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Flor

Non so nemmeno come sono arrivata a quel punto, ma quando ho sentito le prime contrazioni, il terrore mi ha avvolta come una morsa. Era troppo presto. Doveva nascere tra mesi, e invece, eccola lì, pronta a venire al mondo, anche se non era ancora il suo momento. Ho urlato il nome di Federico, ma lui non c'era. Ero da sola, con il peso di tutto ciò che era accaduto, con la paura di perdere tutto un'altra volta.

L’ambulanza è arrivata in fretta, ma a me sembrava un’eternità. Ricordo vagamente la corsa verso l'ospedale, la luce bianca e accecante dei neon, le voci dei medici che parlavano velocemente attorno a me. Ma la paura più grande era quella di perdere mia figlia, la bambina che non ero pronta a lasciare andare.

Quando Margarita è nata, era così piccola, così fragile. L'hanno portata via immediatamente, e io non potevo nemmeno vederla. Non sapevo se ce l’avrebbe fatta, se avrebbe mai avuto una possibilità. Ho pianto come non avevo mai pianto prima. Era come se il mio cuore si fosse spezzato e i pezzi si fossero dispersi ovunque. Ma dentro di me, una piccola fiamma di speranza rimaneva accesa.

Poco dopo, Federico è arrivato all'ospedale, il viso pieno di paura e preoccupazione. "Flor, come stai? E la bambina?" Mi ha chiesto con una voce tremante. Era disperato quanto me. Glielo si leggeva negli occhi.

"Hanno detto che è prematura, ma è viva," gli ho sussurrato, incapace di trattenere le lacrime. Federico mi ha abbracciato con forza, come se volesse proteggermi da tutto quel dolore. Sentivo la sua paura, il suo amore, ma c'era anche qualcosa di diverso. Qualcosa che non riuscivo a capire.

I giorni successivi sono stati un inferno. Margarita era in incubatrice, e io potevo vederla solo per pochi minuti al giorno. La sua vita era appesa a un filo, e ogni volta che la guardavo, mi chiedevo se l'avrei mai vista crescere, se l’avrei mai sentita chiamarmi "mamma". E ogni volta che pensavo a ciò che avevamo passato, non potevo fare a meno di sentire un’ombra su di noi, come se qualcosa di oscuro ci stesse inseguendo.

Federico ed io abbiamo cercato di rimanere forti, ma l'incertezza ci stava divorando. Ogni giorno, ogni ora, era una lotta per mantenere la speranza viva. Ma quando finalmente Margarita è uscita dall'incubatrice e ho potuto tenerla tra le braccia, è stato come se il mondo intero si fosse fermato. Era così piccola, così perfetta. E in quel momento, ho capito che avrei fatto qualsiasi cosa per lei, per proteggerla, per darle una vita felice.

Quando tornammo a casa, il peso di tutto quello che era successo mi gravava addosso come un macigno. Federico mi accolse con uno sguardo pieno di preoccupazione. Si avvicinò, mi prese per mano e con voce tremante mi chiese:

"cosa è successo in questi giorni?",

"flor: Ho portato Andrés dai nonni, Mi hanno detto... mi hanno detto che ho perso la bambina"

Federico rimase in silenzio per un attimo, cercando di elaborare le mie parole. Poi, con un filo di voce, continuò:

"E... con Luca? Flor, cosa è successo con Luca?"

Mi bloccai. "Luca? Che cosa intendi?"

Federico mi guardava, il suo sguardo era un misto di confusione e dolore. "Flor... tu e Luca..."

"Flor, Tesoro non sto capendo,
Federico, ti prego, spiegati meglio."

"Luca mi ha detto che siete andati a letto insieme."

Sentii il sangue gelarsi nelle vene. "Ma non è vero! Non è assolutamente vero! Non so perché Luca ti abbia detto una cosa del genere, ma ti giuro, non ho fatto niente. Non ti tradirei mai, lo sai."

"Lo so, Flor, lo so... Ma le parole di Luca mi rimbombano in testa. So che non è un buon momento, ma..."

Lo interruppi, la rabbia e la frustrazione montavano dentro di me. "Però? Però cosa? Vuoi dire qualcosa, Federico? Dillo, dannazione!"

Federico abbassò lo sguardo, quasi timoroso. "Flor, forse dovremmo prenderci una pausa..."

Quelle parole mi colpirono come un colpo allo stomaco. "Una pausa? Vuoi lasciarmi, Federico? Vuoi abbandonarmi adesso, in questo momento in cui sono più fragile che mai?"

"No, Flor, non è questo. Non voglio ferirti, non voglio lasciarti sola. Ma guarda come stiamo vivendo... Ci stiamo facendo del male a vicenda. Non posso continuare a vederti così, a vedere la donna che amo sprofondare nella depressione giorno dopo giorno. Ma non posso fare a meno di chiedermi... se forse hai bisogno di tempo, di spazio."

"Ed Andres, Fede? Non ci pensi? Non pensi al fatto che sono ancora incinta?" La mia voce tremava, piena di disperazione.

"Senti, non me ne sto andando via per sempre. Ma non possiamo vivere così, Flor. Stiamo solo peggiorando le cose."

Sentii le lacrime formarsi negli occhi, ma cercai di non crollare. "Fai come vuoi, Federico. Se credi che questa sia la soluzione, allora così sia. Starò qui in questa casa, per il bene del bambino. Ma non possiamo continuare a vivere sotto lo stesso tetto come se niente fosse."

Federico mi guardò con tristezza. "Va bene, Flor. Rimarremo in questa casa. Tu starai al piano terra, io starò di sopra. Ma per favore, ricordati che io sono qui per te, se avrai bisogno di qualcosa... per te e per la bambina."

Annuii, non riuscendo a dire altro. E così, con il cuore spezzato e la mente confusa, ci ritrovammo a vivere sotto lo stesso tetto ma separati da un abisso che sembrava insormontabile.

                                     ...

    Da diversi giorni che non ci si parlò...

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