo per il tuo bene," mi interruppe, senza nemmeno alzare lo sguardo dal giornale.

"Ma papà, ho quasi 18 anni! Non posso restare chiusa qui per sempre," ribattei, cercando di mantenere la calma.

Mia madre, con il cucchiaio di legno in mano, si voltò verso di me. "Flor, tuo padre ha ragione. Non possiamo rischiare che ti succeda qualcosa. Ci sono troppe brutte persone là fuori."

Sentii il sangue ribollire nelle vene. "Non sono una bambina! Devo imparare a vivere la mia vita, a prendere le mie decisioni. Non potete tenermi qui come una prigioniera!"

Mio padre finalmente alzò lo sguardo, il suo volto teso. "Finché vivi sotto questo tetto, segui le nostre regole. E le nostre regole dicono che non esci di casa la sera."

Mi alzai di scatto, rovesciando la sedia dietro di me. "Questo non è giusto! Non potete controllare ogni singolo aspetto della mia vita!"

Mia madre cercò di calmarmi, avvicinandosi con le mani alzate. "Flor, per favore, non alzare la voce. Stiamo solo cercando di proteggerti."

"Proteggermi? Mi state soffocando! Non posso più vivere così!" urlai, sentendo le lacrime bruciare dietro gli occhi.

Mio padre si alzò lentamente, mettendo giù il giornale. "Basta così, Flor. Vai nella tua stanza e calmati."

Mi voltai di scatto e corsi fuori dalla cucina, il cuore martellante. Mi chiusi nella mia stanza, respirando affannosamente. Le lacrime iniziarono a scorrere liberamente mentre raccoglievo alcune cose: uno zaino, un cambio di vestiti, i miei risparmi.

Non c'era più nulla da fare. Dovevo andarmene. Con il cuore pesante e un misto di paura ed eccitazione, scivolai fuori dalla finestra e mi avviai verso l'ignoto, lasciandomi alle spalle tutto quello che conoscevo.

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