Ombre nella Notte

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Mi ci vollero giorni per riuscire a raccogliere i pezzi della mia vita dopo aver perso la bambina. Ero ancora distrutta quando decisi di portare Andres dai nonni per qualche giorno. Sentivo il bisogno di stare da sola, di cercare di fare i conti con il dolore che mi aveva travolta. Andres era tutto ciò che mi rimaneva, e lo amavo più di ogni altra cosa al mondo, ma non volevo che vedesse quanto ero devastata. I nonni erano entusiasti di prendersi cura di lui, e io sapevo che con loro sarebbe stato al sicuro e felice.

Mentre lo lasciavo a casa dei miei genitori, cercai di non lasciar trasparire il mio dolore. Andres mi guardò con i suoi occhioni dolci, e io lo abbracciai forte, trattenendo le lacrime. "Tesoro, la mamma tornerà presto. Divertiti con i nonni, d’accordo?" Gli diedi un bacio sulla fronte, cercando di non cedere all'emozione.

Lui annuì, sorridendomi. "Va bene, mamma. Ti voglio bene."

Quelle parole mi colpirono dritto al cuore. "Anche io ti voglio bene, amore mio."

Dopo averlo salutato, tornai a casa, dove il silenzio mi accolse come un peso opprimente. Ogni angolo della casa mi ricordava quello che avevo perso, e ogni piccolo oggetto legato alla gravidanza era una ferita aperta. Non riuscivo a guardare il piccolo lettino che avevamo iniziato a preparare senza sentire un nodo in gola. La verità era che mi sentivo vuota, persa, e terribilmente sola.

Passai la serata a vagare per la casa, incapace di trovare pace. Mi preparai una tisana, ma non riuscii a berla. Tentai di leggere un libro, ma le parole non avevano senso. Tutto ciò che riuscivo a fare era sentire il dolore che mi stringeva il petto, che mi soffocava.

Verso mezzanotte, mentre stavo cercando di trovare una posizione comoda sul divano per dormire un po’, sentii bussare alla porta. Il cuore mi saltò in gola. Chi poteva essere a quell'ora? Mi alzai lentamente, incerta su cosa fare. Alla fine, mi avvicinai alla porta e la aprii con cautela.

Era Luca.

Non riuscivo a nascondere la sorpresa. "Luca? Che ci fai qui a quest’ora?"

Lui sembrava leggermente imbarazzato, ma c’era qualcosa di strano nel suo sguardo, qualcosa che mi mise subito a disagio. "Ciao, Flor. Ho pensato di passare a vedere come stai. So che stai attraversando un momento difficile e... non volevo lasciarti sola."

Le sue parole avrebbero dovuto rassicurarmi, ma invece sentirlo lì, a quell’ora, mi fece sentire ancora più inquieta. "Ti ringrazio, Luca, ma davvero, non c’era bisogno. Sto cercando solo un po' di tranquillità, sai? Mi sento... stanca."

Luca entrò senza essere invitato, chiudendo la porta dietro di sé. "Capisco, Flor. Ma a volte non è bene stare da soli, specialmente in momenti come questo. Pensavo che potessi aver bisogno di compagnia."

Indietreggiai leggermente, sentendo un fremito di paura attraversarmi. "Luca, apprezzo davvero il pensiero, ma sono molto stanca e vorrei solo riposare."

Lui ignorò le mie parole e si avvicinò lentamente, il suo sguardo si fece più insistente, più invasivo. "Flor, sai che Federico non è qui... Sono solo io e te. Puoi parlare con me, posso aiutarti a sentirti meglio."

Il suo tono mi fece gelare il sangue nelle vene. "Luca, è meglio che tu vada. Non è il momento giusto."

Mi guardò, e il suo viso si trasformò in un’espressione che non avevo mai visto prima. "Flor, non c’è bisogno di fare così... Posso farti dimenticare tutto il dolore che provi. Possiamo... distrarci insieme."

Il panico mi avvolse, e capii subito che Luca non era lì per aiutarmi, ma per qualcos’altro. Indietreggiai ancora, il cuore mi batteva all'impazzata. "Luca, fermati. Non voglio questo. Per favore, vattene."

Ma lui non si fermò. Mi raggiunse e cercò di afferrarmi per un braccio. "Dai, Flor, smettila di fare la difficile. Lo so che anche tu lo vuoi..."

Con un colpo di reni, mi liberai dalla sua presa e lo spinsi via. "Luca, ti ho detto di andare via! Ora!"

Il suo volto si contorse in una smorfia di rabbia, e per un attimo pensai che avrebbe reagito violentemente. Ma poi, come se si rendesse conto di ciò che stava facendo, Luca si fermò. Mi guardò, il suo sguardo tornò normale, ma il danno era fatto.

Si passò una mano tra i capelli, cercando di ricomporsi. "Mi dispiace, Flor... Non so cosa mi sia preso... Non volevo spaventarti."

La mia voce tremava mentre gli rispondevo, ancora sotto shock. "Vattene, Luca. Ora."

Lui annuì lentamente, abbassando lo sguardo. "Va bene, me ne vado... Scusa ancora."

Luca si voltò e uscì dalla porta, lasciandomi sola nella mia casa, ma con il cuore che batteva all'impazzata per la paura e la rabbia. Non riuscivo a credere a quello che era appena successo. Una parte di me voleva chiamare Federico subito, ma non volevo rovinargli il viaggio. Non volevo caricarlo di altro dolore, non dopo quello che avevamo già passato.

Passai il resto della notte sveglia, incapace di dormire, mentre il dolore della perdita e l'angoscia per l'incontro con Luca si mescolavano dentro di me. Sapevo che non avrei potuto continuare così, ma per il momento, tutto ciò che potevo fare era aspettare il ritorno di Federico, sperando che la sua presenza potesse darmi la forza di cui avevo disperatamente bisogno.

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